Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

lunedì 26 ottobre 2009

ALLA RICERCA DELLA GRIGNA SELVAGGIA: LA VAL VERDE



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Gruppo delle Grigne
Forcellino e Bocchetta di Valverde Sentiero Riccardo Spreafico
25 ottobre 2009




Si, si, lo so, sembra proprio un ossimoro parlare di Grigna selvaggia...

Eppure, anche se non mi crederete, è ancora possibile riuscire a trovare angoli di relativa wilderness persino alla domenica a due passi dai frequentatissimi Piani dei Resinelli...

Si dice anche che certi cantucci nascosti bisogna saperli trovare... Ma, secondo me, spesso è la montagna stessa a chiamarti, quando cerchi di tenere l'orecchio aperto, pronto a captare i segnali che le montagne ti mandano...

A me è capitato domenica scorsa e ve la racconto dall'inizio:
al mattino, allegro perché, grazie al cambio dell'ora, avevo potuto godere di un'ora di sonno supplementare, mi alzo senza fretta e con altrettanto olimpica calma parto in direzione delle montagne del Lecchese...
Durante la settimana, pensando ai possibili itinerari per la domenica, avevo adocchiato la Val Cugnoletta e qualcosina anche sul Resegone...
Scarto la Val Cugnoletta, troppe ore per ciò che ho in mente e voglio essere a Milano presto.... E' un giro da sabato...
Va bene, il dado è tratto: o su al Resegone per vedere com'è il Comera senza neve, oppure su ai Resinelli e andare a vedere il panorama dalla cima salendo per il Sentiero delle Capre.

Subito dopo Monza, ascolto Isoradio... Un tizio, dopo aver elencato i soliti incidenti, rallentamenti, code, rogne in autostrada, augura buon viaggio a tutti... La radio fa le bizze e non so se fosse ancora Isoradio o qualche altra emittente... Ma sento distintamente partire "Canzone per un'amica" di Guccini... Ora, far sentire ad uno che parte in auto una canzone dedicata ad una persona morta in un incidente stradale, quanto meno, prevede un sano toccamento di parti nobili...

Mi tocco i gioielli di famiglia, spengo la radio e accelero, pensando nel frattempo che se tutti ascoltano quella radio e tutti si toccano, è chiaro perché avvengono tanti incidenti...

Vabbe', non divaghiamo oltre. Accelero, riesco a passare indenne Monza in un modo strano... Una sorta di voce interna mi dice di lasciar stare il solito giro per sbucare sulla Milano-Lecco e decido, data l'ora, di passare dal centro di Monza. Prima di arrivare al centro vero e proprio, in mezzo alla strada, tranquilli e beati, alla faccia di tutti i cacciatori del Lombardo-Veneto, due fagiani se ne stanno tranquilli a scorrazzare alteri e fieri nel mezzo della carreggiata... Non si preoccupano nemmeno del mio avvicinarmi con l'auto... Rallento, vedo che si alzano in volo per pochi metri e vanno a posarsi in un giardino poco distante...
Come inizio della giornata davvero non male!

Traverso Monza (rispettando i limiti, sia chiaro) e salgo sulla Milano-Lecco. La prima idea è quella di andare sul Resegone, ultimamente mi ha dato non poche soddisfazioni... Arrivo abbastanza velocemente a Versasio e... Trovo la coda per accedere al parcheggio, dove ci sono addirittura pullman parcheggiati ed un vocio spaventoso...
Beh, chi mi conosce sa come sono fatto. Senza nemmeno batter ciglio, inversione a "U" e via verso altre mete...
Se al Resegone è così, ai Resinelli non sarà meglio... D'altronde con una giornata così, come potrei pretendere la pace e la tranquillità? E' giusto che tutti possano godere delle bellezze del Lecchese...

La macchina mi porta da sola nei pressi di Rancio... Decide da sola di salire fino a Laorca. Al parcheggio, faccio un due più due: mi converrà salire per la ferrata al Medale? No, decisamente... Già da lontano si vede un casino della malora e la parete del pilastro su cui si sviluppa la ferrata sembra la spiaggia di Rimini ad agosto...

L'illuminazione viene da sé: è un sacco di tempo che mi riprometto di andare a vedere la Valverde e passare sotto al Forcellino...

Bene. Parto da Laorca e, allegro come un uccellino che fischietta, mi dirigo all'ex Rifugio Medale, da dove prendo il sentierino che passa alla base delle pareti del Medale. Osservo l'accalcarsi di cordate, ferratisti e quant'altro e, con calma, facendo foto, raggiungo ben presto il sentiero "classico" che sale al rifugio Piazza. Mi rendo conto che ho cazzeggiaotoabbastanza alla base della parete e, messa la quarta, in venti minuti raggiungo il rifugio. Qui gli ottimi Alpini mi forniscono di caffè e panini per l'escursione. Pago, ringrazio, saluto e parto.

Un cartello indica la direzione e quasi da subito la musica cambia... Il sentiero, fino a quel momento evidentissimo e lucido per la frequentazione, lascia spazio ad una traccia che mostra come ben pochi escursionisti, a torto, vadano a gustarsi le meraviglie della Valverde.
Il sentierino, in alcuni punti sommerso da erbacce da tempo non calpestate, per un breve tratto continua quasi pianeggiante, per poi presentare una prima brusca e ripida discesa, vergognosamente scivolosa, attrezzata con una catena di dubbia utilità... Meglio affidarsi alle ottime radici presenti... Si scende ancora un po' a passare una prima vallecola, per poi risalire altrettanto ripidamente.

Una piccola sosta per ammirare lo spettacolo della Valverde e dei canaloni che scendono dal Coltignone, un vero spettacolo della natura a due passi dal Rifugio Piazza. Il sentiero mi riserva quasi subito una seconda discesa, altrettanto ripida ed infida, profonda, a passare un'altra valletta, assolutamente deliziosa e fotogenica. L'attraversamento della vallecola è davvero bello e porta, infine, ad una risalita di una sorta di sperone roccioso attrezzato con catena e addirittura un paio di pioli, perfettamente inutili, ma tant'è. A volte, evidentemente, melium abundare...
Comincia la risalita dello sperone della Valverde, che durerà circa un'ora e un quarto di sbuffi, ma che sarà ampiamente ripagata da vedute, panorami sulle cime "nascoste" del Coltignone, sulle pareti del Forcellino, su torri e guglie, sul sottostante Lario e sui colori dell'autunno...

Lungo tutto il sentiero, non si vede e non si sente nessuno, a parte un paio di camosci in distanza.

Risalgo il costone, che ad un certo punto diventa crestinap er poi risalire un ultimo pezzo - piuttosto faticoso - di costone, fino a sbucare quasi sulla cima del Forcellino (ovviamente poco prima della Bocchetta di Valverde sono riuscito a perdere la traccia principale e sono risalito "alla cacchio" fin quasi sulla cima del Forcellino per poi tornare alla Bocchetta da questa...).

