Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

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Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

domenica 30 novembre 2008

LA CRESTA GG OSA AL MOREGALLO, UNA SALITA AGOGNATA

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Cresta GG OSA al Monte Moregallo, 6 ottobre 2008


E' molto difficile per me riuscire a spiegare cos'è che mi appassiona ad una montagna piuttosto che ad un'altra...
Forse la passione, da buon filologo, per il "particolare" piuttosto che per l'"universale"...
Forse il desiderio di andare nei posti meno "famosi" piuttosto che verso le mete prese d'assalto...
Forse, semplicemente, una concomitanza di casi...

Fatto sta che, da quando ho finalmente ripreso ad andare in montagna, il Moregallo ha sempre esercitato su di me un fascino irresistibile...
Una montagna che i Valmadreresi definiscono "una Grignetta in miniatura"..
Un "paracarro che non arriva ai fatidici "milleetrè" che servirebbero ai milanesi per riportare un vecchio slogan di uno sketch televisivo di alcuni decenni fa...
A me, semplice innamorato dei monti, il Moregallo ha subito svelato la sua essenza: un microclima dolomitico a bassa quota, capace di regalare visuali e sensazioni inaspettate a chiunque, con umiltà, avesse voglia di avventurarsi sui suoi sentieri...
Una montagna che invita a salire, in ogni periodo dell'anno...
Una montagna che offre storia e arte, assieme alle montagne consorelle...
I monti del Triangolo Lariano sono una scoperta continua... Eppure sono le montagne più vicine a Milano, la domenica vengono prese d'assalto da torme di gitanti e varia umanità...
Eppure...
Sono "montagna vera", che offre passeggiate nel bosco così come itinerari per esperti, ferrate, arrampicate, possibilità di usare le ciaspole in inverno e di salire con i ramponi quando le condizioni lo richiedono...
Eppure più basse dei Piani dei Resinelli...
Moregallo, Corni di Canzo, Prasanto, Rai, Cornizzolo, Corno Birone...
Un dedalo di possibilità per l'escursionista e per l'alpinista...
Sì, per l'alpinista...
Non mi si venga a dire che a quelle altitudini parliamo di montagna in miniatura: a salire da Valmadrera i dislivelli sono tutti superiori ai mille metri... Ed i sentieri, magnificamente tenuti, sono ripidi, spesso molto ripidi, proprio per la caratteristica di questi "paracarri che, dal fondo dei paesotti - pardon, operose cittadine - dell'Alta Brianza si alzano al cielo con un balzo da mille metri...
Le risalite sono rapide proprio per questa caratteristica di ripidità che assumono questi sentieri...
A me, maniaco bibliofilo, divoratore di qualsiasi cosa venga stampata o pubblicata su un argomento che interessa, era subito saltato all'occhio che Valmadrera ed il Moregallo sono la patria di un Grande dell'Alpinismo e delle letteratura alpinistica, ovvero del compianto Gino Buscaini...
Alcuni suoi dipinti sono ancora al rifugio SEV Pianezzo, sotto i Corni di Canzo...
Contrariamente a quanto viene "pompato" nelle pubblicazioni, a stampa o in Rete, la vera regina per gli alpinisti non sono i pur meravigliosi Corni di Canzo con le loro pareti da alpinismo di altri tempi (la Parete Fasana) o con le vie di arrampicata "moderna" sul Corno Rat...
No, la vera regina, anzi, l'Imperatore del Triangolo Lariano è il Moregallo... Così come la Grignetta si impone sul pur più alto Grignone, il Moregallo si impone sulle montagne sorelle e più alte...
Per capire il perché è sufficiente salire da Valmadrera a San Tomaso e poi dirigersi, con piacevole camminata, verso la fonte si Sambrosera... Il Moregallo presenterà subito una miriade di campanili, campaniletti, torri, torrette, pinnacoli... E due creste che, da poco sopra Sambrosera, salgono alla vetta in linea diretta, quasi a formare due "Stairway to Heaven" moregallesche...
Non può non balzare agli occhi dell'alpinista la bellezza della "fetta d'arancia" creata dalla Cresta poi ribattezzata G.G. O.S.A. e l'infernale selva di pinnacoli che, alla sinistra di questa, guardandola, compone la Cresta 50 CAI...
Due creste di difficoltà "modesta" (ma sempre da rispettare... il concetto di difficoltà modesta è sempre molto relativo)... III+ e IV- con qualche passaggio di IV e IV+ (evitabile) la Cresta OSA, IV e IV+ la Cresta 50 CAI...
Nonostante le modeste difficoltà, due creste "ipergettonate" da principianti, scuole di roccia e appassionati...
Così come gli innamorati della Grignetta citano subito la Cresta Segantini, se parlate con un innamorato del Moregallo vi sentirete chiedere subito "hai fatto la Cresta OSA?"....
Vedere foto su foto e leggere e rileggere le relazioni (non troppe) presenti in rete o sulle pubblicazioni mi aveva fatto "interesare" a quella linea così naturale, estetica, aerea...
il colpo di grazia l'avevo poi ricevuto frequentando alcuni forum, in Rete...
Un grosso calibro dell'Alpinismo (non solo locale) come Marco Anghileri mi aveva spinto più che incoraggiato ad andare a divertirmi su quel calcare stupendo, creato ad arte dal Fabbricatore Supremo per la gioia dell'Alpinista...
Girando e rigirando tra i sentieri e le ferrate della zona, più volte, forse anche troppe, il mio sguardo si era posato su quella linea...

