Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

sabato 20 febbraio 2010

PRIMA DEL 2010: IL CROCIONE DEL SAN MARTINO


Crocione del San Martino
7 febbraio 2010
Prima uscita dell'anno


Il 2010, ad essere sinceri, non è che sia iniziato proprio con i migliori auspici...
Subito dopo la fine delle vacanze natalizie è partita l'offensiva di tutte le forme influenzali note ed ignote... Se a questo aggiungiamo che il lavoro ha avuto - fortunatamente in questo caso - una recrudescenza peraltro benedetta... Va da sé che il mese di gennaio è passato senza lasciarmi spazio per la montagna, eccezion fatta per un giretto in automobile, intabarrati come due anziani semimoribondi, fatto con la mia compagna a godere dei piaceri di Zambla Alta.

Ma, come recita un vecchio adagio, non può piovere per sempre. Sempre per restare sulle frasi fatte, dopo la pioggia ritorna il sereno... Ok, ok, non arrivo a "non ci son più le mezze stagioni"; mi fermo subito con i luoghi comuni, promesso....

Ai primi di febbraio, comunque, mi ritrovo ad essere ingrassato come un maiale da insaccare, flaccido e fuori allenamento come poche volte in questi ultimi anni. Fortuna vuole che, per il fine settimana, pare ci sia uno spiraglio di tempo, se non buono, almeno decente. Come spesso avviene, grazie al solito sistema dei "forum" e, soprattutto, degli sms, riesco a contattare l'ottimo Riccardo, Ric54, valdostano trapiantato tra Bresciana e Bergamasca, che, sentendo anche lui il richiamo della montagna, accetta senza opporre resistenza alcuna la mia proposta, per nulla indecente.

Originariamente, la proposta era rivolta al mio amato Moregallo. Riccardo esprime il desiderio di andare a fare la ferrata del Corno Rat. Non la amo particolarmente (anzi, per nulla), ma sono ben felice di fare un giro con Riccardo e, se desidera conoscere qualcosa che ancora non ha visto, lo faccio di ottimo grado. La sua è una compagnia favolosa...

Ci dovete immaginare: io alto un metro ed un ca**o (ma non ridete: come dice Sconsolata, voi vedete soltanto il metro...); lui, almeno uno e novanta, se non di più, proporzionato a livello muscolare... Praticamente sembriamo chiesa e campanile.

Il dado è tratto: al mattino, parto per Valmadrera... Nebbia mica da ridere e ancora tanta neve al terreno ai lati della strada... Cominciamo bene...

Arrivo a Valmadrera, dove avevo dato appuntamento al buon Ric "al parcheggio del cimitero". Ora, senza offesa, non è che Valmadrera sia precisamente una metropoli. Resta il fatto che questa operosa cittadina del Lecchese, dalle antiche origini, dispone id un cimitero "nuovo" e di uno "storico".

Ovviamente io mi trovo a quello "nuovo" e Riccardo a quello "vecchio".

Rapido scambio di telefonate e di insulti, prese per i fondelli e via in centro. A metterci d'accordo, la colazione del mattino. Poi, mentre la luce ci permette di guardarci attorno, notiamo che dai 300 metri in su la neve è ancora tanta... E dura...

Rinunciamo (con mia celata - ma non troppo - soddisfazione) alla ferrata del Corno Rat e, su mia proposta, ci dirigiamo verso Lecco. Per qual motivo non abbiamo fatto un bel giro su neve al Moregallo? Perché qualcuno aveva dimenticato a casa i ramponi... E quel qualcuno, questa volta, non ero io!!!

A Lecco, seconda colazioncina con brioches "a buon livello" e subito dopo, visto che l'arrivo del sole aveva diradato le nebbie e lasciato spazio ad una giornata che prometteva bene, vista l'assenza dei ramponi, optiamo per un sano giretto verso il Medale. Riccardo lo conosce solo di fama e accetta di buon grado di andarlo a conoscere.

Per andare a parcheggiare, ci portiamo a Laorca, visto che il parcheggio di Rancio è zeppo come un uovo. Già per arrivare al parcheggio, prima avventura... La strada è ancora bella ghiacciata e le ruote scivolano in modo sibillino...

