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Monte Castello di Gaino, Cresta Sud-Ovest, 27 Novembre 2008
Monte Castello di Gaino, Cresta Sud-Ovest, 27 Novembre 2008
Era un bel po' di tempo che il Monte Castello di Gaino rientrava nei miei piani...
Chi mi conosce sa benissimo che tra le mie mete preferite ci sono:
1) i percorsi di cresta
2) gli spigoli
3) i canaloni
Non che disdegni placche o pareti aperte, ma, se devo dare una preferenza, quello è l'ordine...
Da molto, dicevo, mi rileggevo le relazioni e mi guardavo gli album fotografici... Una cresta con quasi 900 metri di sviluppo, passaggi obbligatori di III+ e IV-, innumerevoli varianti più pepate a piacere...
Ieri, giovedì, col mio compagno di merende Davide, decidiamo di sfruttare la finestra di bel tempo che questo strano novembre ci regala...
Partenza da Merate alle 6.30. Autostrada fino a Brescia Est, uscita verso Salò e Toscolano, pit-stop (anzi, coffee-and-pipì-t-stop) subito fuori dalla galleria, poco prima di Salò... Un bar "locale", appena fuori dal caos dei bar per turisti, dove lo sport nazionale sembra essere la gara a chi beve più marsala all'uovo prima di andare a lavorare... Davide guarda esterrefatto... Me lo immagino tra Veneto e Friuli, dove al mattino si va a grappa...
Pochi chilometri, passiamo Salò e Toscolano Maderno, quindi arriviamo in vista di Gaino, dove, seguendo le indicazioni, risaliamo al parcheggio...
Scesi dall'auto, così come al bar, veniamo accolti da quello che a noi sembra un freddo becco.
Molta neve fresca a terra, a 300 m...
La cresta sembra però pulita...
Ci avviamo lungo il sentiero, quasi in piano, fino alla base della cresta, passando per la palestrina di roccia...
La giornata è stupenda: non una nube nel cielo, nessuna persona in giro (a parte i colpi di qualche cacciatore in lontananza). Davanti a noi la stupenda cresta calcarea del castello di Gaino e, a lato, oltre la valle del Toscolano, il Pizzocolo che ci mostra le sue creste Est e Sud-Est...
Dopo un quarto d'ora di movimenti ginnici quasi fantozziani, senza sentire né mani né piedi, attacco, finita la cicca di buon auspicio, il primo speroncino, seguendo una linea tra fessurine e spigoletti... Il terzo più ed il quarto meno ci stanno tutti, ma sembrano mooolto più difficili.. Le mani sono intirizzite, i piedi pure...
Salgo e, man mano, torna la sensibilità. Esco da una specie di fessura-canalino e mi porto su una sorta di spigoletto, al sole... I raggi di questo sono davvero benefici... I movimenti si fanno più fluidi, le spaccate vengono bene, gli appigli si fanno sempre più sicuri... Lo so che è psicologia... Ma conta veramente tanto.
Faccio i primi 45 metri di tiro... Trovo un clessidrone meraviglioso. Faccio sosta e lascio salire Davide.
Anche il Davide arriva quasi intirizzito... Lo vedo fermarsi e soffiarsi sulle mani prima di scegliere gli appigli...
Il secondo tiro, che inizia con un buon quarto e poi terzo e via via secondo, è di una trentina di metri e ci deposita decisamente al sole.
Ne approfitto - dato che salgo da secondo - per salire in scioltezza e provare i movimenti in relax...
Il sole, la tranquillità... Mi muovo allegro e salgo bene.
I tiri successivi, fino alla cima del primo pilastrino, li tiro io. Ormai ho ripreso la tranquillità e salgo rapido... In scioltezza, gustando ogni movimento su questo meraviglioso calcare rugoso, ricco di clessidre ed acquasantiere... Ci lasciamo anche - spesso - prendere dalla tentazione di fare qualche "variante" secondo il nostro senso estetico alla via...
Rimarrà nella storia la mia decisione di prendere una sorta di strapiombino cui segue una traversatina delicata... Mi impunto a passare di lì... Davide, comprensivo, mentre mi dà corda, mi invita a piazzare una protezione... Mugugno, ma ha ragione... Infilo un nut, lo piazzo da manuale e, sempre da manuale, passo il rinvio nel cordino. Quindi mi impegno, mi isso sullo strapiombino, mi concentro e, d'equilibrio, traverso un paio di metri appena ascendenti fino a prendere appigli ed appoggi sullo spigoletto dello sperone... E' solo a quel punto che sento Davide ridere di gusto...