La concomitanza dei casi di cui parlavo all'inizio mi fece il regalo atteso: nel mio peregrinare solitario per i monti del Lecchese e del Triangolo Lariano (quindi con sconfinamento nel Comasco, devo dirlo per correttezza geografica), mi era spesso capitato di fermarmi a chiacchierare con escursionisti ed arrampicatori incontrati su vette e sentieri...
Sullo Zucco di Pesciola, qualche settimana prima, avevo trovato una cordata che era salita per la Cresta Ongania... Io ero salito per il Canalone della Madonna dopo aver mollato la ferrata CAI Barzio allo Zucco di Pesciola a causa della eccessiva presenza umana e dei ricordini in forma di sasso che gli stessi mandavano...
Quattro chiacchiere, i due si accorgono presto del mio amore per quella zona (lo Zuccone Campelli è un altro capitolo dei miei innamoramenti montani) e ad uno viene la classica frase "avessi saputo che ne avevi voglia, ti saresti potuto legare con noi e fare la cresta Ongania"... Più o meno come infilare un coltello spalmato di peperoncino rosso nella piaga purulenta...
Quattro chiacchiere, i saluti, poi ognuno per la sua strada...
Poco tempo dopo, sempre il caso ha voluto che, discutendo nel Forum, venissi contattato da un alpinista della zona, interessato al mio modo di andare per monti ed al mio "approccio" alla montagna...
Per mail e per telefono ci si capisce al volo... Nessuna fretta, gustare l'itinerario, nessun problema a mandar giù una doppia o a fare dietro-front se "non è giornata"...
Ci si incontra a Valmadrera... Ed è la stessa persona che avevo incontrato sullo Zucco di Pesciola...
Nasce così un piccolo sodalizio ed una bella amicizia con il Davide...
Mentre si ride del "caso" davanti ad un caffè a Valmadrera, osserviamo una giornata ottobrina semplicemente ideale per salire... Alcune nubi che evitano al sole di arrostirci e, nel contempo, un bel tepore che ci pernette di salire in allegria "estiva"...
Il sentiero passa velocemente per la Cappelletta della VARS e ben presto arriva, per un sentiero che guadagna in ripidità, alla fonte di Sambrosera, crocevia dei sentieri del Moregallo...
I segnavia ci indicano di salire verso la Forcellina... Il sentiero è sempre più ripido ed il calore si fa sentire... Davide se ne esce con una delle sue frasi preferite "magari tra poco spiana" proprio mentre il sentierino diventa del tipo "ginocchia al mento"... In breve ci troviamo all'attacco, allegri come pasque...