In un modo o nell'altro, tuttavia, riusciamo a parcheggiare e ci prepariamo per la passeggiata.

Seguiamo il sentiero che, passando vicino al cimitero di Laorca (delizioso per la posizione, sembra fatto su misura per accogliere spoglie di amanti della montagna), ci deposita presto all'ex Rifugio Medale, da dove l'omonimo monte ci accoglie con ottimi panorami.

Decido di mostrargli la base delle pareti e la partenza della ferrata degli Alpini al Medale, che ancora non ha percorso. Prendiamo quindi il sentierino, ben segnato e molto frequentato, che passa alla base della Bastionata, degli attacchi delle vie alpinistiche al Medale e, finalmente, arriviamo al Pilastro Irene, dove parte la ferrata.

Riccardo è quasi senza parole per la bellezza del posto... Non me ne stupisco! Questo "paracarro" alto una trentina di metri più dei canonici "mille", si presenta come una vera montagna. E, scusate se mi sento di parte, ma il Medale montagna lo è! Punto.

Riprendiamo il sentiero che sale verso la Cappelletta, mentre sulla sinistra le nebbie che ancora attanagliano Lecco creano un gioco sensazionale: l'orrenda costruzione del centro commerciale di Lecco, ripudiato dallo stesso Piano, immersa nella nebbia si trasfigura in un castello fatato, che sembra sorgere, come nelle migliori narrazioni di antichi manieri scozzesi in epoche medievali, dalle nebbie e dalle brume delle Highlands...

IL sentiero ci deposita presto alla Cappelletta... Beh, quasi presto... Complici un paio di "soste idrauliche" lungo il sentiero, riusciamo a "perderci", nel senso che, salendo, Riccardo segue il sentiero che da poco prima della Cappella taglia verso il Medale... Poco male, un paio di urla e quattro prese in giro ricompongono il duo chiesa-campanile.

Alla Cappella, quattro ciàcole con un alpinista della zona, in vena di ciarle, due foto al buon Ric che a malapena riesce ad entrare nella Cappelletta e poi su, lungo il Sentiero Silvia, per andare a guistare i panorami dal Crocione...

La sosta forzata di quasi tre mesi si fa sentire e, nonostante il poco dislivello, sbuffo per alcuni metri come un mantice. Riccardo mi osserva quasi incredulo, abituato a ben altri Arteri... Ma, sbuffando o no, arriviamo, con molta attenzione, agli ultimi metri prima del Crocione. Qui comincia ad affiorare anche un po' di ghiaccio vivo. Inutile pensare al fatto che i ramponi sarebbero forse stati utili... Non ci sono, punto. Arriviamo, non senza attenzione, al Crocione, da dove col cavolo che ci godiamo il panorama... Una bella folata di nebbia ci fa sentire nel mezzo della Pianura Padana, ma, per fortuna, dura poco.

Ci sediamo sulla vetta, beviamo qualcosina e poi, con calma, aspettiamo che le nebbie ci regalino un po' di panorama, cosa che puntualmente avviene. L'orario, però, è quello giusto... Ci avviciniamo all'ora di pranzo... Ed a questo tipo di richiami io e Riccardo siamo particolarmente sensibili.

Dal Crocione ci portiamo al colletto in cresta e prendiamo la traccia che scende verso il Rifugio Piazza. Come prima, dobbiamo fare molta attenzione alla neve ed a piccole lastre quasi ghiacciate... Iniziamo le prese in giro reciproche.... Non avevo ancora finito di magnificare il vantaggio di essere brevilineo, il fatto che ad essere piccoli si ha il baricentro più basso e si controllano meglio eventuali scivolate, che... Tac!!! Prendo una lastra di ghiaccio, le gambe si alzano a livello del volto e... Bam! Il posteriore si adagia in modo goffo e un po' violento al terreno, in perfetto stile fantozziano.

Quello che segue non posso riportarlo sul blog senza arrossire. Tralasciando il fatto che, probabilmente, mi beccherei anche una denuncia per frasi oscene e blasfeme (la veneticità si fa sentire molto in simili casi).