Dalla Bocchetta di Valverde, dopo più di un'ora e mezzo di silenzio e solitudine, comincio a sentire qualche voce... La prima idea sarebbe stata quella di continuare verso il Belvedere ed il Coltignone, ma la ressa presente mi fa recedere...
Traverso "a naso" nel bosco fino a sbucare nei pressi del Museo delle Grigne e da lì, di buon passo, mi avvio ai Resinelli.

Faccio un salto dall'Ercole, dove c'è un casino della miseria... Mi bevo una birra veloce e poi riparto, tranquillo. Vorrei scendere per il sentiero della "Costa Adorna". Anche in questo caso, dopo così tanta bellezza, non faccio i conti con l'intervento umano...

Lungo quello che fu il sentiero della Costa Adorna sono stati eseguiti i lavori per la sistemazione del Metanodotto... Hanno sbancato, cancellato, rifatto... Insomma, a farla breve, poco dopo la metà della discesa perdo la traccia e mi trovo a scendere verso Ballabio invece che verso Laorca. Dopo aver traversato alla "saltafossi" alcuni ripidi prati, entro in un boschetto con qualche traccia e trovo un bel sentiero, non segnato, che in breve mi scodella presso una baita dove alcune persone stanno lavorando. Due asini mi salutano ragliando, quasi a dire "Uno di noi... Asino, hai sbagliato sentiero" ed un cane mi abbaia contro, ma senza cattiveria...

Faccio due chiacchiere con i ragazzi che stanno lavorando alla baita e questi, allegri, mi indicano come arrivare a Laorca "tagliando" nel bosco e fidandosi del naso... Seguo un sentierino accennato che poi sparisce e, dove questo finisce, proseguo lungo il letto di un torrentello che in breve mi porta ad un cantiere con sbancamento poco sopra la strada che collega Laorca a Ballabio.

I colori dei boschi in autunno mi hanno accompagnato per tutta la discesa, non facendomi sentire alcuna fatica e, anzi, divertendomi non poco...

In breve mi ritrovo sulla vecchia strada della Valsassina, da dove torno velocemente all'auto e riparto per Milano, tranquillo, allegro, pacifico e soddisfatto di una gita che attendevo da tempo e che è stata lei a scegliermi, e non il contrario.

Poche ore, per la maggior parte nel silenzio, in mezzo a colori e panorami favolosi... Anche questa è Grigna, alla faccia di chi snobba la bassa montagna....

A presto, so che queste zone hanno ancora molte perle nascoste da farmi gustare!



venerdì 23 ottobre 2009

LA TRAVERSATA DEL SENGIO ALTO


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vedi anche le gallerie collegate di Claudio e Ale74

