Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

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Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

martedì 16 giugno 2009

AL LIDO DI GRIGNA PER LA CRESTA SINIGAGLIA




Grignetta, Cresta Sinigaglia
Domenica 14 Giugno 2009





Mi sono sempre mosso poco volentieri la domenica...
Quando ero ragazzo e si partiva per andare in montagna la domenica, per regola aprtivamo tra le 4 e le 5, onde essere in Dolomiti alle 7...
Da quando mi trovo in Lombardia, la situazione è peggiorata... Sarà a causa dell'età o dell'Arterio che avanza... Resta il fatto che alla domenica, potendo, preferisco starmene a casa e, se mi voglio muovere, lo facico verso zone che possano essere poco frequentate.
Un paio di settimane fa, in una domenica molto affollata, sono andato alla Punta Giulia ed al Canalone Garibaldi con Daniele e, a dirla alla romana, "c'ha ddetto bbène".

Questa domenica, però, avevo la proposta di un gruppo di amici milanesi che, incredibilmente, conoscono piuttosto poco le "loro" zone. Due, addirittura, mai avevano calcato la cima della Grignetta...

Un'onta da sistemare e con cortese celerità.
Detto fatto, al mattino ci si ritrova tutti e sei ai Piani dei Resinelli. Obbiettivo dell'escursione sarebbe stato salire per la Cresta SInigaglia alla vetta e poi traversare al Rosalba per il sentiero Cecilia. Da qui, magnam post sbafatam, rientro ai Resinelli per il sentiero della Direttissima.

Il sentiero attacca subito ripido e cerco di scandire il passo senza esagerare. I panorami, assolutamente deliziosi, che diventano via via maggiori durante la salita, aiutano a non sentire sulle gambe la fatica.

Tra una battuta, un lazzo, qualche presa in giro, arriviamo tutto sommato abbastanza velocemente a prendere la Cresta vera e propria e davanti a noi si apre un panorama favoloso che va dalle Orobie a Bernina e Disgrazia, fino ai monti della Val Masino, con inconfondibili, Badile e Cengalo svettanti a salutare chi li ama.

Un breve tratto di cresta in salita, sentita da nessuno (troppo impegnati a godere delle visioni panoramiche), qualche battuta sull'itifallica bellezza del Sigaro Dones, qualche considerazione sull'affollamento delle vie ai Torrioni Magnaghi e ci ritroviamo alla Bocchetta dei Venti.

Il Saltino del Gatto viene passato senza patemi d'animo e presot viene raggiunta la parte finale della Cresta. Una rapida risalita, un paio di cavi ed eccoci alla Selletta che segna l'inizio del Canalino Federazione. Ora davanti a noi si staglia la breve ma stupenda cuspide della Grignetta. Sono visibili le catene che accompagnano l'escursionista alla vetta e, appena a destra, il panorama si apre sul Lario e sul Grignone...

Prendiamo a seguire le catene, chi usandole chi semplicemente seguendole. Arriviamo ben presto ad una sorta di anticima, dove osserviamo ancora la meraviglia che si sta aprendo ai nostri occhi...
Compaiono il Rosa, la cuspide del Cervino, la sfilata dei 4000 del Vallese fino alla piramide del Finsteraarhorn...
In basso, quasi sotto di noi, la Val Scarettone, la Val d'Era ed il Lario...
Incantevole...

Poi, lo scioglimento del sogno e della favola...

Davanti a noi una cuspide brulicante di umani, più simile ad un formicaio che ad una vetta alpina...

Risaliamo, dopo una breve discesa in un canalino, gli ultimi metri che ci depositano in vetta... Ed al sottoscritto viene il terribile dubbio di aver camminato per più di due ore in salita per ritrovarsi... Sulla spiaggia del Lido di Jesolo... Una marea umana, per lo più in costume, stesi al sole... Mancavano solo i venditori di cocco e bibite gassate...

Falice per loro (è sempre bello vedere che la gente ama la montagna), ma imbarazzato, convinco velocemente gli amici a scendere ed in men che non si dica ci ritroviamo al bivio per il Sentiero Cecilia. Qui, purtroppo, ad uno di noi subentra un piccolo scompenso fisico e decidiamo di scendere direttamente al Porta...
Poco male: finita la Cresta Spaccaginocchia, attraversioamo il Bosco Giulia e ci ritroviamo al rifugio Porta, dove veniamo trattati a dovere e ci ritempriamo con un lauto pasto e ottima birra.

