Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

martedì 27 gennaio 2009

AL PIZZOCOLO PER LA CRESTA SUD

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Pizzocolo, cresta sud

Inverno particolare, questo, ce ne ricorderemo per anni. Di queste nevicate in città, ma anche e soprattutto per la straordinaria presenza di neve anche su montagne di bassa quota, che di solito consentono ai non amanti della neve, di camminare e far ferrate anche a gennaio.

Quest’anno invece questi percorsi, insolitamente innevati, si sono trasformati in percorsi alpinistici. E noi cogliamo la palla al balzo per salire il nostro Pizzocolo con picca e ramponi, lungo la cresta Sud, un percorso per noi nuovo, di cui da un po’ sentiamo parlare.
Decidiamo così, su due piedi un venerdi sera in cui (come consuetudine quest’inverno) il rischio valanghe è troppo alto per tentare un canalone, come sarebbe stato in programma.

Prova zaino: sembra di avere sulle spalle un menhir… peccato che io non sia Obelix e non abbia pozione magica, ma solo tè verde.
La stradina per raggiungere S. Urbano è ripida e tortuosa, e l’auto a un certo punto si rifiuta di salire sul ghiaccio, quindi la molliamo letteralmente lì, in un piccolo slargo, e iniziamo a salire a piedi. In un quarto d’ora raggiungiamo quello che doveva essere il parcheggio, dove parte il sentiero 27 per le creste. Come era abbastanza intuibile, non c’è nessuno sul percorso (non è una tipica gita invernale), e i nostri scarponi pestano neve fresca sul sentierino. Passiamo sotto una bella parete di placche calcaree su cui sono attrezzate un paio di vie a spit, che hanno l’aria di vedere poche ripetizioni all’anno, ma sembrano comunque avere un certo interesse. Poco oltre, ci troviamo all’attacco della nostra cresta.
Si parte superando un risalto roccioso, e nonostante ci sia neve su tutto il percorso, le rocce sono pulite e ad una temperatura persino piacevole! Insomma, mi godo questi passi di facilissima arrampicata, maledendo un po’ gli scarponi rigidi, non sono abituata ad utilizzarli su roccia e ci metto un po’ ad abituarmi. La prima parte della cresta è discontinua, si entra a un certo punto nel bosco per un breve tratto, poi riprendono le rocce. La neve ci accompagna e quando diventa davvero tanta, attorno ai 1200 metri, tiriamo fuori la picca, anche perché la pendenza si fa più marcata. Da qui in poi la cresta è davvero uno spettacolo: dietro di noi abbiamo sempre il lago e sembra di stare su un balcone, davanti a noi una bella dorsale piena di neve con rocce che affiorano: sì, la gita è di soddisfazione!
Si procede con certa fatica sul ripido pendio, ma soprattutto con molta attenzione perché occorre aggirare ponti di neve enon di rado lo scarpone sprofonda in una buca.
A un centinaio di metri dalla cima si fa sentire il solito vento gelido del Pizzocolo. Che dire, siamo saliti leggeri e senza guanti, ora occorre decisamente coprirsi.
Arriviamo in vista del bivacco e decidiamo di stare sotto il filo di cresta per cercare protezione. Troviamo invece tantissima neve (arriva a metà coscia) che non ha voglia di lasciarsi calpestare ed è una bella lotta. Il bivacco sembra sempre là, con il suo camino e la legna che ci aspettano.
Il punto più pericoloso della gita è entrare nel bivacco: al posto dello zerbino c’è una bella lastra di ghiaccio vivo. Oggi nessuno è salito qui, neanche dall’altro versante, per cui il riparo è tutto nostro!
CI scaldiamo e ci rifocilliamo, contenti della bella salita fatta, soddisfatti di aver conosciuto un bel percorso nuovo sulla nostra montagna.

Scendiamo per S. Urbano, lungo un sentiero che senza neve credo sia una mulattiera, ora sé una pista stretta tra i prati innevati, divertente e piacevole. In meno di due ore siamo di nuovo alla macchina, dove nel frattempo il ghiaccio si è sciolto ed è possibile salire fino al tornante successivo per girarla.

