Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

domenica 23 maggio 2010

L'ABISSO DI TREBICIANO

clicca sul titolo per vedere i filmati su you-tube
le foto invece su :
http://picasaweb.google.it/bradipoRIC54/AbissoDiTrebiciano


di RIC54

L'escursione già in programma lo scorso anno,e poi saltata,finalmente ha avuto luogo.
Sabato 15 maggio,alle ore 18 ci troviamo tutti all'agriturismo Skerlj di Sales (TS),
e ci accomodiamo tutti in tre mini appartamenti ,salvo Filippo/Fedipos/Il Grande ,che
adesso ,per praticità e rispetto , chiamerò solamente : "Il Grande".
Il Grande e la sua famiglia , si installano nel parcheggio dell'agri con il camper.
Fin qui tutto bene , salvo un piccolo particolare = SIAMO IN 13!!!!!.
Ma chissenefrega!!!!!!!!!!!!!!!!.
Alle 19 partiamo a piedi e dopo circa 500 metri troviamo il ristorante che ci accoglie per la cena.
Il Grande prende posto in centro,alla sua destra,siede Paolo da Verona con i suoi tre amici e poi
Lorenzo dalla giurisdizione di Cremona.Alla sua sinistra invece siede Marco da Bologna,
Riccardo dalla lontana provincia Camuna e poi lo Sherpa da Pordenone.
Poi Il Grande prese il pane , lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli Opss!!!! scusate !!!!
mi ero lasciato prendere..........
Però una cosa Il Grande la disse = Tu Sherpa , domani mattina ,alle 7, prima di colazione,
rinnegherai l'abisso e tradirai il tuo fedele amico Ric54.
Però il vino bianco scorreva bene e anche il rosso riusciva a stargli dietro,quindi non ci siamo
preoccupati più di tanto. Nel frattempo ci raggiunge Alessandro del CNSAS Triestino con sua moglie
e Pasca77 con sua moglie.
La serata passa molto bene , anche perchè , quando il vino comincia a scarseggiare , Il Grande si fà
portare una brocca d'acqua e la trasforma!!!!.
Anche la notte scorre via bene , anche se per qualcuno , in un modo un'pò anomalo , cioè mi spiego :
cani che giocano con i gatti , gatti che dormono con i topi, uomini che giacciono con altri uomini.
Purtroppo il letto era matrimoniale e quindi , indivisibile!!!!!.
Alle ore 7 siamo tutti pronti per la colazione , già in divisa da speleo ( tutti in tuta blu , alla faccia dei colletti bianchi).
E come predetto , lo Sherpa rinnega l'Abisso per tre volte , ma Il Grande è magnanime e lo perdona.
Durante la colazione,Paolo si lascia suggestionare un'pò da una parabola nella quale Il Grande racconta
il recupero dei morti affogati,dove la difficoltà maggiore è dovuta al rigonfiamento del corpo e quindi
anche al suo maggiore peso.
E Il Grande disse (Marco 52-Luca 21) = e porc..troi... come cazzo fai a far passare uno che è grosso il doppio in un buco
di 30 centimetri di diametro,porc....putt.... lo devi tagliare a pezzi................!!!!!!!!!!.
Parabola + notte insonne + ansia abisso = pressione sanguigna sotto ai piedi!!!!!!!!!!!!
E cosi , Paolo , decide di assentarsi per un paio di minuti dal mondo dei vivi.
Cosi che in dieci minuti ne perdiamo due, e da 13 diventiamo 11 ( chi ha detto che il 13 non porta sfiga ? ).
Il Grande colpito da profonda compassione , affida Paolo alle cure paterne dello Sherpa , i due passeranno
la giornata mangiando-bevendo e parlando di elicotteri . Visto che anche a loro giravano le pale.....
Partenza da Sales e appuntamento a Trebiciano con Alessandro , che ci guida in macchina al parcheggio dove lasciamo l'auto
a circa 30 minuti dalla botola dell'abisso.
Qui ci inbraghiamo , prendiamo il casco,il frontalino , lo zainetto e partiamo.
Alessandro si unisce al gruppo in qualità di padrone di casa e sopratutto di "apritore di botole".
Cosi il gruppo passa da 11 a 12 persone ,e cosi diventiamo :
" Quella sporca dozzina" , e all'uscita fù davvero cosi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Alessandro il Carsico apre e si infila dentro e subito a seguire i giovani Scaligeri Veronesi e poi Lorenzo il Cremonese,
Il Grande dalla Val di Non,Marco da Bologna , Riccardo il Longobardo,il gentil sesso formato da Cristina e Sonia e a seguire
i rispettivi figli.
Bella mossa!!! Ogni 3 aspiranti speleo c'è uno speleo vero (Alessandro-Filippo-Cristina-Luca)
cosi scendiamo in tutta sicurezza e tranquillità.
L'assenza completa di vento,ci ha permesso di scendere bene,potendo parlare senza gridare , di respirare comodamente
e di non avere gli occhi pieni di porcherie varie.
Però la cosa negativa era che dopo mezz'ora eravamo già marci di sudore , l'aria era diventata più "spessa" e l'umidità
era molto forte.
Si vedeva uscire il fiato , come quando d'inverno si è a meno 20 gradi e anche il corpo fumava dappertutto.
Fare le foto diventava complicato,per la nebbia provocata da noi stessi.
La discesa nell'abisso procedeva bene,solo un paio di passaggi appena-appena giusti per me (mt 1,90 x 100 kg )
ma mai nulla di troppo difficile . L'abisso è un lungo budello , a volte più stretto a volte più largo , formato da tanti pozzi
più o meno profondi e la discesa è praticamente continua.