Tralasciando su una seconda caduta (e conseguente serie di rosari alla veneta), arriviamo al Rifugio Piazza, che ci accoglie con un bel fuoco acceso ed un invitante odorino...

I nostri propositi di morigeratezza vanno seduta stante a farsi benedire. Ordiniamo una caraffa di rosso e due piatti di polenta ed arrosto... Che, ottimi, svaniscono come neve al sole.

Belli, allegri, con la panza piena ed il cuore pieno di soddisfazione per i panorami, prendiamo con molta calma il sentiero per il ritorno.

Lungo il sentiero, ricevo una telefonata da Luigi: "Ma dove c... sei? Sei in giro?". Al che gli dico "Ma, guarda, pensa che sono passato sotto Medale ed Antimedale ed ho anche notato gente che saliva..". "Ma eravamo noi!!!"... Tralascio alcune espressioni, tipiche dell'ambiente alpinistico...

In conclusione, la telefonata può essere riassunta così: "Luca, tu e Riccardo fatevi trovare al bar a Lecco in un'ora".

Fu così che la giornata ebbe degna celebrazione e consacrazione...

Io e Riccardo, allegri e pasciuti, a bere birra con Daniele e Luigi, scesi dall'Antimedale, dove avevano arrampicato col Valseschini. Giusta conclusione per una giornata divertente e piacevole, con bella gente!

Riccardo, in particolare, prima di salutare tutti ha fissato un appuntamento con la ferrata del Medale. Io, invece, in cuor mio spero tanto di poter riprendere presto un discorso rimasto aperto con una via di un Altro, Grande, Enorme ed Immortale Riccardo...

Ciao Medale, torno presto!!!








domenica 3 gennaio 2010

LE LACRIME DEL COCCODRILLO SUINO MONTANO DEL LOMBARDO-VENETO





- Per gentile concessione di GEO, BBC, Discovery Channel e Piero Angela -


Il Coccodrillo Alpino (nome scientifico Divorator Ferox Festivitatae) si riconosce per le indubbie capacità mimetiche. In seguito alla caccia spietata da parte di voraci e feroci predatori umani (in particolare della Val di Scalve e della Val Seriana, dove ancor oggi vige la credenza che, per regalare le scarpe di coccodrillo alla moglie, occorra cercarle ai piedi dei poveri rettili), il Coccodrillus Alpinus riesce piuttosto bene a mimetizzarsi tra le schiere di Alpinisti e Merenderos vari che, in tutti i periodi dell'Anno, nascondendosi dietro gli ottimi propositi dell'attività fisica e del connubio mens sana in corpore sano, affollano rifugi, baite, osterie e rivendite alimentari di tutto l'arco alpino con varie puntate sugli Appennini. L'aspetto non è dissimile da quello di Merenderos ed Alpinisti, dunque, ma è comunque possibile riconoscere il noto rettile in via di espansione grazie ad alcune caratteristiche proprie dello stesso, impossibili da dissimulare.

In particolare: nonostante vesta regolarmente di nero (Montura e Lacoste ds sono accordate per preparare salopettes ad hoc per gli stessi), tra il mento e le ginocchia è perfettamente visibile un rigonfiamento che potrebbe far pensare ad una sacca (marsupio) e che è conosciuta negli ambienti scientifici come "Pantsah homini ingordi". In questa enorme cavità, difatti, vengono generalmente stipate, nei periodi di cosiddetta "festa", riserve alimentari che tormenteranno l'oggetto dei nostri studi almeno fino alla Festività successiva, con cadenza quasi ciclica.

Il vero elemento distintivo del Coccodrillus Alpinus, tuttavia, è la sua presenza per sentieri, vie alpinistiche di bassissima difficoltà e, soprattutto, i soliti rifugi e bar delle zone alpine ed appenniniche, dove è possibile osservarlo intento a proclamare i migliori propositi per i periodi successivi, utilizzando termini sconosciuti alla specie e per la stessa privi di significato come "dieta", "morigeratezza", "attività fisica continuativa", "smettere di fumare", "piantarla con i dolci in eccesso" e simili frasi dal dubbio senso.

In particolare, per poterli riconoscere, sarà sufficiente osservare la fuoriuscita di una sorta di resina, alcoolica nel 99% dei casi, come la loro circolazione sanguigna, durante i racconti dei loro eccessi a tavola e per osterie.
Si distinguono per queste lacrime di coccodrillo i rappresentanti di una evoluzione particolare di questa specie animale, i Coccodrilli Suini Veneti in Lombardia.
Questa particolare sottospecie, infatti, ha talmente assimilato i geni suini da presentare tratti più vicini a questo genere che a quello dei rettili.

Elemento distintivo per il riconoscimento del Coccodrillo Suino Veneto in Terra Lombarda è la presenza di grosse lacrime particolarmente alcooliche, versate durante il tentativo di minzione, all'aria aperta come in casa, quando, estratto con difficoltà l'organo preposto alla funzione, il Nostro si rende conto che a causa della grandezza e della rotondità della sacca-marsupio (Pantsah Dah Rhospih), non è ormai più in grado di vedere lo stesso organo se non facendo ricorso ad uno specchio.

Sarà possibile osservare rappresentanti di questa sottospecie animale tanto in giro per le città della selvaggia Lombardia che per boschi, sentieri, rocce, valloni, canaloni, creste e quant'altro. Per riconoscerli a prima vista, sarà sufficiente ascoltare l'enorme quantità di scusanti dagli stessi addotte alle magre figure in campo sportivo ed alpinistico, una vera e propria enciclopedia della scusa che non regge.

Ciononostante, FAO, ONU, UNICEF ed altre organizzazioni, assieme al WWF, hanno deciso di avviare una campagna per preservare questa strana evoluzione o degenerazione animale allo scopo di studiare i rimedi contro l'alcoolismo, la bulimia, il tabagismo, la sedentarietà e la lamentela da panza piena in generale.

Al prossimo documentario, Buon Anno a tutti da un Bradipo Alligatore Suino che ormai non se lo vede più da tanto gli si è gonfiata la panza....


lunedì 14 dicembre 2009

VIA CHIAPPA, IL BATTESIMO DELL'ANTIMEDALE


- Clicca sul titolo per andare al fotoalbum -



Antimedale Via Chiappa 220 m,
D+, V, V+, 1 p. VI-

Venerdì 11 dicembre 2009



Quest'anno Resegone, Grignetta e Medale hanno deciso di farmi qualche regalo supplementare...
Non so a cosa questo sia dovuto; magari qualcuno dirà che è stata la mia buona stella... Fatto sta che, quando pensavo che con la salita dello Spigolo Mir si fosse esaurita la serie delle giornate "favolose" per mettere le mani sulla roccia in versione quasi primaverile, ecco che mi viene servito sul piatto d'argento ancora un giorno meraviglioso, per di più sul magnifico calcare dell'Antimedale.

A volerla vedere in forma "dietrologica", potrei pensare che il Medale, dopo avermi visto abbacchiato come un agnello a Pasqua per aver dovuto rinunciare causa influenza alla Medalata di poco più di un mese fa con gli amici di Planet Mountain, abbia ben pensato di "ripagarmi" almeno in parte, offrendomi una meravigliosa giornata sul suo satellite Antimedale.

Era un po' che con Davide volevamo ripetere qualcosa di piacevole, magari non troppo impegnativo, ma appagante, gioioso, allegro. Avevamo ancora in mente il piacere della salita al Torrione Magnaghi in una magnifica giornata, addirittura calda... Al telefono, il giorno prima, le solite schermaglie: "Va bene, dai, navighiamo a vista... Ci si trova a Lecco, si beve il caffè e poi si decide all'ultimo momento...". Il "trovarsi a Lecco" è indice del periodo autunnale o invernale... Fosse stata primavera o estate l'appuntamento sarebbe stato direttamente a Ballabio...

Il giorno dopo, di buon mattino, confortato dalle previsioni che danno giornata buona e cielo terso, miì sveglio presto, senza esagerare, e sempre senza esagerare faccio colazione, un paio di abluzioni, qualche altra pratica tipicamente mattutina e poi via, solita strada... Tangenziale, Cinisello, Monza, Lissone, Carate... Arrivo a Lecco senza problemi, esco all'uscita del Manzoni e mi porto al solito Bar, freqeuntato al mattino, tra l'altro, da molti alpinisti che qui si danno appuntamento. Anche le tradizioni hanno il loro peso.

Per strada, osservando le silhouettes favolose delle Grigne e del Medale con i colori dell'alba, pensavo a cosa proporre al Davide... Da ottobre mi era ancora rimasta nella gola la lisca della mancata realizzazione della Cassin al Medale, ma con l'influenza non si può fare nulla. In una giornata così bella, la gita doveva avere un qualcosa di completo... Una bella linea, bella esposizione e magari, perché no, qualcosa di "storico", di signfiicativo...

Da tempo avevamo nel mirino la Via Chiappa all'Antimedale. I numeri non dicono molto, anche se la presentano bene. 220 m. di sviluppo, D, V e V+, 1 p. VI-. V+ obbligatorio. Gradi "bassi" per i canoni dei climbers moderni abituati a difficoltà maggiori e protezioni ascellari, ma pur sempre una sana via di V con protezioni non troppo vicine per chi ama le salite classiche. In più, una via aperta dal mitico e purtroppo troppo presto defunto Daniele Chiappa, Ciapìn, grande alpinista, motore del Soccorso Alpino per anni, scrittore e quant'altro... Una di quelle figure che identifichi immediatamente con la Montagna...

Poter fare, a dicembre, il fatidico "passo" e "alzare il grado" su una via "mitica" di un alpinista "mitico", beh, sarebbe stato il massimo... Sì, per me sarebbe stato un "alzare il grado", perché, da quando ho ricominciato ad andare per monti, è solo un anno o poco più che ho rimesso le mani sulla roccia "comme il faut", con corda, dadi e cordini... Ho iniziato con vie relativamente facili ed adesso, piano piano, sto reiniziando a tornare su gradi un po' meno bassi... Con notevole soddisfazione. Non che il grado sia tutto... Ma poter fare tranquillamente passaggi di V e qualcosina in più permette di seguire più linee che a fare solo il III od il IV... In più, oggi avrei avuto una sorta di autobenedizione, ripecorrendo un itinerario che mi avrebbe permesso di mandare un silente saluto alla figura del grande Ciapìn...

A Lecco, arietta "frizzantina", incontro con Davide, quattro ciàcole davanti al caffè e poi dritti a Rancio. Per metterci d'accordo ed andare dritti alla Chiappa è bastato molto meno di un caffè... Allegri, partiamo, dopo aver lasciato la macchina al parcheggio e, ancoia intabarrati, risaliamo il noto sentiero che accompagna verso le vie e la ferrata. Arriviamo rapidi sotto al conoide di detriti che accompagna alle pareti dell'Antimedale e cominciamo la lenta risalita, allegri. La giornata è favolosa e, una volta arrivato il sole, diventa quasi caldo...

Arriviamo all'attacco e troviamo un gruppo di cinque baldi ragazzotti sulla sessantina, allegri e ciarlieri. Due vanno a farsi Frecce Perdute e gli altri tre la Chiappa e stanno già partendo. La temperatura è già ottimale... Mentre anche il terzo sale, noi ci stiamo ancora preparando tranquilli.

Arriva presto il momento della calma (i baldi giovanotti vanno come treni) e Davide, dato il "5" di prammatica, parte tranquillo... Piccola parentesi: tra me e Davide, generalmente, esiste una sorta di sfida a chi riesce a perdere la via evidente più velocmeente dell'altro. Anche in questa occasione Davide non si smentisce... Prende una placca, bofonchia qualcosa del tipo "non mi ricordo più se dritto o a destra.." e poi prosegue, seguendo ovviamente la linea dell'Altra Chiappa. Poco male, in questo modo, per i primi due tiri, invece di seguire una linea di III e IV, ne seguiamo una più diretta di IV+ e un po' di V... Tutto riscaldamento (tanto la linea della via è chiara, lo strapiombo a cui arrivare è evidente come non mai e la via non è proprio obbligata).

Mentre Davide sta arrivando alla sosta, arrivano tranquilli due ragazzi, evidentemente interessati a questo settore della parete. Ci salutiamo ed uno, osservatomi, mi sorride dicendo "Tu sei Arterio Lupin, vero? Ho riconosciuto il caschetto..."... Giogalimba di PlanetMountain, si presenta. Mi viene da ridere, potere del mio caschetto grigio metallizzato (con ABS, ESP e Navigatore di serie, aggiungo sempre io a chi mi canzona - cioè tutti - parlando del mio caschetto).

Risalgo il primo tiro, un po' contratto per i primi metri, poi, una volta presa confidenza con quella fantastica roccia, avviene il miracolo... Comincio ad alzarmi e muovermi con una facilità estrema, divertendomi come un matto...

Davide riparte e con il secondo tiro (anche in questo caso seguendo l'Altra Chiappa) arriviamo alla sosta sotto lo strapiombo, alla cui destra, evidenti, cominciano i diedri, invitanti. Risalgo la lunghezza quasi godendo, la roccia è favolosa e la linea piacevolissima. Non sento il V, anzi... Mi sto godendo la salita ... Oltretutto la temperatura è ideale, fa quasi caldo e ad arrampicare si suda.

Il terzo tiro è favoloso, diedrini e una sorta di canalino fino alla sosta. Un tiro lungo, sostenuto, con molto V- ed un po' di V, sul quale divertirsi davvero. Bello, aereo, avvincente, il più sostenuto della via e, forse, anche il più fotogenico. Lo risalgo divertendomi un casino, peggio dei bambini. Non ci sono passaggi faticosi o di forza, ma solo tecnici ed aerei... Una vera goduria.

Il quarto tiro - viene deciso di comune accordo - verrà spezzato: un primo tirello fin sopra il diedrozzo ed il canalino fino a sotto il tetto e un tiro "quattrobarrauno" in traverso fino al tiro chiave, il quinto.

Davide risale allegro il diedro di V pieno, tecnico, ma non faticoso, anche se un minimo atletico verso la fine qualora si tenda a stare poco in spaccata... A salirlo con buona tecnica, invece, appoggi ed appigli non mancano. Gradevolissimo, a circa metà, risalire una placca lavorando di aderenza con le scarpette....

Alla sosta (in comune con la Via degli Istruttori), arrivano i due Altrachiappisti, con i quali facciamo quattro chiacchiere. Ovviamente esordiscono dicendo "ma avete fatto una variante alla partenza, vero?". Io, altrettanto ovviamente, per non ammettere che avevamo cannato la partenza, mi sono limitato a dire "sapete com'è, facendo così la linea è più diritta...". Sorrisino di complicità (hanno sicuramente capito tutto) e poi traverso. Il traverso non è difficile, IV con un bel passaggetto di V- in esposizione alla fine, aderenza... Ringraziamo le scarpette del Grip (le BAT sono favolose) e arriviamo in sosta.

Il quinto tiro è definito il tiro chiave, per via di un tot di V+ e di un passaggetto di VI-. La via è estremamente evidente ed è ben assicurata con pochi resinati proprio lì dove serve. Davide risale e, dopo aver ravanato un minimo sulla fessura-diedro strapiombante, traversa ed arriva in sosta. Mi dice di risalire: il primo tratto, tutto di V, passa tranquillo. Si arriva sotto la fessura strapiombante, dove, infilando le mani nella fessura e spaccando, si sale senza particolari problemi... Per passare il tratto di VI-, alzandosi, si trova un buon appiglio (un po' lisciato) per la destra e, poi, a sinitra, nascosta, una ottima maniglia... Maniglia che, al primo tentativo, proprio non riesco a trovare. Provo, riprovo... Ma non la vedo e non la trovo. Dopo due tentativi ed altrettanti brasamenti di avambraccio, mi rompo e mungo brutalmente il rinvio per andare a vedere... Ma porca vacca, eccola lì... Ridiscendo di un passo, faccio svanire il rinvio, afferro i due appiglioni e mi rialzo...
Il passaggio, però, non è finito e bisogna portarsi in bella esposizione verso una fessurina superficiale che accompagna ad una pianta, verso destra. Anche qui c'è del sano V+, con insana erba a rendere il tutto più pepato... Ancora un po' d'attenzione e poi in traverso ascendente, sempre con difficoltà sul V, alla sosta.

Altre chiacchierate tra me e Davide, che subito parte per il sesto e ultimo tirello, una traversata a sinistra di qualche metro per poi salire lungo fessure tendendo poi all'uscita, evidente e visibile a sinistra. Davide traversa tenendosi alto, ravanando un pochetto... Poi afferra il labbro della prima fessura e parte in quarta. Esce presto, rinvia la sosta e percorre anche gli ultimi venti metri fino alla catena del sentiero di discesa. Mi arriva il fatidico urlo "Quando vuoi!" e parto... Mi ricordavo i consigli della relazione e provo a fare il traverso in discesa per quel paio di metri che serve, un V- delicato in discesa, a prendere una piccola cengia da dove parte il sistena di fessure che porta all'uscita. Il V- dura alcuni metri anche in salita, poi diventa IV per finire, traversando a sinistra, con un III+/IV- molto delicato (la roccia è a scaglie che non aspettano altro che poter cadere... Delicato, fare attenzione).

All'uscita, ci si titrova sul sentiero di discesa dall'Antimedale, un sentiero attrezzato che per gli amanti delle ferrate sarebbe da considerare "difficile", con vari punti da aderenza ed un tratto strapiombante. Il sentiero coincide con quello della Val Nera, che porta fino sulla cima del Medale, ma che sconsiglio ai semplici escursionisti per via dei numerosi tratti privi di attrezzature esposti e per la gran quantità di sassi pronti a cadere che andrebbero a creare pericolo per i moltissimi alpinisti che si divertono su quella meravigliosa parete.

Io e Davide possiamo finalmente cambiarci le scarpe, togliere gli strumenti di tortura e infilare quelle da approccio. Dopo una rapida sosta, iniziamo a scendere. Il sentiero è davvero scivoloso ed esposto, anche se attrezzato con purtroppo orride catene nei tratti più "problematici". In breve scendiamo la Val Nera e torniamo agli zaini... Osserviamo una coppia che sta facendo numeri sui monotiri vicini a Frecce Perdute e, in alto, i due ragazzi alle prese con gli ultimi due tiri de "L'Altra Chiappa".

Tra una pacca sulla spalla e l'altra, ormai sono le 13 passate, dopo aver fatto fotografie e chiacchierate, telefoniamo al buon Luigi "Slowrun"... Gli comunico il mio avvenuto "Battesimo dell'Antimedale" e ci diamo appuntamento in centro e Lecco per la birra. Con calma, gustandoci i colori favolosi dei monti del Lecchese, scendiamo al parcheggio al cimitero di Rancio e, con calma, ci trasferiamo verso Castelllo... Luigi ci mostra un bar davvero carino, ben arredato, e qui andiamo a farci la birra doverosa di fine salita... Beh, Luigi non lo sapeva, però, chiacchierando con i gestori - che sentono il mio accento chiaramente non Lumbard ed ai quali orgogliosamente avevo detto "Son veneto".- vengo a sapere che il gestore è da... Jesolo!!!
Ovviamente facciamo il giro delle conoscenze e degli amici comuni, dopodiché, tra gli sfottò di Davide e Luigi, ci accomiatiamo con un sano arrivederci a presto!

Degno finale di una giornata favolosa, che per me ha segnato la prima salita alpinistica sull'Antimedale ed ha ulteriormente cementato l'amicizia con Davide e Luigi! Un ulteriore regalo del Gruppo delle Grigne, che a metà dicembre ha saputo fare un regalo davvero favoloso a noi, poveri amanti delle stesse...

A presto, Lecchese, sei la mia nuova patria... (Lo so che l'ho detto a molte zone montuose, ma che ci posso fare.. A me le montagne belle piacciono e mi ci sento presto a casa mia... Soprattutto se l'ambiente "umano" che le circonda è strettamente legato alle montagne ed a quello che queste significano... E per il Lecchese è così!).