di RIC54/ Riccardo

L'avventura per me e lo Sherpa ,comincia alle ore 6, mentre per Muress , il più lontano,alle 5.Gli altri, Ale e Gigio, sono quasi di casa essendo veronesi.
Antico è il vero padrone di casa,abitando a dieci minutidal luogo dell'appuntamento.
S.Antonio di Valli del Pasubio.Il primo paesino che si incontra dopo il Pian delle Fugazze,provenendo da Rovereto.
Alle 8,30 ci siamo tutti e con le macchine ci dirigiamo alla malga Cornetto,da qui prenderà il via la "Traversata del Sengio Alto".
Antico prende la testa del gruppetto e ci guida verso il Vajo Stretto,che troviamo dopo un tratto di bosco.
Il Vajo Stretto non è altro che una bellissima spaccatura naturale della montagna,una gola stretta e altissima che attraversandola incute un certo timore.
Nei punti più difficoltosi ci sono delle catene,e poi una scaletta che ci permette di raggiungere un passaggio abbastanza delicato,dove per la seconda volta bisogna togliersi lo zaino per poter passare.
La spaccatura è molto stretta e ci porta ad una piccola cengia,molto esposta.
Qui, la catena,è utilissima.
Questo , secondo me ,è il passaggio più difficoltoso di tutto il percorso , e cordino e moschettoni diventano indispensabili per la nostra sicurezza.
Dopo ancora qualche tratto ripido e attrezzato si arriva alla selletta e ci lasciamo alle spalle questo impervio e affascinante canalone.
Il sentiero continua e ci fà guadagnare quota , e dopo un ripido "Giaron" (ghiaione per quelli NO LOCAL ) arriviamo alla selletta dell'Emele , dove ci concediamo una sosta e mangiamo qualcosa.
Antico ci fornisce di dettagli sui vari sentieri e sulle belle montagne che ci circondano.
Perfino lo Sherpa ( persona molto riservata ,timida e introversa )osservando da molto lontano le montagne di casa sua , riconosce il Monte Cavallo e finalmente riesce a spiccicare qualcosa.
OOPSS!!!!! NO !!!! forse non parliamo della stessa persona.
RICOMINCIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Quel selvadec ( traduco dal bresciano per Muress = selvatico ) dello Sherpa che era già euforico e scalpitante alle ore 7, praticamente non ha mai smesso di far battute scherzose e simpaticamente ironiche, lanciando anche l'idea ( accolta ,peraltro ,da tutti) di fare un prelievo di sangue ad Antico per un controllo antidopping.
Adesso anche lui sà ,perchè Antico viene chiamato 4x4.
Interviene anche Muress,che è un ottimo conoscitore di sentiero attrezzato e non ,di vajo , di passo , di ferrata ecc.. ecc.. Praticamente il Friuli , il Trentino e il Veneto non hanno segreti per lui.
Perfino Gigio , ha gli occhi umidi di commozione,dopo essere riuscito a scorgere in lontananza ,una gru di venti metri.
Fin qui , tutto bene, l'unico neo era che, essendo io e Muress i soli due italiani del gruppo,abbiamo avuto qualche piccolo problema di linguaggio e quindi di traduzione.
Però con un'pò di fantasia e con l'aiuto delle mani siamo riusciti a farci comprendere e a comprendere quello che gli Asburgici,dicevano.
Riprendiamo il cammino,qui il sentiero è molto panoramico e siamo spesso a cavallo fra le due valli.
Come già detto , si vedono i monti Friulani , l'Adamello e la Presanella sono li davanti bianchi di neve e ghiaccio, mentre io mi soffermo spesso a guardare il Pasubio , il Monte Pasubio,quante volte l'ho cantato e adesso è li davanti.
Anche l'Altopiano di Asiago , da qui , è veramente suggestivo.
Arriviamo alla forcella Cornetto e qui lasciamo il comodo sentiero e prendiamo a destra un'altro sentiero ripido e attrezzato che ci porterà in vetta al Monte Cornetto. E qui il famoso Carega fà da padrone , con i suoi canaloni e le sue cime e noi restiamo in silenzio ad ammirare gli splendidi panorami che il Cornetto ci offre.
Foto di vetta , si mangia qualcosa e poi giù per lo stesso sentiero .
Tornati alla forcella, l'amico Gigio ci lascia , ha fretta di tornare a casa,e prende un ripido sentierino che lo riporterà all'auto.
Chissà se nel tragitto fino a casa si sarà fermato in qualche cantiere edile?Mah!!!!
Continuiamo dunque in cinque,e adesso il sentiero entra ed esce dalle gallerie.
Le gallerie non sono mai lunghe , ma sono tante e quando siamo fuori , siamo a picco sulla valle. Anche qui ci sono dei passaggi attrezzati , affrontabili con attenzione e piede fermo , anche se cordino e moschettone non guastano mai.
La zona è chiamata " Piccole Dolomiti" ed è veramente suggestiva e selvaggia
e non ha niente da invidiare alle sorelle più grandi.
La roccia è secca e arida,ma è buona , ti tiene sù, come tiene sù le gallerie scavate quasi cento anni fà dagli alpini.
Gallerie nelle quali si respira ancora l'odore della guerra.
Gallerie che hanno raccolto e conservato, il dolore e il sangue dei nostri predecessori.In queste gallerie ci resterei di più, ma i miei compagni sono già lontano e stanno già guardando la prossima meta , il Baffelan.
Con le gallerie abbiamo perso quota,quindi ,il Baffelan,un'pò per la sua altezza,un'pò per la sua forma ( un vero corno) ci sembra un picco irraggiungibile.
Invece con calma e assaporando tutto quello che ci circonda,arriviamo al passo Baffelan. Devo anche dire che Antico ci spronava spesso dicendoci "Demo!,Demo!" ( potrebbe sembrare una dimostrazione gratuita di un nuovo programma per computer,invece voleva dire Andiamo ! Andiamo ! ).
Ah!!! Il primate ci ha anche detto che ci era andata bene , perchè oggi non era molto in forma . Alla faccia della forma !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!.
Qui al passo Ale e Muress si offrono volontari , nel senso che ,se noi tre vogliamo salire al Baffelan , loro sorveglieranno i nostri zaini.
Porc....putt.....mi hanno fregato sul tempo e hanno anticipato i miei pensieri,ma Antico dice che per raggiungere la cima ci vuole non più di un quarto d'ora e cosi è stato. Quindici minuti di roccette non facili e non troppo difficili,come diceva lo Sherpa di 1°+. Percorso breve ma intenso e molto gratificante arrivando in cima.
Foto di gruppo (ridotto) e poi giù.
Da adesso in poi sarebbe tutta discesa,però vogliamo mettere la ciliegina sulla torta,quindi dopo essere scesi di parecchio e dopo un tratto di bosco ecco li davanti a noi ,la Sisilla ( monte con statua della Madonna , cantata anche da Bepi de Marzi).
Prendiamo il sentiero alla nostra sinistra e ci incamminiamo verso la cima.
Il sentiero è ripido e la stanchezza comincia a farsi sentire e qui comincio ad avere dei dolorosi crampi che mi costringono a fermarmi e a "stirarmi la gambe"
Qualcuno dice che è acido lattico , però è strano perchè di latte non ne bevo , al limite poteva essere aceto di vino , ma il latte !! boh !!!!!. Problemi di traduzione! !!!!!!!!!!!.
Comunque arriviamo in cima alla Sisilla.
La Madonna è li , bella , bianca , con le mani congiunte in preghiera.
Passa davanti Antico , Ale ,poi Muress e la Madonna sembrava quasi sorridere,
al mio passaggio , invece , allarga le braccia , le alza al cielo e invoca il Signore,
al passaggio dello Sherpa invece, scoppia in un pianto a dirotto .
La consoliamo dicendole che sicuramente lo Sherpa non passerà mai più di quà.
Il Carega è ancora più vicino e Antico ci indica , dandogli i vari nomi, tutti i canaloni e le varie cime che sembra quasi di toccare con mano.
Altra foto di gruppo , anche con la Madonna ,che adesso ha smesso di piangere e poi dinuovo giù.
Evitiamo il rifugio , stando su un sentiero che taglia di traverso e ci porterà poi alla strada asfaltata , qui vediamo i danni che la neve abbondante ha fatto.
Manca un bel tratto di strada asfaltata , una frana l'ha portata via e siamo costretti a rientrare nel bosco per aggirare questo ostacolo.
Dopo poco siamo alle macchine , ci cambiamo e torniamo al parcheggio di S. Antonio . Sherpa non perde un attimo nel preparare la tavola che subito si riempie di prelibatezze.
Del prosecco ,allegro e frizzante come lo Sherpa.
Del Sangiovese ,sanguigno e verace come Muress.
Del parmigiano , stagionato e ricco di energia come Antico.
Del formaggio di malga , dal gusto delicato e cordiale come Ale.
Del Franciacorta rosso ,come Ric ,cosa c'entra? Beh!! ho la moglie francese , e allora ?
Beh !! Questa relazione ha veramente poco di tecnico , ma chi mi conosce sà che sono solo un semplice montanaro.
Però devo dire che , questa è una delle tante escursioni che ho fatto quest'anno
in compagnia di persone conosciute in questo forum.
E per tanto che se ne dica , vale di più mezz'ora di marcia insieme e in silenzio , che migliaia di parole scritte in un forum , in discussioni a volte inutili e spesso poco educate.
Ho conosciuto un sacco di amici , dai più vicini a 10 km , ai 300 km di quelli più lontani, ma , come ha detto Ale " Amici subito , senza riserve ".
GRAZIE FORUM e GRAZIE BRADIPI
e grazie a Antico43/Claudio--Sherpa61/Mauro--Ale74/Alessio--Muress/Maurizio--Gigi64/Luigi , e a tutti quelli che ho già conosciuto.

RIC54 /Riccardo

mercoledì 21 ottobre 2009

PRESERVIAMO LE ULTIME OASI DI WILDERNESS ALPINA



Carissimi,


pubblico volentieri anche sul nostro blog l'appello-J'accuse del noto alpinista e scrittore Luca Visentini che da tempoperora la causa della preservazione di quelle poche oasi di wilderness rimaste nelle nostre montagne, contro la proliferazione di segnaletiche inutili, id bollature indiscriminatei e tutto ciò che va ad alterare l'originalità delle nostre montagne.
Buona parte delle Dolomiti (e non solo) è ormai inscatolata, bollata, segnalata, ferrata, spittata e resinata...
Poche zone restano intatte. Lasciarle come sono, ricorrendo ad altri sistemi per indicare i percorsi, come gli ometti, vorrebbe dire lasciare quanto più possibile le montagne, dopo il nostro passaggio, così come le avevamo trovate.