Troviamo qualche metro in piano quando si cambia pozzo e questi sono i soli spazi dove possiamo stare in 3 o 4.
I pozzi permettono la discesa a una sola persona per volta,ma senza mai essere troppo stretti , cosicchè non
si ha mai la sensazione di troppo chiuso o di soffocamento.
Non ci sono manovre di corda da fare e neanche sifoni da attraversare, quindi come diceva Filippo = è una di quelle poche
discese in grotta che possono fare anche i non speleo.( accompagnati ovviamente).
Adesso che ripenso ai grossi sacchi che avevano Filippo e Luca , sono sicuro che avevano comunque con se una bella attrezzatura
e che sarebbero stati in grado di tirarci fuori dai guai , se mai ce ne fosse stato bisogno.
E questo la dice lunga sull'esperienza e la capacità di quel "vecchio rompiscatole di Fedipos".
La discesa continuava tranquilla e piacevole e io,essendo quasi in mezzo alla spedizione , facevo da tramite fra i due
gruppi. Sonia ,scendeva tranquilla ,anche se era la sua prima volta,consigliata da Cristina che con la sua calma e professionalità
riusciva a far diventare tutto molto semplice.
Verso il fondo , troviamo ancora i resti delle scale in legno , piattaforme sempre in legno , chiodi e ganci in ferro , forgiati
e battuti a mano dei nostri predecessori.
Non posso fare a meno di pensare a mio padre e a mio nonno , che hanno lavorato nelle miniere di antracite in Valle d'Aosta
e a tutti quelli che per vivere facevano i minatori.Tanti sono rimasti in quelle gallerie e tanti sono morti più tardi a causa
del silicio. Mi ritengo molto fortunato a farlo solo per divertimento.
E pozzo dopo pozzo usciamo da questo interminabile budello,con i piedi sento la sabbia e alla mia destra illumino una placca
con scritto "Salone Lindner". L'emozione è tanta , anche perchè avevamo il timore che il Timavo fosse in piena , visto le abbondanti
pioggie dei giorni scorsi.
Invece il Timavo scorreva placido e tranquillo e per andare a toccarlo ci tocca ancora fare circa 60 metri di dislivello.
Ci rendiamo conto che il salone è davvero immenso , il Timavo è più alto solo di 5-6 metri , ci dice Alessandro.
Invece nelle piene può salire per più di 60 metri , allagare tutto il salone e incanalarsi anche nell'ultimo pozzo.
Non per niente , a circa 50 metri dal salone ,c'era un giubbotto salvagente attaccato alla roccia e pronto all'uso.
Ahh!!!! dimenticavo che appena entrato nel salone , Filippo , mi dice di stare attento a dove metto i piedi
perchè potrei pestare qualche piccolo coleottero dal nome complicatissimo, infatti la sabbia brulica di queste
bestioline, le sole abitanti di questa grotta.
Arrivati al Timavo ci concediamo la meritata pausa e ci rifocilliamo scambiandoci le senzazioni e le emozioni
che abbiamo provato durante la discesa.
Dopo quasi due ore siamo in questa grotta in un'atmosfera da film di fantascienza con più di 300 mt
di roccia sulla testa , i piedi sulla sabbia e un fiume che ci scorre in parte.Incredibile!!!!!!!!!!!!
Nel frattempo ci siamo dimenticati de Il Grande , che in questo clima mistico , appollaiato sù una roccia,
cominciava a predicare amore e fratellanza.
E qui , quelli più vicini, giurano di aver visto il Timavo dividersi in due corsi d'acqua.Ma sù questo ,resto scettico!!!!!!!
Dopo esserci rifocillati , aver goduto di questa atmosfera surreale che la grotta ci ha dato e aver cambiato le pile
al frontalino, decidiamo di ritornare in superficie.
Il ritorno è lo stesso dell'andata , non ci sono altre uscite.
Il ritorno è più silenzioso dell'andata , un'pò per la fatica e un'pò perchè il Salone Lindner occupa tutti i nostri pensieri.
Solo dopo un bel pò sento quelli sotto di me gridare al miracolo = Cade la manna dal cielo!!!!!.
Questa non era opera de Il Grande , ma era semplicemente il mio zainetto che a forza di fregare contro le rocce si era aperto
e stavo seminando tutte le mie barrette energetiche.
E cosi scala dopo scala sentiamo l'aria diventare più fresca e poco dopo vedere la luce naturale.
Una bella senzazione essere dinuovo in superficie.
Alessandro e Il Grande ,tardavano un attimo, e in questo frangente abbiamo deciso di chiudere la grata in ferro
e liberarci una volta per tutte de Il Grande , incassando anche la taglia offerta dai 4 dell'Ave Maria.
Ma Il Grande , in quanto Grande , riesce a salvarsi anche in questa occasione.
Torniamo al parcheggio dove ci raggiungono anche Paolo e lo Sherpa , poi i più giovani partono subito
per le rispettive destinazioni , mentre i più anzianotti si dirigono al camper di Filippo , e tra una fetta di torta e
un calice di vino festeggiano il compleanno dello Sherpa/Mauro.
E poi tutti a casa..........
Grazie a Filippo , coadiuvato da Cristina e Luca per una logistica perfetta in tutto.
Grazie a Alessandro del CNSAS e Sergio della stazione sperimentale di Trebiciano per la disponibilità e cortesia.
Grazie a tutti voi compagni d'avventura , splendidi come sempre.
Speriamo di rivederci presto.

