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Prealpi Lombarde
Gruppo dello Zuccone Campelli
Zucco di Pesciola, Terza Torre
Via Bramani-Fasana (120 m., IV, IV obbl.)
Mercoledì 4 agosto 2010
Prealpi Lombarde
Gruppo dello Zuccone Campelli
Zucco di Pesciola, Terza Torre
Via Bramani-Fasana (120 m., IV, IV obbl.)
Mercoledì 4 agosto 2010
E' agosto e, purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, il lavoro mi tiene asserragliato in trincea in un modo decisamente esagerato e tendente al disumano...
Grazie a Dio, però, esistono i mercoledì e la tradizione, divenuta ormai quasi "uso", delle fughe dalla città...
E' così che martedì sera, col solito compagno di merende Davide, brianzolo di ferro, ci accordiamo per un giro ai Piani di Bobbio...
La cronaca segue il copione abituale, salvo l'orario di sveglia, più umano dato che, contravvenendo all'etica di qualcuno, decidiamo di usare gli impianti a fune per salire ai Piani di Bobbio.
L'incontro è alla stazione a valle delgi impianti, dove un primo caffè ci dà il benvenuto nel Comune di Barzio.
Saliamo con la prima funivia. Ci sono molti escursionisti pronti alla partenza, in primis uno dei temutissimi "Gruppi età dell'oro", composto dai perfidi ragazzini dai 60 anni in su, riconoscibili per l'allenamento spaventoso e la vitalità superiore a quella dei ventenni... Vanno - a sentire i discorsi - a fare il pieno alla Grassi... C'è da invidiarli per l'allegria e la gioia che mostrano e che lasciano trasparire da ogni poro. Generalmente le comitive vocianti tendono a darmi fastidio, ma in quesot particolar caso non posos far altro che sorridere e mandar eloro un tacito saluto di grande rispetto e simpatia per questi eterni ragazzotti, canuti ma forti ed allegri.
Un altro paio di cordate si avvicina assieme a noi a grandi passi alla Lecco, che raggiungiamo in un quarto d'ora. Qui, dopo il caffè, incontriamo anche la G. A. Fabio Lenti in compangia di una coppia simpaticissima... Abbiamo più o meno lo stesso obiettivo, la terza Torre dello Zucco di Pesciola. Loro salgono per lo spigolo dei Bergamaschi, noi optiamo per la Bramani-Fasana. Ci salutiamo, non prima di aver espresso ammirazione per la volitività della ragazza, che, reduce da un brutot incidente, arrampica col bustino in modo quasi impeccabile. Bella prova di forza, signora!!! Complimenti!
La via è piacevolissima, segue una rampa evidente, utilizzando poi canalini-diedro e spigoletti per arrivare in cinque o sei tiri (a seconda che si volgiano usare o meno tutt ele soste predisposte) sulla Cresta Ongania, che si segue poi senza difficoltà per due tirelli fino ai due camini della parete finale.
In tutto si ottiene una piacevole vietta di 200 metri di sviluppo abbondanti, per lo più tra il IV- ed il IV grado, con qualche passaggio appena più pepato sul penultimo tiro della Bramani-Fasana, mai superiore, comunque, al IV+.
La via è stata attrezzata a resinati ed offre innumerevoli possibilità di integrazione ed altrettante possibilità di scegliersi la via, cercando magari passaggi meno friabili e più diretti della via originale.
In breve, una salita decisamente piacevole, tranquilla e da gustare, anche se,a dire il vero, essendo rivolta a Nord, nonostante fosse il 4 di agosto, siamo dovuti salire con le maniche lunghe e soffiandoci sulle mani perché queste erano intirizzite...
In particolare sui primi due tiri, sulla placca che adduce alla rampa diedro e sulla rampa diedro vera e propria iniziale, ho patito non poco per l'insensibilità delle dita... Una sensazione spiacevole, quella di non poterti fidare della tenuta delle dita... In ogni caso, dopo poco, complici un paio di passaggini fatti volontariamente in modo "brutale", riesco a riscaldarmi ed a progredire un po' più decentemente.
I tre tiri successivi, logici, seguono ora la rampa-diedro, ora gli spigoletti e saltini che la delimitano, generalmente sulla destra, intervallati da saltini verticali più "interni" assolutamente deliziosi e mai banali.