La Cresta G.G. O.S.A. ha questo nome per un motivo semplice: è stata dedicata al Gruppo Giovanile della Organizzazione Sportiva Alpinisti di Valmadrera... Non è un signor Gigi Osa... Tracciata negli anni '70, è diventata presto una classicissima del posto, ma, forse per le difficoltà modeste, non facendo "grado", pur divertendosi come matti, gli alpinisti preferiscono parlare di altro, soprattutto lì dove si possono citare i gradi francesi...
Invece, per un amante della montagna e della natura, la Cresta non ha perso nulla del fascino originario... Pochissimi e ormai quasi invisibili i bolli rossi, in parete si trovano trre-quattro chiodi, non di più... La Cresta offre più che abbondanti spuntoni e clessidre, fessure, maniglie, acquasantiere e quant'altro, dove ci si può sbizzarrire ad usar cordini, dadi e friends...
Salgo, incoraggiato dal Davidùn, per il primo tiro, ritrovando subito la confidenza con la roccia, superbamente rugosa e ricca delle caratteristiche che gli amanti della Dolomia e del Calcare conoscono...
Il terzo ed il terzo più vegono divorati, la cresta sale in magnifica esposizione ed i panorami aumentano ad ogni passo...
Sullo sfondo, l'abitato di Valmadrera ed i rumori della civiltà che sembrano così distanti...
Ci alterniamo, passando un primo strapiombino di IV-, per poi giungere ad una paretina con lama staccata che ci costringe a qualche movimento poco ortodosso... Il passaggio è dato come "vicino al IV" e "faticoso"... Davide si impunta a passare secondo una propria linea e lo fa con maestria, passando un bel cordino su uno spuntone basso...
Da buon veneto testardo, decido poi di seguire una linea mia, risalendo la paretina a destra della lama per rientrare un po' più in alto con maggiore eleganza... Almeno, quella era la mia speranza... Quando mi allungo per prendere il lamone, però, mi rendo conto che il cordino col rinvio è almeno due mtri sotto di me e la mia linea elegante è andata tranquillamente a donne di facili costumi...
Devo scendere, recuperare il materiale ed infilarmi in quel fessurotto antipatico ed aggettante, che risalgo con un incastro che è tutto fuorché elegante...
Arrivo in sosta, con Davide che ride...
Risalgo, poi, una serie di altri spuntoni.. Uno più bello dell'altro. Passiamo, poi, il cosiddetto "passo chiave", che prevede una salita d'opposizione sfruttando uno spuntoncino attaccato alla parete e la risalita di una paretina verticale e poco appigliata... Così dicono le relazioni... In realtà, qui il passagio è solo di tecnica... Saliamo allegri ed eleganti...
Molto meno eleganti, in verità, siamo stati sull'untissimo caminone...
Non molto alto, risulta essere completamente lisciato dai passaggi negli appoggi alti, costringendo ad una uscita di forza...
Davide sale da primo e se ne esce alzandosi... In ogni caso, faticoso per faticoso, il passaggio non supera il quarto grado inferiore... Forse...
Io salgo bene, in opposizione, fino all'uscita... Poi, sul lato destro, che dovrei sfruttare per uscire, cerco inutilmente un appggio per il piede destro.. Nulla, è come mettere la scarpetta sull'olio...
Decido allora di portare il piede sinistro sul sasso incastrato e, trovati ottimi appiglioni per le mani, mi alzo brutalmente e, ravanando, esco in modo poco elegante ma decisamente efficace...
Proseguo per una serie fantastica di piccoli salti e su spuntoni e torrioncini di Cresta... Le lunghezze di corda alternate si susseguono e ben presto - almeno così ci sembra - ci troviamo alla fine della parte rocciosa della Cresta...
Un sentierino un po' infido ci porta ad abbassarci fino ad un torrione con una fessurotta di quarto superiore (pochi metri), cui segue un altro sentierino. Il successivo risalto è decisamente poco invitante... La roccia è ora "merdosa", di quella che si sfalda... Ci sarebbe da salire per un canalino per andare a passare il "ponte di roccia" e di lì portarsi in vetta, pochi metri sopra...
Non vogliamo rovinare la qualità della gita in termini di roccia salda ed aggiriamo in pochi minuti il torrioncino per arrivare sulla cima del Moregallo...
Una sana stretta di mano, una bevutina, la classica banana "premasticata" grazie alla permanenza nello zaino e, per me la classica sigaretta di vetta...
Il panorama è fantastico:
le Grigne, il Resegone, i Corni, il Lago di Como con i suoi colori tenui, resi particolari da un piccola nebbiolina che si alza... Sembra quasi irreale...
In basso, Lecco, Valmadrera, Civate, la Brianza...
Fotografiamo, ci prendiamo amabilmente in giro...
Decidiamo, per completare il percorso di cresta, di scendere lungo la Cresta Ovest del Moregallo, un semplice e panoramicissimo sentiero in parte attrezzato...
Il primo tratto è il più "complesso" per un escursionista alle prime armi... Si tratta di scendere il "Giòch"... Uno zig-zag un po' esposto con abbondanti catene...
Si risale, poi, in cresta e qui la Montagna, resasi conto del nostro amore, ci regala una serie di visuali magnifiche...
Il Lario, com'è sua abitudine, rilascia vapori e nebbioline che hanno il pregio di sfumare i contorni dei panorami...
Per tutto il saliscendi della Cresta Ovest il Lario ci ha regalato mutamenti continui di tonalità e cromatismi dei panorami...
Non si riusciva a capire se ciò che vedevamo attorno al Lago fossero le montagne ed i boschi o se fosse solo la nostra immaginazione ad indovinarli, più che vederli...
In un punto, in particolare, poco prima della fine della Cresta, alla Bocchetta di Moregge, la visuale sul Lario era tale dar pensare ai quadri di quel maestro indiscusso che fu Giovanni Segantini...
Dalla Bocchetta di Moregge, allegri, felci, con gli occhi ricolmi di panorami stupendi e col cuore ancora eccitato per meravigliosa cavalcata, infiliamo tutto nelgi zaini e partiamo di corsa verso la meritata birra a Valmadrera...

