Il Blog dei Bradipi di Montagna

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Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
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Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

mercoledì 21 gennaio 2009

CORNO BIRONE, MONTE RAI E CORNIZZOLO TRA LARIO E BRIANZA


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Corno Birone (sentiero Dario e William), Monte Rai e Cornizzolo,
da Valmadrera, 23 settembre 2008



Tra i monti del Triangolo Lariano, a picco su Valmadrera e Civate, a spiccare per eleganza ed evidenza sono, guardando dalla Brianza, la cuspide del Cornizzolo ed il panettone del monte Rai. Una volta giunti a Valmadrera od a Civate, per la sua eleganza e per le attrattive "alpinistiche", il ruolo di "primadonna" è sicuramente appannaggio del Corno Birone che, osservato tanto da Valmadrera che da Civate, presenta un aspetto molto più grintoso dei quieti e bonari vicini Cornizzolo e Monte Rai.
In particolare, salendo dal Santuario di San Martino a Valmadrera, la cuspide rocciosa di questa "montagnola" poco più alta di mille metri (1116 per la precisione) non è assolutamente priva di attrattive e per l'escursionista, e per l'alpinista. In più di una occasione avevo osservato questo belvedere naturale su Valmadrera e la Brianza, ma, per una serie di motivi, non ne avevo mai calcato la cima, nonostante avessi pestato più di una volta le mie orme su Cornizzolo, Rai, Prasanto e Sasso Malascarpa.

A darmi il "la" alla decisione di dedicare una giornata a questa cuspide rocciosa fu l'aver notato, durante il sentiero di ritorno verso il San Martino dal Taja Sass, dopo un giro al Sentiero delle Vasche, una tabella indicante il "Sentiero Dario e William", sentiero per esperti al Corno Birone. Non avevo, peraltro, trovato alcuna indicazione o relazione sul sentiero né in rete, né sulle pubblicazioni reperibili sul mercato. Ero giunto, chiaramente e logicamente, alla conclusione che doveva trattarsi o di una nuova denominazione data ad uno degli itinerari presenti, oppure un sentiero di recente tracciatura.

Dall'esame delle cartine e delle pubblicazioni risultava evidente che, per salire al Corno Birone, oltre alla discesa per cresta dal Monte Rai, ci sono varie possibilità: arrivare alla selletta tra Monte Rai e Corno Birone (tanto da Valmadrera che da Civate) e da lì per crestina alla cima, oppure, dal versante civatese, seguendo il Sentiero Lucio Vassena. Nessuna indicazione, ripeto, su questo sentiero...
Chi mi conosce lo sa bene: una simile situazione non fa altro che aumentare la mia curiosità...
Trovata la mattinata giusta, parto tranquillamente da Milano e, senza fretta, mi dirigo a Valmadrera, dove, dopo un caffè (dovuto) ed altre piccole ma fondamentali formalità mattutine, parcheggio l'automobile sulla stradina che sale al Santuario.

Il tratto lo conosco bene, è una sorta di "benvenuto nelle meraviglie valmadreresi". Dall'acciottolato che porta al Santuario si passa presto in un boschetto piuttosto ripido che, con tornantini sapientemente tracciati, fa guadagnare ben presto quota. Passato un primo bivio, dove lascio sulla sinistra un sentiero che scende verso Civate e San Pietro, proseguo con un andamento costante ma mai eccessivo, come la salita. Ben presto arriva il secondo bivio, dove trovo le indicazioni per il Sentiero Dario e William ed il Corno Birone. Il sentiero per qualche metro traversa, quasi in piano, regalandomi da subito alcuni panorami davvero belli e sul Corno Birone, e sui cocuzzoli che dovrò passare.
Il traverso dura poco, poi, tra qualche roccetta semplice e nemmeno troppo esposta, si alza a superare una prima spalla per poi passare sotto ad un cimotto davvero carino, da dove è possibile vedere bene sia il sentiero che si insinua nel canalone e che seguirò, sia il sentiero Luisin che (una delle mie prossime mete), traversando in quota, porta giusto giusto sopra San Pietro al Monte con una traversata panoramicissima.
La direzione, dopo il bivio per il Sentiero Luisin è chiara ed evidente: bisogna risalire fino al canalone posto appena a Nord dello spigolone del Corno Birone e salire per la costola che forma la parete a nord (a destra, faccia al monte) del canalone stesso.
Il sentiero, qui, diventa chiaramente un percorso per escursionisti esperti: roccette inframmezzate da tratti di sentiero franoso, arbusti ed una discreta esposizione. Un minimo di attenzione e ci si trova presto sulla crestina dello spallone nord del Corno Birone. La cresta, aerea e piacevole, offre ulteriori panorami e, in breve, porta ad un cengione naturale che sale a sinistra, sul quale è stata scavata l'ultima parte del sentiero. Pochi passi ei mi trovo proprio sotto la croce di vetta del Corno Birone... Immagini ed impressioni decisamente alpini per un cimotto che, pur elegante, non arriva nemmeno a 1200 m. di altezza.
Sulla cima vengo accolto da un intero gregge di capre, curiose e simpatiche. Mi osservano el e più ardite vengono vicine ad annusarmi meglio. Si fanno fotografare e poi, tranquille, continuano nelle loro operazioni quotidiane.

Una piccola pausa, un paio di foto, la classica sigaretta di vetta e poi devo decidere cosa fare... Sono stato piuttosto rapido, mi posso permettere di proseguire l'escursione. Davanti a me, verso ovest, c'è il Monte Rai. Prendo il sentierino che, per cresta (figurarsi se non prendo al volo una cresta), mi porta ad una selletta da dove si dipartono i sentieri tanto per Valmadrera che per Civate e poi risalgo su tutt'altro terreno, erboso e fangoso, verso il cimotto del Monte Rai, ad ammirare ancora i pochi panorami che le nuvole fantozziane sopraggiunte mi regalano... Osservo la Madonnina e la miniatura del San Martino poco sotto la vetta, poi scendo veloce verso il rifugio Consiglieri.

Alla selletta, osservo le indicazioni ed una cartina che mi fanno un po' di chiarezza su un altro sentiero presente e del quale poco o nulla si trova in giro: il 50 SEC. Chiedo ad un paio di escursionisti, locals, che mi spiegano come questo sia un sentiero che, da poco sopra San Pietro, traversa le pendici del Birone e del Rai per arrivare alla selletta con qualche tratto "attrezzato". Bene, un'altra meta da aggiungere alla voce "gite future".

Pochi minuti e mi trovo al rifugio Consiglieri, della Società Escursionisti Civatesi... Finalmente lo trovo aperto e posso andare a vederne l'interno... Entro, saluto e chiedo una birra mentre osservo cosa c'è a menù... Vengo servito dalle lamentele di una signora che ce l'ha con "tutta 'sta gente che sale, beve e basta e non si prenota per il pranzo...".
Non so se ce l'avesse con me o con chi (eravamo in tre dentro e ancora non era mezzogiorno)...
Fatto sta che, per me, è sufficiente. Pago, giro i tacchi e decido di andare a mangiare a Valmadrera o a Civate. E vaffanzum...

Dal rifugio Consiglieri salgo velocemente alla Croce del Cornizzolo, così aggiungo altri 150 m. di dislivello e faccio un'altra cima. Da qui, dopo le foto e la sigarettina di vetta, prendo la crestina che scende verso sud-est, con un sentierino evidente e qualche rado bollo rosso,, tramite il quale mi trovo ben presto al bivio che mi permette di scendere lungo la dorsale erbosa che scende a Civate.

Dopo una non breve discesa nel bosco, con panorami sempre magnifici sui laghi e sulla Brianza, prendo a sinistra e vado a vedere una volta di più il complesso di San Pietro al Monte. Una piccola perla architettonica... Una meraviglia... Da vedere. Punto e basta.

Ovviamente, preso da cotanta bellezza montana ed architettonica, mi abbasso troppo e "canno" clamorosamente il sentiero per tornare a Valmadrera... Poco male.. Scendo dritto verso Civate e, con un paio di chilometri di strada asfaltata, mi ritrovo a Valmadrera, al parcheggio. Metto giù lo zaino, cambio maglietta e scarpe e vado a farmi una mega birra...
Osservo ancora il Corno Birone e tutta la dorsale del Cornizzolo-Rai-Prasanto... Che continua con i Corni ed il Moregallo...

E' un mondo montano "in miniatura" per quanto riguarda l'alltitudine, ma davvero avvincente e completo. Sebbene "basse", queste cime richiedono sempre dislivelli di un migliaio di metri almeno per poterle calcare come si deve e, soprattutto, offrono una gamma vastissima di situazioni "alpine"; dal bosco alle roccette, dalle forre alle pareti, dalle ferrate alle arrampicate estreme...

Il Corno Birone, forse timido per quei cento metri che lo rendono "piccolo" rispetto alle altre cime, mi osserva, mostrandomi ancora una volta, quasi in sengo di gratitudine, le sue forme alpinisticamente avvincenti...
Prossimamente ci voglio salire per il sentiero Lucio Vassena, da Civate, ed ancora da Valmadrera, passando sotto le creste del Prasanto...

