Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

domenica 21 dicembre 2008

MONTE DUE MANI


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Monte poco conosciuto e poco battuto, fatto salvo che per la ferrata Simone Contessi. Ma oggi la meta era la vetta da raggiungere lungo la lunga cresta sud. Punto di partenza è in comune con la ferrata, salendo lungo la strada che conduce a Morterone si lascia la macchina in un risicato spiazzo, massimo due auto, sulla sinistra. Come detto la ferrata non era nelle nostre mire... e nemmeno nelle mie capacità in particolare il penultimo torrione. In ogni caso ci siamo inerpicati per il ripidissimo sentiero che accompagna la ferrata fino ad uscire su di un bel pianoro dove ha inizio la cresta vera e propria. Qui ci siamo ramponati e messe vie le racchette con picca alla mano abbiamo iniziato la lunga cresta sud. Neve purtroppo molle causa il rialzo termico, pensare che uscito di casa ad Oggiono ho dovuto togliere il ghiaccio dal parabrezza e nona caso il termometro dell'auto indicava zero gradi... ma sorpresa a Ballabio i gradi erano 10!!!

Come detto neve molle che certo non aiuta e ancor meno infonde sicurezza nel passo. Una bella cresta che più che invernale pura si è tramutata in un vero e proprio misto come si vede anche dalle foto. In alcuni passaggi molto aerea che richiede in ogni caso, anche in versione estiva, passo sicuro. Purtroppo però arrivati ad un punto abbiamo dovuto desistere, il sentiero correva lungo un breve traverso poco sotto la cresta ma la catena di sicurezza era sommersa dalla molta neve che non era certo sicura vista la temperatura. Mantenere il filo di cresta era difficile per via di sassi e della neve, aggirare sul lato opposto difficile per il terreno friabile. Possibile soluzione era farsi sicura con la corda che avevamo con noi e sicuramente saremmo riusciti a passare in un senso ma per il ritorno? Una volta in vetta si poteva scendere dalla normale a Olino...ma dopo quel passaggio, a memoria del mio compagno, ne avremmo trovato un altro difficile, e restare bloccati tra due passaggi difficili non ci pareva... carino. Conclusione... giro di 180° e si torna sui propri passi. Rammarico perché la vetta non era lontana... ma come tutte le altre vette resta lì e non si muove. Sicuramente proverò a farla anche in versione estiva.

giovedì 18 dicembre 2008

Auguri Bradinatalizi!
















A tutti i Bradipi, neo Bradipi, veci Bradipi i migliori auguri di un Felice Natale e un 2009 prospero e felice e... Buone Montagne a tutti (© by Arterio Lupin)

mercoledì 17 dicembre 2008

L'ETERNO FASCINO DEL CANALONE PORTA

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Canalone Porta e Torrione Magnaghi Settentrionale, 10 novembre 2008


La mia conoscenza della Grignetta è piuttosto recente, cioè da quando mi sono trasferito in Lombardia... Non posso, però, parlare di un innamoramento a prima vista... Della Grignetta avevo sempre letto tanto, mi ero riempito gli occhi e l'immaginazione di questi "paracarri" a due passi da Milano... L'adolescenza passata a leggere libri su libri, a idealizzare le figure di Riccardo Cassin, Carlo Mauri, i Ragni di Lecco... Letture che sempre mi avevano lasciato un alone di "mito" attorno a queste montagne. Poi, per una serie di motivi, l'arrivo in Lombardia, il ritorno ai monti, la Grignetta che battezza con la Direttissima il momento in cui sono potuto tornare ad infilare gli scarponi e salire a gustarmi le montagne...
Al solito, maniaco come sono, la ricerca di tutto il reperibile in libreria.... Libri su libri, carte topografiche, ravanamenti in Internet. spulciatura di foto, racconti, blog, itinerari...
Ritrovo un itinerario, del quale mi ricordo di aver letto qualcosa negli anni '80, in un numero di Alp... A Jesolo, frugo tra i vecchi e polverosi numeri di Alp... Ritrovo quel particolare numero in cui parlano di Grignetta e ritrovo l'indicazione: "Poche persone salgono in Grignetta per lo stupendo Canalone Porta, che pure ha passaggi di I e II"....
Il Canalone è bello evidente... Sembra creato su misura per l'alpinista classico... Lo si vede praticamente da ovunque, stando a Sud della Grignetta... Quest'anno, anno in cui ho deciso - dopo aver fatto un sano allenamento di un anno - di tornare a salire per le vie a me care (Creste, Spigoli, Canaloni con difficoltà classiche), sento che è arrivato, finalmente, dopo più di vent'anni, il momento propizio per andare a conoscere bene il Canalone Porta...

In estate, trovo una giornata infrasettimanale "giusta"... Arrivo ai Resinelli, al solito, prestissimo, e mi dirigo verso il Canalone.... Una giornata stupenda dal punto di vista meteorologico... Quasi nessuno in giro, è il giorno giusto... (ho sempre una paura folle dei sassi che cadono negli itinerari frequentati). Parto e, gustando ogni singolo passo, risalgo la prima parte, in cui le difficoltà non superano mai il secondo grado, con passaggi davvero belli per superare strozzature, massi ed uno spigoletto alto ed esposto, dopo il quale si deve riattraversare verso sinistra per affrontare una paretina ed una fessuretta che, esposte, depositano in breve al ripiano sotto il Sigaro Dones, alla partenza del "Traverso dei Magnaghi" che collega la Cresta Cermenati alla Bocchetta dei Prati...

La parte successiva è quella più "tosta" dal punto di vista delle singole difficoltà... Ma inizia con una osservazione "strana": il Traverso dei Magnaghi viene dato sui cartelli come "Alpinistico", mentre sul Canalone Porta si nota una indicazione: "Canalone Porta II - EEA". in realtà, avrebbero - forse - voluto scrivere "EE/A", cioè per Escursionisti Esperti ed Alpinistico... EEA dovrebbe voler dire "con attrezzature" e, sulla seconda parte, l'unica attrezzatura presente è quella che uno si porta dietro...

Dopo questa riflessione, salgo per i saltini che adducono, all'altezza del Torrione Magnaghi Centrale, a quella paretina che rappresenta il vero "punto dolente" della risalita: una parete di una trentina di metri con difficoltà che rasentano il III- nella scala UIAA ,piuttosto esposta... La passo tranquillamente, anche se non posso non notare che i primi passaggi il terzo lo raggiungono eccome... Risalgo gustandomi ogni singolo passaggio, appigli ed appoggi ci sono, ma non è roba per semplici escursionisti... Andrebbe sottolineato il carattere alpinistico del secondo tratto di questo Canalone, almeno per gli escursionisti meno esperti. Per persone esperte, o, quanto meno, svezzate, è un qualcosa - invece - che definire godibilissimo è poco...
In breve mi trovo ad una selletta stupenda, da dove, con una breve risalita, tra panorami sempre più belli, arrivo al sentiero della Cresta Sinigaglia e da lì su, in Grignetta, dove incontro le prime persone della giornata...
Visto che il numero di persone ed il vociare aumentano, scendo rapido a prendere il sentiero Cecilia e decido di andare a mangiare qualcosina dal Mauro al rifugio Rosalba... Una sana mangiatina, quattro chiacchiere e poi giù per Le Foppe... Primissimo pomeriggio e mi ritrovo al 2184 a farmi una birra mastodontica, dopo essermi gustato panorami che solo la Grignetta offre...
Il fotoalbum di questa salita lo trovate qui:

http://picasaweb.google.it/Bradipodimontagna/CanalonePortaGrignettaSentieroCeciliaRosalba#

A fine ottobre successivo, in una grigia giornata dal sapore decisamente autunnale, con Davide mi ritrovo a salire sul Sentiero della Cresta Sinigaglia... Avevamo in mente di salire al Magnaghi Meridionale... Ma la pioggerella prima e la pioggia poi ci fanno rientrare rapidamente ai Resinelli, ad occuparci di birra e insaccati... Mentre stavamo salendo, però, una frase di Davide mi aveva colpito: "Quello è il Canalone Porta... Lo sai che non ci sono mai passato?".
Mi risultava difficle credere che una persona che conosce la Grigna come lui, che si è fatto non so quante vie tra quelle guglie, non fosse mai passato per il Porta... Eppure capita spesso che, a furia di dire "ci passo la prossima volta", gli anni passino...
Dopo una quindicina di giorni, trovando una giornata un po' più decente, decidiamo di tornare a provare il Magnaghi... L'idea era quella di salire per la normale (III) e poi vedere il tempo...
Appena partiti, mi era però tornata in mente la frase di Davide e, invece di salire per la Cresta Sinigaglia, gli dico: "Seguimi..."
Iniziamo così a risalire il Canalone... Davide assume lo sguardo di un ragazzino che ha ricevuto un regalo atteso da tempo... Ci divertiamo, peraltro, davvero come bambini...
All'altezza della nota e strafotografata finestra, Davide si lancia per andare a sedersi e farsi fare un paio di foto... Gliele faccio volentieri, non senza canzonarlo a dovere...
Canzonature prontamente restituite quando, pochi minuti dopo, riesco ad incastrarmi ed incrodarmi in un passaggio di secondo- forse qualcosa in più - che la volta scorsa non avevo fatto... Una fessura di non più di due metri, per passare la quale, alla fine, per un impeto d'orgoglio, mi sono letteralmente spalmato sulla roccia...
I passaggi successivi vengono gustati come un gelato... I vari saltini, poi lo spigolone della strozzatura, quindi il placcone che porta al fessurotto... Qui, forse anche per riprendere l'orgoglio ferito, decido di passare il fessurone integralmente, con Davide che prendeva amabilmente in giro la testardaggine dei Veneti...
Pausa per bevutina e sigaretta (mia) al ripiano del Traverso...
Poi via diretti per la seconda parte, mentre il sole, incredibilmente, ci regala squarci di bel tempo inaspettati... Un cielo blu stupendo...
Passiamo la paretina di III- ed ariviamo all'altezza della Cresta Sinigaglia... Il cielo comincia a ribollire... Nessun problema, siamo a due passi dalla vetta del Magnaghi Settentrionale... La raggiungiamo e ci gustiamo i panorami, tra una banana premasticata, una sigaretta ed una giusta bevuta... Poi le nuvole arrivano... Coprono tutto e decidiamo di scendere... Tanto la strada la conosciamo...
Passiamo il Saltino del Gatto... Il cielo sembra riaprirsi... Scendiamo lungo le basi delle pareti Est dei Magnaghi... Ci avviciniamo, quasi fischiettando, alla normale del Magnaghi Meridionale., hai visto mai.. Il tempo, allora, per sicurezza, ricopre tutto con la soffice ovatta delle nubi montane... La Grignetta ci fa capire che oggi doveva essere dedicato al Porta... Nient'altro...
Tranquilli, senza fretta, scendiamo...
Il ritorno lungo il sentiero della Cresta Sinigaglia è conosciuto e ce lo godiamo...
Davide è allegro anche se dispiaciuto per non avermi portato sul Magnaghi... Gli rispondo che è stata la Grignetta a mostrarci la strada... Il tempo era grigio... Appena abbiamo infilato il Canalone, il cielo è diventato blu... Appena usciti, di nuovo tempo di m... Quindi, avevamo fatto ciò che la Montagna ci aveva consigliato...
Ai Resinelli è tutto chiuso... Decidiamo, allora, di andare da Antonio, alla partenza della funivia per i Piani di Erna, a berci una sana birra, di quelle giuste (Antonio è un fantastico pusher di birre ottime). Al solito, nel primo pomeriggio siamo di ritorno... Allegri, felici...
Davide, inoltre, ha la gioia di aver guardato finalmente, in prima persona, le meraviglie del Canalone Porta... Io, semplicemente, mi sono reso conto che questo itinerario è uno di quelli il cui fascino è e resterà inalterato... Un fascino eterno, che non verrà mai meno, nemmeno dovessi percorrerlo in continuazione...

Il Fascino discreto della Montagna Classica...