C'è solo una cosa che non mi dà pace:
dopo un sabato notte bellissimo passato con Marco , beh!! mi sarei aspettato un mazzo di fiori , una telefonata
almeno un sms , invece niente!!!!.
E proprio vero!!!! Venite , Prendete e poi Scomparite!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ciao-ciao
Ric54

giovedì 20 maggio 2010

RITORNO AL PIZZO BOGA - LA VIA "GARY HEMMING"



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Pizzo Boga (Gruppo delle Grigne)

Via "Gary Hemming"

(D, 220 m., V e V+, V+ obbl.)

martedì 18 maggio 2010



Ultimamente il tempo non è stato particolarmente generoso per quanto concerne le belle giornate... Anzi, credo che nessuno potrà offendersi se, direttamente, dirò che nell'ultimo mese la meteo ha davvero fatto schifo (in breve: tempo di merda).

Se a questo aggiungiamo anche il fatto che, per fortuna, da un verso, il lavoro sembra essere ripartito (segno di un ancorché minimo miglioramento per le asfittiche condizioni dell'economia italiota) e che, conseguentemente, il tempo a disposizione per "cazzeggimaenti montani" è direttamente diminuito, sarà facile capire quale fosse il mio stato d'animo dopo un mese di astinenza dalla montagna. L'ultima passeggiata, per così chiamarla, risale a due fine settimana fa, quando, per la disperazione, con la mia dolce metà siamo andati a fare quattro passi, intervallati da (poco) simpatiche gocce di pioggia a Laorca ed alla base del Medale...

Con Davide c'eravamo sentiti nel fine settimana, ambedue ormai in crisi d'astinenza e con ipertensione lavorativa alle stelle... La meteo preannunciava un buon martedì e, per non farci sentire dalla sfiga (che, a differenza della fotuna che è cieca, ci vede benissimo), tacitamente eravamo rimasti d'accordo che, se ci fossimo riusciti, ci saremmo presi una mezza giornata proprio quel martedì.

Il lunedì 17, dopo un'altra giornata di fuoco dal punto di vista della professione, ci sentiamo con Davide e la frase è di quelle tipiche: "Alle 7 e 30 a Ballabio?" "Ok, andata!".
Non c'è voluto molto di più...

