(nella foto da sin. Sergio Longoni, Fabio Palma, Beat Kammerlander ed il vecchio Arterio Lupin)
Come unire professione e passione: incontro con Beat Kammerlander Sirtori, 18 febbraio 2010
Come unire professione e passione: incontro con Beat Kammerlander Sirtori, 18 febbraio 2010
Una delle massime aspirazioni di - credo - chiunque sarebbe poter coniugare, almeno in parte, passioni e professione. Spesso questa è solo un'utopia, distante dalla realtà e, necessariamente, ci si accontenta di dare il nostro meglio al lavoro per poter poi gustare il tempo libero da dedicare alla propria passione con la coscienza pulita. Questo, ovviamente, di 'sti tempi, sarebbe già molto, considerati i chiari di luna che male influiscono sul mondo del lavoro... Ma è un'altra storia..
Uno dei vantaggi di chi fa il traduttore e interprete è senza dubbio quello di poter avere a che fare con mondi spesso diversi tra loro, ampliando il proprio raggio di conoscenze, soprattutto dal punto di vista di quella che chiamo "la varia umanità".
Ogni tanto - non troppo spesso, ma, tutto sommato, nemmeno troppo di rado -mi capita di poter lavorare in ambiti più o meno legati all'ambito della mia passione...
Uno di questi fortunati casi - fortunati da ogni punto di vista - ha avuto luogo giovedì 18 febbraio 2010. Una serata semplicemente deliziosa, a Bevera di Sirtori, presso il negozio principale della catena di Sport Specialist, ovvero del Longoni. Serata stupendamente organizzata da Fabio Palma, scrittore-alpinista, per l'occasione maestro di cerimonia, oltre che amico di Kammerlander, e conclusa dal padron di casa, Sergio Longoni. Presenti molti alpinisti ed amanti della montagna non solo del Lecchese, ma, in generale, di buona parte della Lombardia, alla faccia del tempo non proprio clemente. Tra gli altri, ho avuto l'occasione di conoscere una figura che negli anni '8o conoscevo solo per leggere di lui sulle pagine della neonata "Alp", il Ballera, al secolo Marco Ballerini, il primo italiano, se non erro, a superare un 8a, all'epoca del boom dell'arrampicata sportiva in Italia...
Ho avuto l'onore - ci tengo a sottolinearlo - di fare da interprete per una figura mitica dell'alpinismo e dell'arrampicata, Beat Kammerlander. Non mi pare il caso di stare a ricordare chi sia il mitico Beat... Cinquant'anni, eppure la stessa vitalità di un ragazzino. E di un ragazzino, di quelli di una volta, l'umiltà e la semplicità con cui, tranquillamente, ha presentato, di fronte al pubblico delle grandi occasioni, foto ed immagini della sua vita alpinistica.
Con semplicità estrema ha saputo raccontare di come sia arrivato, quasi per caso, all'arrampicata, salvo poi continuare a praticarla, facendone ragione di vita ed addirittura mestiere, fino a diventare la leggenda vivente che ora è. Cinquant'anni, eppure ancora tranquillo nel riuscire a percorrere in "clean climbing" la via Prinzip Hoffnung, da lui stesso aperta, ben poco ripetuta (X+ in scala UIAA). Tanto per essere chiari, si è preso il lusso di pensare ed effettuare la ripetizone di una via ben poco ripetuta già con l'uso degli spit, facendo ricorso solo alle protezioni mobili (dei nuts che, probabilmente, non avrebbero tenuto il volo di un gatto, figuriamoci di una persona... Quando si dice "protezione psicologica"...)...
Come non fosse bastato, sempre placido e sorridente, ha mostrato immagini di una salita di misto valutata M10... Per non parlare di salite negli Stati Uniti e quant'altro... La sala dello Sport Specialist era stracolma, eppure, davanti alle immagini (Beat è anche un ottimo fotografo) ed alle parole di Kammerlander, mai troppe, mai troppo poche, non si sentiva volare una mosca, se non qualche sospiro a metà tra la meraviglia e l'incredulità.
Eppure, sempre con estrema umiltà, per quanto sia consapevole del significato che la sua figura riveste per alpinismo ed arrampicata, il Beat ha tenuto a citare e sottolineare valore ed imprese degli amici e dei conoscenti con i quali arrampica e dei quali ha estremo rispetto, a cominciare da Pierino Dal Pra'.