LA "DURA OROBIA" DEL PIZZO STRINATO


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Una lezione di "dura Orobia" - Lo Spigolo Nord del Pizzo Strinato (2836) da Valbondione (900) - 15 luglio 2008



Le Alpi Orobie hanno sempre esercitato un fascino strano sulla mia immaginazione... Da ragazzo, quando erano più le montagne che sognavo, magari leggendo un reportage, di quelle che realmente vedevo, spesso mi era capitato di cercare di farmi un'idea di queste montagne aspre, distanti, per me veneto, ma così piene di attrattive... Nomi come Presolana, Pizzo Coca, Redorta, Diavolo di Tenda, suscitavano non solo il mio interesse - tipico fin dall'infanzia - per poterle "vedere", ma un desiderio quasi "strano" di poterle conoscere, inquadrare, fare "mia" almeno la loro silhouette... Successiamente, i racconti dei locali, o di chi c'era stato, non avevano fatto altro che acuire il mio desiderio di conoscere quegli angoli così al di fuori dell'escursionismo e dell'alpinismo di massa (eccezion fatta per pochi itinerari). Il caso, se di caso vogliamo parlare, ha voluto che uno dei primissimi giri fatti in montagna da quando avevo ripreso a mettere gli scarponi e lo zaino, fosse proprio in Presolana, con la classica passeggiata da Colere al rifugio Albani e, poi, il giorno dopo, da Vilminore verso la cascata del Vo, dopo un lauto pranzetto in una baita-ristorante assolutamente deliziosa...
Montagne a me ignote, che non ero in grado di ricnoscere, a parte la Presolana... Monti che mi sembravano davvero duri, aspri... Dislivelli importanti, escursioni lunghe e generalmente prive dei comfort delle località "gettonate" dalla massa dei turisti...
Un anno dopo, fuggito per un giorno da Milano, riesco a farmi il periplo della Presolana... Senza cartina, a "naso", proprio per "conoscere" la zona... Torno con le gambe stanche, ma felice... I posti sono favolosi... Al ritorno, trovo in libreria alcune pubblicazioni sulle Orobie e comincio a divorare il possibile e l'impossibile su queste zone... Da allora, ogni volta che mi trovavo su qualche cima da dove si potessero vedere le Orobie, uno degli "esercizi" era sempre quello di individuare e riconoscere le varie cime... Un esercizio che ho sempre fatto fin da bambino quando, sotto l'occhio attento di papà e di chi mi ha insegnato a girare per i monti, dovevo riconoscere una montagna anche solo da un profilo, uno spigolo, una silhouette particolare...

Una zona che assolutamente non conoscevo era quella dell'Alta Val Seriana... Ne avevo sentito parlare, ne avevo letto... Ma ancora non ero in grado di riconoscere de visu il Coca, il Recastello, il Torena... Nel 2008, tra le varie surfate in internet e, soprattutto, grazie alla "soffiata" del ravanatore seriale Giuliano, vengo a conoscenza dell'apertura di una nuova "via ferrata a carattere alpinistico" sul Pizzo Strinato...

Parte immediatamente la ricerca compulsiva e quasi maniacale dello scibile sul Pizzo Strinato in Internet e nelle pubblicazioni in mio possesso... Il profilo della montagna è invitante... Trovo una relazione - invito alla ferrata fatta direttamente dall'allestitore - gestore del rifugio Barbellino... La ferrata porta il nome di Talita Kum, frase biblica... Bah... Trovo, poi, in un forum (On-Ice) una relazione di salita di un local che, senza problemi, definisce la salita una sana via alpinistica...

Cerco qualcuno con cui condividere la giornata... Ma, a parte Giuliano che aveva gettato il sasso, trovo solo reazioni di poco interesse... Sarà perché il dislivello da affrontare si aggira sui duemila metri... Per fortuna, visto che, purtroppo, anche il buon Giuliano ha non pochi problemi per il permesso premio da parte della propria metà del cielo, riesco a trovare in Elio - Eco10 un sano partner per una simile ravanata.

Ci si trova così, a metà luglio, di primissima mattina in auto a risalire, assonnati, la Val Seriana... Arriviamo a Valbondione, parcheggiamo, tra uno sbadiglio e l'altro, l'auto, e risaliamo il lungo sentiero che, senza pendenze eccessive (almeno così è scritto), ci deve portare al rifugio Curò al Barbellino... La giornata è fantastica, ben presto cominciano a farsi vedere tutte le principali cime delle Orobie, che cominciamo così a riconoscere per bene... Procediamo spediti, superati solo da un piccolo gruppo del Soccorso Alpino e poi da un local che quasi ci insulta per non voler accelerare il passo. Siamo, dopo un'ora e mezza, sotto la rampa che permette di "accorciare" la risalita per il Curò. Lo lasciamo parlare e andare, anche perché bofonchiava qualcosa in una variante dei dialetti delle Valli Bergamasche che, per quanto mi sforzassi, mi risultava chiara quanto uno scioglilingua in malgascio stretto...

In due ore esatte ci troviamo al rifugio Curò, con mille metri di dislivello alle spalle, al cospetto del Lago Barbellino... Una conca di rara bellezza, piena di torrenti, ruscelli, cascate, fiori e quant'altro... Sono le 8 (siamo partiti alle sei) e ci facciamo un sano cafferino... Troviamo il tipo che ci aveva detto di andare veloci... Vede che siamo intenzionati a proseguire... "Ma non vi fermate?" "No, andiamo allo Strinato..."... Caduta di mandibola e saluto indeciso...
Partiamo dopo il cafferino ed una provvidenziale visita al bagno... In un'ora, sempre di buona lena, lasciando a destra l'imbocco della stupenda Val Cerviera, passiamo oltre il bacino artificiale del Barbellino e risaliamo verso il rifugio Barbellino al Lago Naturale...
Altra piccola sosta... Sono le nove e mezza circa... Il cognato dell'allestitore della ferrata, sentito delle nostre intenzioni, decide di accompagnarci fino all'attacco, non particolarmente segnalato...

In effetti, fin dall'inizio è chiaro il carattere "alpinistico" della gitarella... Ben pochi segnavia e pochi ometti solo nei punti strategici... Questo, per fortuna, aumenta il senso di "wilderness" dell'itinerario...

Dopo un'ora di mostruosa risalita di una tipica morena da un-passo-avanti-tre-indietro, arriviamo all'attacco, dove troviamo una lapide che ci comunica che la via ferrata (a volerla chiamare così) si chiama ora Guerino Rossi, a memoria di un giovane amante della montagna che ha perso la vita nella più bella delle attività, ovvero andando in montagna...

Facciamo quattro chiacchiere con il simpatico cognato del gestore, lo ringraziamo, ci imbraghiamo e, dopo esserci riposati qualche minuto (avevamo già nelle gambe 1500 m. di dislivello), partiamo per vedere questo itinerario attrezzato che, comunque, si presenta come estremamente accattivante, seguendo il fantastico spigolo nord del bellissimo Pizzo Strinato che dal rifugio Barbellino sembra creato proprio per attirare gli alpinisti...

Elio, ravanatore seriale di morene e ghiacciai, ma meno avvezzo alla roccia verticale, mi invita calorosamente a salire per primo... Parto volentieri e lo avviso subito di stare molto attento a ciò che si tira... La roccia non è certo pulita e, spesso, interi blocchi sono lì che aspettano qualcuno per avere una scusa per cadere...
I primi 150 metri passano abbastanza rapidamente, con qualche singolo passaggetto che richiede attenzione e, per il resto, semplici roccette di primo e secondo grado, ma spesso friabili e che richiedono attenzione...
Dopo una buona mezz'ora, una sorpresa inaspettata e non proprio gradita... Già avevamo notato come la catena, ad un certo punto, terminasse sotto un roccione poco rassicurante per continuare a salire dieci metri più a destra... Dieci metri certamente facili, ma esposti e sprotetti... Ne stavamo parlando quando, improvvisamente, ci rendiamo conto che, poco sopra, proprio sotto lo sperone che dà accesso allo spigolo vero e proprio, una sorta di nevaio residuo copre completamente per una trentina di metri la catena...
Dobbiamo fare qualche acrobazia su sfasciumotti instabili per aggirare la massa nevosa, non senza qualche leggero smadonnamento... In pochi minuti ci troviamo sotto quello che, dalle relazioni, dovrebbe essere il passaggio chiave... Un piccolo caminetto, seguito da uno spigoletto che sale a sinistra e prendere lo spigolo vero e proprio...
Il caminetto si supera in libera con difficoltà che vanno tra il III+ ed il IV-, ma sono solo un paio di metri... Poi, la salita diventa davvero gustosa, su uno spigolo via via più aereo e godibile.

Piccolo particolare: la catena termina e lascia spazio ad un canapone quanto meno antiestetico, ancorato ogni 15-20 metri ad un fix con maglia rapida al quale viene fissato il canapone con un prusik...

Ci guardiamo in faccia, facciamo mentalmente una bevuta al concetto di "sicuri in ferrata" e cominciamo a risalire evitando di far ricorso al canapone... La salita è molto bella, avvincente, aerea, via via più verticale e con difficoltà costanti di secondo e terzo grado con punte di III+... Assolutamente stupenda, una vera via alpinistica di soddisfazione...
Poco prima della vetta, il canapone finisce. Ci troviamo ad una croce posta qualche metro sotto la massima elevazione vera e propria, che raggiungiamo dopo aver passato una crestina di una trentina di metri espostissima e con nessuna attrezzatura.

Dalla vetta, un panorama vastissimo che va dalle Orobie ad Adamello, Presanella, Ortles, Bernina, Disgrazia, Masino, Monti Bregagliotti, Orobie Occidentali... Un vero panorama eccelso... Bevuta, mangiatina di frutta, sigaretta di vetta (per me) e poi giù per la "normale", altra via a carattere alpinistico, anche se indicata come EE: una crestina che per una mezz'ora, esposta ed affilata, scende con numerosi passaggi di primo e qualcosa di secondo, fino ad una bocchetta. Da qui, davanti al monte Costone pieno di tracce di stambecchi e camosci sulla neve, cominciamo a scendere lungo la stupefacente Valle del Lago, aiutati da ometti e qualche raro segno rosso...
Abbastanza velocemente, dopo qualche passaggio un po' "dubbio" su sfasciumi e qualche atterraggio di posteriore, ritroviamo terreno più docile e ben presto approdiamo nuovamente al rifugio Barbellino, dove le simpatiche signore (moglie e cognata del gestore), ci coccolano subito con due birre monumentali ed un'ottima torta di mele...

Cazzeggiamo, chiacchierando, fino quasi alle cinque, poi ci rendiamo conto che dobbiamo scendere e che le rispettive dolci metà saranno ansiose di sapere se siamo ancora vivi...
Partiamo a razzo, ripercorrendo il sentiero fatto al mattino per tornare al Curò... Sono ormai le sei, riusciamo a parlare con le dolci e comprensive compagne che, come tali, ci riempiono di insulti e minacce se non torniamo in breve al focolare domestico...
Seconda birra monumentale e poi, allegri, giù verso Valbondione...

Durante la discesa capiamo finalmente per qual motivo la salita al mattino ci fosse sembrata così "dolce"...
Il percorso, in effetti, è lunghissimo... Sono svariati chilometri e questo permette di non sentire subito lo sforzo per il dislivello di mille metri secchi da Valbondione al Curò... Il problema è che, verso sera, dopo più di millenovecento metri di dislivello, 400 dei quali su una via alpinistica di terzo più friabile, la fatica si fa sentire tutta e la strada ci sembra sempre più lunga...
Elio mi chiede se per caso qualcuno ha allungato la strada durante il giorno...
Io comincio ad avere visioni fantozziane e vedo la Madonna e tutti i Santi in colonna...
Verso le otto di sera, finalmente, siamo alla macchina intenti a toglierci gli scarponi...
Inventiamo una pietosa scusa per le dolci metà e poi, devastati di fatica ma felici come bambini, ripercorriamo la Val Seriana in direzione Merate...

Omettiamo ogni racconto sulle facce delle compagne di vita a vedere due deficienti che tornano a casa alle nove e mezzo di sera dopo essere usciti alle quattro di mattina per andare ad arrostirsi sulla dura Orobia... Posso solo dire che la mia dolce tre-quarti, osservatomi, si è limitata a dire... "Ma quanto felice sei?" ed ha subito preteso di vedere le foto... Dandomi poi ragione, anche se scrollando la testa...

La dura Orobia richiede fatica, davvero tanta... Ma restituisce scenari e sensazioni davvero uniche, proprie, semplicemente... Orobiche...

Unico appunto al giro (peraltro riportato nella relazione poi pubblicata su www.vieferrate.it) è che la Guerino Rossi al Pizzo Strinato non dev'essere considerata una via ferrata, ma un itinerario alpinistico con attrezzature... A mente fredda, forse, superflue pure quelle, ma tant'è... Un itinerario che mi sento di consigliare a chi ama la wilderness ed i percorsi poco frequentati in una angolo di paradiso distante solo un'ora dal Curò, uno dei rifugi più frequentati delle Alpi Orobie...

Una volta di più la lezione di "dura Orobia" è stata che, a presentarsi col dovuto rispetto, la Montagna saprà sempre conquistarti e sorprenderti...