"Uè, Luca... Hai fatto tutto bene... Questo è un numero straordinario... "
"Perché???"
"Perché hai piazzato meravigliosamente il nut, hai passato per bene il rinvio, sei salito elegante e sicuro... Peccato che tu ti sia dimenticato di passare la corda nel rinvio...."
A quel punto, decide di salire, dopo aver recuperato il materiale, direttamente dallo spigoletto, beffardo... Ovviamente me l'ha detto dopo che avevo piazzato altre protezioni (cosa nella quale, generalmente, abbondo)...
Anche questo è stato il bello della salita... Quel salire allegri, in serenità, senza fretta e gustando ogni metro... Il tutto, però, in sicurezza... Nonostante un numero come quello... Dove, però, le altre protezioni garantivano la eventuale brutta figura senza compromettere la sicurezza...
Senza fretta, gustandoci tutto, arriviamo alla selletta sotto l'ultima parte della cresta che porta all'anticima... E' un bel tratto, davvero non breve, con numerosi passaggi di terzo e varianti di difficoltà ben superiori..
Qui troviamo le sorprese più pepate...
La neve, che anche prima si lasciava trovare a chiazze qua e là, diventa costante per buona parte degli ultimi duecento metri e ci costringe ad un "quasi misto" in scarpette da arrampicata...
In molti punti dobbiamo optare per varianti ben superiori alla media del percorso per evitare la neve... Ma, sotto la vetta dell'anticima, la via diventa praticamente obbligata:
una ravanata mostruosa su neve fresca, con passaggini facili in condizioni normali che ci costringono alla massima attenzione... In particolare, l'aggiramento di un torrione prevede il passaggio sulla parete ovest con una traversatina su cengia lievemente discendente... Molto esposta ma facilissima in condizioni normali, ieri, invece, era ricoperta di neve e, per maggior sicurezza, ho sfruttato una clessidra ed i due chiodi fortunatamente presenti... Un po' di attenzone e via...
Un altro punto davvero fastidioso è stato poco prima dell'anticima, dove lo spigoletto presenta un tratto evidentemente franato di recente e ci costringe ad optare per un canalino sul versante Ovest... Un canalino franoso e ricolmo di neve, dove ad ogni passo ci si doveva issare tastando con le mai sotto la neve per capire cosa trovavamo... Una cinquantina di metri davvero micidiali...
Ma non dovete pensare che sia trattato di un incubo: è stata una stupenda, meravigliosa, appagante e completa ravanata di cresta...
La crestina di collegamento tra l'anticima e la cima, poi, ci assesta il colpo di grazia...
E' completamente immersa nella neve fresca: i passaggi che sarebbero di ordinaria amministrazione in condizioni normali, diventano ora delicatissimi, con salti esposti in discesa con gli appoggi ricoperti dalla neve e ci obbligano ad assicurarci... Il tempo passa e sotto la croce di vetta sono quasi le due... Un rapido sguardo...
La decisione è automatica ed all'unisono:
si scende per il canale tra la vetta e l'anticima e non per la normale, turistica... Questa, difatti, si sviluppa sul versante nord ed ovest per un po' e, se tanto ci dà tanto, per oggi di ravanamento ne abbiamo a sufficienza...
Una sana pausa, spuntino, bevutina, cicca e qualche foto...
Allegri, dopo aver fatto fotografie, dopo esserci gustati i panorami di una giornata tersa e bellissima, mettiamo via la roba, non senza qualche problema per la divisione dei cordini, ormai diventati biscie fastidiose... Con sommo sollievo ci cambiamo le scarpe e via, giù per tracce di sentiero ripidissime e scivolosissime, peggiorate dalla presenza della neve e delle foglie cadute e bagnate dalla neve stessa...
I primi quindici minuti sono di discesa alla "tarzan", attaccati ai rami degli alberi per non cadere... Ovviamente qualche appoggio di deretano al suolo c'è stato, ma non più di due a testa...
Poi, un ghiaioncino spaccagambe ci deposita in altri venti minuti di parolacce varie sul sentiero percorso al mattino nei pressi dell'attacco della cresta e da qui alla macchina, in pochi minuti...
Ancora un paio di sguardi ai panorami, una stretta di mano e via, si torna...