Il mattino di martedì mi ha visto, come tante altre volte, impegnato in un bel 8b automobilistico per venir fuori senza patemi dal monzingorgo ed arrivare senza colpi di autovelox a Ballabio... Arrivo preciso, trovo Davide e subito, dopo caffettino e giretto al bagno, ci guardiamo in faccia: "Che si fa oggi?" "Abbiamo ancora un conto in sospeso con il Pizzo Boga...". Detto, fatto!

Pochi minuti dopo siamo a Laorca, dove parcheggiamo e, verificato di non aver lasciato nulla in auto (di ciò che ci serviva, intendo), partiamo spediti verso la base del succitato satellite del Medale.

La stradina che costeggia le reti paramassi è di quelle create per vedere la resistenza dell'uomo alla bestemmia: molto ripida, fondo fastidioso, è alla fin fine la vera difficoltà della giornata...

In ogni caso, al di là di qualche imprecazione, arriviamo piuttosto velocemente alla base, dove decidiamo di salire per la Gary Hemming, una delle due vie "classiche" di questa parete, o, meglio, di questo insieme di cenge intervallate da salti rocciosi. Una vera e propria" palestra" di roccia che permette di salire vere e proprie vie, chiodate in stile più alpinistico che sportivo unendo i vari "tirelli con cenge e sentierini... Un pensiero da subito viene mandato alla memoria del grande Taglia, Aldo Tagliabue, che all'esplorazione di questa struttra ed alla sua valorizzazione e messa in sicurezza per gli alpinisti tanto tempo ha dedicato.

La Gary Hemming è una via valutata complessivamente "D", con punti di V e V+. La via originale, tuttavia, prevederebbe una parte centrale su roccia poco piacevole anche se su graidi bassi... Ci ripromettiamo di vederla da vicino e, allegri come sempre, ci prepariamo, come avviene ogni volta, un qualcosa a metà tra il rituale e la pratica scaramantica... Imbrago, scarpette, moschettoni, rinvii, discensori, diavolerie, salcazzi, friends, cordini, zaino, poi via gli zaini, via i cordini, quindi su gli zaini, di nuovo i cordini... Srotolamento della sempre più laocoontica corda, essere dotato di vita propria che ama attorcigliarsi non appena la si perda di vista...

Il primo tiro è un canalino obliquo da destra a sinistra di un venticinque metri di III e III+. Roccia favolosa. Temperatura più che mite... Saliamo ridendo e godendo per la gioia, dopo così tanto tempo di emme...
Davide, giustamente, decide di accorpare anche il secondo tirello, una quindicina di metri di IV+, bellissima placchetta tecnica...
Salendo mi sento incredibilmente bene: il ginocchio non mi disturba, la pancia sta bene, la testa c'è tutta... Salgo allegro, continuo seppur senza fretta...

Ci attende il primo dei passaggi tipici e "clou" della via di oggi: un diedro seguito da una fessura, il tutto dato di V... Roccia da urlo... Davide parte e, dopo aver borbottato qualcosa all'uscita, decide di prenderla di forza. Mi tira un urlo ed inizia a recuperarmi... Salgo senza problemi, arrivo al punto "di uscita" della fessura, leggermente strapiombante, e mi rendo conto che il bastardissimo brianzolo, tirando dritto, mi ha fatto scorrere la corda dentro la fessura: logica continuazione sarebbe stato uno spostamento a sinistra di mezzo metro, dove una manigliona mostruosa mi avrebbe permesso di tenere le difficoltà nel limite del V... L'uscita come "impostami" dal Davide, invece, era un po' più faticosa...

Ovviamente, mentre risaliamo alcuni gradoni che portano alla prima cengia col baitello, le prese in giro non mancano... "Sei il solito" "perdi la via anche se è tutta dipinta" "parli tu che ti perdi per i sentieri" e così via...

Traversiamo il cengione ed arriviamo alla parte centrale. Da qui, originariamente, dovremmo in teoria spostarci verso destra, su una sorta di pilastrino rotto, con difficoltà attorno al secondo, per una settantina di metri... Rocce piene di rovi e rotte... Poco invitanti, davvero... Volete mettere quella meraviglia che ci si offre davanti tra le cosiddette "varianti"? Una, in particolare, si impone, se non altro per il nome datole: "No Spit"!!! Bellissima placchetta con spigoletto e poi saltini di IV, assolutamente senza chiodi e dove divertirsi a piazzare friends e nuts...