Ora, la mente guarda già al Pizzo Coca per la Cresta Est ed al Recastello per la cresta Ovest... Elio sarà della partita... Un ravanatore seriale come quello si fa fatica a trovarlo ed a girare con lui c'è solo da essere felici! A presto in Orobia, terra di Ravanator!


Per una relazione dettagliata con foto sulla salita, vedi:

http://www.vieferrate.it/ferratastrinato.htm

domenica 14 dicembre 2008

TRA ESCURSIONISMO ED ALPINISMO: AL MOREGALLO PER SENTIERO DELLE VASCHE E CANALONE BELASA

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Monte Moregallo, salita da Valmadrera per Sentiero delle Vasche e Canalone Belasa, 9 Maggio 2008


Ci sono itinerari che vengono - a ragione - considerati "d'obbligo" per ogni zona o, se vogliamo, per ogni montagna...
Tra escursionisti, alpinisti, ciaspolisti, sci-alpinisti e tutti gli altri -isti che volete, esiste - senza che ci sia una regola scritta - l'uso ormai consilidato dal tempo e dalla pratica di considerare "obbligatori" per la conoscenza ed il godimento di un monte alcuni itinerari, a seconda della disciplina...
Nella zona di Valmadrera, ma anche di Canzo, nella zona cioè che fa capo al Moregallo, ai Corni di Canzo, a Cornizzolo-Rai-Prasanto come "montagne di casa", di questi "itinerari obbligati" ne esistono parecchi...
A parlare con i "locals" si arriva a sentirsi quasi in difetto per non aver ancora percorso alcuni itinerari che vengono sentiti dagli stessi molto più di una iniziazione... Non aver percorso quelli che sono considerati essere i sentieri o le vie "particolari" e "caratteristiche", anche se non si è "locals", significa arrivare a sentirsi menomati, guardati quasi con commiserazione o, nella migliore delle ipotesi, ad essere "caldeggiati" (quasi minacciati, bonariamente) a tornare a parlare solo dopo aver percorso detti itinerari...
Del Moregallo mi ero innamorato abbastanza velocemente, e l'ho ripetuto spesso...
Mi era capitato di parlarne al rifugio Terz'Alpe, ben più di un anno fa, quando, durante una mia piccola scorribanda "di conoscenza" assieme alla mia compagna, avendo deciso di andare a "controllare" la qualità dell'ottima cucina della Lalla e di Manuel, abbiamo avuto la meravigliosa idea di metterci a chiacchierare con alcuni locals...
Interessati ed anche inorgogliiti per il grande rispetto che mostravo verso Il Moregallo ed i Corni, questi rappresentanti dello zoccolo duro della "vecchia guardia" escursionitica, dopo poco, mi avevano subito posto la classica e ferale domanda: "Ah, ti piace la zona... Ma il Sentiero delle Vasche l'hai già fatto? No????? E cosa aspetti a portare la tua donna..."
Capo chino, orecchie basse, prometto solennemente di riparare quanto prima...
Era autunno, il tempo volgeva al freschetto e non se ne è fatto più nulla, anche se continuavo nella mia ricerca di informazioni sulla zona e sull'itinerario...
Un paio di mesi dopo, al rifugio SEV a Pianezzo, dopo essere salito sul Corno Occidentale, vengo investito prima da un ragazzotto di 82 anni che saliva in ferrata come uno stambecco e che mi chiede se, oltre alle ferrate, ero già salito sulla Cresta G. G. O.S.A... Magari, fu la mia risposta... Quel ragazzino di 82 anni, nel salutarmi, mi lascia con un "non mancare di fartela, è una meraviglia"...
Arrivato quasi mesto al rifugio, dopo aver visto l'82enne darmi pappa su pappa in salita come in discesa, vengo assalito dai presenti, incuriositi da quel "foresto".
Notato che non parlavo Lumbard, mi chiedono da dove sono... Mi vedono interessato ed innamorato alle loro zone, mi mostrano i quadri di Gino Buscaini e poi... La classica domanda: ma l'hai già fatta la Cresta OSA? Mi faccio più furbo... "sapete, non è molto che son qui, non ho un compagno di cordata, per ora faccio escursioni, per lo più in solitaria...". Mi osservano e mi fregano: "Ed il Sentiero delle Vasche? Ed il Canalone Belasa?"

Fregato.

Il Sentiero delle Vasche, almeno, sapevo qual era e dove si trovava... Ma 'sto Canalone Belasa???

Tornato a casa, come al solito, ravanata in internet e scaricamento brutale di ogni informazione possibile..

Dopo qualche tempo, arrivata la primavera, al solito sul forum di VieFerrate.it si discuteva proprio di questi due itinerari...
Trovo una relazione sul sito dei Falchi della Valgrande, me la scarico e me la studio...

Trovo, con mia gioia, un compagno di ravanata in Giuliano1, milanese trapiantato sul Lago Maggiore... Grande ravanatore seriale, escursionista senza limiti di dislivello ed amante dei percorsi poco frequentati, era un bel po' che ci ripromettevamo un bel giro in compagnia...
Troviamo la data giusta, otteniamo i permessi premio dalle rispettive compagne di vita e così, di buonissimo mattino, dalla zona Nord-Est di Milano, un giorno i due Bradipi riescono finalmente a dirigersi verso Valmadrera...

Il Sentiero delle Vasche è un itinerario semplicemente delizioso che inizia cinque minuti fuori dall'abitato di Valmadrera... Risale il torrente Inferno che ha scavato una serie di "vasche" (i Fopp per i locals) di rara bellezza...
In minima parte attrezzato fino alla grande Vasca chiamata, con grande originalità, il Vascùn, il sentiero prosegue poi con alcuni passaggi un po' più pepati fino a sbucare, sempre tra scorci di rara bellezza sulle sculture naturali, dovute all'erosione dell'acqua, nel letto del torrente, al Taja Sass, enorme masso erratico...
Prima vera sosta, poi partenza per pochi minuti verso San Tomaso e da qui, in salita, verso la fonte di Sambrosera...
La giornata è stupenda, gente in giro non se ne vede...
Troviamo subito le indicazioni per il Canalone Belasa... Il Canalone è davvero bello, molti passaggi su roccette fino al secondo grado, senza attrezzature... Scorci fantastici su torri e torrette del Moregallo, che si rivela progressivamente in tutta la sua turrita originalità...
Alcuni passaggi sono stati attrezzati: sono cinque o sei punti dove le difficoltà salgono sensibilmente, superando il secondo grado, ma senza superare il quarto...
Dopo una risalita davvero avvincente, il sentiero si perde sui prati sommitali, sotto la cima...
Più che di prati sommitali, dovremmo parlare di "ripidissimi pendii erbosi"...
Giuliano, che non è di molte parole, ma molto precise, definisce la risalita, fatta aggrappandoci a festuche ed ai fili d'erba, "roba da dry-tooling"... Non si sbagliava poi di molto...

In ogni caso, anche questo ostacolo, per quanto faticoso, è breve e ben presto ci troviamo alle catene del Gioch, il passaggio attrezzato che dalla cresta adduce alla cima del Moregallo... Seguendo le catene, agili come caprette (vabbe', quasi), ci troviamo sulla cima alberata del Moregallo al cospetto di un panorama davvero ampio...

Siamo allegri, felici... L'unione di questi due percorsi ci ha permesso di fare un vero itinerario alpinistico, escursionismo per esperti completo... Se il Sentiero delle Vasche vede azzerate le difficoltà grazie alle attrezzature, la stessa cosa non può essere detta per il Canalone Belasa che, pur presentando qualche catena, non perde nulla del proprio carattere di itinerario alpinistico... Una vera gioia per ravanatori amanti dei percorsi poco trafficati...

Per la discesa, la decisione è abbastanza semplice: optiamo per il Sentiero Paolo ed Eliana che, da una bocchetta posta un po' più ad Est della Bocchetta di Sambrosera, taglia in linea diretta i dirupi del Moregallo, passando per la Forcellina e riportandoci direttamente al Belvedere... Il sentiero, bello e panoramico, ce lo gustiamo tutto, dall'A alla Z... In modo particolare Giuliano che, tanto per riuscire nel "quasi impossibile", riesce ad infilare uno scarpone (pesante, oltretutto), in una fessura tra due massi... Per alcuni lunghissimi secondi, forse un paio di minuti la situazione era la seguente:

1) Giuliano con piede incastrato (omettiamo i termini usati)

2) Arterio che rideva come un deficiente, incapace di smettere

3) Giuliano che richiamava Arterio... mettendosi a ridere pure lui...

4) Arterio e Giuliano che, in due, novelli Stanlio ed Ollio, ravanavano per almeno due minuti per riuscire ad estrarre lo scarpone dalla fessura, dopo aver fatto uscire il piede dallo scarpone... Arterio, da parte sua, aveva già proposto a Giuliano l'amputazione sul posto...

Dopo risate, prese in giro, ravanate con piede scoperto, parolacce irripetibili, finalmente il malefico scarpone decide di uscirsene dalla fessura... Il legittimo proprietario può finalmente reinfilarsi il prezioso ausilio e tutti e tre, Arterio, Giuliano e lo scarpone ribelle, possono scendere lungo il bellissimo e panoramicissimo Sentiero Paolo ed Eliana, con una piccola pausa alla Forcellina, tanto per telefonare alle rispettive consorti...

A Valmadrera un paio di birre a testa, molte risate e poi via, novelli Tazio Nuvolari e Alberto Ascari, per battere il record di velocità tra Belvedere di Valmadrera e Milano Nord-Est...

Un'altra Bradipata era andata a buon fine... Come al solito, andare a ricercare i percorsi un po' "strani", spesso e volentieri porta i migliori risultati...

Per noil, almeno, è stato così!

Buone Montagne a tutti!









sabato 13 dicembre 2008

BRADIPI, MUGHI E PICCOLE DOLOMTI BRESCIANE


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Dosso Alto, Sentiero dei Mughi e Cima Caldoline, 1 Giugno 2008


Le Piccole Dolomiti Bresciane... Il riferimento alle Dolomiti è d'obbligo per ogni piccolo gruppo montuoso composto da Dolomia e che, per conformazione, varietà, aspetto, anche in minima parte, ricordi le meravigliose crode dei Monti Pallidi...

Per me, scoprire le Piccole Dolomiti Bresciane era stata un'avventura un po' inusuale, al di fuori delle mie abitudini... Mi spiego: generalmente, quando vado a "scoprire" o semplicemente conoscere una zona, è cosa normale ed abituale cercare di recuperare il recuperabile a stampa, farmi un'idea e "prepararmi" alla gita... Così è stato nella maggioranza delle mie peregrinazioni, fin da quando ero ragazzo, che partiva anche soltanto per riuscire a "vedere" una montagna...

Con le Piccole Dolomiti Bresciane, invece, no... Il tutto era nato quasi per caso... Trovandomi nella Bresciana, quasi per caso, avevo visto indicazioni per l'Alta Val Trompia... Per me, fino a quel momento, la Val Trompia significava solo produzione di armi e concentrazione di attività artigianale ed industriale... Nulla di più. E nulla di più falso...

Un sabato, quasi per scherzo, ero partito da Iseo - luogo che frequentavo e frequento molto volentieri con la mia compagna - per fare un giretto, così, senza meta precisa...
Passando da Polaveno, ci eravamo trovati a Gardone Val Trompia quasi senza volerlo e, sempre quasi senza volerlo, ci trovammo a salire verso Collio...
Il panorama si faceva sempre più interessante, case, abitati e centri produttivi lasciavano sempre più spazio a boschi e visuali su montagne davvero carine...

Arriviamo al Passo del Maniva... Fino ad allora per me il Maniva al massimo era il marchio di un'acqua minerale... Piacevolissima sopresa, invece, trovarsi di fronte il Dosso Alto, le Cime Caldoline col tipico Naso, il Corno Barzo e la Corna Blacca...
Il Dosso Alto, in particolare, sembrava richiamarmi, con quell'aria da panettone docile, ad una salita a quella croce che faceva capolino lassù...
Vedo alcuni cartelli del CAI... Uno mi dice che che il primo sentiero è per escursionisti esperti... Impegnativo... La mia compagna è totalmente digiuna di montagna... Le sto instillando l'amore per l'Alpe, ma anch'io sono reduce da una decina d'anni di sosta forzata...

Prendiamo la stradina asfaltata, arriviamo al Passo successivo... Vedo che per salire alla croce è solo un sentierone... Ma la mia compagna è reduce da una brutta frattura, non ce la fa... La risalita al Dosso Alto si ferma a metà... Ma, come sempre avviene in questi casi, non recrimino, mando un silente "arrivederci" a quella cima...