In modo professionale, ma con una cortesia assolutamente priva di ipocrisia e senza mai avere modi falsamente affettati, Beat non si è sottratto nemmeno per un attimo alle domande, alle richieste di foto ed autografi od a semplici chiacchierate. Tranquillamente, anche dopo la parte ufficiale, tra un bicchiere di vino e qualche assaggio dall'ottimo buffet, Beat ha continuato a rispondere alle domande postegli, brindando e ridendo con chiunque, fosse questi un membro dei Ragni di Lecco od un semplice escursionista appassionato. Addirittura era lui a scusarsi con me quando, per rispondere a qualcuno, doveva chiedermi di appoggiare per un attimo il bicchiere e tradurre le risposte...
Durante la proiezione delle diapositive, non ha mai mancato di sottolineare con battute quanto andava mostrando. Sempre pronto a ridere e scherzare, è una persona che incute certamente tanto rispetto e stima, ma nessuna soggezione: al contrario, è una persona che ispira immediatamente simpatia, entra abbastanza velocemente in confidenza e chiacchiera con piacere. Se, chiaramente, non posso riportare i vari discorsi sorti a livello personale, che restano nostri, mi va, comunque, di sottolineare un aneddotino... Durante la proiezione delle diapositive sulla salita di Prinzip Hoffnung, ad un certo punto si vedeva come salisse usando appigli buoni al massimo per la parte finale dell'ultima falange di due dita... Un qualcosa di mostruoso solo a pensarlo... Beat li chiamava "appigli" e poi "tacchette per le dita"... Chiuso il microfono, mentre la proiezione andava, si volta e mi chiede: "Ma perché ti è venuto da ridere mentre traducevi?". Ed io "Vedi, tu li chiami appigli, ma a me veniva voglia di tradurli con "cacche di mosca", tanto erano esigui". Il Kammerlander, sornione, prima si mette a ridere e poi, tranquillo "beh, sì, in effetti diciamo così anche noi... Solo che una cacca di mosca sarebbe stata forse più sicura..." E giù a ridere, tranquillo, conscio di ciò che aveva fatto ma talmente grande nella sua semplicità da non prendersi troppo sul serio e sempre capace di farsi quattro risate.
Da ultimo, mi va di aggiungere una cosa che ho enormemente apprezzato: Beat Kammerlander è uno che non disdegna assolutamente il vino buono, il cibo buono ed una sana sigaretta ogni tanto...
Almeno in questo posso dire di poter competere col Kammerlander!!
La serata, poi, ha avuto un degno epilogo "privato" con una cenetta a tarda ora a Barzanò, ospiti di Sergio Longoni, cui oltre al Beat ed al suo fido accompagnatore Michl, hanno partecipato Fabio Palma, Marco Anghileri ed un paio di altri simpatici collaboratori del Longoni. Un fine serata all'insegna della chiacchiera e delle risate, oltre che della montagna, durante la quale la lotta tra chi ingurgitava più liquidi alcoolici tra italiani ed austriaci è terminata in sostanziale parità...
Una serata memorabile e divertente...
Fosse sempre possibile pensare al lavoro solo in questi termini...
Uno dei vantaggi di chi fa il traduttore e interprete è senza dubbio quello di poter avere a che fare con mondi spesso diversi tra loro, ampliando il proprio raggio di conoscenze, soprattutto dal punto di vista di quella che chiamo "la varia umanità".
Ogni tanto - non troppo spesso, ma, tutto sommato, nemmeno troppo di rado -mi capita di poter lavorare in ambiti più o meno legati all'ambito della mia passione...
Uno di questi fortunati casi - fortunati da ogni punto di vista - ha avuto luogo giovedì 18 febbraio 2010. Una serata semplicemente deliziosa, a Bevera di Sirtori, presso il negozio principale della catena di Sport Specialist, ovvero del Longoni. Serata stupendamente organizzata da Fabio Palma, scrittore-alpinista, per l'occasione maestro di cerimonia, oltre che amico di Kammerlander, e conclusa dal padron di casa, Sergio Longoni. Presenti molti alpinisti ed amanti della montagna non solo del Lecchese, ma, in generale, di buona parte della Lombardia, alla faccia del tempo non proprio clemente. Tra gli altri, ho avuto l'occasione di conoscere una figura che negli anni '8o conoscevo solo per leggere di lui sulle pagine della neonata "Alp", il Ballera, al secolo Marco Ballerini, il primo italiano, se non erro, a superare un 8a, all'epoca del boom dell'arrampicata sportiva in Italia...
Ho avuto l'onore - ci tengo a sottolinearlo - di fare da interprete per una figura mitica dell'alpinismo e dell'arrampicata, Beat Kammerlander. Non mi pare il caso di stare a ricordare chi sia il mitico Beat... Cinquant'anni, eppure la stessa vitalità di un ragazzino. E di un ragazzino, di quelli di una volta, l'umiltà e la semplicità con cui, tranquillamente, ha presentato, di fronte al pubblico delle grandi occasioni, foto ed immagini della sua vita alpinistica.