La sensazione è quella di avere fatto una piccola "impresa" alpinistica. Poco importa che il Castello di Gaino sia alto solo 870 metri... Importa ancor meno il fatto che le difficoltà siano "classiche" e nell'ordine di grado "basso"... La cresta - un calcare stupendo e avvincente, entusiasmante - ha un dislivello di 500 metri ed uno sviluppo di quasi 900 metri...
L'ultima ora - ora e mezzo l'abbiamo passata a ravanare su passaggi esposti, anche se facili, coperti di neve fresca...
I panorami sul lago e sulle montagne circostanti, a cominciare dal Pizzocolo o dal prospiciente Monte Baldo ci hanno ammaliato e più riprese...
In più, sulla cresta i chiodi sono proprio pochi... Le protezioni vanno piazzate e anche le soste vanno attrezzate...
La sensazione finale, dunque, è quella di essere stati in "montagna"... E, in effetti, ci siamo stati. Un meraviglioso "paracarro" a picco sul Lago di Garda, una sorta di calcareo ed estetico custode di Salò, Toscolano e Gargnano...
Forse l'ultimo regalo di "arrampicata" per questo 2008, visto che stamane mi sono alzato con Milano imbiancata di neve...
Nei prossimi giorni si parlerà di salite con ciaspole, ramponi e piccozza...
Ma la montagna ci ha regalato ancora una giornata quasi "primaverile"...
Sembrava quasi che il Castello di Gaino avesse capito quanto ci piacesse salirlo e ci iavesse indicato Egli stesso come conquistarlo... Ci ha offerto una sorta di "arrivederci a presto sul Garda", permettendoci, oltre all'arrampicata, di osservare per bene le Creste Sud-Est ed Est del Pizzocolo, due vie che abbiamo nel cassetto per la prossima primavera...
Sul mio fotoalbum, cliccando sul titolo, troverete le foto della gita...
Con l'augurio per voi tutti di poter godere delle stesse bellezze e delle stesse sensazioni, ma anche meglio, sulle montagne che vorrete voi e quando vorrete e potrete voi. La montagna, dopo avermi visto dover rinunciare a molti fine settimana, mi ha spesso regalato giornate meravigliose infrasettimanali... La montagna sa premiare chi l'ama, la stima e la rispetta...
Buone Montagne a tutti
Chi mi conosce sa benissimo che tra le mie mete preferite ci sono:
1) i percorsi di cresta
2) gli spigoli
3) i canaloni
Non che disdegni placche o pareti aperte, ma, se devo dare una preferenza, quello è l'ordine...
Da molto, dicevo, mi rileggevo le relazioni e mi guardavo gli album fotografici... Una cresta con quasi 900 metri di sviluppo, passaggi obbligatori di III+ e IV-, innumerevoli varianti più pepate a piacere...
Ieri, giovedì, col mio compagno di merende Davide, decidiamo di sfruttare la finestra di bel tempo che questo strano novembre ci regala...
Partenza da Merate alle 6.30. Autostrada fino a Brescia Est, uscita verso Salò e Toscolano, pit-stop (anzi, coffee-and-pipì-t-stop) subito fuori dalla galleria, poco prima di Salò... Un bar "locale", appena fuori dal caos dei bar per turisti, dove lo sport nazionale sembra essere la gara a chi beve più marsala all'uovo prima di andare a lavorare... Davide guarda esterrefatto... Me lo immagino tra Veneto e Friuli, dove al mattino si va a grappa...
Pochi chilometri, passiamo Salò e Toscolano Maderno, quindi arriviamo in vista di Gaino, dove, seguendo le indicazioni, risaliamo al parcheggio...
Scesi dall'auto, così come al bar, veniamo accolti da quello che a noi sembra un freddo becco.
Molta neve fresca a terra, a 300 m...
La cresta sembra però pulita...
Ci avviamo lungo il sentiero, quasi in piano, fino alla base della cresta, passando per la palestrina di roccia...
La giornata è stupenda: non una nube nel cielo, nessuna persona in giro (a parte i colpi di qualche cacciatore in lontananza). Davanti a noi la stupenda cresta calcarea del castello di Gaino e, a lato, oltre la valle del Toscolano, il Pizzocolo che ci mostra le sue creste Est e Sud-Est...