Il Moregallo ha segnato la nascita di una amicizia e, per me, ha soprattutto segnato il "ritorno alla Montagna"... Da più di due anni, per quanto andassi per ferrate, sentieri, vie alpinistiche di primo e qualche passaggio di secondo da solo, continuavo a chiedermi se avrei ricominciato a mettere le mani sulla roccia con scarpette, corda e tutto il resto...
Il Moregallo, caloroso e bello come sa mostrarsi a chi lo sa osservare, ha voluto essere il Padrino della mia seconda Cresima, così come la Grignetta, due anni prima, ha voluto ribattezzarmi quando, dopo una decina d'anni, di inattività, per ricominciare avevo deciso di andare a salire sulla tanto agognata Sentinella della Guerriera Bella e Senza Amore per la Direttissima...
Percorsi straconosciuti, certo...
Percorsi anche troppo banali, forse...
Ma che per me hanno significato la mia rinascita ed il mio ritorno ai monti...
Per questo, forse, potrò dire di essere in qualche modo stato adottato da Moregallo, Grignetta e dagli zii Zuccone Campelli e Zucco di Pesciola, così come potrò sempre dire di essere coccolato dal Nonno Grignone...

A dimostrazione che, in montagna, non occorre andare chissà dove per provare le sensazioni della Bellezza e del Piacere alpinistico...
Basta aver l'umiltà di aprire gli occhi e saper guardare quello che viene offerto e, anche a due passi da casa o dalla città, ci saranno sempre mille nuove scoperte da fare...

Buone Montagne

venerdì 28 novembre 2008

MONTE CASTELLO DI GAINO - CRESTA SUD - OVEST


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Monte Castello di Gaino, Cresta Sud-Ovest, 27 Novembre 2008


Era un bel po' di tempo che il Monte Castello di Gaino rientrava nei miei piani...

Chi mi conosce sa benissimo che tra le mie mete preferite ci sono:

1) i percorsi di cresta
2) gli spigoli
3) i canaloni

Non che disdegni placche o pareti aperte, ma, se devo dare una preferenza, quello è l'ordine...

Da molto, dicevo, mi rileggevo le relazioni e mi guardavo gli album fotografici... Una cresta con quasi 900 metri di sviluppo, passaggi obbligatori di III+ e IV-, innumerevoli varianti più pepate a piacere...

Ieri, giovedì, col mio compagno di merende Davide, decidiamo di sfruttare la finestra di bel tempo che questo strano novembre ci regala...
Partenza da Merate alle 6.30. Autostrada fino a Brescia Est, uscita verso Salò e Toscolano, pit-stop (anzi, coffee-and-pipì-t-stop) subito fuori dalla galleria, poco prima di Salò... Un bar "locale", appena fuori dal caos dei bar per turisti, dove lo sport nazionale sembra essere la gara a chi beve più marsala all'uovo prima di andare a lavorare... Davide guarda esterrefatto... Me lo immagino tra Veneto e Friuli, dove al mattino si va a grappa...

Pochi chilometri, passiamo Salò e Toscolano Maderno, quindi arriviamo in vista di Gaino, dove, seguendo le indicazioni, risaliamo al parcheggio...

Scesi dall'auto, così come al bar, veniamo accolti da quello che a noi sembra un freddo becco.
Molta neve fresca a terra, a 300 m...
La cresta sembra però pulita...

Ci avviamo lungo il sentiero, quasi in piano, fino alla base della cresta, passando per la palestrina di roccia...
La giornata è stupenda: non una nube nel cielo, nessuna persona in giro (a parte i colpi di qualche cacciatore in lontananza). Davanti a noi la stupenda cresta calcarea del castello di Gaino e, a lato, oltre la valle del Toscolano, il Pizzocolo che ci mostra le sue creste Est e Sud-Est...