Passano un paio d'anni e, discutendo sul forum di VieFerrate.it con gli altri Bradipi su dove organizzare una sana bradipata alpinistico-gastronomica, mi si accende una lampadina: da tempo, da circa due anni, raccolgo tutto ciò che si può trovare a stampa o in rete sulle Prealpi Bresciane... Avevo visto che la zona del Passo del Maniva, per quanto sconosciuta a me, dolomitista, ed ai non-locals, presenta una notevole quantità di sentieri che promettono molto bene... Logico, con queste premesse, che la proposta del Bradipus Magnus et Bevus, Arterius I, sempre più organizzatore satanico di gite, si concentrasse sulla zona di cui ho finora dissertato...
La proposta originale era davvero avvincente e anche di una sana portata escursionistica: salire dal Maniva al Dosso Alto per la direttissima Nord-Ovest, scendere al Passo Portole, fare il sentiero attrezzato dei Mughi a Cima Caldoline, salire al Corno Barzo e terminare la giornata con la salita alla Corna Blacca... Una vera ravanata, per la maggior parte in cresta, con un discreto sviluppo...

E' così che, in una giornata che, finalmente, sembra votata al bello, si ritrovano al Passo del Maniva i Bradipi in versione quasi completa...
Oltre al rag. Filini - Arterio Lupin (che ha fatto dormendo il tratto tra Milano e Rovato, dove è stato pietosamente raccolto e ricomposto da Danbear ed EvaK), si ritrovano il grande Marcode, al quale ormai nessuno chiede più l'orario di partenza... Gli chiedono direttamente la data! Claudione - Antico43, per l'occasione accompagnato da Donna Flora; Lorenzo e gentile Signora... Ci viene a salutare anche il grande Silvano - Orma50, cui questioni famigliari impediscono la partecipazione alla gita, am che non voleva mancare al caffè in compagnia... Mentre ci si guarda attorno per capire dove si è, mentre qualcuno cerca un "bagno" (ovvero un luogo discreto ove poter espletare fondamentali funzioni mattutine), si sente salire un rumore che presto assume i toni, tra l'ammaliante ed il preoccupante, di mantra e canti religiosi buddisti...

Ci voltiamo... E' Fedipos che, con cortesia tutta legata al suo personaggio, ci invita a portarci trenta metri più su, al suo camper... Il piacere è stato per tutti grande... Non solo per l'incontro con il mitico scassamaroni della compagnia, detto anche Zio Brontolo... Ma, soprattutto, per il fatto che c'era anche la signora Cristina, stupendo esemplare di fauna femminile nonesa e rappresentante par excellence della capacità femminile di sopportazione... Sopportazione di Filippo, s'intende...

Sorvoliamo sui cartelli esposti al di fuori del camper, che riportavano bevande e cibarie a disposizione dei Bradipi (con relativi prezzi esorbitanti, del resto il Fed è ligure)... Sorvoliamo anche sulla pessima figura generale (nessuno che parlasse, tutti con la bocca piena di strudel e mandibole a mille)... Sottolineiamo, invece, la pessima figura fatta da alcuni che, prima di partire, hanno bevuto più grappa che caffè... (Autocritica, questa)...

La gita inizia molto bene, con facce assonnate e panze in movimento... La giornata ci regala magnifici scorci su Adamello e Brenta... La risalita del costone è superlativa... Meno bella, a causa del fango, quella del canalone che porta alla Sella Battaini, ma, per fortuna, dura poco... Dopo una sana pausa alla Sella, si riparte per la crestina, davvero piacevole, che adduce alla cima... Alcune roccette, un paio di tratti aerei e poi la soddisfazione dei duemila metri raggiunti... Il panorama che ci ripaga e foto varie, scattate anche a tradimento (alcune di Fedipos sono state messe in archivio segreto per poterlo ricattare a vita).

La discesa verso Passo Portole è stata rapida, in mezzo a prati di genziane... Poi un piacevole incontro con un "local", con il quale alla fine si è intrattenuto il solo Danbear, dato che, per quanto riguarda tutti gli altri, l'unico termine che veniva inteso in quel fluire di aspirate era "pota"...

Risalita rapida ed arrivo alla stupenda e ben tenuta Capanna Tita Sechi... Qui la prima divisione: c'è chi per la giornata è servito e preferisce fermarsi a far ampia colazione e chi, invece, decide di farsi il sentiero attrezzato dei Mughi attorno alla Cima Caldoline... Un bel sentiero attrezzato... Bello paesaggisticamente, per cengia, tutt'attorno alla Caldoline... Le attrezzature, a dire il vero, sembravano a tutti un po' ruspanti, ma funzionali (anche a detto del più esperto in termini di sicurezza, cioè Fedipos)... Da ricordare le discussioni sulla sicurezza in ferrata... Chi usava kit strani (Fedipos e signora), chi non li aveva (Dan & Eva), chi li aveva ma li usava praticamente mai (tutti gli altri)... Prese in giro, ameni lazzi e risate, barzellette ad ogni punto di riposo... Poi di nuovo attenzione ai punti esposti, silenzio quasi religioso per ammirare gli scorci panoramici (davvero meritano!)... Poco più di un'ora davvero bella, e siamo di ritorno... Sorvoliamo sulla risalita di una china di mughi che, evidentemente, poco tempo prima avevano patito un incendio... Siamo usciti che sembravamo Toro Seduto ed i Sioux--Lakota prima di Little Big Horn...

Non paghi, dopo sana sbafata e bevuta, alcuni impavidi - lo zoccolo duro - decidono di salire anche a Cima Caldoline... Una mezz'ora di ravanata e lite continua con i mughi, ma, alla fine, arrampicando sui rami, anche quella cima è raggiunta...

A raggiungerci, però, nel frattempo, sono state anche le nuvole che, abbassandosi, ci hanno immersi nella nebbia...

Rapida discesa e ritorno in allegra brigata al Passo del Maniva, dove dai camper di Lorenzo e di Fedipos, nonché dall'auto di Marco, compaiono vere e proprie leccornie...

Torte, tortine, speck, grappe di vario tipo, birra, vino...

Praticamente un sesto grado gastronomico di altissimo "level"...

A nessuno, a dire il vero, è venuto in mente di lamentarsi per non aver portato a termine la traversata completa... Tutti troppo occupati a dar dentro di mandibole... Compreso il salutista Danbear che, devoto al suo the verde (ammesso che sia veramente the), pretende di passare per salutista... Salvo poi scofanarsi dolci che manco una classe di bambini della quinta elementare....

Nel primo pomeriggio, con gli occhi gonfi di gioia per le bellezze viste e la pancia gonfia punto e basta, allegri (anche grazie alla grappa), i Bradipi si sono dati l'arrivederci a presto... Come al solito, si arriva presto e si riparte presto... Ancora una volta la montagna ci ha regalato una giornata memorabile... Ed i Bradipi hanno scritto un'altra pagina, allegra e piacevole, della loro personalissima storia dell'andar per monti...






venerdì 12 dicembre 2008

STORIA DEI BRADIPI - L'uscita "Zero" - Ferrata Spigolo della Bandiera, Monte Spino


Uscita "numero Zero" dei Bradipi:
Ferrata Spigolo della Bandiera, Monte Spino



Da qualche tempo, oltre a scriverci sul forum Vieferrate per scambi di info su percorsi e ferrate, si sta creando un feeling tra alcuni partecipanti. Più o meno sono sempre gli stessi a scrivere (i soliti perditempo direbbe qualcuno… ).
Dopo l’estate 2007, quando tra questi personaggi inizia almeno per via scritta ad esserci una certa confidenza, ecco che parte il lancio di una proposta, organizzare un giretto con una ferrata in ottobre, tanto per conoscersi. Per quanto mi riguarda avevo già programmato con ArterioLupin e Danbear di salire la ferrata degli Alpini al Medale un mesetto prima, ma il meteo era stato inclemente e solo il baldo Dan alla fine era salito.
Sfuggita questa opportunità, non mi faccio scappare la seconda, sono troppo curiosa di conoscere Arterio e la Zebra a pois, e anche Danbear che mi piglia sempre per i fondelli sul forum perché il suo corso di roccia è stato più serio del mio… Convinco la mia solita combriccola a partecipare a questo storico evento, che poi si svolge anche vicino a casa, insomma mille scuse, e in 3 andiamo a conoscere sti matti. Mi fanno promettere però che noi la ferrata non la faremo ma andremo in cima, perché è una bella giornata. E vabbè…basta che andiamo!
Salendo verso San Michele ci precedono tre auto, una targata Venezia, una Verona e una Brescia (con adesivo di alpinista accanto alla targa). Ok, identificati, sono loro. Si fermano al belvedere vicino al ristorante Pacì per guardare l’alba sul lago, e ci fermiamo anche noi.
Presentazioni. Zebra (Miriam), Zebro (Sandro), Ale74 e Danbear.
Arriviamo al parcheggio del Colomber, ed entriamo a bere qualcosa di caldo mentre aspettiamo Arteriolupin. Si chiacchera del più e del meno, chi più chi meno, e passa mezz’ora. Arteriolupin non si vede. Telefono spento. Mah, pensiamo abbia avuto un contrattempo e decidiamo di partire, lasciando detto qualcosa al bar.
Fa un bel freschino, il sentiero per la ferrata è tutto simpaticamente in ombra, ma l’atmosfera è calda e amichevole, dove vivi, che fai nella vita, hai fatto questa quella ferrata, sì bella quest’atmosfera!
Al bivio io e soci ci separiamo dai bradipi per prendere il sentiero per la cima. Mi dispiace, si chiacchierava bene, ma ho promesso così, i miei soci ci tengono … scambio di numeri di cellulare per incontrarsi e scendere insieme. Danbear dice che dopo la ferrata magari fa una corsa in cima (dimenticavo… siamo sul suo monticello!!!) - ma che sei Superman? – ma non glielo dico perché ha le braccia grosse e poi è un orso…
Il report di questa parte della gita bradipesco lo scriverà se vuole chi c’era.
Noi siamo saliti in cima, panorama mozzafiato sul lago. Perdo 20 minuti buoni per mandare un sms dalla cima, il cellulare prende in un cm quadrato, se ti sposti non prende più.

Ci incontriamo poi con il resto del gruppo sul prato vicino alla ferrata Ernesto Franco. Decidiamo di lasciarla perdere perché ormai è in ombra e la roccia è fredda. Quindi, dopo una bella pausa sul prato, iniziamo a scendere, e mi sembra strano come in poco tempo la montagna avvicini persone fino a poche ore prima sconosciute. Si chiacchera ormai con disinvoltura, si ride e si scherza, e si pensa che si potrebbe anche ritrovarsi per qualche altro giro insieme.
Ogni tanto il pensiero corre ad Arteriolupin, peccato davvero che non sia potuto venire, speriamo non gli sia successo niente di grave. Peccato perché ero curiosa di conoscerlo.

Ci salutiamo dopo la classica birretta post-escursione. E’ nato un gruppo, che presto prenderà il nome di Bradipi di Montagna.

TRA LAGO E CIELO: I BRADIPI ALLA PUNTA ALMANA

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I Bradipi alla Punta Almana (1390 m.) per il Sentiero Attrezzato L. Benedetti, 6 Aprile 2008


Le Prealpi Bresciane hanno un fascino nascosto, a metà tra lo scontroso ed il timido. Possono tranquillamente competere, per varietà, possibilità offerte all'escursionista, panorami, con molte altre località ben più "gettonate", eppure, per una serie di motivi che mi limito a definire "inspiegabili", a parte alcuni "locals", è davvero difficile sentire gli amanti decantare le bellezze di queste zone.
A mio parere è una bestemmia: le Prealpi Bresciane sono un concentrato di bellezze e di attrattive tanto per l'alpinista che per il semplice escursionista (se vogliamo definire "semplice" l'attività escursionistica...): si va da meravigliose ravanate di cresta a sentieri attrezzati, da superbi itinerari nei boschi a lunghe passeggiate con panorami sempre nuovi, estremamente ampi e, decisamente non ultimo, in una natura ancora non troppo devastata e "addomesticata".

Al di là di una notevole scarsità di materiali a stampa sulle possibilità offerte dalla zona, durante le mie peregrinazioni dalle parti del Lago di Iseo, della Val Trompia e delle altre Valli bresciane, numerose erano le "destinazioni" possibili che mi erano saltate all'occhio....
Era il periodo in cui stavo per tornare alla montagna dopo anni di sosta forzata, dolorosa ma doverosa... Eppure, per una serie di fortuite coincidenze di vita, avevo ripreso a passeggiare per boschi ed a girare in cerca di panorami proprio partendo dal Lago di Iseo... I quattro passi sul Lago avevano presto lasciato il posto alla slaita alla Punta de l'Ort, al Tour di Montisola... Ai giri in Val Camonica a scoprire luoghi per me noti solo di nome, come la fantastica Valle di Scalve, il Passo del Vivione...