L'uscita sulla Cresta Ongania regala l'incontro col tepore dle sole e panorami nemmeno troppo rovinati dalle nuvole temporalesche che si addensano lentamente. Proseguiamo quasi in conserva per due tirelli, fino alla base del primo dei due camini di IV che segnano la fine della Cresta Ongania. Il primo è anche quello più ostico, con un attacco da studiare ed effettuare con un sano ricorso alla spaccata, un passaggetto abbastanza faticoso ma tutto sommato divertente. Il resto del camino è pura goduria. Il secondo, invece, è solo goduria tecnica, con tutte le manigliette e gli appoggi lì dov eli vorresti trovare, con la splendida uscita sullo spigoletto sinistro prima di sbucare sull'erbosa cresta di vetta.
Il primo pensiero è sempre quello... "Capperi, già finita"... Che contrasta col pensiero fisso che stagnava nella testa fino a qualche attimo prima "ma manca poi tanto?". Misteri dell'indecisione di un animo, quello umano, perennemente insoddisfatto ed indeciso...
Tutto sommato, comunque, l'ottima roccia ed i panorami del Pesciola ci hanno ripagato ampiamente e la stretta di mano - caianissima - sulla vetta ne è stata il suggello.
Poca gente in giro (tre quattro cordate in parete e qualche ferratista sulla Pesciola); molta, invece, ai Piani ed alla Lecco....
Scambiamo quattro ciàcole in vetta, con una coppia salita poco dopo di noi e con una famigliola dei Grigioni, poi giù di corsa per il canalino della Madonna (solo mezzo atterraggio di emergenza per il sottoscritto, un veor record) e di nuovo alla Lecco per la classica birra...
Un sano riposino davanti alla piacevole bevanda, mentre le nuvole iniziano ad abbassarsi ed il vento aumenta...
Quindi un piccolo deja-vu...
Si alza un vento fastidioso e, prima di doverci fare il ritorno a piedi, teliamo giù di corsa alla funivia, che ballerà allegramente a causa del suddetto vento fino alla base... Come a giugno, in occasione della Bradipata!!!
Al rientro a Milano l'ho pagata dovendo lavorare fino a notte inoltrata, ma so che mi capirete... Nessuna punizione mi potrà portar via la gioia di questa ennesima salita "rubata"!
Un grazie a Davide ed un "a presto" al Gruppo dello Zuccone Campelli!
Grazie a Dio, però, esistono i mercoledì e la tradizione, divenuta ormai quasi "uso", delle fughe dalla città...
E' così che martedì sera, col solito compagno di merende Davide, brianzolo di ferro, ci accordiamo per un giro ai Piani di Bobbio...
La cronaca segue il copione abituale, salvo l'orario di sveglia, più umano dato che, contravvenendo all'etica di qualcuno, decidiamo di usare gli impianti a fune per salire ai Piani di Bobbio.
L'incontro è alla stazione a valle delgi impianti, dove un primo caffè ci dà il benvenuto nel Comune di Barzio.
Saliamo con la prima funivia. Ci sono molti escursionisti pronti alla partenza, in primis uno dei temutissimi "Gruppi età dell'oro", composto dai perfidi ragazzini dai 60 anni in su, riconoscibili per l'allenamento spaventoso e la vitalità superiore a quella dei ventenni... Vanno - a sentire i discorsi - a fare il pieno alla Grassi... C'è da invidiarli per l'allegria e la gioia che mostrano e che lasciano trasparire da ogni poro. Generalmente le comitive vocianti tendono a darmi fastidio, ma in quesot particolar caso non posos far altro che sorridere e mandar eloro un tacito saluto di grande rispetto e simpatia per questi eterni ragazzotti, canuti ma forti ed allegri.
Un altro paio di cordate si avvicina assieme a noi a grandi passi alla Lecco, che raggiungiamo in un quarto d'ora. Qui, dopo il caffè, incontriamo anche la G. A. Fabio Lenti in compangia di una coppia simpaticissima... Abbiamo più o meno lo stesso obiettivo, la terza Torre dello Zucco di Pesciola. Loro salgono per lo spigolo dei Bergamaschi, noi optiamo per la Bramani-Fasana. Ci salutiamo, non prima di aver espresso ammirazione per la volitività della ragazza, che, reduce da un brutot incidente, arrampica col bustino in modo quasi impeccabile. Bella prova di forza, signora!!! Complimenti!