Dopo un quarto d'ora di movimenti ginnici quasi fantozziani, senza sentire né mani né piedi, attacco, finita la cicca di buon auspicio, il primo speroncino, seguendo una linea tra fessurine e spigoletti... Il terzo più ed il quarto meno ci stanno tutti, ma sembrano mooolto più difficili.. Le mani sono intirizzite, i piedi pure...

Salgo e, man mano, torna la sensibilità. Esco da una specie di fessura-canalino e mi porto su una sorta di spigoletto, al sole... I raggi di questo sono davvero benefici... I movimenti si fanno più fluidi, le spaccate vengono bene, gli appigli si fanno sempre più sicuri... Lo so che è psicologia... Ma conta veramente tanto.

Faccio i primi 45 metri di tiro... Trovo un clessidrone meraviglioso. Faccio sosta e lascio salire Davide.

Anche il Davide arriva quasi intirizzito... Lo vedo fermarsi e soffiarsi sulle mani prima di scegliere gli appigli...

Il secondo tiro, che inizia con un buon quarto e poi terzo e via via secondo, è di una trentina di metri e ci deposita decisamente al sole.
Ne approfitto - dato che salgo da secondo - per salire in scioltezza e provare i movimenti in relax...
Il sole, la tranquillità... Mi muovo allegro e salgo bene.

I tiri successivi, fino alla cima del primo pilastrino, li tiro io. Ormai ho ripreso la tranquillità e salgo rapido... In scioltezza, gustando ogni movimento su questo meraviglioso calcare rugoso, ricco di clessidre ed acquasantiere... Ci lasciamo anche - spesso - prendere dalla tentazione di fare qualche "variante" secondo il nostro senso estetico alla via...

Rimarrà nella storia la mia decisione di prendere una sorta di strapiombino cui segue una traversatina delicata... Mi impunto a passare di lì... Davide, comprensivo, mentre mi dà corda, mi invita a piazzare una protezione... Mugugno, ma ha ragione... Infilo un nut, lo piazzo da manuale e, sempre da manuale, passo il rinvio nel cordino. Quindi mi impegno, mi isso sullo strapiombino, mi concentro e, d'equilibrio, traverso un paio di metri appena ascendenti fino a prendere appigli ed appoggi sullo spigoletto dello sperone... E' solo a quel punto che sento Davide ridere di gusto...
"Uè, Luca... Hai fatto tutto bene... Questo è un numero straordinario... "
"Perché???"
"Perché hai piazzato meravigliosamente il nut, hai passato per bene il rinvio, sei salito elegante e sicuro... Peccato che tu ti sia dimenticato di passare la corda nel rinvio...."
A quel punto, decide di salire, dopo aver recuperato il materiale, direttamente dallo spigoletto, beffardo... Ovviamente me l'ha detto dopo che avevo piazzato altre protezioni (cosa nella quale, generalmente, abbondo)...
Anche questo è stato il bello della salita... Quel salire allegri, in serenità, senza fretta e gustando ogni metro... Il tutto, però, in sicurezza... Nonostante un numero come quello... Dove, però, le altre protezioni garantivano la eventuale brutta figura senza compromettere la sicurezza...

Senza fretta, gustandoci tutto, arriviamo alla selletta sotto l'ultima parte della cresta che porta all'anticima... E' un bel tratto, davvero non breve, con numerosi passaggi di terzo e varianti di difficoltà ben superiori..

Qui troviamo le sorprese più pepate...

La neve, che anche prima si lasciava trovare a chiazze qua e là, diventa costante per buona parte degli ultimi duecento metri e ci costringe ad un "quasi misto" in scarpette da arrampicata...
In molti punti dobbiamo optare per varianti ben superiori alla media del percorso per evitare la neve... Ma, sotto la vetta dell'anticima, la via diventa praticamente obbligata:
una ravanata mostruosa su neve fresca, con passaggini facili in condizioni normali che ci costringono alla massima attenzione... In particolare, l'aggiramento di un torrione prevede il passaggio sulla parete ovest con una traversatina su cengia lievemente discendente... Molto esposta ma facilissima in condizioni normali, ieri, invece, era ricoperta di neve e, per maggior sicurezza, ho sfruttato una clessidra ed i due chiodi fortunatamente presenti... Un po' di attenzone e via...
Un altro punto davvero fastidioso è stato poco prima dell'anticima, dove lo spigoletto presenta un tratto evidentemente franato di recente e ci costringe ad optare per un canalino sul versante Ovest... Un canalino franoso e ricolmo di neve, dove ad ogni passo ci si doveva issare tastando con le mai sotto la neve per capire cosa trovavamo... Una cinquantina di metri davvero micidiali...