In questo lungo periodo di "gestazione", proprio sopra Sale Marasino (luogo dove spesso ci trovavamo ad andare a farci un cafferino), avevo notato un'elevazione che ben prometteva dal punto di vista panoramico... Dopo qualche tempo e una vera "ravanata" in Internet, ero riuscito a reperire notizie sufficienti sulla sentieristica di questa zona e, in un modo quasi iniziatico, ero riuscito a diventare felice proprietario di una guida del sentiero delle 3V, che passa proprio per la Punta Almana.

Questo stupendo panettone prealpino, a picco sul Lago di Iseo e sulla Val Trompia, una sorta di avamposto dell'evidente ed ammiccante Golem o Guglielmo che dir si voglia, mi aveva affascinato subito per le possibilità di una salita panoramica... Le poche relazioni ritrovate in rete mi avevano confermato le aspettative. Non pensavo - a differenza della vicina e da me bramata Corna Trentapassi - ci fossero le premesse per una ravanata "attrezzata", per cui ricordo ancora adesso lo stupore che devo aver mostrato nel leggere la prima volta dell'esistenza di un sentiero attrezzato per giungere su quella invitante cima.

In pieno stile Bradipi di Montagna, ormai lanciati a "scoprire" e dare la giusta visibilità a queste zone anche nelle relazioni su Internet, decidiamo, dopo rapido e piacevole dibattito sul forum di VieFerrate.it, di andare a "vedere" questo sentiero attrezzato alla Punta Almana...

E' così che di buon mattino, a ranghi ridotti causa defezioni e problemi personali vari, si trovano alla frazione di Portole, sopra Sale Marasino, alcuni Bradipi, ovvero lo scrivente Arterio Lupin (ormai sempre più simile al rag. Filini, temibile organizzatore di gite aziendali), il grandissimo Claudione-Antico43, Ale74 con il sodale MisterG. e Fede94 (virgulto dello stesso Ale74). Last but not the least, il fotografo ufficiale e recordman della distanza, MarcoDe, che si sciroppa la strada da Bologna per essere dei nostri ogni volta...

La scelta della passeggiata si rivela subito azzeccata: un dislivello non eccessivo, sentieri ben tracciati, una ferratina semplice semplice e tanti panorami... Il primo tratto del sentiero, come sempre accade, complice anche la ripidità dello stesso, è quello che appare più duro a tutti... In ogni caso, tra frizzi e lazzi, la prima parte viene letteralmente divorata e ben presto lasciamo la carrozzabile che sale al Passo di Portole per passare, attraversando un pezzo di proprietà privata, su un terreno abbastanza friabile e "ravanoso" che ci porta sulla cresta di Punta Cabrera, anticima della Punta Almana.

La cosiddetta "ferratina" è, in realtà, una variante attrezzata (si fa per dire), che permette di risalire Punta Cabrera senza effettuarne il periplo sul versante Triumplino... Le attrezzature sono un paio di cavi sui quali sono stati ricavati anelli piuttosto ampi, utili per "issarsi" in caso di terreno fangoso o comunque scivoloso... L'unica vera attenzione, al di là di qualche punto esposto, è richiesta per evitare di far cadere sassi (e di prenderli in testa)....
Giunti sulla sommità di Punta Cabrera, tra una foto ed una chiacchiera, il Sebino, che qualche tempo prima ci aveva negato i panorami durante la salita alla Corna Trentapassi, decide di ripagarci e ci regala scorci meravigliosi tanto sul Lago che sulle Montagne circostanti, con stupende vedute tanto sul prospiciente Golem che sulla Corna Trentapassi e, più in là, sulla catena delle Orobie...
La passeggiata sul filo di cresta per arrivare alla croce posta sulla sommità di Punta Almana viene percorsa quasi a passo di maratoneta... Il tempo sta volgendo al "non più così bello", per cui vogliamo gustarci il panorama... La cima mantiene tutte le promesse ed i Bradipi, anche se un po' affannati (hanno percorso l'itinerario a passo non proprio da Bradipo), dopo le strette di mano di rito, si rifocillano e si gustano i pnorami a 360°...

Le montagne sono tutte uguali... Nel senso che hanno una base ed una cima e, una volta arrivato in cima, devi scendere... Parole sante, di una logica ferrea, di Mauro Corona. Per la discesa, fedeli alla nostra passione per i giri ad anello, decidiamo di scendere fino alla Croce di Pezzoro e di qui, per ampia carrozzabile, dovremmo poter rientrare a Portole...

La discesa è non meno panoramica della salita e abbastanza rapida, ma soprattutto ripida... Le ginocchia vengono messe a doverosa prova... A parte qualche "sacramentino" volato da qualche boccuccia causa scivolone, in pochi minuti ci ritroviamo tutti alla Croce di Pezzoro, dove, dopo le foto di turno (ed una pausa pipì praticamente sincronizzata), prendiamo un bel sentierino a mezza costa nel bosco... Purtroppo questo finisce troppo presto... Ci ritroviamo sulla carrozzabile che, essendo nelle vicinanze di una frequentatissima trattoria, è anche molto frequentata dai temibili 4X4 dei locals...

Mentre il tempo peggiora, i Bradipi, previdenti come sempre, si ritrovano, dopo essersi gustati la passeggiata ed i panorami, al parcheggio da cui erano partiti al mattino... Partire presto per tornare presto, una regola d'oro...

Riguardando il profilo, lo skyline, la silhouette della Punta Almana (scegliete voi se essere anglofili o francofili), i Bradipi hanno convenuto con me su una cosa: queste "montagnole" sono davvero belle, nascondono piccoli gioielli che meriterebbero una attenzione ben maggiore... Ma forse hanno ragione i locals... Meglio evitare le frequentazioni di massa...
In ogni caso, a parte le battute più o meno salaci sul perché dell'incapacità lombarda in generale di dare il giusto risalto alle attrattive turistiche delle varie zone, conveniamo tutti che le Prealpi Bresciane e Gardesane, che in un certo modo hanno fatto da Madrine ai Bradipi, meritano ancora molte e molte attenzioni... Numerosi sono gli itinerari che riusciamo a ricavare per le nostre gite future... Non necessariamente volte a "fare la ferrata", ma semplicemente a godere di una data cima o di una data zona... Se, poi, per godere di una cima, una cresta, un passo, dovremo tirarci su per roccette o per un sentiero attrezzato, perché no? L'importante è che sia bello, panoramico e fatto in sicurezza...

Dopo questo terzo incontro "ufficiale", i Bradipi si salutano, dandosi appuntamento ad una prossima uscita nelle Prealpi Bresciane... Ci aspettano il Guglielmo, le Piccole Dolomiti Bresciane, le Valli minori... Le Prealpi Gardesane Bresciane con il Pizzocolo e le sue creste...

Il bello della fine di una gita, come anche del raggiungimento di una cima è che, godendo della meta raggiunta, si può subito, da lì, guardare distante, al prossimo obiettivo....






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giovedì 11 dicembre 2008

UNA STORIELLA INTERESSANTE

Ho sentito questa storiella, che ho trovato interessante.
C'è una ragazza in aeroporto che aspetta l'ora del suo volo, dato che manca ancora un po' decide di andare a comprare qualcosa da mangiare e di prendersi una rivista.
Si reca in sala d'attesa e mentre legge comincia a prendere dei biscotti dalla scatola che c'è sul tavolino di fianco, però un signore seduto di fianco dopo che la ragazza ha preso un biscotto, ne prende uno anche lui e così vanno avnti fino alla fine della scatola prendendone uno ciascuno. La ragazza è sconcertata e arrabbiatissima ma non dice niente anche se vorrebbe aggredire il signore. Alla fine rimane un solo biscotto e il signore sprridendo lo prende e lo spezza a metà manngiandone una delle due, la ragazza lo sta per aggredire quando chiamano il suo volo, allora si tiene l'arrabbiatura e corre ad imbarcarsi.
Durante il volo ha ancora fame e apre lo zaino per vedere se c'è qualcosa da mangiare, accorgendosi che dentro c'è la scatola di biscotti intera comprata all'aeroporto.
Solo a quel punto si rende conto che lei all'aeroporto ha mangiato i biscotti dalla scatola, identica alla sua, che era del signore; il signore non solo non ha detto niente ma ha addirittura diviso a metà con lei l'ultimo biscotto.
Ovviamente la ragazza si sente in colpa perchè mentre addirittura lei voleva aggredire il signore lui invece ha diviso tutto con lei ssenza dire una parola ma addirittura sorridendole.

Morale: non fidarsi solo delle apparenze e cercare di capire veramente come stanno le cose prima di prendere decisioni impulsive.

Ciao a tutti!!
Stefano

mercoledì 10 dicembre 2008

MI SONO SPANCIATO DAL RIDERE...



Un intervento di "costume" rispetto ai corposi resoconti di Luca:

Ma che carine le vignette di Caio che ho scoperto col tuo link, mi sono spanciato dalle risate mentre le guardavo. Ho già ordinato il libro tramite alcuni colleghi di Ferrara dove c'è un negozio che lo tiene.

DALLA STORIA DEI BRADIPI: LA SALITA ALLA CORNA TRENTAPASSI

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La seconda uscita dei Bradipi di Montagna: la Corna Trentapassi (1248 m), 8 Marzo 2008





Vista la buona riuscita della prima, i Bradipi di Montagna non perdono tempo e, tra una cavolata e l'altra, intervallata da qualche intervento serio, sul forum di www.vieferrate.it, riescono, non senza qualche patema, ad organizzare un secondo incontro a scopo "alpinistico-gastronomico" in quel di Toline, frazione di Pisogne, piacevolissima località all'estremità settentrionale del Lago di Iseo, una sorta di porta d'ingresso alle magie della Val Camonica.

C'è una cima, posta tra Pisogne, Marone e Zone, che si alza per mille metri a picco sul Lago di Iseo ed è la Corna Trentapassi, che, a dispetto della bassa altitudine (1248 m.), si impone per eleganza (c'è chi, da distante, la vede ricordare un'aquila con le ali aperte e spiegate) e che è molto gettonata dai "locals" per i magnifici panorami che garantisce...

In caso di bel tempo, s'intende... Ma su questo torneremo più tardi...

Tra i vari lazzi, ricorrenti nei messaggi che ci siamo lasciati sul forum, uno, in particolare, riguardava una sorta di relazione trovata in rete sulla "ferrata" della Trentapassi, in cui, alla voce "panorami", si trovava l'invito a vedere, tra le bellezze che si potevano osservare dalla cima, la Lucchini di Lovere e la Tenaris-Dalmine... Nulla contro l'architettura industriale, sia chiaro... Ma abbiamo trovato lo stesso abbastanza buffo il tutto...
Riporto il passo incriminato (da www.gaaraltitude.it):
"Sembra di toccare il lago sottostante; Nitidi sono i contorni di Montisola; l'Adamello e la Val Camonica; la Presolana e la Val Borlezza; la Val Cavallina e il lago di Endine; oh guarda! Lo stabilimento della ''Tenaris Dalmine'' nella piana di Costa Volpino e la ''Lucchini'' a Lovere".

Con queste premesse, nonostante un meteo non proprio incoraggiante, che, però, almeno prometteva che non sarebbe piovuto, di buon mattino partono da Milano il sottoscritto, Giuliano1, giunto da Novara con levataccia mostruosa e Champions1, spalleggiatore dei Bradipi e conoscitore di quasi tutte le ferrate lombarde.
Tra una chiacchiera e l'altra il tempo passa veloce e, dopo un sano caffè, ci ritroviamo a Toline di Pisogne, dove troviamo subito Ale74 e Antico 43. Altrettanto subito ci raggiunge e si fa riconoscere il buon Marcodegl, partito non sappiamo a che ora e di che giorno da Bologna, pur di poter essere della partita...
Ovviamente i più vicini sono quelli che arrivano per ultimi... Danbear ed EvaK, tra uno sbadiglio e l'altro si presentano in palese ritardo di oltre sei minuti all'incontro... EvaK, notato lo sguardo minaccioso di Arterio in versione ragionier Filini, con abili arti di grazia femminile lo convince a consentirle di andare a far colazione...
Ad un orario comunque dignitoso, lo zoccolo duro ed originario dei Bradipi di Montagna, ovvero Ale74, ArterioLupin, Antico43, Danbear ed EvaK, con il neoacquisto Marcodegl, il fiancheggiatore del Verbano Giuliano1 e lo spalleggiatore meneghino Champions1 riescono a mettersi in marcia...