Ci si saluta abbastanza presto ed alle 4 siamo già a Milano, felici ed allegri...

Anche se, una volta di più, mi rendo conto che alla domenica, potendo, è meglio stare attenti all emete da scegliersi...

In ogni caso, la Grignetta ci ha regalato tranquillità e panorami fantastici fin sulla vetta... E per questo la ringraziamo.




L'ANELLO DEL RESEGONE



L'Anello del Resegone, una passeggiata classica per quattro stagioni
13 Giugno 2009


Si avvicina il sabato. La mia compagna, dopo troppi stress e vari problemi fisici, si dichiara stanca dell'inattività e mi chiede di trovarle un bel percorso...
Già, facile a dirsi... Ma accontentare i desideri di una donna non è mai facile. Esaudire quelli di una donna che ha voglia di montagne, panorami, vicinanza e quant'altro, ancor di più.
Mi decido per l'Anello del Resegone, una passeggiata che avevo fatto nella primavera del 2007, quando, finalmente, avevo deciso di ricominciare a camminare il montagna e, contestualmente, cominciavo a prendere confidenza con le montagne del Lecchese.

Il percorso, ad osservarlo sulla cartina, avrebbe tutte le caratteristiche di una sana passeggiatina in quota, adatta alle gitarelle familiari...
In realtà, l'impegno richiesto, se tecnicamente è quasi inesistente, a livello di sforzo fisico è tutt'altro che irrilevante.

Si tratta di girare attorno a tutto il gruppo del Resegone, partendo dai Piani di Erna, prendendo il sentiero 5, che porta al Passo del Foo. Da qui si scende al rifugio Alpinisti Monzesi, sul versante di Erve, per poi arrivare al valico de La Passata, che segna il passaggio dal Lecchese alla Bergamasca.
Una successiva discesa porta, con qualche contropendenza, al Passo de La Porta, da dove, con ulteriori discesine ed altrettanto ulteriori contropendenze, si risale alle Cascine Zucchero. Da qui inizia una lunga traversata di vari canaloni e costoni che scendono dalle varie cime del Resegone in direzione della Bocca di Palio, che si raggiunge dopo un'ennesima risalita.
Dalla Bocca di Palio il sentiero, ora più tranquillo, ma sempre con brevi risalite, porta abbastanza velocemente alla Sorgente Le Forbesette ed all'area di sosta nelle sue vicinanze.
Dalle Forbesette, poi, inizia la risalita di altri 150 mt di dislivello che portano al Passo del Giuff, da dove si scende fino alla Bocca di Erna e, volendo, si risale alla funivia o si scende direttamente a Versasio.

Fatti quattro calcoli sulla cartina topografica, alla fine il dislivello complessivo si aggira sui 550 metri, con uno sviluppo - in termini di chilometri - da non disprezzare. Se per un escursionista allenato è una sana passeggiata per lo più al fresco del bosco, per persone non allenate il giro risulta essere in qualche misura un po' lunghetto. Le tabelle locali indicano in 5 ore il tempo di percorrenza, ma, a voler calcolare il passo dell'escursionista medio, non ho paura id smentite se affermo che il giro prevede tempi di percorrenza attorno alle 6 ore più qualche sosta un po' più lunga.

Il percorso si svolge per la maggior parte all'interno del bosco, facendo trovare, comunque, svariati punti panoramici su ogni versante del Resegone. Questo aiuta chi volesse effettuare il percorso in periodi caldi. Segnalo, infine, che il tratto più "fastidioso" per lgi inesperti si trova all'inizio, tra la Bocca di Erna ed il Passo del Foo.
Dopo aver incrociato, difatti, il sentiero 1 che sale alla Beduletta ed alla cima, il sentiero 5 diventa EE con un tratto attrezzato, poco prima dell'attraversamento del Canalone Comera. Esiste, comunque, la posibilità di seguire il sentiero che passa sotto verso il Piano del Fieno per poi risalire, senza alcuna difficoltà, al Passo del Foo.