Per chi volesse aderire all'appello, è possibile entrare nel forum di FuoriVia e contattare direttamente Luca Visentini, oppure, dal forum di PlanetMountain, contattare AndreaVe.

Buone Montagne a tutti

Arterio Lupin

IO ACCUSO

Io accuso una persona di cui per ora non faccio nome e cognome per non danneggiarla, al suo rientro dalle montagne, nella propria attività. Quando non è tanto ciò che si riporta delle montagne medesime che mi preme e m’indigna, quanto piuttosto ciò che vi si lascia.
E accuso alcuni soci del Club Alpino Italiano che danno manforte a questo privato, nella sua maniacale campagna d’intervento e stravolgimento sul terreno. Non preciso nemmeno tali soci, per non metterli in difficoltà con l’intero sodalizio, avendo essi disatteso il Bidecalogo o Documento programmatico per la protezione della natura alpina votato all’Assemblea dei delegati di Brescia nel 1981, le finalità della Commissione centrale per la tutela dell’ambiente montano costituitasi nel 1984, le speranze per un riscatto ecologico dell’alta quota sorte con la fondazione a Biella nel 1986 di Mountain Wilderness da parte del Club Alpino Accademico Italiano e dei migliori alpinisti internazionali, gli stessi intenti della Charta di Verona approvata al termine del Congresso nazionale nel 1990, le Tavole di Courmayeur o Norme di autoregolamentazione del CAI per la protezione dell’ecosistema alpino promulgate nel 1995, le disposizioni limitative contenute nel più recente manuale “Sentieri – Pianificazione segnaletica e manutenzione, vol. 1” e soprattutto il buon senso.
Succede comunque che il nostro soggetto, da qualche anno, si adopra nella verniciatura sistematica delle vie di salita pure alpinistiche alle vette anche remote, dei valloni selvaggi e degli antichi viaz dei cacciatori, in tutte le Dolomiti Orientali. Appone enormi bolli, frecce, scritte, sulla roccia. Non si contiene e per esempio lungo un saltino di cinque metri è capace di reiterare il vandalismo addirittura cinque volte!
Qua in Oltrepiave non sta però trovando vita facile. Con diversi partecipanti al forum di montagna Fuori Via e con l’avallo del CAI di Cimolais e del CAI di Claut, nonché previa informazione alla Stazione del Soccorso Alpino dell’Alta Val Cellina, alla Commissione Giulio-Carnica Sentieri e al Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, abbiamo cominciato a cancellare quest’estate i suoi misfatti. E lui è tornato ultimamente di soppiatto a riproporli. Pazienza, glieli cancelleremo ancora. Ricorreremo infine a un’ordinanza comunale, se non la smetterà.
Ma rimane per i gruppi più a nord una mina vagante e quindi un pericolo per le ultime macchie bianche nella topografia del nostro Paese, già brutalmente antropizzato. Imbratta ogni cima, lo ripeto, è seriale. Uccide l’avventura. Compromette la scoperta. Riduce l’autonomia. Si nasconde dietro al falso alibi che così facendo donerebbe a molti l’opportunità di non perdersi. Mentre invece contano il suo ego smisurato e lo zelo pseudomissionario e duro a morire dei suoi compari associati.
Nell’era nuova delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Unesco io continuo a pensarla come sempre. Del mio passaggio sui monti cerco di lasciare meno tracce possibili.

Luca Visentini

Seguono intanto queste prime 167 firme di alpinisti ed escursionisti che aderiscono all’accusa. Ma dato che il malcostume di segnare vistosamente e scriteriatamente i rilievi dolomitici sta dilagando, poiché basta un finto valorizzatore a catena per deturpare il tutto, la nostra campagna continuerà.

Tiziano Abbà, Davide Azzaroni, Alessandro Bagato, Silvio Bagnini, Gianni Ballan, Roberto Barberi, Damiano Basso, Gianni Battimelli, Fabio Bechini, Paolo Bechini, Sergio Bella, Massimo Bellamio, Alessandro-Giacco Bellatorre, Silvia Benetollo, Pietro Bertera, Alessandro Bianchet, Orietta Bonaldo, Luca Bresolin, Marco Bresolin, Sergio Buricelli, Massimo Bursi, Giovanni Busato, Luca Bussolari, Marina Cadoppi, Matteo Caffini, Gianluca Calamelli, Alessandro Caldini, Luca Calvi, Adriano Campardo, Valentina Campiello, Federico Canella, Alessandra Cantoni, Stefano Capitanio, Adriano Cason, Nicola Cason, Lorenzo Castaldi, Gianpaolo Castellano, Nicola Cattania, Gregorio Ceccone, Lucio Ceschin, Paola Cesco Frare, Marisa Clerici, Valerio Coletti, Paolo Colombera, Alberto Contessotto, Andrea Corradi, Claudio Costa, Micol Costantini, Claudio M. Cremona, Mario Crespan, Francesco Dal Corso, Alberto Da Ronch, Davide De Carli, Armando Della Rocca, David Demetz, Dario De Rossi, Sandro De Toni, Massimo Di Giusto, Lorenzo Don, Maria Cristina Dorigo, Sandro Edelvais, Massimo Esposito, Gianni Fabbri, Gianluca Fant, Flavio Faoro, Marco Fardelli, Andrea Ferin, Emanuela Franchin, Amalia Franchina, Elisa Franchina, Andrea Gabrieli, Paolo Galli, Adriano Garlato, Mirco Gasparetto, Gianluca Gemin, Emiliano Giuffrida, Andrea Gobatti, Luigi Gobatti, Valentina Gottipavero, Lorenzo Gregoretti, Maria Teresa Guidotti, Roberto Iannilli, Bruno Illuminati, Sandro Iotti, Elisabetta Ladelli, Camilla Lamberti, Vito Lamberti, Francesco Lamo, Marco Lanzavecchia, Marco Lavaroni, Alessio Liquori, Giorgio Madinelli, Paolo Marchiori, Claudio Marcon, Matteo Marin, Claudia Martin, Renato Mazza, Walter Melli, Emanuele Menegardi, Franco Michieli, Claudio Mitri, Jolanda Molena, Chiara Morandini, Bruno Moretti, Marina Morpurgo, Ermanno Nardon, Luca Natali, Davide Necchi, Maria Luisa Nodari, Walter Novello, Enrico Paganin, Diana Parini, Emilia Patruno, Marco Pavan, Gaetano Pavani, Eros Pedrini, Giuseppe Penotti, Giorgio Perosa, Alberto Peruffo, Andrea Pes, Claudia Pesarini, Emanuele Pescialli, Andrea Pizzato, Elena Pollo, Giovanni Ponziani, Michele Porrino, Daniele Pozzati, Paola Pozzoli, Federico Ranzato, Marco Rocca, Anna Maria Rosanò, Corrado Rosati, Tommaso Rossi, Paolo Rossini, Fabio Sacchini, Giovanni Saltalamacchia, Stefano Salvia, Oscar Sandri, Davide Scaricabarozzi, Marco Schenoni, Alberto Scribani, Antonella Scurani, Paolo Seimandi, Jacopo Selleroni, Matteo Sgrenzaroli, Marinella Sia, Luca Signorelli, Marco Simionato, Maria Loretta Spaccatrosi, Daniele Spiniella, Stefano Squicciarini, Flavia Stacconi, Piergiovanni Stefani, Diego Stivella, Sandro Strappaveccia, Antonio Tazzoli, Silvia Tondello, Fausto Tonetto, Francesca Tonutti, Giuseppe Traficante, Lorenzo Trento, Natascia Vaghi, Gianfranco Valagussa, Ivo Valle, Gabriele Villa, Massimiliano Zamuner, Ettore Zuccolotto…