Il primo tratto, non presentando chissà quale pendenze, viene percorso in piena allegria, tra lazzi e sollazzi... Arterio, che fino ad allora aveva tentato di nascondere il sonno, davanti ad un cavo di protezione di una casa colonica poco dopo la partemza, lo scambia per l'inizio della ferrata e propone a tutti di imbragarsi...

Il seguito dell'avvicinamento verso il Sentiero Attrezzato della Cresta Nord della Corna Trentapassi è un resoconto da "ginocchia al mento"... Un ripidissimo sentiero scavato su prati scivolosissimi, cadere sui quali significherebbe non riuscire a fermarsi ed arrivare dritti dritti sul Lago di Iseo...

Il tempo, da parte sua, mantiene le promesse fatte di non piovere... Ma una nebbiazza fastidiosa ci toglie il piacere dei panorami... Cionostante, con buona rapidità (dovuta anche alla conformazione, davvero ripida, dei sentieri), il gruppo si ricompatta alla base dell'attacco della piacevole e simpatica ferrata...

Il tratto attrezzato è sufficientemente breve, anche se non brevissimo e presenta qualche singolo passaggio che, pur senza essere tecnicamente difficile, prevede una sana attenzione... In più, si incontrano numerosi punti esposti, scivolosi o con roccette, del tutto privi di attrezzature e per i quali è buona cosa mantenere una doverosa concentrazione....

In ogni caso, in breve viene raggiunta l'anticima, segnata da un bel crocefisso ligneo, da dove, con una piccola discesa ed una breve risalita, si arriva alla cima vera e propria della Corna Trentapassi...

Durante gli ultimi metri, il meteo dimostra di avere un'anima.... E di essere anche abbastanza stronzo...
Aveva promesso che non sarebbe piovuto... In effetti, acqua non ha iniziato a cadere... Nevischio, però, si...
Nevischio o no, i Bradipi non si sono tuttavia fatti mancare nulla: dalle foto in vetta alla firma del libro di vetta, passando per la discesa alla cima Ovest e poi giù ad una sella, dove è stato finalmente dato l'ordine tanto atteso: "Aprire gli zaini e darci dentro di mandibole!" (ordine caldeggiato in particolare da EvaK, che, più passavano i minuti, più subiva una strana metamorfosi da grazioso scricciolo camuno in pericoloso e famelico piranha tropicale)...

La discesa, che completa con un bell'anello un piacevolissimo giro, avviene lungo il bosco, per traccia dapprima ripida, poi molto più tranquilla nel bosco, fino ad un bastardissimo tratto di carrozzabile che è costato a qualcuno un paio di vescichette ai piedini...
Da notare, durante la discesa, l'asperrimo diverbio tra Arterio e Champions, sul modo in cui devono essere valutate le difficoltà delle ferrate e dei sentieri attrezzati... Lo scambio di idee, che poteva tranquillamente essere sentito dalla Presolana al Monte Baldo, ha fatto preoccupare alcuni dei presenti... Non è ancora terminata a tutt'oggi e ci saranno (sono in cantiere) altre gite, durante le quali, tra una bevuta e l'altra, il dibattito continuerà!

Una sana bevuta ad un bel bar di Pisogne ha suggellato la fine di questa seconda, bellissima e riuscitissima uscita dei Bradipi di Montagna che, nel primo pomeriggio, erano già ripartiti per le proprie abitazioni pensando alle prossime mete, tanto di ciascun singolo che, in generale, di questo gruppo di pazzi amanti delle montagne.
Tanto pazzi da alzarsi in inverno prima delle 5 per poter essere con le prime luci del giorno a salire su una qualche montagna... Ma tanto savi da sapere che quel piccolo sacrificio sarà sempre e comunque ben ripagato!

Buone Montagne

lunedì 8 dicembre 2008

UNA SANA RAVANATA SU NEVE FRESCA AL MONTE SAN PRIMO

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Monte San Primo (1686), giovedì 4 dicembre 2008


Ci sono giornate in cui non ne hai nemmeno mezza di andare a ravanare su roccia... Ti svegli, sai di avere una giornata a disposizione e ti viene una voglia irrefrenabile di panorami e sane passeggiate... Una di quelle giornate in cui hai voglia di sudare, di faticare, ma di gambe, non di avambracci... Uno di quei giorni in cui hai voglia che siano le visuali ed i panorami a darti il senso alla giornata stessa...
Mi alzo, al solito, piuttosto prestino... Lo zaino è già pronto e, assieme a questo, il sacco con la "roba" (non pensate male) per ogni evenienza... Osservo la giornata, osservo lo zaino, mi preparo il caffè e riosservo la "roba"...
Oggi caschetto, imbrago, moschettoni e quant'altro mi sembrano perfettamente inutili...
Decido di lasciar perdere completamente questa ipotesi, recupero velocemente gli scarponi pesanti, le ghette, i ramponi, le ciaspole, espleto le formalità mattutine e parto a scheggia da Milano...
Arrivato in Alta Brianza, il benvenuto datomi dalle montagne è addirittura unico...
Un panorama che conosco benissimo, ormai, ma sempre nuovo...
Anche le cime più basse sono bianche di neve, tanta, si vede che è fresca...
Mi ispira un bel giro del Resegone... Ma anche il Moregallo... Perché non salire sul Corno Orientale... Magari di nuovo al Cornizzolo...
Poi, però, la visione fulmimante, quasi quanto un innamoramento a prima vista, è tutta per il Monte San Primo... Complice un cielo terso, sento distintamente la più alta elevazione del Triangolo Lariano che mi dice "sali, vieni da me..."... Un richiamo così non può che sortire lo stesso effetto che può avere su un marinaio l'incontro con una sirena... Soprattutto se la sirena si lascia vedere da un bordello di Amburgo ad un marinaio imbarcato senza sosta da sei mesi, durante i quali ha visto solo acqua e compagni...
La macchina gira da sola, ormai sono in piena trance, non mi rendo conto di passare Pusiano, Canzo ed Asso, mi rendo conto solo che sto salendo da Sormano verso la Colma...
Alla Colma solo due auto parcheggiate...
Osservo cime e cimotti che ben conosco...
A sinistra potrei andare per cresta al Palanzone...
A destra, dopo una lunga passeggiata nel bosco, per cresta al Monte San Primo...
Ovviamente, tanto per non venir meno al mio terzo nome di "Ravanator", decido di andare al San Primo..
Ma cosa posso fare per rendere più piccante la passeggiata?
Trovo subito un qualcosa...
Decido di andare solo in scarponi, senza ciaspole, così da dover fare più fatica sulla neve fresca, aprirmi la strada (giuro solennemente di non usare le tracce né dei ciaspolatori, né degli scialpinisti...)
Infilo le ghette, preparo i bastoncini, controllo lo zaino, parto...
Per un'ora e mezzo il sentiero nel bosco sembra una sorta di viaggio in un percorso incantato...
I rami degli alberi, colmi di neve fresca, sono chinati sul sentiero, quasi a formare una sorta di pergolato, una specie di invitante tunnel verso le meraviglie del San Primo...
Il contrasto tra il candore niveo della farina bianca ed il blu del cielo non mi permette di dare occhiate all'orologio... Mi rendo conto solo dopo, arrivato all'altezza dell'Alpe Spessola, che il tempo passa (del resto, il tratto è lungo anche d'estate...).
Dall'Alpe Spessola devo risalire all'Alpe di Terra Biotta, che vedo lassù, quasi completamente immersa nella neve fresca... Riesco a risalire abbastanza bene, non affondo troppo nella neve... Ma il bello deve ancora venire...
Dall'Alpe di Terra Biotta, per andare al San Primo, bisogna traversare in quota un entusiasmante saliscendi di quattro-cinque panettoni che formano la cresta del San Primo stesso... Il percorso è lungo, molto lungo...
Se, poi, a questo si aggiunge che dall'Alpe in poi la neve diventa farinosa e che si sprofonda fino a metà coscia un passo ogni tre, beh... Si capirà che la difficoltà aumenta... Difficoltà nel senso di "fatica", poiché difficoltà tecniche non ce ne sono...
Ravano per un'altra ora e mezzo, affondando nella neve a volte fino alla pancia, maledicendo tutto e tutti a più riprese per tirarmi fuori... Ma con gli occhi pieni delle bellezze che potevo osservare attorno a me...
Ad ogni passo una visuale nuova sul Lario e sulla sua corona di Monti... Voltandomi, le Orobie, il Resegone, le Grigne... E ancora il Legnone, maestoso...
Davanti a me, una sorta di avvincente "gara" a chi spunta prima tra i 4000 svizzeri e, finalmente, sua maestà il Monte Rosa con, a destra, quasi timida, la cuspide del Cervino... Sulla sua sinistra, sullo sfondo, la mole piramidale del Monviso...
Arrivo in vetta, vengo osservato quasi come un pazzo per essere salito con gli scarponi e senza ciaspole o sci...
Mi fumo la sigaretta di vetta, faccio foto e osservo allegro come un bimbo...
Noto una persona, più anziana di me, che mi dice di essere salito anche lui, ahilui, in scarponi... Mi chiede se può tornare con me...
"Ma certo... Dov'è il problema...?"
"Sai, sono stanco... Tu torni giù per il sentiero a mezza costa, vero? Non ce la faccio a rifarmi le creste..."
Ok, il dado è tratto...
Scendiamo, osservo il sentierone-quasi carrareccia che d'estate permette tranquillamente anche alle MTB di salire al San Primo... Faccio due calcoli sul tipo di neve e vedo che si può passare... A patto di essere "rapidi", il rischio valanghe c'è tutto...
Osservo lo sguardo quasi preoccupato del signore e gli dico "Dai, vieni, traccio io.."
Speravo, in cuor mio, che mi avrebbe dato un minimo di cambio...
Invece, per un'ora e mezzo, ho dovuto tracciare nella neve fresca fino alla cintola... In ogni caso, arriviamo, non senza qualche parolina, vicino all'Alpe Spessola...
Noto che il tipo è, però, un po' sul negativo...
"Non arriveremo mai col chiaro..."
"Non ce la faremo mai"
"Sono troppo stanco.."
"Non vengo più sul San Primo..."
Alla quarta gufata, mi volto e, visto che si era fermato su un punto un po' troppo "valanghivo", lo invito cortesemente, alla veneta, a muoversi ad a piantarla di fare la Cassandra...
Lo vedo strabuzzare un po' gli occhi alla mia serie di bestemmioni tipici del veneto d.o.c...
Riesco a farlo muovere... Arriviamo all'Alpe di Terra Biotta, dobbiamo ancora scendere... Nel frattempo, il cielo si è fatto grigio, plumbeo, sembra debba nevicare e molto...
Si lamenta...
Lo mando calorosamente a quel paese e, sempre con richiami in cui le figure care alla religione non mancano, lo faccio scendere...
Arrivati all'Alpe Spessola, la montagna, come al solito pronta a ripagare chi la ama, fa sparire le nuvole e ci regala un tramonto con colori che nessuna penna riuscirà mai a descrivere...
Bisogna, però, attraversare ancora una piccola risalitina, poi è piano fino alla Colma...
Si lamenta ancora e se ne viene fuori ancora con una delle sue gufate... Parte una terza salva di bestemmioni tipici delle tradizioni veneta ed alpina...
Solo allora, resosi conto del tutto, accelera e, mezz'oretta dopo, tenta timidamente di mettersi a cantare... Lo brutalizzo, subito, spiegandogli che in montagna amo il silenzio... Ovviamente, stanco pure io, per "invitarlo cortesemente a muovere le gambe", mi fuoriescono altre forme verbali non proprio da scuola per educande...
Se ne sta buono per qualche minuto, poi, tra un panorama fantastico e l'altro, mi si avvicina e mi dice "guarda che ho capito perché mi hai ripreso così.. Se tu non mi avessi dato la sveglia, non mi sarei mosso... E non ti preoccupare per le parolacce e le bestemmie, ti do io l'assoluzione"...
Ridendo, visto che non avevo capito l'allusione, rispondo che lo ringrazio ma, non frequentando i sacramenti, mi sarei riservato di fare un conto unico con l'Altissimo una volta tirate le cuoia...
Lo vedo ridere..
Solo allora il buon simpaticone si svela e mi dice...
"Cerca di capirmi... Sono un religioso..."
Al che tutta la parte restante della mia pazienza se n'è andata a farsi benedire e me ne sono venuto fuori con un "e dovevo immaginarlo che anche oggi, con una natura così fantastica, l'unico corvaccio nero della zona me lo dovevo beccare io..."
Pacche sulla spalla, tra risate e prese in giro, arriviamo alla Colma di Sormano ridendo, allegri come pasque...
Il buon religioso vorrebbe ringraziarmi in modo tangibile per la mia "disponibilità"... Purtroppo per lui (anzi, per sua fortuna), il bar-ristorante è chiuso e mi posso permettere di fare bella figura...
"Senti, corvaccio, facciamo così: pensa un po' a quanto può bere un veneto... Appena arrivi a casa fai una sana donazione pari a quello che ci saremmo bevuti... Però la donazione falla a qualche onlus o all'AIRC.... Non dare soldi alla Chiesa che mi verrebbero i vermi..."
Il buon religioso riscoppia a ridere, ci salutiamo, sperando in un arrivederci a presto per le montagne...

