Il Blog dei Bradipi di Montagna

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lunedì 22 febbraio 2010

CORNA DI MEDALE, VIA CASSIN: LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO


Corna di Medale (1029)
Via Cassin-Dell'Oro
360 m., V, V+/VI-/A0
Domenica 21 febbraio 2010


Esistono vie alpinistiche o, se preferite, "classiche", che, per ogni zona, rappresentano la "classica" par excellence...
Vie che rivestono un'importanza la cui portata va ben al di là di semplici relazioni, di gradi di difficoltà e simili.
Vie che sono semplicemente "storiche".

Per le Alpi Lombarde, la pietra miliare che segnò, con un notevole anticipo rispetto a molte altre zone ove erano attivi alpinisti ed arrampicatori (all'epoca, rocciatori), tale posto spetta certamente alla via aperta negli anni '30 da Riccardo Cassin e Mario Dall'Oro "Boga".
Una via di 360 metri di sviluppo che risolve il problema della parete Sud-Est della Corna di Medale. seguendo una linea logica di diedri, fessure, piccole placche. Arditissima per l'epoca, vinta dopo una "durissima lotta in parete", con tanto di bivacco, venne festeggiata dagli abitanti di Lecco così come forse oggi si festeggerebbe solo la vittoria della Nazionale ai Mondiali di Calcio.

360 metri di via fisica, con molti tratti faticosi, resi ancor più fastidiosi dalla roccia unta da innumerevoli ripetizioni... Eppure ancora lì, "gettonatissima" e percorsa all'inverosimile. Forse la via di roccia più percorsa delle Alpi Lombarde.

Una via che non può mancare nel carnet di chi vuol conoscere le grandi classiche, a dispetto della bassa quota del Medale, appena sopra i 1000 metri... Una di quelle montagne (perché comunque di montagna si tratta) definite "paracarri" dagli "occidentalisti", ma capace di attrarre e sedurre gli amanti della montagna e dell'arrampicata.

Domenica 21 febbraio dell'Anno Domini 2010, finalmente, dopo tanto tempo che la tenevo nel mirino, anche se spesso incredulo rispetto alle mie capacità, grazie all'amico Daniele, il Crodaiolo di PlanetMountain, con una fatica mostruosa, spremendo le energie e ricorrendo in vari punti alla "mungitura spregiudicata", sono riuscito a salire questa classica (applausi scroscianti, standing ovation e pubblico in delirio.... Ok, ok, mi calmo e torniamo a noi... )

Per me, questa salita ha rappresentato il coronamento di un sogno iniziato tre anni fa o poco più, quando, tornato alla montagna dopo alcuni anni di assenza, ancora non credevo (ma avrei tanto voluto) di poter tornare a mettere le mani sulla roccia ad un livello discreto... Arrivato in Lombardia, da maniaco bibliofilo quale sono, uno dei primi passi fu il procedere all'acquisto del materiale reperibile su queste montagne... Leggendo e rileggendo delle Grigne e dei loro satelliti, non potei non soffermarmi sul Medale, montagna che negli anni '80 era per me solo una delle vette di bassa quota note per l'attività degli arrampicatori lecchesi, palestra di eccellenza e contemporaneamente montagna in grado di offrire la tranquillità della falesia e la cosiddetta avventura delle montagne... Una parete dove Riccardo Cassin con il Boga avevano scritto una pagina memorabile nella storia dell'arrampicata, portando l'attenzione verso le pareti "a bassa quota", superandole con un atteggiamento da grande parete alpina, con tanto di bivacco...
Libro in mano, mi leggevo la relazione, impietosa sul grado... "V+/A0" e, in cuor mio, continuavo a dirmi "Potessi tornare indietro di quindici anni... Potessi tornare ad arrampicare sul quinto, magari riuscirei a mettermi in saccoccia questa via dei due Grandi...".
Ma non ci credevo, mi sembrava troppo distante questa possibilità.

Un anno fa, all'incirca, mentre scendevo da una passeggiata di fine inverno al San Martino, sopra Lecco, mentre mi stavo avvicinando all'auto, sento una voce perentoria: "Tu sei Arterio!". Era Daniele, alias il Crodaiolo, che, da grande fisionomista qual è, dalle foto viste sul mio fotoalbum mi aveva riconosciuto... Risate di prammatica, poi giù diretti a Lecco per una birra... Quattro chiacchiere sulle passioni comuni e poi, ricordo perfettamente la famosa frase, che presto diventerà un tormento: "Ma ancora non sei stato sulla Cassin? Non è possibile..."
Eppure, all'inizio, mi sembrava un accelerare troppo...

Mentre l'amicizia col Crodaiolo andava consolidandosi, anche il fido Davide, a modo suo, mi faceva notare che, insomma, non essere ancora stati sulla Cassin era proprio strano...