Ma non dovete pensare che sia trattato di un incubo: è stata una stupenda, meravigliosa, appagante e completa ravanata di cresta...

La crestina di collegamento tra l'anticima e la cima, poi, ci assesta il colpo di grazia...

E' completamente immersa nella neve fresca: i passaggi che sarebbero di ordinaria amministrazione in condizioni normali, diventano ora delicatissimi, con salti esposti in discesa con gli appoggi ricoperti dalla neve e ci obbligano ad assicurarci... Il tempo passa e sotto la croce di vetta sono quasi le due... Un rapido sguardo...

La decisione è automatica ed all'unisono:

si scende per il canale tra la vetta e l'anticima e non per la normale, turistica... Questa, difatti, si sviluppa sul versante nord ed ovest per un po' e, se tanto ci dà tanto, per oggi di ravanamento ne abbiamo a sufficienza...

Una sana pausa, spuntino, bevutina, cicca e qualche foto...

Allegri, dopo aver fatto fotografie, dopo esserci gustati i panorami di una giornata tersa e bellissima, mettiamo via la roba, non senza qualche problema per la divisione dei cordini, ormai diventati biscie fastidiose... Con sommo sollievo ci cambiamo le scarpe e via, giù per tracce di sentiero ripidissime e scivolosissime, peggiorate dalla presenza della neve e delle foglie cadute e bagnate dalla neve stessa...

I primi quindici minuti sono di discesa alla "tarzan", attaccati ai rami degli alberi per non cadere... Ovviamente qualche appoggio di deretano al suolo c'è stato, ma non più di due a testa...
Poi, un ghiaioncino spaccagambe ci deposita in altri venti minuti di parolacce varie sul sentiero percorso al mattino nei pressi dell'attacco della cresta e da qui alla macchina, in pochi minuti...

Ancora un paio di sguardi ai panorami, una stretta di mano e via, si torna...

La sensazione è quella di avere fatto una piccola "impresa" alpinistica. Poco importa che il Castello di Gaino sia alto solo 870 metri... Importa ancor meno il fatto che le difficoltà siano "classiche" e nell'ordine di grado "basso"... La cresta - un calcare stupendo e avvincente, entusiasmante - ha un dislivello di 500 metri ed uno sviluppo di quasi 900 metri...
L'ultima ora - ora e mezzo l'abbiamo passata a ravanare su passaggi esposti, anche se facili, coperti di neve fresca...
I panorami sul lago e sulle montagne circostanti, a cominciare dal Pizzocolo o dal prospiciente Monte Baldo ci hanno ammaliato e più riprese...
In più, sulla cresta i chiodi sono proprio pochi... Le protezioni vanno piazzate e anche le soste vanno attrezzate...

La sensazione finale, dunque, è quella di essere stati in "montagna"... E, in effetti, ci siamo stati. Un meraviglioso "paracarro" a picco sul Lago di Garda, una sorta di calcareo ed estetico custode di Salò, Toscolano e Gargnano...

Forse l'ultimo regalo di "arrampicata" per questo 2008, visto che stamane mi sono alzato con Milano imbiancata di neve...

Nei prossimi giorni si parlerà di salite con ciaspole, ramponi e piccozza...
Ma la montagna ci ha regalato ancora una giornata quasi "primaverile"...

Sembrava quasi che il Castello di Gaino avesse capito quanto ci piacesse salirlo e ci iavesse indicato Egli stesso come conquistarlo... Ci ha offerto una sorta di "arrivederci a presto sul Garda", permettendoci, oltre all'arrampicata, di osservare per bene le Creste Sud-Est ed Est del Pizzocolo, due vie che abbiamo nel cassetto per la prossima primavera...

Sul mio fotoalbum, cliccando sul titolo, troverete le foto della gita...

Con l'augurio per voi tutti di poter godere delle stesse bellezze e delle stesse sensazioni, ma anche meglio, sulle montagne che vorrete voi e quando vorrete e potrete voi. La montagna, dopo avermi visto dover rinunciare a molti fine settimana, mi ha spesso regalato giornate meravigliose infrasettimanali... La montagna sa premiare chi l'ama, la stima e la rispetta...