sabato 17 ottobre 2009

AL RESEGONE PER LE CRESTE NORD




Resegone di Lecco

Sentiero delle Creste Nord

Punta Cermenati

Val Caldera


17 ottobre 2009


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Ad una settimana di distanza, con ancora negli occhi la gioia per la gita alle Creste Sud del manzoniano monte, trovo una finestra di tempo libero nella giornata di sabato e decido di dedicarla alle Creste Nord della stessa montagna, così, quasi a completamento ideale di un percorso che, comunque, non ho accantonato, ma solo rimandato....

Devo sbrigare un paio di commissioni, ma ho ben poca voglia di stare in città... Riesco a fuggire da Milano alle 9.20 ed alle 10.30, dopo essermi bevuto la Milano - Lecco e, soprattutto, il caffè al Bar Partenza Funivia dall'Antonio, salgo sulla funivia che mi deve portare ai Piani di Erna. La giornata non è perfetta, ma sono carico al punto giusto ed anche i panorami non si fanno, in fondo, desiderare.

Alle 10.40 riesco a partire dalla stazione superiore, dopo una breve chiacchiera con un conoscente, una di quelle persone che avrò visto almeno dieci volte e con la quale, ormai, ci si ferma regolarmente a parlare.
Prendo il sentiero che porta al Passo del Giuff, con un buon passo ma senza fretta: i colori dell'autunno mi stregano sempre.
Alle 11.10 mi ritrovo al Passo: la giornata è abbastanza bella, posso vedere in lontananza il Rosa ed i 4000 della Svizzera, così come tutte le altre cime circostanti. In basso, invece, una foschia che progressivamente diventa nebbia conferisce un alone speciale a queste montagne, sempre più belle man mano che le si conoscono...

Alle 11.20, dopo aver fatto la classica serie di scatti, prendo il sentiero delle Creste Nord del Resegone. Una tabella, all'inizio, poco sotto il Passo del Giuff, indica che per la Punta Cermenati ed il Rifugio Azzoni vanno calcolate 3 ore...
Così, a naso, mi sembra un po' tantino, ma non mi preoccupo più di tanto e parto di buona lena, senza fretta, soffermandomi per vari scatti. I panorami si fanno sempre nuovi e più interessanti ad ogni passo.

Il sentiero è certamente da classificare EE dal punto di vista tecnico, in alcuni punti faticoso, esposto in altri, ma senza superare mai e solo in un paio di punti il I grado UIAA. In breve passo il Pizzo di Morterone, scendo di poco e risalgo al Pan di Zucchero per poi (non senza fotografar eil fotografabile) dirigermi verso cima Pozzi.

Qui si incontrano gli unici "passaggetti" un minimo alpinistici (e peraltro evitabili) del percorso.

1) Tra il Pan di Zucchero e Cima Pozzi, dopo essere scesi alla selletta ed essere risaliti di poco, si incontra una piccola e breve zona rocciosa che può essere affrontata o per una spaccatura-camino facile, max I grado o, a sinistra, per una cengia un po' esposta ma di nessunissima difficoltà
Nel dubbio, chi volesse ripetere questo itinerario per Escursionisti Esperti basterà che tenga conto dei colori del segnavia: quello giallo indica le varianti più "difficili", mentre i classici segnavia bianco-rossi guidano lungo la variante più semplice.

2) Il secondo passaggio "impegnativo" del percorso si incontra scendendo da cima Pozzi verso la Selletta Bobbio: un tratto fortunatamente breve di discesa ripidissima e scivolosa (molta attenzione, nessuna difficoltà tecnica ma comunque, ripeto, molta attenzione) porta all'ultimo saltino appena sopra la Selletta. Può essere affrontato direttamente scendendo in arrampicata per pochi metri con difficoltà di I grado, poco più, oppure lo si pul evitare sulla sinistra, scendendo e seguendo i segnavia bianco-rossi, che portano ad un brevissimo canalino detritico di un paio di metri e ad una cengia che deposita senza alcuna difficoltà alla Selletta.

Dalla selletta, dove mi fermo per un paio di minuti per la più classica delle sigarette, osservo il panorama e mi compiaccio del fatto che fino a quel momento ancora non ho incontrato nessuno...
Parto di nuovo di buona lena, fermandomi solo per qualche scatto e, quasi senza acocrgermene, alle 13.05 sono sulla Punta Cermenati...

La parte più pigra di me vorrebbe approfittare del fatto che il Rifugio Azzoni è aperto, ma la presenza di molte persone, troppe per me, mi fa ripartire dopo una sigaretta di vetta ed una rapida bevutina di the...

Scatto qualche foto, osservo il panorama, riguardo il percorso seguito, poi decido di tornare al Passo del Giuff seguendo il sentiero del resegone che più amo, ovvero quello che percorre la Val Caldera.
Mi gusto il sentiero, respiro un'aria decisamente dolomitica nel Vallone e mi "bevo" il bosco... Alle 14.00 sono di nuovo al Passo del Giuff, dove mi fermo per un po' a fare quattro calcoli...

In meno di tre ore, senza forzare, io, che sono un Bradipo, sono andato e tornato, gustandomi il panorama e facendo molte foto... Mah, probabilmente avevo "beccato" la giornata giusta per le mie povere forze fisiche...

Scendo allegro verso Erna, bevo una prima birretta con quattro ciàcole al Bar superiore ed alle 15 scendo a Versasio, dove mi attende l ameritata birra al Bar da Antonio...

Alle 16.20 sono di nuovo a Milano, con lo sguardo innocente di un bambino che ha rubato la Nutella... Bello allegro, soddisfatto e con occhietti satanici...