Qualche mese dopo, inoltre, stringo amicizia anche con Luigi Slowrun ed anche in quel caso la frase non cambia... "Non hai fatto la Cassin? Bisogna provvedere!!!"

Eppure a me sembrava così lontana la possibilità...

Arriva la primavera... Grazie ai già citati amici ricomincio a salire con fiducia sempre maggiore, ma la Cassin mi sembrava ancora lontana...

Passa l'estate, arriva l'autunno e "il grado" aumenta... Arriva il giorno di un bel "Raduno al Medale" e mi preparo a salire, finalmente, la Cassin... Un virus, violento e fastidioso, mi assale invece al mattino... Cerco di tener duro, arrivo a vedere da vicino l'attacco... Ma il virus è più forte. Devo scendere, rinunciare alla Cassin e, peggio ancora, alla cena di gruppo...

Daniele, Davide e Luigi cercano di rincuorarmi... Con Davide ci prendiamo qualche soddisfazione, con Daniele e Luigi pure. Tra novembre e dicembre riesco a salier sullo spigolo Mir e poi sulla Chiappa in Antimedale... Comincio a sentire che il momento si avvicina...

Ma a mettere il bastone tra le ruote arrivano il freddo ed il maltempo. E' inverno, nevica molto, piove pure... Passano tre mesi di inattività e, poi, finalmente, dopo altri attacchi influenzali e recrudescenze lavorative, arriva il momento buono.

In montagna, come nella vita, è così. Le occasioni vanno afferrate al volo e non mollate...

Vedo che per domenica 21 febbraio il tempo dev'essere buono. Sento subito Daniele e Luigi (Davide la domenica è comandato di servizio a vita). Luigi nicchia, anche lui è "in rosso" con i permessini domenicali... Ottengo un permesso totale dalla mia dolce metà e così fa anche il Crodaiolo...

Arriva finalmente la domenica giusta, che inizia nel migliore dei modi: ritrovo al Galeotto alle 08.00 per caffè, brioche, pipì e popò. All'appuntamento, inatteso, arriva a portarci un saluto anche Marco Anghileri, il Bacc', che, non potendo andare ad arrampicare causa problemi al gomito, se n'è andato in piena notte a farsi un giro in Moregallo...

Il resto è una "cronaca di una gioia annunciata", per la quale non occorre raccontare nulla di tecnico su di una salita straconosciuta e arcinota... Sicuramente non spetta a me dare un giudizio che non sia altro che il semplice e personalissimo parere sul gusto o meno a salire un simile itinerario. A me, a dirla tutta, è piaciuta moltissimo... Classica, logicissima, molto atletica. Per quanto riguarda i gradi, mi sembra corretto definirla di V con un paio di passaggetti più pepati (più per l'unto che per le reali difficoltà), peraltro ampiamente azzerabili e "ad alta percentuale di mungitura".

Per qual motivo definisco questa via in termini così positivi ed entusiastici? E' tutta una questione di "approccio" alla via. Se uno cerca una grande classica su roccia favolosa, senza sassi mobili, con gradi alti e "di eleganza", mi sa che non ci siamo.
E' una via "alla Cassin"; molto fisica,atletica... Dal IV in su (e ce n'è molto) è atletica, dal IV in giù è erbosa e si trovano anche non rari sassi mobili.
Per me, che salgo le vie su base mentale più che sportiva, è e resta un bel vione, pieno di storia...
Non è particolarmente esposto, anzi... Se a qualcuno interessano le vie pregne di storia e aneddoti, fisiche, atletiche, che rimandano ai tempi dei "pionieri"... Beh, la Cassin è un must. Come mi hanno fatto notare i miei amici... Un obbligo morale.

Tornando all'Arterio ed alla "tecnica classica" (leggi mungitura ed azzeramento selvaggi), i numeri migliori sono avvenuti sul primo diedro., raggiunto dopo due tirelli "facili", con un paio di passaggetti che facevano presagire l'unto dei passi che ci attendevano. Azzeramenti fatti rispettando i sacri rinvii del Crodaiolo, ovviamente... Ci sono un paio di catenelle d'epoca (una sorta di soste o qualcosa del genere) poste proprio giuste giuste a misura d'Arterio...
Prova di salita "come si deve" numero uno... Scivolo... Prova numero due.. Scivolo ancora.. A questo punto, afferro catena e via... Il primo passaggio di AU (Arrampicata sull'Unto) è risolto.

Seguono un paio di tiri dei quali si parla piuttosto poco, per una serie di diedri, saltini, placchette, molto continui ed atletici, continuamente tra IV+, V-, con svariati passi di V e, in particolare, un diedro (il secondo diedro) davvero ostico ed unto, un sano V+, che, incredibilmente, mi "bevo" godendomelo... Da lì sii vede il famoso "passaggio chiave"...