Sono due anni che frequento queste zone... Ho fatto numerose passeggiate, ma è uno di quei microsistemi montani in grado di offrire possibilità escursionistiche ed alpinistiche infinite o quasi... Me ne torno a casa con un semplice "arrivederci"...
La montagna valmadrerese riesce sempre a rendere felice chi va a trovarla umilmente armato di amore, rispetto e voglia di conoscenza.

martedì 13 gennaio 2009

PIZZO BACIAMORTI E MONTE ARALALTA

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L'idea arriva da una nota rivista di montagna. Proprio ignoravo l'esistenza di queste due vette talmente ravvicinate eppure ognuna con un suo nome. Fanno parte delle Orobie Bergamasche e i punti di partenza per giungere in vetta sono solitamente due, da Artavaggio in Valsassina o da Quindicina, frazione del comune di Taleggio in Val Brembana.

Solite ricerche in internet e decido con il mio solito compagno di avventura di tentare un bel giro ad anello da Quindicina. Si, tentare, perchè se il percorso è classificato come E nel periodo estivo sale a EE nel periodo invernale... E viste le recenti nevicate si spera che sia battuto.

L'itinerario prevede partenza di Quindicina, sentiero 153 verso la baita Baciamorti appena sotto l'omonimo passo. Salita alla cresta e lungo questa fino alla vetta del Baciamorti. Passaggio di pochi minuti in cresta all'Aralalta e poi giù verso la bocchetta di Regadur e da questa all'Ex rifugio Battisti, proseguire per il rifugio Gherardi e poi giù di nuovo a Quindicina (Clicca qui per vedere il percorso). La partenza promette bene, pare sia ben battuta e le segnalazioni ottime. Verso la fine di Quindicina sulla sinistra un ampio cartello con mappa indica l'itinerario. Poco avanti sul muro di un edifico in cemento armato (penso una postazione dell'acquedotto) una chiara e lampante segnalazione indica a sinsitra per il Gherardi e a destra per il passo Baciamorti. Ci si avvia a destra e, seguendo la carrareccia, manchiamo clamorosamente (anche perchè non battuto e occupati nel chiaccherare) la deviazione per il sentiero 153 che traversando a mezza costa nel bosco conduce alla Baita Baciamorti. (La deviazione è a destra sul tornante che gira a sinistra sotto una baita costituita da due edifici affiancati). Per fortuna poco avanti ci accorgiamo che la direzione è sbagliata e ci stiamo alzando troppo... ci si guarda per bene attorno e si intuisce la linea del sentiero nel bosco sottostante a noi verso destra. Giù a occhio e si recupera la giusta via... che risulta però tutta da battere... via di buona lena verso la baita Baciamorti... Dove una volta arrivati ci concediamo pausa e colazione per rifornimento di zuccheri. Ora si deve decidere che linea seguire... Ci pare inutile traversare fino al passo per poi farsi tutta la cresta... Dunque scelta drastica... Si sale dritti verso la cresta che sta sopra di noi. Con un paio di cambi nel battere la nostra variante ci ritroviamo in cresta che è già mezzogiorno e la neve inizia a "mollare". La vetta pare ormai a portata di mano ma la neve molle ci rallenta di molto visto che anche qui è tutta da battere. Arriviamo in vetta molto stanchi... ma la stanchezza passa grazie al panorama che ci circonda. C'è da perdersi tra tutte quelle vette... Dagli Appennini fino al Bernina... Dal Pizzo del Diavolo di Tenda... Con relativo Diavolino al Resegone.

Si mangia e si tira il fiato anche perchè pare che la continuazione del sentiero sia ben battuta... Foto di rito e via a chiudere l'anello. Si scende sul bel pianoro sopra la bocchetta di Regadur e poi giù alla bocchetta dove troviamo un'amara sorpresa. Il sentiero 120 che dalla bocchetta dovrebbe portarci all'ex Rifugio Battisti e poi al Gherardi non è battuto! Per giunta il sentiero attraversa alcuni canaloni che non sono molto invitanti. Si decide cosi per la seconda variante della giornata. Sotto di noi c'è il sentiero 153 percorso in mattinata... Si decide di scendere evitando il canale stretto e più "infossato" alla nostra destra e ci teniamo a sinistra in un ampio vallone in neve fresca che tiene ottimamente e dopo questa ravanata ci troviamo di nuovo sul sentiero che abbiamo battuto in mattinata. Via a destra verso Quindicina seguendo le nostre tracce.