Il viaggio di ritorno, peraltro, è andato abbastanza bene, a parte un po' di caos in zona Monza (strano, vero?)...

Però...

io non credo alla sfiga...

Cioè...

Non vorrei crederci...

Ma mi spiegate come mai, dopo questo incontro, me ne parto al venerdì per farmi una tre giorni con la mia compagna nel Veneto... E porca quella zozza appena arrivati a Jesolo veniamo colpiti da febbre ed influenza???

E' anche per questo motivo che scrivo solo oggi...

Io non sono superstizioso... Però la prossima volta mi fermo a qualche santuario a farmi dare una benedizione... Generalmente i religiosi non portano sfiga (si dice...)... Ma non si sa mai, melium abundare...

In ogni caso, a parte l'incontro (almeno me l'avesse detto prima, avrei moderato il mio linguaggio), non mi posso lamentare... E non mi lamento nemmeno dell'incontro... Mi sono divertito...

Ed oggi, che, passata la febbre, tornato a Milano, mi è consentito riguardarmi le foto, posso solo ringraziare la Montagna che, come al solito, mi ha fatto dono di un'ulteriore giornata da ricordare... Una giornata piena dal punto di vista fisico (una ravanata paurosa su neve fresca), dal punto di vista estetico (panorami incredibili) e dal punto di vista personale... Perché ogni nuovo incontro con persone che amano la Montagna è sempre un arricchimento...

Vi saluto e vado a comperarmi un paio di amuleti antisfiga...

Buone Montagne a tutti




mercoledì 3 dicembre 2008

ALLE ORIGINI DEI BRADIPI DI MONTAGNA: LA FERRATA CRENCH

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La ferrata Crench a Punta Pelada e Cima Crench, 26 GENNAIO 2008


Era ormai un po' di tempo che lo zoccolo originario dei Bradipi di Montagna si trovava sul forum di www.vieferrate.it a parlare, immaginare, proporre, pianificare... Alcuni, in verità, si erano già ritrovati, singolarmente, in altre occasioni... Ma la prima vera uscita "ufficiale" dei Bradipi di Montagna risale al 26 gennaio 2008.
Meta scelta per l'escursione doveva essere una cima abbastanza bassa di altitudine, magari con una ferratina e non troppo dislivello, tanto per permettere ai Bradipi di sgranchire ossa e muscoli dopo la pausa natalizia...
La scelta cadde, fortunatamente, su una ferrata di recente allestimento, la ferrata Crench a Punta Pelada e Cima Crench, cimotto a picco sul Lago di Idro...

E' mattino, il freddo pizzica e non poco... La macchina mi porta da sola, dato il mio stato comatoso, da Milano all'uscita di Brescia Est, dove mi aspettano i Bradipi Danbear, Ale74 e Fede94 (figlio di Ale74)... Abbracci e strette di mano, poi partenza, con calma, onde evitare di lasciare soldi alle solertissime pattuglie di vigili urbani e/o altri tutori dell'ordine, sempre molto presenti sulle strade che portano da Brescia Est verso il Garda o verso la Valsabbia (il bradipo Danbear è un conoscitore speciale della questione)...
Con calma, ma frementi, come sempre accade per le gite, arriviamo abbastanza velocemente a Idro, proseguiamo per la frazione di Crone e, senza sbagliare nulla, giungiamo - seguendo fedelmente le relazioni - al parcheggio da dove parte il sentiero, recentemente tracciato, che porta alla palestra di roccia ed alla ferrata...
E' qui che facciamo conoscenza con Claudione, Antico 43, partito non riusciamo ad immaginare a che ora da sotto il Pasubio per essere presente all'incontro... Il dubbio ci viene fugato dall'Antico stesso che, tra l'ilarità generale, ci comunica di essersi preso la soddisfazione di alzarsi al buio ed andare a svegliare il gallo del vicino pollaio, lasciandolo parecchio contrariato...
Tra una risata e l'altra, tra chiacchiere degne della migliore tradizione del comarò alpinistico-escursionistico, partiamo lungo il breve sentierino che in una ventina di minuti ci deposita all'attacco della ferrata...
Imbragati, messo il caschetto, partiamo solennemente, allegri e nel contempo seri, immersi nella nostra parte di novelli Sir Edmund Hillary, pronti ad affrontare il ben 400 metri di dislivello che ci separano dalla cima principale, cima Crench...
La ferrata è, in sintesi, composta da una successione di pilastrini collegati da tratti di quasi sentiero molto franosi... Ben attrezzata con cavi e qualche piolo nei due-tre punti un po' più "pepatelli", la ferrata ha uno sviluppo di circa 350 metri su un dislivello di 200...
Tra una ravanata e l'altra, richiami reciproci per i sassi che cadono, amene prese in giro per chi si attacca al cavo e chi si attacca a tutto quello che trova, superiamo anche l'ultimo tratto "serio" della ferrata e ci ritroviamo vicino alla croce di Punta Pelada a godere di un panorama mozzafiato sul Lago d'Idro... Foto di vetta, strette di mano e sguardi soddisfatti che nemmeno Messner dopo il quattordicesimo ottomila...
Del resto, il buon Reinhold avrà anche scalato tutti gli Ottomila, ma non ha mai arrampicato con i Bradipi... Non per nulla si è rinchiuso nei suoi manieri sudtirolesi... Cerca un senso alla vita privo del conforto della Parola e del Verbo dei Bradipi...
Dalla cima di Punta Pelada un sentierino, all'inizio un po' esposto, porta in breve ad una selletta da dove si può o tornare direttamente alla base o salire a Cima Crench con altri 150 metri di dislivello abbastanza rapidi e ripidi (soprattutto per chi ha ancora in corpo stragi di animali e scorrerie tra panettoni ed altre prelibatezze delle festività).
Ed è qui che Claudio-Antico43 si merita sul campo la denominazione di Bradipo 4X4, partendo con una progressione che lascia sul campo gli altri bradipi ansimanti...
Per fortuna la vetta non è distante e ci possiamo ricompattare per la visita ad una postazione bellica e per ammirare il grande panorama che si gode verso i Monti Triumplini e via via fino alla Dolomiti di Brenta sullo sfondo...
Il sottoscritto, per guadagnarsi una foto da parte di Danbear all'interno di una piccola galleria di guerra, abbastanza bassa, riesce ad inaugurare il caschetto nuovo color grigio-tamarro metallizzato con una craniata fantozziana contro la volta della galleria stessa...
La discesa è quasi un pro-forma, allegro, in pieno stile bradipesco... Discesa tranquilla, con lazzi e prese in giro a ripetizione, gara di chi scivola meglio ovunque si possa scivolare, fino al rientro all'automobile...
Qui, dopo il dovuto cambio di abbigliamento e di scarpe, si presenta il classico enigma di ogni incontro bradipesco... Dove si va a bere birra???
Il centro di Idro sembra una città-fantasma del Far West... Tutto chiuso...
Una persona ci nota e, da una finestra, ci fa cenno di aspettare... Poco dopo, una brava signora, impietosita, scende ad aprire un bar-bettola, peraltro carino e ben fornito di birra...
la birra, in realtà, l'abbiamo bevuta io, Ale ed Antico... Fede94 ha ordinato - data l'età - qualcosa di analcoolico, mentre Daniele-Danbear, devoto alla sua religione dell'Infuso Supremo, per compagnia si fa preparare un The...
Dovete sapere che il Dan è un fanatico e pericoloso monomaniaco del The verde... Usa miscele fantastiche costosissime, secondo me le stesse che buona parte dei giovani si fuma in rotoli cartacei chiamati colloquialmente "canne"... Da voci di corridoio pare, addirittura, che la miscela usata da Danbear sia vietata dal CIO e paragonata al doping... Ma sono solo illazioni...
Complici le birre, comunque, le lingue si sciolgono... Tra le mille cavolate e storielle raccontate in tutto sommato poco tempo, possiamo riassumere - comunque - il Bradipo.pensiero in alcuni semplici postulati:
si va in montagna con calma, riservandosi di correre solo quando serve...
non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, andiamo in montagna per divertirci...
il motto dei Bradipi è lo Slow-Climbing, ovvero il salire con calma e gustandosi i passaggi ed i paesaggi... Così come lo Slow-Food si contrappone al Fast Food, lo Slow Climbing si oppone alla concezione della Montagna vissuta in fretta e senza rendersi conto di dove ci si trova...
Regole mai scritte, perché i bradipi non hanno né avranno mai uno Statuto...
La loro Ragione Sociale è l'amore per la montagna ed il loro Statuto si limita ai requisiti richiesti, ovvero l'amore per la Montagna a 4 stagioni ed in tutti i modi...

Ed è stato così, con una montagnola alta nemmeno ottocento metri ma con panorami davvero esaltanti che, in una fredda domenica invernale, è nato ufficialmente il Club dei Bradipi di Montagna...Un Club senza incontri fissi e senza alcun obbligo... Un gruppo di persone che hanno il piacere di incontrarsii quando è possibile per scambiare le proprie esperienze, discutere e socializzare in modo molto gioviale, possibilmente mentre si cammina su un bel sentiero, ci si tira su per i cavi di una ferrata, si ravana ad arrampicare su una qualche parete o mentre si calzano ciaspole o sci...

Il loro saluto, che poi è quello che lascio a chi mi legge, è e sarà sempre lo stesso:

Buone Montagne





domenica 30 novembre 2008

LA CRESTA GG OSA AL MOREGALLO, UNA SALITA AGOGNATA

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Cresta GG OSA al Monte Moregallo, 6 ottobre 2008


E' molto difficile per me riuscire a spiegare cos'è che mi appassiona ad una montagna piuttosto che ad un'altra...
Forse la passione, da buon filologo, per il "particolare" piuttosto che per l'"universale"...
Forse il desiderio di andare nei posti meno "famosi" piuttosto che verso le mete prese d'assalto...
Forse, semplicemente, una concomitanza di casi...