Passaggio della Radice: il Crodaiolo mi aveva spiegato il movimento... Lo osservo, memorizzo, ma evidentemente non troppo. Tocca a me... Ovviamente mi intestardisco e non lo passo... Resto appeso. Riprovo, sono rimasto troppo basso e mi ghiso le braccia. Resto appeso per un po'. Provo ad incazzarmi e decido di mettere un prusik per piazzare una fettuccia a mo' di staffa... Ma mi incarto e mi incazzo con me stesso... Nel frattempo, il Crodaiolo mi tira due urla da non ripetere... Colpito nel vivo dell'orgoglio, decido di riprovare e trovo sulla destra un appoggio, riesco ad alzarmi, a spostarmi e finalmente faccio come dice lui... Allungo la destra, prendo un buon appiglio, salgo e poi mi ristabilisco... Mi dico mona diciotto volte da solo e poi torno a prendermi del pirla dal Crodaiolo...

Seguono altri due tiri, sempre abbastanza sostenuti, che devono portare dal "Bivacco Cassin" al traverso. Anche in questo caso ci troviamo su difficoltà continue id IV+ e qualche punto tranquillamente valutabile di di V-. L'esposizione si fa maggiore e la fatica si fa sentire, soprattutto per chi è fuori allenamento.

Il Traverso, invece, da ridere: il Crodaiolo, per venirmi incontro, non rinvia praticamente nulla. Unisce i due tiri fino alla sosta sopra il traverso. Ottimo, perché, in caso di caduta, non avrei "pendolato"... Ma pessimo per capire lo sviluppo del traverso... Mi sono ritrovato a fare un due-tre metri usando le maniglie (non malvage, peccato che sotto scivolasse tutto) e poi a fermarmi, vedendo la corda che saliva verso l'alto... Cercavo di salire e il Crodaiolo, dopo avermi lasciato salire, mi diceva che dovevo scendere e traversare ancora... Una situazione che si è ripetuta varie volte, non senza ghigni da parte del Crodaiolo...Tutto sommato divertente e sicuro... Piccola calata e poi ancora traverso... Traverso, salita, calata e di nuovo traverso... Insomma, movimenti degni di una palestra di roccia sulla Cassin...

Però i rinvii del Crodaiolo erano sacri e non si tiravano... Per il resto, invece, tutto quello che trovavo era buono per trazione...

Un sacco di punti, invece, per i quali mi ero preparato mentalmente ad azzerare, non so grazie a quale congiunzone astrale, sono riuscito a passarli attaccandomi solo alla roccia... Forse perché ero troppo pigro per azzerare...

Divertito un sacco e me ne frega un accidente della rotpunkt...

Per salvarmi la faccia posso sempre dire di averla salita da secondo a tecnica classica... Suona bene, è espresso in bell'italiano. anche se significa pur sempre che sono salito da pippa (che si diverte e se ne frega).

Tragico, in conclusione, l'ultimo tiro... Anche in questo caso il Crodaiolo "unifica" i tiri, creando un ultimo tiro da sessanta metri secchi. Io, ormai, ero alla frutta con le forze, sognavo la birra che, peraltro, il Crodaiolo andava reclamando a squarciagola... Sessanta metri di terzo e quarto, che mi sono sembrati un'eternità... Ma, alla fine, l'uscita si è avvicinata e ci ha accolti...

Sane risate, stretta di mano, sigaretta di vetta per me e, subito, telefonata a Luigi per ritrovarci da Antonio a festeggiare la Cassin come si deve...

Stanco, ma felice come un neonato.
Spossato, ma gioioso per essere riuscito a "venirne fuori"... Ho spremuto le energie... E sono uscito soddisfatto, allegro, contento come un bambino, felice come una pasqua... Sono riuscito a prendermi una bella soddisfazione fisica, ma una ancora più grande dal punto di vista della conoscenza... Di quella eterna, inestinguibile sete di conoscenza, di vedere, di tastare e toccare che affligge gli amanti della montagna...

Un sogno nel cassetto si è realizzato.
Grazie a Dio, molti altri sono lì, pronti a restar tali od a realizzarsi...

Sogni dei quali, tra frizzi e lazzi, abbimao discusso alla grande, al Bar da Antonio, alla Partenza della funivia per Erna, dove abbiamo raggiunto, dopo la discesa, Luigino lo Slowrun, subito pronto a festeggiare l'avvenuto battesimo alla Cassin per il vecchio Arterio... Già, perché, purtroppo, tra Daniele, Luigi e anche Davide... Cazzarola, il più vecchio sono io...

Una giornata da incorniciare, una gioia infinita per me... Gioia che, poi, si è prolungata nei racconti del Forum di PlanetMountain, dove non sono mancati frizzi e lazzi e dove, con la complicità di Luigi e Daniele, è nata questa piccola parodia di alcuni passi dei Promessi Sposi...

Parodia alpinistica che, secondo noi, farebbe felice il buon Manzoni, se solo potesse leggerla e che allego, in chisura di post, come ulteriore ringraziamento a Daniele, Luigi e Davide, miei "mentori" e compagni di cordata, ai quali mi lega, oltre alla chiara stima, un'amicizia che si salda sempre più, come ben sa chi è uso salire in montagna. Legarsi alla stessa corda è ben più che un gesto di assicurazione... Prevede la fiducia nel compagno, il mettere nelle sue mani la propria sicurezza ed il fidarsi di lui. Ai miei "Bravi" manzoniani, di nuovo, un grazie di cuore.

"I PROMESSI CASSINI"

(liberamente ispirato a tale Manzoni Alessandro)

"E non era passato molto tempo da quando, timido ed incerto, Don Arterio, scendendo la scalinata che dalla Cappella del Sacro Cuore riporta a Rancio, andava ripetendosi "Grigne e Medale... Carneade, chi era costui?"...
E mentre cercava di passare inosservato tra i tanti turisti intenti ad una passeggiata salutare, venne fermato da due Bravi, uno Crodaiolo ed uno Franco, i quali, incuranti del suo ripetere quasi come un disco rotto la frase "non sum dignus", lo portarono in una birreria... Qui gli venne ricordata l'esistenza del Medale... Gli venne detto forte e chiaro che "questa salita s'ha da fare".
Passò il tempo, mutarono le condizioni, mutò molto. Alle parole dei due Bravi si aggiunsero quelle di un Don Rodrigo che, pur avendo perduto la folta chioma degli anni giovanili, era tornato ai vecchi fasti e splendori montani...
Eppure, al calar dell'autunno, la Peste colpì don Arterio in occasione di un incontro tra bravi, Innominati ed altri personaggi... Don Arterio dovette rinunciare alla base della salita che da fare s'avea...
Un bravo Renzo Davidùn Tramaglino di Merate, da tempo amico di don Arterio, lo aveva riportato sulla giusta strada della consapevolezza, mentre i Bravi Griso Crodaiolo e Luigi Corsalenta continuavano la loro opera di preparazione del vecchio don...

E finalmente, ad un anno di distanza, il matrimonio tra il desiderio di poterla salire e la realizzazione del sogno poté aver luogo.

Il Bravo Riccioluto, con somma gioia di un don Arterio rinnovato e determinato, nonostante i tre mesi di "fermo" a causa salute e lavoro, riuscì nell'impresa di portare alla gioia il succitato Don... Il quale, una volta giunto alla sommità del suo peregrinare sulle orme di San Riccardo e san Mario, scrisse la seguente poesia, della quale viene riportato solo un frammento:

"A presto monti sorgenti dalle acque ed elevati al cielo, cime ineguali note a chi vi ha salito ed amato e impresse nella sua mente… …a presto. Quanto è leggero il passo di chi rinato tra voi per poco se ne allontana"

Alla prossima e grazie a Daniele Griso Riccioluto per la via, a Luigi il Bravo Corsalenta, per il supporto morale, così come al Bravo Bacc', custode dell'anima della Grignetta, che prima della partenza si è materializzato per un caffè in compagnia e per rincuorare un Don Arterio determinato sì ma comunque timoroso...


6 commenti:

  1. Complimenti Art ,per la non facile impresa e per il racconto dettagliato e simpaticissimo

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  2. ZIOCHELCAN!!!

    cerco in rete informazioni sul medale e mi imbatto in 'sta roba qua... :-(

    no go paròe.

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  3. il mio commento sarà visibile dopo l'approvazione????

    MA VA IN STRAMONA!!!

    Drugo Lebowsky

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  4. Complimenti, Luca! Altro che bradipo!
    Anch'io ho fatto la Cassin da secondo nel luglio del 1987, sotto un sole cocente, portando lo zaino con dentro due paia di scarponi da mezza tonnellata, volando sul passaggio della radice, arrivando al bivacco talmente "cotto" da dimenticarmi lo zaino ... e tralascio il resto. Avevo 29 anni ed ero al top della mia (scarsa) forma fisica. Quindi raddoppio i complimenti!
    Edo

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  5. Caro Edo,

    per godere delle montagne la forma fisica aiuta certamente... Ma senza la forma mentale, credo sarai d'accordo, non è altro che ginnastica. Andare in montagna è ANCHE ginnastica... Mas soprattutto per l emnte ed il benessere del nostro Io.

    A presto e grazie!!!

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