La via è piacevolissima, segue una rampa evidente, utilizzando poi canalini-diedro e spigoletti per arrivare in cinque o sei tiri (a seconda che si volgiano usare o meno tutt ele soste predisposte) sulla Cresta Ongania, che si segue poi senza difficoltà per due tirelli fino ai due camini della parete finale.
In tutto si ottiene una piacevole vietta di 200 metri di sviluppo abbondanti, per lo più tra il IV- ed il IV grado, con qualche passaggio appena più pepato sul penultimo tiro della Bramani-Fasana, mai superiore, comunque, al IV+.
La via è stata attrezzata a resinati ed offre innumerevoli possibilità di integrazione ed altrettante possibilità di scegliersi la via, cercando magari passaggi meno friabili e più diretti della via originale.
In breve, una salita decisamente piacevole, tranquilla e da gustare, anche se,a dire il vero, essendo rivolta a Nord, nonostante fosse il 4 di agosto, siamo dovuti salire con le maniche lunghe e soffiandoci sulle mani perché queste erano intirizzite...
In particolare sui primi due tiri, sulla placca che adduce alla rampa diedro e sulla rampa diedro vera e propria iniziale, ho patito non poco per l'insensibilità delle dita... Una sensazione spiacevole, quella di non poterti fidare della tenuta delle dita... In ogni caso, dopo poco, complici un paio di passaggini fatti volontariamente in modo "brutale", riesco a riscaldarmi ed a progredire un po' più decentemente.
I tre tiri successivi, logici, seguono ora la rampa-diedro, ora gli spigoletti e saltini che la delimitano, generalmente sulla destra, intervallati da saltini verticali più "interni" assolutamente deliziosi e mai banali.
L'uscita sulla Cresta Ongania regala l'incontro col tepore dle sole e panorami nemmeno troppo rovinati dalle nuvole temporalesche che si addensano lentamente. Proseguiamo quasi in conserva per due tirelli, fino alla base del primo dei due camini di IV che segnano la fine della Cresta Ongania. Il primo è anche quello più ostico, con un attacco da studiare ed effettuare con un sano ricorso alla spaccata, un passaggetto abbastanza faticoso ma tutto sommato divertente. Il resto del camino è pura goduria. Il secondo, invece, è solo goduria tecnica, con tutte le manigliette e gli appoggi lì dov eli vorresti trovare, con la splendida uscita sullo spigoletto sinistro prima di sbucare sull'erbosa cresta di vetta.
Il primo pensiero è sempre quello... "Capperi, già finita"... Che contrasta col pensiero fisso che stagnava nella testa fino a qualche attimo prima "ma manca poi tanto?". Misteri dell'indecisione di un animo, quello umano, perennemente insoddisfatto ed indeciso...
Tutto sommato, comunque, l'ottima roccia ed i panorami del Pesciola ci hanno ripagato ampiamente e la stretta di mano - caianissima - sulla vetta ne è stata il suggello.
Poca gente in giro (tre quattro cordate in parete e qualche ferratista sulla Pesciola); molta, invece, ai Piani ed alla Lecco....
Scambiamo quattro ciàcole in vetta, con una coppia salita poco dopo di noi e con una famigliola dei Grigioni, poi giù di corsa per il canalino della Madonna (solo mezzo atterraggio di emergenza per il sottoscritto, un veor record) e di nuovo alla Lecco per la classica birra...
Un sano riposino davanti alla piacevole bevanda, mentre le nuvole iniziano ad abbassarsi ed il vento aumenta...
Quindi un piccolo deja-vu...
Si alza un vento fastidioso e, prima di doverci fare il ritorno a piedi, teliamo giù di corsa alla funivia, che ballerà allegramente a causa del suddetto vento fino alla base... Come a giugno, in occasione della Bradipata!!!
Al rientro a Milano l'ho pagata dovendo lavorare fino a notte inoltrata, ma so che mi capirete... Nessuna punizione mi potrà portar via la gioia di questa ennesima salita "rubata"!
Un grazie a Davide ed un "a presto" al Gruppo dello Zuccone Campelli!
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