Buone Montagne a tutti

mercoledì 26 novembre 2008


mercoledì 26 novembre 2008

Ghiaccio ( al gìàs )


L'acqua è la prima a subire il fascino del freddo,si lascia ipnotizzare e cade nel suo abbraccio,addormentandosi.
Quando l'acqua dorme,diventa ghiaccio.
Ma dentro l'involucro,nel silenzio di quel bozzolo gelido,un filo d'acqua si muove sempre,crisalide viva che attende giorni tiepidi per tornare in libertà.
Nel gelo più feroce,nel buio siderale che la sorte può relegare una persona,resiste sempre viva una favilla di speranza.Ma non giova sgomitare,tentare di uscire prima del disgelo,sarebbero sforzi inutili che sfiniscono lo spirito anzitempo.
L'acqua ha pazienza,non si agita,non si spaventa,non sbraita;aspetta.
E soprattutto non perde la fede nella primavera.
Sa che è solo questione di tempo.
Essere fermato è il rischio che corre chi si muove.
L'inverno arriva e passa,e,come ogni stagione,dà e toglie qualcosa.
Quando toglie occorre aspettare,a volte meglio se passivi,come l'acqua che dorme.

                                                                                              M. Corona

La morale potrebbe essere più d'una,"la pazienza è la virtù dei forti",oppure "ogni cosa a suo tempo"
 

martedì 25 novembre 2008

RACCONTO: SPIGOLO N-E DEL CORNO DI LAGOSCURO (PASSO PARADISO)

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Corno di Lagoscuro )Passo del Paradiso), Spigolo Nord-Est, 14 Agosto 2008


Prima via di roccia su granito per me, mentre Daniele ha già avuto esperienze in Blumone. Del granito mi sono innamorata al primo tocco sul Corno di Grevo, bellissima ferrata, totalmente arrampicabile.

E’ metà agosto, siamo in ferie e ci stiamo divertendo a vagabondare tra dolomiti e Adamello, con l’auto sempre carica di qualsiasi cosa ci possa servire, e sempre lei…. La nostra tendina arancione. Stavolta però partiamo da Lozio, dove i miei genitori ci hanno ospitati e offerto una delle rare docce calde di queste ferie.

Sveglia alle 6, ma il tempo sembra promettere davvero poco. Daniele scorge una minuscola apertura di azzurro e decidiamo di partire comunque per il Tonale. Male che vada andremo a perlustrare la zona percorrendo il Sentiero dei Fiori, che raggiunge la cima del Corno per via normale. Alle 8, e intanto il cielo si è completamente pulito, siamo pronti per partire con l’Ovovia, peccato che questa non sia pronta per farci salire. Chissà chi ha deciso di aprire un impianto di risalita, in pieno agosto, che porta alla soglia dei 3000….alle 8:40. Improperi e scazzi, già uno prima di una via è un poco teso (per noi sono anche le prime, un po’ di preoccupazione c’è sempre), insomma, speravamo di partire presto.
Alle 8:40 siamo in coda con biglietto e zaino, ma prima delle 9 non si decolla. Amen… dai su sta calmo, non preoccuparti vedrai che alle 10:30 max attacchiamo!
Nel frattempo due alpinisti che conoscono la zona ci dicono che non c’è più nessun ghiacciaio lungo il sentiero di avvicinamento, quindi possiamo salire tranquillamente con le scarpe leggere, e lasciare i ramponi al loro posto in macchina. Ottima notizia, sono 3-4 kg in meno nello zaino.
Fine dell’ovovia al Passo Paradiso, saliamo sulla gelida seggiovia, dalla quale ammiriamo estasiati il panorama che ci circonda. Siamo nel terreno lunare del (ex) ghiacciaio del Presena, saliamo al di sopra di una conca, circondata da austere e granitiche cime. Una di queste, evidente e massiccia, è il corno di Lagoscuro. Al di sotto, vicino a Capanna Presena, si trova, per l’appunto il Lagoscuro, un ameno laghetto glaciale.