Con la mia compagna, cercando di tenere un buon passo (soprattutto per lei, reduce dopo un periodo veramente lungo di inattività), abbiamo impiegato circa 7 ore pause comprese. Fatto un rapido giro su internet per i siti del CAI ed altre associazioni, vedo che nelle proposte di gite l'Anello del Resegone viene sempre descritto come un anello da effettuarsi in sette ore circa...

Al di là delle considerazioni sulle tabelle dei locals, davvero stretti nella tempistica, posso concludere semplicemente con un invito a percorrere questo itinerario, davvero carino e di sicura soddisfazione per gli amanti delle camminate lunghe, purché coscienti del fatto che non is tratta di un itinerario in piano in quota, bensì di un itinerario a saliscendi e quindi col pericolo di torvarsi con la gambe "tagliate" a metà percorso.

Impagabili, poi, i colori del blu del cielo contro il bianco delle rocce del Resegone e l'Enrosadira davvero dolomitica che assume questa montagna verso sera.

Una passeggiata da fare e rifare, in ogni stagione... Facendo attenzione, ovviamente, ai periodi troppo piovosi o quando ci si trova in presenza di neve.

Buone Montagne a tutti

lunedì 1 giugno 2009

PUNTA GIULIA E CANALONE GARIBALDI: LA GRIGNETTA NASCOSTA



Grigna Meridionale:
Punta Giulia, via normale (AD+, IV)
e Canalone Garibaldi (F+/PD-)

31 Maggio 2009




"Luca, lo sai che la Giulia me la sono fatta 24 volte da davanti e 21 da dietro?"

Questa frase, detta con la massima semplicità alle 6 e 30 del mattino in un bar di Ballabio, non poteva non suscitare perplessità e non lasciare quasi sconvolti i mattinieri avventori dell'esercizio...

In realtà, Daniele intendeva dire che era salito già 24 volte alla Punta Giulia, in Grignetta, per la via normale e 21 per la via Giovane Italia, meglio conosciuta come Boga...

Resici conto dell'imbarazzo provocato, decidiamo, allegri, contenti per essere riusciti, finalmente, a trovarci per 4 passi ed un paio di tiri in compagnia (tiri di corda, non altro, malpensanti!), di partire da Ballabio con destinazione Piani dei Resinelli.

E' domenica e non abbiamo nessuna voglia di andare a far la fila su qualche via ipergettonata sui Magnaghi o nel settore di Val Tesa... La scelta va automaticamente alla Punta Giulia, un piccolo gioiello di verticalità ed esposizione, timida, riservata, nascosta in un angolo davvero poco "battuto" della Grignetta.

A molti verrà spontanea la domanda: ma vale davvero la pena di scammellarsi un simile avvicinamento solo per una guglietta di 60 metri, da risolvere in due tiri?

La risposta, ovviamente, è sì. Non si tratta, infatti, di una uscita dedicata al solo piacere estetico della "danza verticale" (è pur sempre "solo" un IV grado, sostenuto e continuo certo, ma pur sempre solo IV...).
Salire alla Punta Giulia è un insieme di piaceri della Montagna, da affrontare in spirito alpino.

Questa guglia, un campaniletto stupendo, se ne sta nascosta e timida, forse fintamente tale, sicuramente pretenziosa, disposta a concedersi solo a chi ha la pazienza e la gioia di cuccarsi un "sentiero" di avvicinamento che altro non è che un insieme di salti, ripidi, con tracce accennate, balze e roccette, che compongono la prima parte del Canalone del Diavolo, un altro dei gioielli della Grignetta, anche lui molto pretenzioso verso chi vuol dire di averlo percorso...

Lasciamo la macchina (anzi, il furgone di Daniele il Crodaiolo) ai Resinelli, nei pressi dell'ex rifugio Alippi e, nel fresco del mattino e di una giornata davvero più fredda rispetto alle ultime due settimane, cominciamo a risalire il sentiero delle Foppe. Arriviamo ben presto ad una palina che indica per Torre Costanza, Punta Giulia e Mongolfiera. "A". Ovvero, Alpinistico. Nel linguaggio dei cartelli segnalatori delle Grigne, vuol dire che si tratta di vie alpinistiche, non sentieri escursionistici...
Il sentiero fuga immediatamente ogni dubbio, alzandosi per balze molto ripide, per arrivare abbastanza velocemente ad una grotta da dove, passati sopra i resti di un conoide di valanga ancora bello alto, cominciamo a risalire per un paio di canalini rocciosi con passaggi esposti anche se mai superiori al II grado. Il nome di Canalone del Diavolo gli si addice proprio.
Un sentierino ed altri passaggetti abbastanza pepati ci depositano, passata un'ora ed un quarto circa dalla nostra partenza, alla base della Punta Giulia, in un ambiente da favola, ove la popolazione è costituita dalle mille e più gugliette della Grigna, da un paio di camosci giocosi e qualche volatile...