Un grazie al Resegone, che non tradisce mai, ed un invito a tutti gli amanti delle rscursioni appena più impegnative e poco frequentate: andate a farvi le Creste del Resegone... Non troverete mai tanta gente ed avrete la sensazione di aver fatto un qualcosa di veramente grande, a dispetto della quota bassa e del dislivello non eccessivo... Un itinerario da fare e rifare, senza stancarsi mai...

giovedì 15 ottobre 2009

LE CRESTE SUD DEL RESEGONE



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Resegone di Lecco
Creste Sud e Canalone Bobbio

Domenica 11 ottobre 2009



Uno dei sentieri più belli per salire alla notissima e frequentatissima vetta principale del Resegone di Lecco è quello denominato delle "Creste Sud". Per una strana abitudine locale, però, buona parte dei sentieri più belli della zona o vengono dati per "noti" da tutti e - quindi - non degni di essere inseriti in una qualche pubblicazione o in qualche relazione da piazzare in rete, oppure vengono semplicemente "citati" senza dare ulteriori indicazioni forse solo per preservarli dalle masse che ogni fine settimana assaltano i monti del Lecchese.

Più o meno tre anni orsono, appena "stabilitomi" in lLombardia, una delle prime mete delle mie peregrinazioni solitarie per consocere la zona venne riservata, com'era giusto, al Resegone. La prima volta ci salii per il classico sentiero 1, mentre la seconda decisi di fare il classico periplo... Giunto alla Passata, notai le indicazioni del Sentiero delle creste, indicato per Escursionisti Esperti, così come la stessa indicazione, più o meno, vidi poi al Passo del Giuff, per le Creste Nord.

Molto tempo, poi, ho passato nella piacevole ricerca di informazioni... E chi ama andare in montagna, soprattutto da solo, sa benissimo quale sia il piacere che si prova a cercare le notizie, a pianificare l'escursione, ad immaginare, magari con l'aiuto di album fotografici, il percorso...

Il tempo passa e la mia conoscenza del Resegone, nel frattempo, aumenta... Arriva una settimana di metà ottobre del 2009 e riesco a mettermi d'accordo con i fidi Andrea e Stefano, padre e figlio innamorati di montagna, che invitano alla passeggiata Marco, un amico di Stefano, nonché la Cinzia ed una sua amica, Silvia. Riesco a proporre la traversata del Resegone per Cresta e, non senza qualche amichevole discussione, riusciamo ad accordarci...

E' domenica mattina. Alle 7.00, precisi come una cartella esattoriale, passano a recuperarmi i tre e partiamo diretti per Lecco, evitato il quale saliamo diretti a Versasio alla partenza della funivia per i Piani di Erna. Caffettino dall'Antonio, quattro ciàcole, poi arrivano, a pelo, Cinzia e Silvia, che subito parte mostrando il proprio carattere di grande comunicatrice.
Alle 8.45, dopo aver fatto un minimo di coda, siamo ad Erna e, vista la quantità di persone che sale, metto la quarta per arrivare il prima possibile al Passo del Foo, che raggiungiamo abbastanza velocemente.

Brevissima pausa, il tempo di fare un paio di foto e poi via, a gustare il Sentiero... Questo, peraltro, avrebbe il proprio inizio canonico alla Passata, da dove si dovrebbe affrontare la ripidissima risalita a Cima Quarenghi, ma, per velocizzare un po', dato che Stefano e Andrea devono essere di ritorno un po' prestino, opto per il sentiero che attraversa sotto la Bastionata e si ricongiunge alle Creste ai Solitari.

La Grande Comunicatrice, nel frattempo, perde ogni freno inibitorio e funge da ciarliero sottofondo alla passeggiata...

Arrivati alla Bastionata e, poi, al canalone di Val Negra, il Resegone meridionale comincia, complice la giornata favolosa, a dare il meglio di sè in termine di paesaggi, visuali e scorci... La Comunicatrice prima borbotta, poi, con la scusa che le pause foto rompono il ritmo, decide di partire. La lascio avanzare volentieri...

Il sentiero prosegue, nel frattempo, nel suo traverso in quasi piano, per poi salire molto ripidamente proprio sotto i Solitari, che raggiungiamo abbastanza presto. Qui incontriamo un gruppo di escursionisti, affascinati dal panorama tanto quanto noi. La Comunicatrice, forse impietosita, decide di non riservare solo a noi il piacere della comunicazione orale e, scelta una vittima, inizia una certosina opera di lavoro ai fianchi di un innocente escursionista, opera che terminerà solo in vetta al Resegone, quando le strade si divideranno.

Il sentiero delle Creste, intanto, risale il panettone sud-orientale del Pizzo di Brumano e, dopo un breve traverso, si porta verso il Pizzo di Daina, da dove visuali e panorami sono assolutamente favolosi: dagli Appennini alla Pianura Padana, le Alpi Marittime, il Monviso, il Gran Paradiso, il Rosa, i 4000 Svizzeri, i Monti Lariani e del Comasco, il Triangolo Lariano, e poi ancora davanti a noi il Resegone con la Punta Cermenati e ancora il Pizzo dei Tre Signori e tutte le Orobie, il Disgrazia, il Bernina e, in fondo, l'Adamello, e ancora giù alle Prealpi Bergamasche e Bresciane...
Sotto di noi, la Valle Imagna e, oltre, la Costa di Palio, Morterone e dietro ancora, il Barziese, i Piani di Artavaggio e lo Zuccone...

Verrebbe voglia di continuare a gurdare per ore un simile panorama... Io a Andrea, sul Pizzo Daina, ce ne stiamo tranquilli ad osservare i panorami, mentre Marco, la Cinzia e Stefano bevicchiano e chiacchierano. Veniamo richiamati alla realtà mentre osserviamo la Grande Comunicatrice che, continuando imperterrita nella sua opera, è già passata sulla selletta che adduce alla Torre di Valnegra e sembra perdere il sentiero ogni tre per due... Li vediamo avanzare, tornare, li sentiamo distintamente lamentarsi per i segnavia...

Decidiamo di rimetterci in cammino, mentre da dietro arrivano anche gli altri escursionisti. Alla selletta mi chiedono di dar loro una mano con l'individuazione delle montagne, cosa che faccio volentieri, venendo peraltro interrotto ogni tre per due dalla Grande Comunicatrice che, continuando a parlare, ad intervalli regolari, in evidente ritardo, chiede di ripetere i nomi delle montagne...