Bel giro che offre panorami e luoghi molto belli e suggestivi, incorniciati dall'abbondante neve di quest'anno. Un giro da non sottovalutare in invernale perchè l'impegno richiesto non è indifferente, in particolare se i sentieri non sono battuti come nel nostro caso. In particolare visto sul posto il sentiero 120 (da Regadur all'ex Rifugio Battisti) è a parer mio "insidioso" attraversando alcuni canali stretti e abbastanza scoscesi.


Se riesco penso che ci tornerò nel periodo estivo perchè gli ampi pascoli devono essere bellissimi in particolare il pianoro sopro la bocchetta di Regadur.

sabato 10 gennaio 2009

UN'INVERNALE "PRIMAVERILE" AL MEDALE


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Corna di Medale - Via Ferrata degli Alpini, 21 dicembre 2008


Ci sono giorni in cui il lavoro o le rogne domestiche riescono, più del solito, a condizionarti la vita...
Giorni in cui, solitamente, il meteo si presenta favoloso ed il richiamo delle crode è simile a quello delle Sirene per Ulisse...
Noi, però, amanti della montagna, non abbiamo l'etica del grande viaggiatore della Grecia antica... Ce ne strafreghiamo di evitare il canto delle sirene... Anzi, vogliamo andare a vederle e mostrare che è possibilissimo andare ad ascoltarle, godere della loro ospitalità e tornarsene dalla propria Peneplope senza ritardi o problemi che siano...
Se, alle rogne causate dal lavoro, aggiungete anche le ormai incombenti "strarogne" del periodo delle festività natalizie, il piatto è servito...

Manca pochissimo a Natale... Il meteo è stato quello che è stato, il resto l'ha fatto il lavoro... C'è una finestra di bel tempo, ma abbiamo a disposizione solo la mattinata...
Non vogliamo rinunciare a farci gli auguri "per crode", ma per le tre dobbiamo essere di nuovo "civili".

E' mattino, fa freddo e, al solito, ci ritroviamo in quel del parcheggio del Maxi Sport a Cernusco Lombardone... Le idee sono varie... Teoricamente volevamo andare a farci una via di qualche tiro allo Zucco dell'Angelone...

Io, però, da testardo quale sono, piuttosto di andare a ficcarmi in una falesia (per quanto bello possa essere lo Zucco) in una bella giornata, mi farei sopprimere. La giornata si presenta sempre più bella...

"Ma perché non ce ne andiamo in Medale?"

Nessun'altra parola è necesaria... La macchina "vola" in direzione di Rancio di Lecco...
Ci sono pochissime altre vetture, è una giornata infrasettimana e non c'è tanta gente in giro. Parcheggiamo e, complice il freddo davvero pungente, partiamo a razzo...
Morale della favola: in venticinque minuti siamo all'attacco della ferrata degli Alpini al Corno di Medale.
Ormai ben riscaldati, cominciamo il rito della vestizione... Imbrago, set, casco, scarpette...
Ci raggiunge un tipo abbastanza singolare, con uno zaino degno di Ambrogio Fogar al Polo Nord. Ovviamente, attacchiamo bottone e ci racconta che si sta facendo un giro per i monti del Lecchese, dormendo in rifugio o nei bivacchi. Nello zaino ha anche una coperta, ma non rinuncia a farsi tutte le ferrate che incontra.
In un certo qual modo lo invidiamo...

Ormai caldi, con una temperatura che non ci saremmo aspettati, partiamo, quasi sudando, lungo la ben nota ferrata del Medale... Sono le nove e mezza passate, decidiamo di fare foto solo in cima e di gustarci al massimo i piaceri della roccia di questa montagna così bassa ma così prodiga di gioie per alpinisti ed escursionisti.

I primi metri sono abbastanza appoggiati e quasi facili (per chi ha esperienza di roccia, si intende...). Poi, progressivamente, la ferrata comincia a mostrare tutto il carattere che ha: i passaggi si fanno via via più verticali ed esposti e solo una sana tecnica di arrampicata può evitare di "ghisarsi" brutalmente le braccia fin da subito.
La roccia del Medale, per chi la conosce, è una favola... Rugosa, consente aderenza anche quando sembra impossibile e, in più, presenta sempre buchi, buchetti, buche da lettere ed acquasantiere, una gioia per chi ha voglia di arrampicare. La presenza, inoltre, delle assicurazioni con catena più cavo consentono una ascensione in buona sicurezza e con pieno godimento della scalata.