… e la prossima sarà la cresta “Rustica”, che abbiamo costeggiato salendo, e sembra molto interessante. Eh sì, sono itinerari da sfruttare quest’inverno, in cui anche sul nostro “Pizzo” gli itinerari diventano alpinistici.

CON LE "CIASPOLE" IN LOMBARDIA





"Ciaspole - 15 itinerari tra il Lago Maggiore e il Garda"
di Fabrizio "Bicio" Bellucci

Un manuale-invito alla montagna con le racchette da neve


Complice un'invernata particolarmente prodiga di neve e un discreto battage pubblicitario da parte dei mass-media, quest'anno abbiamo potuto assistere ad un vero boom per quanto riguarda l'uso delle racchette da neve, ormai comunemente definite "ciaspole". A chi ama osservare quanto viene proposto durante le varie trasmissioni dedicate alla montagna invernale non sarà sfuggito il continuo riferimento alla presunta semplicità dell'uso delle ciaspole ed alla possibilità di effettuare sane escursioni in ambienti innevati senza particolare preparazione. Questo, in soldoni, il messaggio che abbiamo ricevuto dai mezzi di comunicazione di massa in questo periodo.
Contestualmente, si è potuto assistere ad una sorta di fioritura di pubblicazioni, più o meno precise, dedicate al mondo delle "ciaspole". Che questa sia la risposta editoriale ai "bisogni" (più o meno indotti) dei potenziali lettori è chiaro. Meno chiaro e, francamente, tale da lasciarci dubbiosi, invece, è il messaggio sulla presunta "facilità" dell'utilizzo delle ciaspole per escursioni alpine nel periodo invernale. La montagna, in inverno, presenta - oltre alle problematiche legate all'inverno in generale - la questione legata alla necessità di una buona conoscenza dell'ambiente innevato e/o ghiacciato. Non per nulla le uniche figure che abbiano i requisiti per accompagnare eventuali clienti a fare escursioni su ciaspole sono le Guide Alpine e nemmeno gli Accompagnatori di Media Montagna sono abilitati a farlo, proprio per le problematiche appena accennate. A riprova di quanto sopra, la percentuale sempre maggiore di incidenti che capitano ad escursionisti impegnati in uscite con le ciaspole, almeno a giudicare dall'unica fonte statistica degna di fede, ovvero quella del CNSAS.
Siamo perfettamente d'accordo che l'escursionismo invernale su ciaspole sia molto più facilmente affrontabile da parte di un neofita di altri tipi di attività come, per esempio, lo sci-escursionismo o lo sci-alpinismo. Siamo anche d'accordo che vestiario ed equipaggiamento siano molto più alla portata di tutti di quanto possano essere un discreto equipaggiamento per le discipline appena citate o dello sci da pista. Restiamo, tuttavia, un po' basiti di fronte alla notevole superficialità con cui, troppo spesso, si tende ad affrontare una escursione su neve che, come tale, non perde nessuna delle proprie caratteristiche di "pericolosità" oggettiva nemmeno per chi usa le ciaspole.

Di fronte a questo vero e proprio boom di ciaspolatori e aspiranti tali, si nota, spesso, una richiesta molto mal soddisfatta di informazioni, indicazioni, suggerimenti su "tecniche" e "suggerimenti" per infilare le ciaspole e andare a fare sane escursioni in "sicurezza" (anche se tutti sappiamo che in montagna la sicurezza è sempre relativa, con o senza neve...).

Una risposta a questa necessità arriva, in una forma estremamente semplice e pratica, da una pubblicazione firmata da un Accompagnatore di Media Montagna di origine ferrarese, ormai da anni trapiantato a Milano e sempre da anni caldissimo fautore dell'escursionismo su ciaspole. Fabrizio Bellucci è conosciuto nel mondo dell'escursionismo come il "Bicio" ed il suo sito Zainoinspalla è una garanzia per quanto riguarda la fonte di informazione e spunti per escursioni a 360° per 365 giorni all'anno (366 negli anni bisestili). A differenza di molti mestieranti, il Bicio, pur avendo fatto dell'Escursionismo Alpino il proprio lavoro e la propria ragione di vita, non ha minimamente perso l'amore quasi peterpanesco per l'Ambiente e per il mondo della Montagna, che continua a frequentare assiduamente anche (ma non solo) per lavoro; oltre a ciò, il Bicio è un grande Appassionato in grado di trasmettere, con scrupolo ma sempre col sorriso sulle labbra, con coscienziosità ma senza prendersi troppo sul serio, le proprie conoscenze;ilo potremmo definire come la classica figura dell'"esperto di montagna" in grado di trasmettere al neofita o a chi voglia ampliare i propri orizzonti conoscenze e suggerimenti per affrontare al meglio il mondo della montagna.