Decido d ripartire verso la Torre di Valnegra e, per evitare rogne, mi rimettoin testa, dato che ci saranno alcuni passaggi su roccette, facili, ma ai quali è sempre bene prestare attenzione. Passata la Torre, riesco a salvare il malcapitato, sempre con la tecnica delle fotografie "che spezzano il ritmo"... La Comunicatrice rimette il diesel e riparte in quarta (non so se continuasse a parlare, ma credo di sì). Noi, con tranquilla velocità, torniamo a gustarci i panorami ed il sentiero, tranquilli e sicuri che, col percorso ormai semplcissimo ed evidente, non si sarebbe persa, lascioamo volentieri andare avanti la GC, che ritroveremo dopo, sotto il rifugio Azzoni, intenta a discutere dei destini del mondo con alcuni malcapitati saliti dalla normale proveniente da Morterone o Brumano...

Il tratto dalla Torre al rifugio Azzoni ed alla Punta Cermenati, massima elevazione del Resegone, è tranquillissimo e veloce. Ci fermiamo sotto al rifugio solo per consentire alla GC di andare a rifornirsi di cibo e, poi, dopo aver salutato il simpatico piemontese che aveva condiviso la cresta, partiamo per andare a fermarci per la sosta pasto alla selletta Bobbio.

Passiamo sotto alle punte Manzoni, Stoppani ed al Dente, arrivando alla Selletta proprio sotto a Cima Pozzi, all'uscita del Canalone Bobbio. Qui inizia il percorso delle Creste Nord e qui decidiamo di fare "pausa-pappa". La pausa, ovviamente, viene allietata dal sottofondo della radiolina, pardon, del ciarlare continuo, ma tutto sommato allegro, della Grande Comunicatrice.

La giornata è favolosa e, prima di partire, ci riempiamo ancora gli occhi con i panorami sulle Orobie e sui Monti che chiudono a Nord la Valtellina. Poi, prima di raffreddarci, decidiamo di attaccare le Creste Nord.

Qui, purtroppo, la fatica psicologica gioca un brutto scherzo alla Grande Comunicatrice che, alle prime roccette, entra in piena paranoia da esposizione e si incroda di brutto sui primi passaggi dove serve "mettere le mani"...
Io ed Andrea ci guardiamo in faccia: uno sguardo e la decisione è presa, anche se a malincuore...
scendiamo per il canalone Bobbio.
Una decisione presa a malincuore, dicevo, ma con tranquillità: le montagne non si muovono e la prossima volta ci faremo le Creste Nord, non è un problema... Avremmo potuto insistere, ma nessuno ci garantisce che a portare qualcuno di forza si faccia il giusto... Quindi, con lo scoramento della GC in primis, scendiamo.
Passiamo il tratto attrezzato senza problemi, la GC non ha problemi fisici, anzi.. Va che è un piacere. se solo guardasse dove va e lavorasse un po' sul modo di andare in montagna, in breve sarebbe un'ottima escursionista...
Difatti, usciti ormai dalle peste, prima quasi si lamenta perché siamo stati noi e decidere di cambiare itinerario, poi, ormai rinfrancata, riattacca l'opera di Grande Comunicatrice con la Cinzia. Io e Stefano, allora, decidiamo di velocizzare il tutto e partiamo a razzo, seguiti da Marco e, subito dopo, da Andrea. Cinzia e la Silvia, come dicevo, le sentivamo distintamente dietro di noi... Ribadisco: le sentivamo...

Il finale è tipico: discesa in funivia e diritti da Antonio, che ha provveduto a rinfrancarci con ottime birre. Esterniamo i nostri complimenti a Marco, per il quale era la prima uscita in montagna a fare escursionismo e poi, ovviamente, ci lasciamo andare ad una bella seduta di chiacchiera con un bersaglio preferito per le battute e battutacce: ovviamente la Grande comunicatrice che, dopo aver allietato tutta l'escursione, ha ampiamente pagato pegno diventando l'oggetto del peggio del mio repertorio di battute e prese in giro...

In sintesi, una giornata davvero bella, molto allegra, con panorami favolosi e un percorso di cresta bello, stupendo, degno di essere fatto e rifatto. Andrea, Stefano e Cinzia sono compagni di giochi montani ormai sicuri e di provata fede. Marco si è comportato davvero bene e Silvia, al di là del suo carattere estremamente ciarliero, mi è sembrato essersi divertita ed aver gustato le proprie montagne e la compagnia.

Un grazie a tutti questi e, soprattutto, a Messer Resegone, una montagna che, a dispetto della bassa quota, regala emozioni di ogni tipo, sempre diverse e riesce a non annoiare mai gli amanti della montagna. Non mi resta che dire "alla prossima" a tutti, ma sopratutto al Resegone!




sabato 3 ottobre 2009

" OL SINTER VOLT "