Dopo un quarto d'ora di movimenti ginnici quasi fantozziani, senza sentire né mani né piedi, attacco, finita la cicca di buon auspicio, il primo speroncino, seguendo una linea tra fessurine e spigoletti... Il terzo più ed il quarto meno ci stanno tutti, ma sembrano mooolto più difficili.. Le mani sono intirizzite, i piedi pure...
Salgo e, man mano, torna la sensibilità. Esco da una specie di fessura-canalino e mi porto su una sorta di spigoletto, al sole... I raggi di questo sono davvero benefici... I movimenti si fanno più fluidi, le spaccate vengono bene, gli appigli si fanno sempre più sicuri... Lo so che è psicologia... Ma conta veramente tanto.
Faccio i primi 45 metri di tiro... Trovo un clessidrone meraviglioso. Faccio sosta e lascio salire Davide.
Anche il Davide arriva quasi intirizzito... Lo vedo fermarsi e soffiarsi sulle mani prima di scegliere gli appigli...
Il secondo tiro, che inizia con un buon quarto e poi terzo e via via secondo, è di una trentina di metri e ci deposita decisamente al sole.
Ne approfitto - dato che salgo da secondo - per salire in scioltezza e provare i movimenti in relax...
Il sole, la tranquillità... Mi muovo allegro e salgo bene.
I tiri successivi, fino alla cima del primo pilastrino, li tiro io. Ormai ho ripreso la tranquillità e salgo rapido... In scioltezza, gustando ogni movimento su questo meraviglioso calcare rugoso, ricco di clessidre ed acquasantiere... Ci lasciamo anche - spesso - prendere dalla tentazione di fare qualche "variante" secondo il nostro senso estetico alla via...
Rimarrà nella storia la mia decisione di prendere una sorta di strapiombino cui segue una traversatina delicata... Mi impunto a passare di lì... Davide, comprensivo, mentre mi dà corda, mi invita a piazzare una protezione... Mugugno, ma ha ragione... Infilo un nut, lo piazzo da manuale e, sempre da manuale, passo il rinvio nel cordino. Quindi mi impegno, mi isso sullo strapiombino, mi concentro e, d'equilibrio, traverso un paio di metri appena ascendenti fino a prendere appigli ed appoggi sullo spigoletto dello sperone... E' solo a quel punto che sento Davide ridere di gusto...
"Uè, Luca... Hai fatto tutto bene... Questo è un numero straordinario... "
"Perché???"
"Perché hai piazzato meravigliosamente il nut, hai passato per bene il rinvio, sei salito elegante e sicuro... Peccato che tu ti sia dimenticato di passare la corda nel rinvio...."
A quel punto, decide di salire, dopo aver recuperato il materiale, direttamente dallo spigoletto, beffardo... Ovviamente me l'ha detto dopo che avevo piazzato altre protezioni (cosa nella quale, generalmente, abbondo)...
Anche questo è stato il bello della salita... Quel salire allegri, in serenità, senza fretta e gustando ogni metro... Il tutto, però, in sicurezza... Nonostante un numero come quello... Dove, però, le altre protezioni garantivano la eventuale brutta figura senza compromettere la sicurezza...
Senza fretta, gustandoci tutto, arriviamo alla selletta sotto l'ultima parte della cresta che porta all'anticima... E' un bel tratto, davvero non breve, con numerosi passaggi di terzo e varianti di difficoltà ben superiori..
Qui troviamo le sorprese più pepate...
La neve, che anche prima si lasciava trovare a chiazze qua e là, diventa costante per buona parte degli ultimi duecento metri e ci costringe ad un "quasi misto" in scarpette da arrampicata...
In molti punti dobbiamo optare per varianti ben superiori alla media del percorso per evitare la neve... Ma, sotto la vetta dell'anticima, la via diventa praticamente obbligata:
una ravanata mostruosa su neve fresca, con passaggini facili in condizioni normali che ci costringono alla massima attenzione... In particolare, l'aggiramento di un torrione prevede il passaggio sulla parete ovest con una traversatina su cengia lievemente discendente... Molto esposta ma facilissima in condizioni normali, ieri, invece, era ricoperta di neve e, per maggior sicurezza, ho sfruttato una clessidra ed i due chiodi fortunatamente presenti... Un po' di attenzone e via...