Fatto sta che, da quando ho finalmente ripreso ad andare in montagna, il Moregallo ha sempre esercitato su di me un fascino irresistibile...
Una montagna che i Valmadreresi definiscono "una Grignetta in miniatura"..
Un "paracarro che non arriva ai fatidici "milleetrè" che servirebbero ai milanesi per riportare un vecchio slogan di uno sketch televisivo di alcuni decenni fa...
A me, semplice innamorato dei monti, il Moregallo ha subito svelato la sua essenza: un microclima dolomitico a bassa quota, capace di regalare visuali e sensazioni inaspettate a chiunque, con umiltà, avesse voglia di avventurarsi sui suoi sentieri...
Una montagna che invita a salire, in ogni periodo dell'anno...
Una montagna che offre storia e arte, assieme alle montagne consorelle...
I monti del Triangolo Lariano sono una scoperta continua... Eppure sono le montagne più vicine a Milano, la domenica vengono prese d'assalto da torme di gitanti e varia umanità...
Eppure...
Sono "montagna vera", che offre passeggiate nel bosco così come itinerari per esperti, ferrate, arrampicate, possibilità di usare le ciaspole in inverno e di salire con i ramponi quando le condizioni lo richiedono...
Eppure più basse dei Piani dei Resinelli...
Moregallo, Corni di Canzo, Prasanto, Rai, Cornizzolo, Corno Birone...
Un dedalo di possibilità per l'escursionista e per l'alpinista...
Sì, per l'alpinista...
Non mi si venga a dire che a quelle altitudini parliamo di montagna in miniatura: a salire da Valmadrera i dislivelli sono tutti superiori ai mille metri... Ed i sentieri, magnificamente tenuti, sono ripidi, spesso molto ripidi, proprio per la caratteristica di questi "paracarri che, dal fondo dei paesotti - pardon, operose cittadine - dell'Alta Brianza si alzano al cielo con un balzo da mille metri...
Le risalite sono rapide proprio per questa caratteristica di ripidità che assumono questi sentieri...
A me, maniaco bibliofilo, divoratore di qualsiasi cosa venga stampata o pubblicata su un argomento che interessa, era subito saltato all'occhio che Valmadrera ed il Moregallo sono la patria di un Grande dell'Alpinismo e delle letteratura alpinistica, ovvero del compianto Gino Buscaini...
Alcuni suoi dipinti sono ancora al rifugio SEV Pianezzo, sotto i Corni di Canzo...
Contrariamente a quanto viene "pompato" nelle pubblicazioni, a stampa o in Rete, la vera regina per gli alpinisti non sono i pur meravigliosi Corni di Canzo con le loro pareti da alpinismo di altri tempi (la Parete Fasana) o con le vie di arrampicata "moderna" sul Corno Rat...
No, la vera regina, anzi, l'Imperatore del Triangolo Lariano è il Moregallo... Così come la Grignetta si impone sul pur più alto Grignone, il Moregallo si impone sulle montagne sorelle e più alte...
Per capire il perché è sufficiente salire da Valmadrera a San Tomaso e poi dirigersi, con piacevole camminata, verso la fonte si Sambrosera... Il Moregallo presenterà subito una miriade di campanili, campaniletti, torri, torrette, pinnacoli... E due creste che, da poco sopra Sambrosera, salgono alla vetta in linea diretta, quasi a formare due "Stairway to Heaven" moregallesche...
Non può non balzare agli occhi dell'alpinista la bellezza della "fetta d'arancia" creata dalla Cresta poi ribattezzata G.G. O.S.A. e l'infernale selva di pinnacoli che, alla sinistra di questa, guardandola, compone la Cresta 50 CAI...
Due creste di difficoltà "modesta" (ma sempre da rispettare... il concetto di difficoltà modesta è sempre molto relativo)... III+ e IV- con qualche passaggio di IV e IV+ (evitabile) la Cresta OSA, IV e IV+ la Cresta 50 CAI...
Nonostante le modeste difficoltà, due creste "ipergettonate" da principianti, scuole di roccia e appassionati...
Così come gli innamorati della Grignetta citano subito la Cresta Segantini, se parlate con un innamorato del Moregallo vi sentirete chiedere subito "hai fatto la Cresta OSA?"....
Vedere foto su foto e leggere e rileggere le relazioni (non troppe) presenti in rete o sulle pubblicazioni mi aveva fatto "interesare" a quella linea così naturale, estetica, aerea...
il colpo di grazia l'avevo poi ricevuto frequentando alcuni forum, in Rete...
Un grosso calibro dell'Alpinismo (non solo locale) come Marco Anghileri mi aveva spinto più che incoraggiato ad andare a divertirmi su quel calcare stupendo, creato ad arte dal Fabbricatore Supremo per la gioia dell'Alpinista...
Girando e rigirando tra i sentieri e le ferrate della zona, più volte, forse anche troppe, il mio sguardo si era posato su quella linea...

La concomitanza dei casi di cui parlavo all'inizio mi fece il regalo atteso: nel mio peregrinare solitario per i monti del Lecchese e del Triangolo Lariano (quindi con sconfinamento nel Comasco, devo dirlo per correttezza geografica), mi era spesso capitato di fermarmi a chiacchierare con escursionisti ed arrampicatori incontrati su vette e sentieri...
Sullo Zucco di Pesciola, qualche settimana prima, avevo trovato una cordata che era salita per la Cresta Ongania... Io ero salito per il Canalone della Madonna dopo aver mollato la ferrata CAI Barzio allo Zucco di Pesciola a causa della eccessiva presenza umana e dei ricordini in forma di sasso che gli stessi mandavano...
Quattro chiacchiere, i due si accorgono presto del mio amore per quella zona (lo Zuccone Campelli è un altro capitolo dei miei innamoramenti montani) e ad uno viene la classica frase "avessi saputo che ne avevi voglia, ti saresti potuto legare con noi e fare la cresta Ongania"... Più o meno come infilare un coltello spalmato di peperoncino rosso nella piaga purulenta...
Quattro chiacchiere, i saluti, poi ognuno per la sua strada...
Poco tempo dopo, sempre il caso ha voluto che, discutendo nel Forum, venissi contattato da un alpinista della zona, interessato al mio modo di andare per monti ed al mio "approccio" alla montagna...
Per mail e per telefono ci si capisce al volo... Nessuna fretta, gustare l'itinerario, nessun problema a mandar giù una doppia o a fare dietro-front se "non è giornata"...
Ci si incontra a Valmadrera... Ed è la stessa persona che avevo incontrato sullo Zucco di Pesciola...
Nasce così un piccolo sodalizio ed una bella amicizia con il Davide...
Mentre si ride del "caso" davanti ad un caffè a Valmadrera, osserviamo una giornata ottobrina semplicemente ideale per salire... Alcune nubi che evitano al sole di arrostirci e, nel contempo, un bel tepore che ci pernette di salire in allegria "estiva"...
Il sentiero passa velocemente per la Cappelletta della VARS e ben presto arriva, per un sentiero che guadagna in ripidità, alla fonte di Sambrosera, crocevia dei sentieri del Moregallo...
I segnavia ci indicano di salire verso la Forcellina... Il sentiero è sempre più ripido ed il calore si fa sentire... Davide se ne esce con una delle sue frasi preferite "magari tra poco spiana" proprio mentre il sentierino diventa del tipo "ginocchia al mento"... In breve ci troviamo all'attacco, allegri come pasque...

La Cresta G.G. O.S.A. ha questo nome per un motivo semplice: è stata dedicata al Gruppo Giovanile della Organizzazione Sportiva Alpinisti di Valmadrera... Non è un signor Gigi Osa... Tracciata negli anni '70, è diventata presto una classicissima del posto, ma, forse per le difficoltà modeste, non facendo "grado", pur divertendosi come matti, gli alpinisti preferiscono parlare di altro, soprattutto lì dove si possono citare i gradi francesi...
Invece, per un amante della montagna e della natura, la Cresta non ha perso nulla del fascino originario... Pochissimi e ormai quasi invisibili i bolli rossi, in parete si trovano trre-quattro chiodi, non di più... La Cresta offre più che abbondanti spuntoni e clessidre, fessure, maniglie, acquasantiere e quant'altro, dove ci si può sbizzarrire ad usar cordini, dadi e friends...
Salgo, incoraggiato dal Davidùn, per il primo tiro, ritrovando subito la confidenza con la roccia, superbamente rugosa e ricca delle caratteristiche che gli amanti della Dolomia e del Calcare conoscono...
Il terzo ed il terzo più vegono divorati, la cresta sale in magnifica esposizione ed i panorami aumentano ad ogni passo...
Sullo sfondo, l'abitato di Valmadrera ed i rumori della civiltà che sembrano così distanti...
Ci alterniamo, passando un primo strapiombino di IV-, per poi giungere ad una paretina con lama staccata che ci costringe a qualche movimento poco ortodosso... Il passaggio è dato come "vicino al IV" e "faticoso"... Davide si impunta a passare secondo una propria linea e lo fa con maestria, passando un bel cordino su uno spuntone basso...
Da buon veneto testardo, decido poi di seguire una linea mia, risalendo la paretina a destra della lama per rientrare un po' più in alto con maggiore eleganza... Almeno, quella era la mia speranza... Quando mi allungo per prendere il lamone, però, mi rendo conto che il cordino col rinvio è almeno due mtri sotto di me e la mia linea elegante è andata tranquillamente a donne di facili costumi...
Devo scendere, recuperare il materiale ed infilarmi in quel fessurotto antipatico ed aggettante, che risalgo con un incastro che è tutto fuorché elegante...
Arrivo in sosta, con Davide che ride...
Risalgo, poi, una serie di altri spuntoni.. Uno più bello dell'altro. Passiamo, poi, il cosiddetto "passo chiave", che prevede una salita d'opposizione sfruttando uno spuntoncino attaccato alla parete e la risalita di una paretina verticale e poco appigliata... Così dicono le relazioni... In realtà, qui il passagio è solo di tecnica... Saliamo allegri ed eleganti...
Molto meno eleganti, in verità, siamo stati sull'untissimo caminone...
Non molto alto, risulta essere completamente lisciato dai passaggi negli appoggi alti, costringendo ad una uscita di forza...
Davide sale da primo e se ne esce alzandosi... In ogni caso, faticoso per faticoso, il passaggio non supera il quarto grado inferiore... Forse...
Io salgo bene, in opposizione, fino all'uscita... Poi, sul lato destro, che dovrei sfruttare per uscire, cerco inutilmente un appggio per il piede destro.. Nulla, è come mettere la scarpetta sull'olio...
Decido allora di portare il piede sinistro sul sasso incastrato e, trovati ottimi appiglioni per le mani, mi alzo brutalmente e, ravanando, esco in modo poco elegante ma decisamente efficace...
Proseguo per una serie fantastica di piccoli salti e su spuntoni e torrioncini di Cresta... Le lunghezze di corda alternate si susseguono e ben presto - almeno così ci sembra - ci troviamo alla fine della parte rocciosa della Cresta...
Un sentierino un po' infido ci porta ad abbassarci fino ad un torrione con una fessurotta di quarto superiore (pochi metri), cui segue un altro sentierino. Il successivo risalto è decisamente poco invitante... La roccia è ora "merdosa", di quella che si sfalda... Ci sarebbe da salire per un canalino per andare a passare il "ponte di roccia" e di lì portarsi in vetta, pochi metri sopra...
Non vogliamo rovinare la qualità della gita in termini di roccia salda ed aggiriamo in pochi minuti il torrioncino per arrivare sulla cima del Moregallo...
Una sana stretta di mano, una bevutina, la classica banana "premasticata" grazie alla permanenza nello zaino e, per me la classica sigaretta di vetta...
Il panorama è fantastico:
le Grigne, il Resegone, i Corni, il Lago di Como con i suoi colori tenui, resi particolari da un piccola nebbiolina che si alza... Sembra quasi irreale...
In basso, Lecco, Valmadrera, Civate, la Brianza...
Fotografiamo, ci prendiamo amabilmente in giro...
Decidiamo, per completare il percorso di cresta, di scendere lungo la Cresta Ovest del Moregallo, un semplice e panoramicissimo sentiero in parte attrezzato...
Il primo tratto è il più "complesso" per un escursionista alle prime armi... Si tratta di scendere il "Giòch"... Uno zig-zag un po' esposto con abbondanti catene...
Si risale, poi, in cresta e qui la Montagna, resasi conto del nostro amore, ci regala una serie di visuali magnifiche...
Il Lario, com'è sua abitudine, rilascia vapori e nebbioline che hanno il pregio di sfumare i contorni dei panorami...
Per tutto il saliscendi della Cresta Ovest il Lario ci ha regalato mutamenti continui di tonalità e cromatismi dei panorami...
Non si riusciva a capire se ciò che vedevamo attorno al Lago fossero le montagne ed i boschi o se fosse solo la nostra immaginazione ad indovinarli, più che vederli...
In un punto, in particolare, poco prima della fine della Cresta, alla Bocchetta di Moregge, la visuale sul Lario era tale dar pensare ai quadri di quel maestro indiscusso che fu Giovanni Segantini...
Dalla Bocchetta di Moregge, allegri, felci, con gli occhi ricolmi di panorami stupendi e col cuore ancora eccitato per meravigliosa cavalcata, infiliamo tutto nelgi zaini e partiamo di corsa verso la meritata birra a Valmadrera...

Il Moregallo ha segnato la nascita di una amicizia e, per me, ha soprattutto segnato il "ritorno alla Montagna"... Da più di due anni, per quanto andassi per ferrate, sentieri, vie alpinistiche di primo e qualche passaggio di secondo da solo, continuavo a chiedermi se avrei ricominciato a mettere le mani sulla roccia con scarpette, corda e tutto il resto...
Il Moregallo, caloroso e bello come sa mostrarsi a chi lo sa osservare, ha voluto essere il Padrino della mia seconda Cresima, così come la Grignetta, due anni prima, ha voluto ribattezzarmi quando, dopo una decina d'anni, di inattività, per ricominciare avevo deciso di andare a salire sulla tanto agognata Sentinella della Guerriera Bella e Senza Amore per la Direttissima...
Percorsi straconosciuti, certo...
Percorsi anche troppo banali, forse...
Ma che per me hanno significato la mia rinascita ed il mio ritorno ai monti...
Per questo, forse, potrò dire di essere in qualche modo stato adottato da Moregallo, Grignetta e dagli zii Zuccone Campelli e Zucco di Pesciola, così come potrò sempre dire di essere coccolato dal Nonno Grignone...

A dimostrazione che, in montagna, non occorre andare chissà dove per provare le sensazioni della Bellezza e del Piacere alpinistico...
Basta aver l'umiltà di aprire gli occhi e saper guardare quello che viene offerto e, anche a due passi da casa o dalla città, ci saranno sempre mille nuove scoperte da fare...

Buone Montagne