I traversi quasi sul vuoto e la risalita delle placche sono una piccola favola... A seguire catene e cavo, come mi è capitato di vedere, è logico che le braccia vengano sollecitate al massimo... A stare attenti ai consigli della roccia, invece, si sale su difficoltà continue di III e III+, con svariati passaggi di IV, tenendosi ora a destra, ora a sinistra delle attrezzature... In svariati casi riusciamo a salire senza far ricorso nemmeno alle staffe presenti sulle placche... La roccia lo permette, a patto di non avere fretta e seguire le indicazioni date dalla roccia stessa...
Il passaggio chiave, il famoso diedro un po' strapiombante, mi dà un po' filo da torcere perché i due appigli risolutori sono un po' alti, ma, dopo un piccolo esame, parto e lo risolvo senza usare le attrezzature. Davide mi segue, passa anche lui senza toccare ferraglia e mi chiede se sono d'accordo di gradarlo V- se fatto in libera... Io propendo per un IV+... E' comunque il passo chiave, perfettamente risolvibile, in caso di necessità, alzandosi sul lato destro del diedro e poi spaccando con la destra fino alla staffa sullo spigoletto di destra del diedro stesso... Farla "a braccia" seguendo la catena dev'essere molto più faticoso...

Segue la serie di placche... Una piccola meraviglia...
Anche qui la roccia indica di portarsi ora a destra, ora a sinistra... presenta sempre buchi, maniglie naturali e appoggi che, a prima vista impercettibili, permettono una risalita con difficoltà che vanno dal III al IV-, mai di più. forse in un paio di casi si raggiunge il IV pieno... Uso le staffe solo in un paio di punti e, generalmente, per far passare i moschettoni.

Ben presto usciamo dalla prima parte della ferrata, quella più dura tecnicamente. La continuazione ci riserva, ora, la risalita dello spigolone che sale alla croce. Un percorso ben più semplice, molto secondo grado con alcuni singoli passaggi un po' più pepati. La giornata si fa ancora più azzurra e ci godiamo la salita come bambini...
Un diedrino ed un caminetto, attrezzati per benino, si lasciano superare senza nemmeno vedere le staffe, così come l'ultima risalita diventa ormai poco più di una formalità...
Siamo un po' stanchi quando, dopo una piccola traversatina, ci troviamo sotto l'ultimo passaggetto "serio", un risalto di pochi metri...
Anche qui decido di tenermi ben a sinistra della catena e salgo seguendo appigli naturali.. Poco più di un II-III... Anche Davide mi guarda dicendo "certo che se uno segue la catena fa fatica per nulla..."

Ben presto siamo alla croce, pronti per un paio di foto, per una bevuta, una banana (premasticata dallo zaino, come al solito) e, dulcis in fundo, per la mia sigaretta di vetta... Sono le 11.35...

Il panorama, al solito, ci riserva stupende visuali su Resegone e Monte Due Mani... Lecco, sotto di noi, è impegnata nel suo caos quotidiano... Dall'altra parte, il Barro, Valmadrera... Poi, più vicini a noi, il San Martino e, proprio dietro a noi, il Coltignone...
Sarebbe bello avere più tempo, salire per il Coltignone, farsi una birra ai Resinelli, scendere senza fretta per la Val Calolden... Sarà per un'altra volta...

E' ormai mezzogiorno passato...
Dobbiamo scendere, tornare alla quotidianità. Partiamo, prendendo il sentiero che, abbassandosi progressivamente, traversa a mezza quota il San Martino fino a ricollegarsi al sentiero "turistico" poco sotto la cappelletta...
Il resto è ordinaria amministrazione, con lo sguardo che non si stacca dalla verticalità della parete del Medale... Incontriamo un paio di persone che risalgono verso la cima, poi, giù, quasi a valanga.
In meno di un'ora siamo all'auto, pronti a dirigerci verso la meritata birra e, subito dopo, a Merate all'auto lasciata lì al parcheggio del Maxi.

Un peccato non aver passato tutto il giorno tra il meraviglioso calcare del Medale...

Possiamo, però, ritenerci soddisfatti per questa finestra di primavera regalataci dal tempo. Una sorta di regalo di Natale anticipato, fatto su misura per chi ama la montagna. Adesso è tempo di prepararsi alla neve, che cadrà poi copiosa...

Il tempo, però passa e ben presto le giornate torneranno ad allungarsi e anche il sole tornerà a scaldare...

La zona del Medale-San Martino-Coltignone ha ancora tanto da offrire...