Con semplicità estrema ha saputo raccontare di come sia arrivato, quasi per caso, all'arrampicata, salvo poi continuare a praticarla, facendone ragione di vita ed addirittura mestiere, fino a diventare la leggenda vivente che ora è. Cinquant'anni, eppure ancora tranquillo nel riuscire a percorrere in "clean climbing" la via Prinzip Hoffnung, da lui stesso aperta, ben poco ripetuta (X+ in scala UIAA). Tanto per essere chiari, si è preso il lusso di pensare ed effettuare la ripetizone di una via ben poco ripetuta già con l'uso degli spit, facendo ricorso solo alle protezioni mobili (dei nuts che, probabilmente, non avrebbero tenuto il volo di un gatto, figuriamoci di una persona... Quando si dice "protezione psicologica"...)...
Come non fosse bastato, sempre placido e sorridente, ha mostrato immagini di una salita di misto valutata M10... Per non parlare di salite negli Stati Uniti e quant'altro... La sala dello Sport Specialist era stracolma, eppure, davanti alle immagini (Beat è anche un ottimo fotografo) ed alle parole di Kammerlander, mai troppe, mai troppo poche, non si sentiva volare una mosca, se non qualche sospiro a metà tra la meraviglia e l'incredulità.
Eppure, sempre con estrema umiltà, per quanto sia consapevole del significato che la sua figura riveste per alpinismo ed arrampicata, il Beat ha tenuto a citare e sottolineare valore ed imprese degli amici e dei conoscenti con i quali arrampica e dei quali ha estremo rispetto, a cominciare da Pierino Dal Pra'.
In modo professionale, ma con una cortesia assolutamente priva di ipocrisia e senza mai avere modi falsamente affettati, Beat non si è sottratto nemmeno per un attimo alle domande, alle richieste di foto ed autografi od a semplici chiacchierate. Tranquillamente, anche dopo la parte ufficiale, tra un bicchiere di vino e qualche assaggio dall'ottimo buffet, Beat ha continuato a rispondere alle domande postegli, brindando e ridendo con chiunque, fosse questi un membro dei Ragni di Lecco od un semplice escursionista appassionato. Addirittura era lui a scusarsi con me quando, per rispondere a qualcuno, doveva chiedermi di appoggiare per un attimo il bicchiere e tradurre le risposte...
Durante la proiezione delle diapositive, non ha mai mancato di sottolineare con battute quanto andava mostrando. Sempre pronto a ridere e scherzare, è una persona che incute certamente tanto rispetto e stima, ma nessuna soggezione: al contrario, è una persona che ispira immediatamente simpatia, entra abbastanza velocemente in confidenza e chiacchiera con piacere. Se, chiaramente, non posso riportare i vari discorsi sorti a livello personale, che restano nostri, mi va, comunque, di sottolineare un aneddotino... Durante la proiezione delle diapositive sulla salita di Prinzip Hoffnung, ad un certo punto si vedeva come salisse usando appigli buoni al massimo per la parte finale dell'ultima falange di due dita... Un qualcosa di mostruoso solo a pensarlo... Beat li chiamava "appigli" e poi "tacchette per le dita"... Chiuso il microfono, mentre la proiezione andava, si volta e mi chiede: "Ma perché ti è venuto da ridere mentre traducevi?". Ed io "Vedi, tu li chiami appigli, ma a me veniva voglia di tradurli con "cacche di mosca", tanto erano esigui". Il Kammerlander, sornione, prima si mette a ridere e poi, tranquillo "beh, sì, in effetti diciamo così anche noi... Solo che una cacca di mosca sarebbe stata forse più sicura..." E giù a ridere, tranquillo, conscio di ciò che aveva fatto ma talmente grande nella sua semplicità da non prendersi troppo sul serio e sempre capace di farsi quattro risate.
Da ultimo, mi va di aggiungere una cosa che ho enormemente apprezzato: Beat Kammerlander è uno che non disdegna assolutamente il vino buono, il cibo buono ed una sana sigaretta ogni tanto...
Almeno in questo posso dire di poter competere col Kammerlander!!
La serata, poi, ha avuto un degno epilogo "privato" con una cenetta a tarda ora a Barzanò, ospiti di Sergio Longoni, cui oltre al Beat ed al suo fido accompagnatore Michl, hanno partecipato Fabio Palma, Marco Anghileri ed un paio di altri simpatici collaboratori del Longoni. Un fine serata all'insegna della chiacchiera e delle risate, oltre che della montagna, durante la quale la lotta tra chi ingurgitava più liquidi alcoolici tra italiani ed austriaci è terminata in sostanziale parità...
Una serata memorabile e divertente...
Fosse sempre possibile pensare al lavoro solo in questi termini...