L’avvicinamento è breve ma ci toglie il fiato: si riconosce subito la “pasta” bresciana di queste montagne! Sono dure, te le devi davvero guadagnare, sono austere e solitarie (finchè non arrivano le famigliole sul Sentiero dei Fiori).
Dopo mezz’ora di camminata sulla morena arriviamo con fiato corto sotto il corno e iniziamo la perlustrazione in cerca dell’attacco. Marcio è marcio d’appertutto (la relazione diceva questo a proposito del primo tiro). Decidiamo di partire sperando che sia giusto,e lascio volentieri il piacere a Daniele, non per la difficoltà, quanto perché non vorrei che venisse notte prima che io possa trovare la sosta. Parte e arriva in poco tempo. Come promesso, la parete scarica.
Mollo tutto, recupera, parto, arrivo.
Il secondo tiro è mio, tento di salire su una placca, e mi accorgo che con il III+ non ha nulla a che vedere. Scendo e salgo a dx. Traverso sulla cengia a sx e non capisco dove cavolo possa essere la sosta. Bon, ne appronto una io e amen. Recupero Daniele che poi si accorge che la sosta era 5 metri sopra, là, bella con 2 chiodi e un cordone. Andiamo alla sosta.
Parto per il terzo tiro, e qui la via si fa davvero bella. Attimi di esaltazione, ecco il granito che amo, saldo e monumentale. Quando arrivo sullo spigolo, al sole, provo orgoglio e soddisfazione. Salgo una decina di metri sullo spigolo trovo la sosta e recupero. Finalmente anche queste operazioni mi risultano meno difficoltose, qualcosa sto imparando.
Siamo in sosta insieme, al sole, che bello. CI voltiamo a guardarci intorno, è bello essere su un terrazzin odi sosta e ammirare l’anfiteatro roccioso, guardare giù le formichine al rifugio. Mentre salivo, Daniele ha sentito un ragazzino “ehi papà guarda quei 2!”, eh sì siamo noi!! Dal rifugio arrivano note stonate di alpini che cantano.
Tiro chiave, questo è di Daniele. Un elegante diedro (anche ben protetto), che porta di nuovo sullo spigolo, che si rimonta. IV+, IV. Lo vedo ben impegnato, ma divertito. Poi tocca a me, salgo sull’ultimo tiro di IV, che finisce su uno spuntone. Da qui dovrebbero essere poi 100 metir di II, ma è troppo instabile e non mi piace. Rimango sullo spigolo, su un III+, allungando la via di un tiro, ma è decisamente più bella e più aerea!
Così salgo liberamente (proteggendo) per 2 tiri. Purtroppo non riesco ad arrivare in cima perché la corda è finita, tocca arrivare così al nono tiro, per una quindicina di metri. E qui la scena clou.
Ho Daniele 10 metri sotto di me che sale e recupera le protezioni. “Bello questo dado, brava!”. E dopo 2 secondi “cazzo non viene via. Ma come l’hai messo?” Da qui cronometro un quarto d’ora esatto…. La mia poca esperienza mi ha fatto incastrare un dado in una fessura ricurva, e ora non esce più. Sicuro è sicuro, penso… certo che a toglierlo! Intanto sento il rosario e le martellate del cavanut. In qualche modo il dado esce e Daniele arriva.
Ho le braccia distrutte dai recuperi di corda, gli ultimi tiri poco lineari mi hanno stancata. A Daniele l’onore degli ultimi metri per la vetta, quindi. Sono in sosta e lo sento esultare, felice, di un panorama forse inaspettato.
Quando arrivo ci abbracciamo forte, da compagni di cordata oltre che di vita. L’unione di queste due cose genera un affiatamento unico, e una gioia immensa nel condividere l’amore per la roccia. Abbracciati contempliamo l’Adamello, che ci sta di fronte a pochissima distanza, e la catena che circonda il ghiacciaio del Presena. Poi Brenta, Carè Alto, Presanella….

Ah già…. La seggiovia!!! Sì perché oltre ad aprire tardi, chiude presto. E non abbiamo indicazioni molto precise sui tempi di discesa.
Quindi facciamo su le corde, mangiamo qualcosa e ripartiamo, per il secondo tratto del Sentiero dei Fiori. Scendiamo un po’ poi si risale, e troviamo la galleria di guerra lunga 62 metri per la quale abbiamo portato la frontale. Chi ce l’ha? Tu, no tu, non la trovo, ok andiamo senza e fine. A tastoni arriviamo alla fine della galleria, e poco dopo incontriamo un folto gruppo di escursionisti, che, ah… eravate voi due allora sullo spigolo? Ehm sì.. (e dentro un moto d’orgoglio). Ah beh coraggiosi, caspita lassù. Eroi per un giorno, Nives Meroi de noantri.
In poco più di un’ora e mezza siamo alla stazione della funivia, la discesa l’abbiamo davvero bruciata (quando si teme di doversi sciroppare altre 3 ore a piedi nel caso gli impianti chiudessero…). Alla macchina uno sguardo ancora al corno, una via che mi ha regalato davvero tanto, per il luogo e per la solitudine in parete, un’esperienza stupenda.

lunedì 24 novembre 2008

Manchi tu nella foto!


Non può mancare nell'immagine di testa del blog il suo stesso creatore, rimedio io: ecco LucArterio
Buon giorno a tutti i bradipi!
Silvano Orma50