Tra le varie pubblicazioni comparse negli ultimi due anni e dedicate al mondo delle ciaspole ed all'escursionismo in ambiente innevato, quella del Bicio si impone all'attenzione per almeno due caratteristiche che ne fanno una piccola Bibbia del Ciaspolatore:

1) Gli amanti della Montagna conoscono molto bene il problema delle guide e dei manuali: la pesantezza di una lettura quasi meccanica delle relazioni, che, spesso, risultano essere quasi più faticose delle escursioni stesse. Il Bicio propone, invece, 15 itinerari per i quali, oltre ad una attenta relazione, presenta per ciascuno un racconto in prima persona nel quale, oltre ad immagini e sensazioni del percorritore, il lettore-interessato arriva a sentire quasi la voce del narratore. La fluidità della scrittura, particolare e personale, dell'Autore permea tutto quello che un recensore definirebbe un "agile libriccino" pieno zeppo di suggerimenti, spunti e "dritte". L'impressione è quella che il Bicio sappia cosa si attenda un lettore dalla continuazione del racconto e che, puntualmente, lo fornisca nel prosieguo del racconto-relazione proposto. Questo fa del manualetto una piccola opera di facile, leggera e piacevole lettura che, nella goffaggine e pesantezza generale delle pubblicazioni specialistiche (cui comunque va ascritto), rappresenta una piacevole e attesa eccezione.

2) Conscio dei problemi sopra accennati, il Bicio, sempre con una prosa leggera e oltremodo "propria", particolare, introduce l'appassionato, dal più smaliziato al totale neofita, al mondo dell'escursionismo in ambiente innevato partendo dall'ABC senza risultare mai pesante o ripetitivo. Ad una breve storia delle "ciaspole" il Bicio fa seguire una attenta descrizione tecnica sulle caratteristiche delle racchette da neve, dalla composizione ai materiali fino alle regole basilari per l'utilizzo e la postura. A questa esauriente prima parte, il Nostro non manca di dare una serie precisa ed esauriente di consigli su abbigliamento e calzature, sempre con una prosa leggera e spesso scherzosa ma costantemente attenta alla praticità ed alla sicurezza. A queste prime informazioni basilari, il Bellucci fa seguire una serie di riflessioni fondamentali sulla sicurezza durante le escursioni con le ciaspole, ribadendo, sempre con piacevole garbo ma con fermezza, che le escursioni in ambiente innevato non sono scevre dai pericoli oggettivi della montagna d'inverno e che in nessun caso si può prescindere dalla sicurezza. A questa doverosa serie di precisazioni introduttive il Nostro aggiunge, inoltre, una serie di rispote anticipate a domande frequenti e spesso tralasciate da molti sul corretto utilizzo delle ciaspole, da come infilarle correttamente a come posizionarle pe ril trasporto sullo zaino.

Nella seconda parte della piccola ma ottima opera, il Bellucci presenta quindici proposte ciaspolatorie corredate di altrettanti raccontini: è la parte più godibile e piacevole del libro, in cui l'Io narratore dell'AmM ferrarese-meneghino ha la possibilità di scatenarsi e scatenare l'interesse, la curiosità e. spesso, l'ilarità del lettore-appassionato di ciaspole.
Le quindici escursioni proposte nel libro vanno dai monti che sovrastano il Lago Maggiore a quelle del Lago di Garda e sono: 1) il Monte Lema 2) Passo di San Lucio e Garzirola 3) Piani dei Cavalli 4) