Pizzocolo, cresta sud
Inverno particolare, questo, ce ne ricorderemo per anni. Di queste nevicate in città, ma anche e soprattutto per la straordinaria presenza di neve anche su montagne di bassa quota, che di solito consentono ai non amanti della neve, di camminare e far ferrate anche a gennaio.
Quest’anno invece questi percorsi, insolitamente innevati, si sono trasformati in percorsi alpinistici. E noi cogliamo la palla al balzo per salire il nostro Pizzocolo con picca e ramponi, lungo la cresta Sud, un percorso per noi nuovo, di cui da un po’ sentiamo parlare.
Decidiamo così, su due piedi un venerdi sera in cui (come consuetudine quest’inverno) il rischio valanghe è troppo alto per tentare un canalone, come sarebbe stato in programma.
Prova zaino: sembra di avere sulle spalle un menhir… peccato che io non sia Obelix e non abbia pozione magica, ma solo tè verde.
La stradina per raggiungere S. Urbano è ripida e tortuosa, e l’auto a un certo punto si rifiuta di salire sul ghiaccio, quindi la molliamo letteralmente lì, in un piccolo slargo, e iniziamo a salire a piedi. In un quarto d’ora raggiungiamo quello che doveva essere il parcheggio, dove parte il sentiero 27 per le creste. Come era abbastanza intuibile, non c’è nessuno sul percorso (non è una tipica gita invernale), e i nostri scarponi pestano neve fresca sul sentierino. Passiamo sotto una bella parete di placche calcaree su cui sono attrezzate un paio di vie a spit, che hanno l’aria di vedere poche ripetizioni all’anno, ma sembrano comunque avere un certo interesse. Poco oltre, ci troviamo all’attacco della nostra cresta.
Si parte superando un risalto roccioso, e nonostante ci sia neve su tutto il percorso, le rocce sono pulite e ad una temperatura persino piacevole! Insomma, mi godo questi passi di facilissima arrampicata, maledendo un po’ gli scarponi rigidi, non sono abituata ad utilizzarli su roccia e ci metto un po’ ad abituarmi. La prima parte della cresta è discontinua, si entra a un certo punto nel bosco per un breve tratto, poi riprendono le rocce. La neve ci accompagna e quando diventa davvero tanta, attorno ai 1200 metri, tiriamo fuori la picca, anche perché la pendenza si fa più marcata. Da qui in poi la cresta è davvero uno spettacolo: dietro di noi abbiamo sempre il lago e sembra di stare su un balcone, davanti a noi una bella dorsale piena di neve con rocce che affiorano: sì, la gita è di soddisfazione!
Si procede con certa fatica sul ripido pendio, ma soprattutto con molta attenzione perché occorre aggirare ponti di neve enon di rado lo scarpone sprofonda in una buca.
A un centinaio di metri dalla cima si fa sentire il solito vento gelido del Pizzocolo. Che dire, siamo saliti leggeri e senza guanti, ora occorre decisamente coprirsi.
Arriviamo in vista del bivacco e decidiamo di stare sotto il filo di cresta per cercare protezione. Troviamo invece tantissima neve (arriva a metà coscia) che non ha voglia di lasciarsi calpestare ed è una bella lotta. Il bivacco sembra sempre là, con il suo camino e la legna che ci aspettano.
Il punto più pericoloso della gita è entrare nel bivacco: al posto dello zerbino c’è una bella lastra di ghiaccio vivo. Oggi nessuno è salito qui, neanche dall’altro versante, per cui il riparo è tutto nostro!
CI scaldiamo e ci rifocilliamo, contenti della bella salita fatta, soddisfatti di aver conosciuto un bel percorso nuovo sulla nostra montagna.
Scendiamo per S. Urbano, lungo un sentiero che senza neve credo sia una mulattiera, ora sé una pista stretta tra i prati innevati, divertente e piacevole. In meno di due ore siamo di nuovo alla macchina, dove nel frattempo il ghiaccio si è sciolto ed è possibile salire fino al tornante successivo per girarla.
… e la prossima sarà la cresta “Rustica”, che abbiamo costeggiato salendo, e sembra molto interessante. Eh sì, sono itinerari da sfruttare quest’inverno, in cui anche sul nostro “Pizzo” gli itinerari diventano alpinistici.
Quest’anno invece questi percorsi, insolitamente innevati, si sono trasformati in percorsi alpinistici. E noi cogliamo la palla al balzo per salire il nostro Pizzocolo con picca e ramponi, lungo la cresta Sud, un percorso per noi nuovo, di cui da un po’ sentiamo parlare.
Decidiamo così, su due piedi un venerdi sera in cui (come consuetudine quest’inverno) il rischio valanghe è troppo alto per tentare un canalone, come sarebbe stato in programma.
Prova zaino: sembra di avere sulle spalle un menhir… peccato che io non sia Obelix e non abbia pozione magica, ma solo tè verde.
La stradina per raggiungere S. Urbano è ripida e tortuosa, e l’auto a un certo punto si rifiuta di salire sul ghiaccio, quindi la molliamo letteralmente lì, in un piccolo slargo, e iniziamo a salire a piedi. In un quarto d’ora raggiungiamo quello che doveva essere il parcheggio, dove parte il sentiero 27 per le creste. Come era abbastanza intuibile, non c’è nessuno sul percorso (non è una tipica gita invernale), e i nostri scarponi pestano neve fresca sul sentierino. Passiamo sotto una bella parete di placche calcaree su cui sono attrezzate un paio di vie a spit, che hanno l’aria di vedere poche ripetizioni all’anno, ma sembrano comunque avere un certo interesse. Poco oltre, ci troviamo all’attacco della nostra cresta.
Si parte superando un risalto roccioso, e nonostante ci sia neve su tutto il percorso, le rocce sono pulite e ad una temperatura persino piacevole! Insomma, mi godo questi passi di facilissima arrampicata, maledendo un po’ gli scarponi rigidi, non sono abituata ad utilizzarli su roccia e ci metto un po’ ad abituarmi. La prima parte della cresta è discontinua, si entra a un certo punto nel bosco per un breve tratto, poi riprendono le rocce. La neve ci accompagna e quando diventa davvero tanta, attorno ai 1200 metri, tiriamo fuori la picca, anche perché la pendenza si fa più marcata. Da qui in poi la cresta è davvero uno spettacolo: dietro di noi abbiamo sempre il lago e sembra di stare su un balcone, davanti a noi una bella dorsale piena di neve con rocce che affiorano: sì, la gita è di soddisfazione!
Si procede con certa fatica sul ripido pendio, ma soprattutto con molta attenzione perché occorre aggirare ponti di neve enon di rado lo scarpone sprofonda in una buca.
A un centinaio di metri dalla cima si fa sentire il solito vento gelido del Pizzocolo. Che dire, siamo saliti leggeri e senza guanti, ora occorre decisamente coprirsi.
Arriviamo in vista del bivacco e decidiamo di stare sotto il filo di cresta per cercare protezione. Troviamo invece tantissima neve (arriva a metà coscia) che non ha voglia di lasciarsi calpestare ed è una bella lotta. Il bivacco sembra sempre là, con il suo camino e la legna che ci aspettano.
Il punto più pericoloso della gita è entrare nel bivacco: al posto dello zerbino c’è una bella lastra di ghiaccio vivo. Oggi nessuno è salito qui, neanche dall’altro versante, per cui il riparo è tutto nostro!
CI scaldiamo e ci rifocilliamo, contenti della bella salita fatta, soddisfatti di aver conosciuto un bel percorso nuovo sulla nostra montagna.
Scendiamo per S. Urbano, lungo un sentiero che senza neve credo sia una mulattiera, ora sé una pista stretta tra i prati innevati, divertente e piacevole. In meno di due ore siamo di nuovo alla macchina, dove nel frattempo il ghiaccio si è sciolto ed è possibile salire fino al tornante successivo per girarla.
… e la prossima sarà la cresta “Rustica”, che abbiamo costeggiato salendo, e sembra molto interessante. Eh sì, sono itinerari da sfruttare quest’inverno, in cui anche sul nostro “Pizzo” gli itinerari diventano alpinistici.