Un altro punto davvero fastidioso è stato poco prima dell'anticima, dove lo spigoletto presenta un tratto evidentemente franato di recente e ci costringe ad optare per un canalino sul versante Ovest... Un canalino franoso e ricolmo di neve, dove ad ogni passo ci si doveva issare tastando con le mai sotto la neve per capire cosa trovavamo... Una cinquantina di metri davvero micidiali...
Ma non dovete pensare che sia trattato di un incubo: è stata una stupenda, meravigliosa, appagante e completa ravanata di cresta...
La crestina di collegamento tra l'anticima e la cima, poi, ci assesta il colpo di grazia...
E' completamente immersa nella neve fresca: i passaggi che sarebbero di ordinaria amministrazione in condizioni normali, diventano ora delicatissimi, con salti esposti in discesa con gli appoggi ricoperti dalla neve e ci obbligano ad assicurarci... Il tempo passa e sotto la croce di vetta sono quasi le due... Un rapido sguardo...
La decisione è automatica ed all'unisono:
si scende per il canale tra la vetta e l'anticima e non per la normale, turistica... Questa, difatti, si sviluppa sul versante nord ed ovest per un po' e, se tanto ci dà tanto, per oggi di ravanamento ne abbiamo a sufficienza...
Una sana pausa, spuntino, bevutina, cicca e qualche foto...
Allegri, dopo aver fatto fotografie, dopo esserci gustati i panorami di una giornata tersa e bellissima, mettiamo via la roba, non senza qualche problema per la divisione dei cordini, ormai diventati biscie fastidiose... Con sommo sollievo ci cambiamo le scarpe e via, giù per tracce di sentiero ripidissime e scivolosissime, peggiorate dalla presenza della neve e delle foglie cadute e bagnate dalla neve stessa...
I primi quindici minuti sono di discesa alla "tarzan", attaccati ai rami degli alberi per non cadere... Ovviamente qualche appoggio di deretano al suolo c'è stato, ma non più di due a testa...
Poi, un ghiaioncino spaccagambe ci deposita in altri venti minuti di parolacce varie sul sentiero percorso al mattino nei pressi dell'attacco della cresta e da qui alla macchina, in pochi minuti...
Ancora un paio di sguardi ai panorami, una stretta di mano e via, si torna...
La sensazione è quella di avere fatto una piccola "impresa" alpinistica. Poco importa che il Castello di Gaino sia alto solo 870 metri... Importa ancor meno il fatto che le difficoltà siano "classiche" e nell'ordine di grado "basso"... La cresta - un calcare stupendo e avvincente, entusiasmante - ha un dislivello di 500 metri ed uno sviluppo di quasi 900 metri...
L'ultima ora - ora e mezzo l'abbiamo passata a ravanare su passaggi esposti, anche se facili, coperti di neve fresca...
I panorami sul lago e sulle montagne circostanti, a cominciare dal Pizzocolo o dal prospiciente Monte Baldo ci hanno ammaliato e più riprese...
In più, sulla cresta i chiodi sono proprio pochi... Le protezioni vanno piazzate e anche le soste vanno attrezzate...
La sensazione finale, dunque, è quella di essere stati in "montagna"... E, in effetti, ci siamo stati. Un meraviglioso "paracarro" a picco sul Lago di Garda, una sorta di calcareo ed estetico custode di Salò, Toscolano e Gargnano...
Forse l'ultimo regalo di "arrampicata" per questo 2008, visto che stamane mi sono alzato con Milano imbiancata di neve...
Nei prossimi giorni si parlerà di salite con ciaspole, ramponi e piccozza...
Ma la montagna ci ha regalato ancora una giornata quasi "primaverile"...
Sembrava quasi che il Castello di Gaino avesse capito quanto ci piacesse salirlo e ci iavesse indicato Egli stesso come conquistarlo... Ci ha offerto una sorta di "arrivederci a presto sul Garda", permettendoci, oltre all'arrampicata, di osservare per bene le Creste Sud-Est ed Est del Pizzocolo, due vie che abbiamo nel cassetto per la prossima primavera...
Sul mio fotoalbum, cliccando sul titolo, troverete le foto della gita...
Con l'augurio per voi tutti di poter godere delle stesse bellezze e delle stesse sensazioni, ma anche meglio, sulle montagne che vorrete voi e quando vorrete e potrete voi. La montagna, dopo avermi visto dover rinunciare a molti fine settimana, mi ha spesso regalato giornate meravigliose infrasettimanali... La montagna sa premiare chi l'ama, la stima e la rispetta...
Buone Montagne a tutti
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