Arriviamo sempre più allegri, tra frizzi e lazzi, ad un'ulteriore cengia, dove vediamo indicata una variante ulteriore "via di giancarlo", anche questa molto carina e sempre di III e IV. Ce la godiamo tutta fino ad un'ennesima cengia, dove un brevissimo sentierino ci porta ad alcune indicazioni a minio sulle vie... La Gary Hemming prosegue per un bel pilastrino a destra: potremmo seguire il canalino di II+ che arriva alla cengia superiore, ma ci teniamo un paio di metri a sinsitra di questo divertendoci su una sorta di spigolotto arrotondato davvero bello.

La cengia successiva presenta una bellissima placca di IV+, tecnica e per niente faticosa, basta prendersi il tempo per cercare appigli ed appoggi... E' già tutto lì, basta leggere le indicazioni che la roccia ti manda...

Siamo sempre più allegri, saliamo senza fretta, ci guardiamo attorno, parliamo del più e del meno alle soste...

Dopo la placca, sotto la grande ed attraente placca bianca che precede la cuspide sommitale, la via piega a destra, ad aggirare uno spigolotto per giungere alla sosta, alla base di una fessura seguita da un tettino aggettante...
Sulla destra, evidente, un diedro non attrezzato ma proteggibilissimo a friends di IV...
Decidiamo di seguire la fessura ed il tettino della via originale...

Mentre Davide sale, lo osservo, non senza ilarità. Il buon brianzolo, difatti (autore poco prima di una rocambolesca discesa a corda per recuperare il classico cordino perso tra i miei insulti degni di un Arpagone nato a Genova da madre ebrea e padre scozzese), decide di divertirsi a "provare" a prendere fessura e tettino in modo "diverso"... Ravana un minimo, passa e poi, superato il tetto, va verso destra a prendere quella che è la continuzione del diedro e che deposita sulla cresta, poco sotto la vetta...

Toccherebbe a me, ma è giorno di lavoro e, mentre sto per attaccare il tratto chiave, iniziano a squillare i cellulari... Lo so, lo so, uno li dovrebbe lasciare in auto, ma, tra le condizioni imposte dalla mia dolce metà in simili occasioni, c'è anche quella di tenere il cellulare a portata di mano...
Mi attacco ai chiodi, rispondo, risolvo velocemente il problema, ricevo una telefonata dalla ex moglie e poi, finalmente, salgo a ravanare come un ossesso su quel malefico tettino, per superare il quale bisogna far ricorso a molta fatica di braccia, essendo gli appoggi obbligati decisamente lisciati ed oleosi...
Comnque sia, dopo essermi riposato un po', al secondo tentativo riesco ad afferrare il maniglione superiore del tettino e, annaspando, ravanando, chiamando in causa i vari santi, riesco a ristabilirmi ed a continuare per le rocce di IV che portano in cresta.

Lasciamo stare le prese in giro del buon Davide... "Sei troppo buono a rispondere al telefono..." Subito dopo controlla il suo e, un po' vergognoso, sorride e dice "andiamo in cima, va...".

L'ultimo tirello sono semplici roccette di cresta, non superiori al III grado, che ci depositano sulla vetta, dove facciamo una piccola e doverosa sosta davavnti alla targa in memoria di Aldo Tagliabue. Attorno, in un cielo lievemente velato, si stagliano il Medale, il Coltignone, madama Grignetta, il Resegone, il Due Mani e, dietro, lo Zuccone Campelli... Davanti a noi, poi, sotto i piedi, osserviamo Lecco e la Brianza...

Un panorama arcinoto ad ambedue, ma che non stanca mai...

E' ora di pranzo, per la gente normale...

Per noi è tempo di scendere e ci fiondiamo lungo il perfido canalino, attrezzato in un paio di punti con una corda metallica ottima per stendere i panni ad asciugare ed in altri due con un paio di spezzoni di corda statica con tanto di nodi per consentire una discesa "alla pompiera".... Il sentierino è davvero scivoloso e fastidioso, ma breve... Ritroviamo abbastanza presto il macereto ed il sentiero trnquillo che, velocemente, ci deposita alla base e, poi, allegri e soddisfatti, ci riaccompagna alle automobili.

Una sana birra al Coccinella e poi via, un abbraccio e dritti ciascuno a casa propria per una sana doccia e poi, al pomeriggio, ambedue al proprio tavolo di lavoro a far finta di essere professionsiti seri...

Una mezza giornata di Pizzo Boga gustata attimo per attimo, per la quale sono grato all'amico Davide e che so che mi ha permesso di ricaricarmi e poter continuare la settimana...

Se il tempo si metterà a fare la persona seria, so già che non sarà l'ultima...

Buone Montagne!!!!