La Punta Giulia si erge davanti a noi, mentre dietro ci osserva, austera, altera e comunque impudica, la sorella maggiore Torre Costanza.
La preparazione per la salita avviene secondo i canoni... Lazzi, frizzi, pacche sulla spalla, aneddoti...
Daniele ha già calcato più di quaranta volte quella cima sulla quale ci si sta a malapena in due, abbracciati alla cuspide... Sono assolutamente tranquillo, sono accompagnato da un vero non solo conoscitore, ma reale innamorato della Grignetta.

Doppio chiodo alla base, passo un mega cordino, un moschettone e appresto il mezzo barcaiolo. Daniele sale e risolve molto velocemente la risalita di un blocco che funge da avancorpo della Punta vera e propria... Poi lo osservo salire, danzando. Lu f ischietta, allegro come un bambino, fleice, mai sazio di quella Punta che conosce bene. Arriva alla prima sosta, ma abbiamo due corde da sessanta... Decidiamo assieme di fare un tiro unico dei primi due, così si alza su quello che sarebbe il secondo tiro, fessurine superficiali, una placca da traversare e poi una risalita un po' aggettante, dalla quale un altro paio di tratti verticali ed un po' a strapiombo portano alla seconda sosta, sul terrazzino prima della cuspide finale.

Daniele arriva in sosta, si assicura, piazza l'ATC e mi dice di salire...
Lo osservo: è un mago... Se ne sta appeso, con una mano mi assicura e con l'altra è peggio dei paparazzi... Fotografa qualsiasi cosa, qualsiasi espressione... Sarebbe da nominarlo il Barillari dell'arrampicata.

Comincio a risalire: l'avancorpo ha una partenza un po' atletica, ma poi, per due tre metri, diventa III+, fino alla sommità dello stesso.
La continuazione mi riserva camini e fessure superficiali, verticali, bellissime, ben appigliate. Arrivo ad un chiodone ad anello che dovrebbe segnare la prima sosta, da dove osservo lo sviluppo del secondo tiro, il più duro, dato IV sostenuto continuo...

Si tratta di prendere una fessurina verticale, appigliata a dovere, che definire goduriosa è poco. Alzatisi di qualche metro, si incontra il passaggio più "duro": Lievemente all'infuori, devo spostare il baricentro spaccando a sinistra. In un primo momento mi chiedo se terrò bene... Daniele mi osserva e, tranquillo, mi ripete: "Spacca a sinistra e poi alzati, lavora di equilibrio".

Rifiato, osservo. Trovo un buon appiglio, in posizione un po' scomoda, all'altezza della faccia, alzo quel tanto che mi basta i piedi e poi spacco a sinistra. Il braccio tiene, tranquillamente. Abbraccio con la sinistra lo spigolo, mi isso ancora, trovando un maniglione esemplare, quello che uno sogna sempre di trovare sul "duro"...
Mi ristabilisco e continuo a salire allegro. Ancora un paio di saltini, appena strapiombanti, con ottime prese, fino a sotto il terrazzino della sosta. Qui il passaggio è davvero stupendo: c'è un minimo strapiombino, ben appigliato. Per passarlo tranquillamente basta prendere le maniglione presenti, portarsi all'infuori e salire... L'espoosizione è massima e tra i piedi che cercano gli appoggi vedo solo le scarpe lasciate all'attacco... Troppo bello.

Arrivo in sosta. Daniele sorride e fischietta e mi chiede cosa ne pensi... Io non trovo parole, riesco solo a dire "che roba magnifica"... Continuo a guardarmi attorno... Sembra un parco fatato...

Da sotto, giungono le voci della carovane umane che risalgono il sentiero delle Foppe, mentre da sopra si sene il vocio di chi sale per la Direttissima o va ad arrampicare sul settore diVal Tesa (tirava aria di corsi CAI oggi).

L'ultimo tirello è una meraviglia nelle meraviglie: sebbene la via storica prenda alcune roccette di terzo sulla sinistra, salendo alla forcellina tra le due cimette della Punta Giulia, è logico e possibile continuare per il placcone fessurato e poi per lo spigolo destro della Punta, in massima esposizione e in arrampicata che più aerea vorrebbe dire volare.
Ovviamente optiamo per placca e spigolo...

Daniele sale, sempre allegro e, arrivato in cima, lancia quasi un urlo "Eccolaaaa!!!". Dalla felicità che traspariva sembrava fosse la prima volta che stesse calcando quella cima...
Recupera e mi dice di salire.
Parto. La roccia è favolosa.... Ora sono esposto ad Est e non più a Nord-Est... Maniglie e manigliotte mi permettono di risalire il IV continuo della placca con fessura, anche se ben presto vengo tentato dallo spigolo di destra... Si affaccia sul baratro totale, strapiombando col suo lato Nord direttamente sulla piazzola d'attacco...

Affero le maniglie dello spigoletto con la destra, ficco dentro la fessura la sinistra e salgo. Presto arrivo sotto la cuspide... Un paio di movimenti attenti per non pestare le corde e su, ad abbracciare la cima... Sì, abbracciare la cuspide sommitale. In due non ci si sta... Daniele si attacca alla sosta e, piantati i piedi contro la cima, mi invita a salirci in piedi sopra... Non me lo faccio dire due volte e mi faccio immortalare "senza mani" sulla cima della Giulia.
Tre tiri di corda brevi... Eppure la sensazione è quella di aver lottato per qualcosa che merita... E lo merita davvero. Mi sento leggero e felice come un bimbo e Daniele non è da meno.

Rapida calata al terrazzino sotto la cuspide (grande invenzione il mezzo barcaiolo per certe cose) e poi a preparare la doppia. La doppia dal terrazzino sono una cinquantina di metri, alcuni dei quali decisamente nel vuoto. A scendere il primo pensiero è "Cacchio Luca, ma sei salito di lì?". La gioia prende il sopravvento, non credevo sarei tornato ad assaporare i piaceri dei miei vent'anni... Mi calo lungo la doppia gustando il vuoto sotto di me, la parete che si allontana ed io che mi lascio scendere allegramente lungo quel cordone ombelicale...

E' il momento del primo relax... Bevuta, mangiatina, sigarettina... E foto a ciò che ci circonda. Daniele, vero Cicerone o, forse, vero Virgilio, considerato il carattere Dantesco dell'ambiente, risponde di buon grado alla mia inestinguibile sete di conoscenza di cime e vie di salita...

Notiamo, quasi con un piccolo disappunto, due fattori... Da sud-est si abbassano nebbie scure... Ma anche questo fa parte della Grignetta... Poi, invece, vediamo che sulla Boga sale in autoassicurazione un tizio che manco risponde al saluto...
Faccio un due più due: ci starebbe anche la Boga, per carità... Ma, considerato il tempo, dovrei rinunciare alla proposta "ravanatoria" del buon Daniele, ovvero risalire per tracce inesistenti e roccette il Canalone Garibaldi fino a ricongiungersi al Sentiero Giorgio.
La decisione viene presa presto: risaliamo il Canalone!

Inizia così la seconda parte di wilderness alpinistica della giornata. In un crescendo wagneriano di meraviglie per gli occhi, guglie e gugliette che si presentano letteralmente ad ogni due passi, raggiungiamo per prati ripidissimi una prima forcella... Da qui si deve traversare in salita verso un'altra dorsale... Il traverso è mortale, aggrappati ai ciuffi d'erba... Per ridere parliamo di "allunghi sull'erba" e "spaccate sul ciuffo di ginestra"... L'attenzione è massima, ci si fermerebbe solo cento metri sotto e non c'è verso di parlare di "protezioni"...
Risaliamo poi una breve dorsale fino ad un canalino con rocce marce. Un'ulteriore forcelletta ci fa scendere lungo un canalino ancor più marcio cui segue la risalita di detriti instabili, una vera "arrampicata in punta di piedi sulle uova"...

Segue un breve canalino che si chiude a camino e che ci costringe ad un terzo graodo insano su roccia così così... Pochi metri, tre o quattro al massimo. Daniele mi osserva e mi sorride, tendendo la mano all'uscita. Mi volto ad osservare il passaggio e gli dico "certo che qui la roccia non è proprio solida...". Ridiamo, facciamo due foto... Ci aspetta una placchetta su roccia friabile con almeno cinquanta metri di vuoto sotto e poi ancora risalita su erba ripidissima verso l'ennessima spalletta.

Daniele parte, spedito. Io rifiato e mi tengo a debita distanza, come vuole la prassi, per evitare i proiettili che volenti o nolenti si staccano in simili circostanze. Poi parto. E' proprio in quel momento che quello che ritenevo il sano appiglione a cui mi ero attaccato per risalire il roccione e passare sulla placchetta, stanco, ritiene di aver esaurito il proprio compito e mi si stacca dalla mano, cadendo svariati metri più sotto ed esplodendo al contatto con i fratelli già atterrati da tempo...

Daniele viene richiamato dalle mie considerazioni in perfetto veneto, che per ovvie ragioni di censura non posso riportare... Mi vede salire sulla placchetta borbottante come una caffettiera, ascolta il perché e si mette a ridere assieme a me. Nonostante l'attenzione massima, in nessun metro abbiamo smesso di guardarci attorno e godere delle bellezze regalateci.

Ancora un paio di canalini, di cui uno erboso e roccioso, seguiti da altrettante balze di ripidissima erba, ci depositano, comunque, abbastanza presto sull'ultima risalita di un pendio di erba che finisce sul Sentiero Giorgio, proprio all'altezza delle ultime corde fisse dello stesso, lì dove risale verso il Colle Garibaldi...

Una coppia di passaggio ci guarda come per dire"ma questi da che cacchio di parte sono saliti?"... Ci salutiamo e ci sediamo sul sentiero per bere. Un tot di foto, una sigaretta (per me), e poi a guardarci attorno... Vediamo distintamente gente in quantità sulla cappella del Fungo ed altri sullo Spigolo di Vallepiana, sulla Casati... E' proprio giornata di corsi CAI... E si sente dalle urla di gioia e di stupore che vengono lanciate assieme ai comandi di cordata...

Il sentiero Giorgio, dopo quella risalita del Canalone Garibaldi, ci sembra un'autostrada pianeggiante e lo risaliamo alla velocità della luce. Arriviamo al Colle Garibaldi, da dove fotografiamo le nuvole nere che si abbassano e che contrastano col colore della sottostante Mandello, baciata dal sole...

Discesa rapida... Al Rosalba c'è la ressa della domenica... Non tentiamo nemmeno di farci dare una birra, diamo fondo alle ultime scorte d'acqua e the e partiamo diretti per i Resinelli. Ci fiondiamo lungo le Foppe, a balzi e salti, risolvendo abbastanza presto un sentiero studiato apposta per rovinare le ginocchia di chiunque...

Ai Resinelli, come di prammatica, birretta dall'Ercole al 2184 e poi verso il Forno della Grigna, dove troviamo il Gerri ed un amico. Altre quattro ciàcole e poi via... No, non verso nuove avventure, ma verso Versasio... Verso Versasio sembra una cacofonia, ma è un po' il mio undicesimo comandamento della Montagna, che recita più o meno così: "Per celebrare degnamente un'uscita, si passa da Antonio alla Partenza Funivia dei Piani di Erna e ci si fa servire una birra cèca".
Ligi alle procedure, obbediamo...

E' la degna conclusione, nel primo pomeriggio, di una giornata ideale, anche se un po' fresca (abbiamo arrampicato col micropile, tanto per essere chiari). Panorami da urlo, forme stupende, avvicinamento "alpinistico", arrampicata su roccia da favola su una struttura che sembra creata ad arte per l'alpinista e, dulcis in fundo, canalone alpinistico con tutte le difficoltà che l'alpinista e l'escursionista esperto vogliono trovare.

Una vera giornata di montagna con la M maiuscola...

Grazie Daniele, alla prossima!