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di Riccardo - Ric54


...come lo chiamavano i nostri vecchi , il sentiero alto , il sentiero naturalistico Antonio Curò.
Il sentiero che unisce l'alta Val di Scalve alla Val Seriana.
Era da qualche mese che progettavo questa escursione , poi , il 26 e 27 settembre insieme a quattro colleghi di lavoro , finalmente si parte.
Sabato mattina , Giacomo , un'altro collega che si è offerto di farci da
" servizio taxi " con il suo monovolume ci preleva da casa e dopo due ore di strada ci scarica al Passo del Vivione in Val di Scalve a 1828 mt.
Lo salutiamo e ci diamo appuntamento per il pomeriggio del giorno dopo
a Valbondione in Val Seriana.
Partiamo con un tempo molto incerto che poi diventerà , prima nebbia , e poi leggera pioggerella e poi dinuovo nebbia che ci accompagnerà per tutto il giorno.
Il sentiero è ben segnato e poi ci consoliamo dicendoci che con questo clima si cammina meglio e non si suda troppo.
SONO TUTTE BALLE !!!!!!
questo tempo schifoso ci leva gran parte dei panorami che sapevo fantastici. Pazienza !!!
Lasciato il passo del Vivione , si comincia a salire fino al laghetto di Valbona e dopo averlo aggirato , il sentiero si fà più ripido e ci porta al passo del Gatto a quota 2416 mt.
Piccola sosta per rifocillarci e mettere qualche abito più pesante.
Questo è il primo strappo che ci porta in quota , da adesso in poi non scenderemo mai sotto i 2300 mt.
Ecco il perchè del nome " ol sinter volt ".
Da adesso in poi camminiamo sempre , o in cresta o a mezza costa , con continui saliscendi e sempre a cavallo tra la Bergamasca e la Valtellina.
Dopo un'pò di cammino e dopo aver perso un'pò di dislivello , troviamo i laghi del Venerocolo , due più piccoli prima e poi quello più grande e a dieci minuti il rispettivo passo del Venerocolo a 2314 mt.
La bellezza del luogo ci impone una sosta.
E mentre tutti mangiamo qualche frutto , qualche barretta energetica o un panino ( dico un panino !!), c'è qualcuno ; Vittorio , che tira fuori , tipo bancarella del mercato :
mortadella - prosciutto - coppa - pancetta e per finire la bresaola che siccome è la più asciutta è meglio mangiarla per ultima , secondo lui.
Non siamo riusciti a tenere il conto dei panini !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!.
Lasciato il lago del Venerocolo , si risale di nuovo in direzione del passo del Demignone a 2485 mt , dove ci aspetta una moltitudine di stelle alpine.
La Valtellina è la sotto , però questa nebbia non ci dà tregua.
Continuiamo la nostra escursione sempre sotto cresta , dove troviamo dei tratti di sentiero attrezzato con catene e tratti con staffe metalliche.
In tanti punti il sentiero è brutto a causa delle frane e degli smottamenti dovuti alla neve abbondante di quest'inverno.
Resta comunque un sentiero valutato EE , un'pò di esperienza e un piede fermo sono sufficienti.
Continuando si scende di nuovo e ci si ritrova al passo del Vò 2368 mt e poi dopo non molto al passo di Venano 2328 mt , dove ci aspetta Francesco Tagliaferri gestore dell'omonimo rifugio ( dedicato a Nani , suo fratello perito nelle Ande più di vent'anni fà ).
Al rifugio siamo in pochi , qui i turisti domenicali non vengono , questo è un rifugio di quelli veri dove si trova il calore dell'ospitalità e dell'amicizia , dove la gente ti dice subito ciao e non salve o buondi.
Dopo aver preso possesso del nostro stanzone da dodici posti , festeggiamo la prima tappa con una buona bottiglia di bianco.
Intanto fuori piove decisamente bene , ma il nostro Sergio continua a dire che prima o poi si aprirà.
In effetti poco prima di cena , il cielo si apre un pochino e tra uno squarcio e l'altro ci lascia vedere la Val di Scalve , la Valtellina con il lago di Belviso e addirittura il passo del Maniva nel Bresciano.
Da nord-ovest fà capolino qulche pezzetto di cielo blu , facendoci ben sperare per il giorno dopo.
La cena non si fà aspettare ed è squisita come sempre ( Francesco è un ottimo cuoco) perfino Vittorio siè tranquillizzato poichè era già in crisi d'astinenza da qualche ora.
Poi non si sàbene , se a causa del vino , del genepy , del grappino nel caffè o del semplice calore del rifugio , Francesco inizia a tirare fuori tutte le sue grappe.
Siamo riusciti a contarne 54 , con ogni tipo di frutta , di pianta e di radice , e , alla fine , il pezzo forte !!!!!!
Quattro bottiglie di grappa con dentro vari tipi di serpente ( i bresciani di montagna sanno di cosa parlo ).
Adesso per rispetto agli animalisti o semplicemente per quelli deboli di stomaco , non stò a raccontarvi i vari gusti o il modo in qui vengono messi in bottiglia.
La notte scorre lenta e rumorosa , e come capita spesso nei rifugi non si chiude occhio ( le brande sono troppo corte per me e i piedi mi si congelano)
anche Alessandro nonostante le quattro coperte , le due maglie di lana e i tre paia di calzini non la smette di battere i denti.
Vittorio e Sergio invece cominciano subito a segare legna e dall' intensità del loro russare , capiamo subito che il prossimo inverno sarà lungo e molto rigido.
Neanche Severino (il più pacato e tranquillo del gruppo )riesce a dormire e ogni tanto tira giù qualche sacramento.
C'è anche qualcuno che inspira dal naso ma espira non solo dalla bocca , probabilmente , visto il freddo che fà , fà di tutto per essere termoautonomo.
Il mattino seguente , alle ore 6,30 salto giù dal letto , mi armo di macchina fotografica e corro fuori per fotografare l'alba.
Il termometro segna 5 gradi , la nebbia è fitta che non vedo a più di 10 metri, neanche l'ombra di un cane , morale ????.
Alle 6,40 sono di nuovo in branda , maledicendo tutti quelli che fanno le previsioni del tempo.
Ore 8,30 , siamo pronti per la seconda tappa , dal rifugio ci dirigiamo verso il passo di Belviso 2518 mt e fortunatamente dopo il passo il cielo si apre davvero e ci permette di vedere la diga del Gleno e la rispettiva valle.
Perdiamo velocemente quota e poi dopo un lungo traverso , comincia un ripido sentiero che ci riporta in quota a 2680 mt , al passo di Bondione.
Qui il sottoscritto , negli ultimi 200 mt di dislivello và in crisi completa di ossigeno e la salita diventa eterna.
Mi passano davanti tutte le sigarette che ho fumato in 40 anni e vedo addirittura la vipera della sera prima che beffardamente mi sorride.
Giunti al passo facciamo una bella sosta , riprendo fiato e forza , da adesso in poi è tutta discesa da 2680 mt a 900 mt di Valbondione.
Una discesa , a volte , un'pò spaccaginocchia per i meno allenati e qui Alessandro soffre un'pò.
Io , come i sassi , non ho problemi , nel senso che rotolo meglio in giù che in sù !!!!.
Una discesa molto bella e panoramica sulla Val Cerviera con davanti il pizzo Coca , il Redorta , lo Scais e sulla nostra destra , prima il pizzo dei Tre Confini e poi il Recastello.
Dopo 4 ore di cammino arriviamo al rifugio Curò , dove ci aspetta una bella birra fresca , ci rifocilliamo , ci cambiamo , un colpo di telefono a casa e uno al nostro taxista Giacomo.
Ci incamminiamo per la larga e noiosa mulattiera che ci porterà a valle e qui le ginocchia di Alessandro incominciano a maledirlo e anche il pollicione del piede destro ha una grossa vescica , però la volontà e l'orgoglio di arrivare sono più forti del male.
Bravo Alessandro !!!!!!!
Anche Severino ha delle vesciche nei talloni , proprio lui , che all'inzio era il più timoroso (aveva paura di non farcela ) e invece è andato come un treno sia in salita che in discesa senza mai lamentarsi.
Bravo Severino !!!!!!!
Io e Sergio siamo contenti della riuscita di questa escursione , magari il prossimo anno la rifaremo sperando che il tempo sia migliore.
Vittorio è sempre allegro e pimpante e incomincia già a lamentarsi che ha fame.
Siamo tutti d'accordo nel dire che il suo non è un semplice verme solitario ma è una Anaconda.
Arrivati a Valbondione , tempo di posare lo zaino , di sedersi e ordinare una birra , ecco che spunta il monovolume di Giacomo.
Quando si dice , la precisione!!!!!!!
Cosi si concludono questi due giorni fuori dal mondo , dove l'amicizia , le risate e il piacere di camminare insieme hanno preso il posto del sole , riscaldandoci il cuore e dandoci quella serenità che non sempre si riesce a trovare.
Grazie a Vittorio - Sergio - Severino e Alessandro

Riccardo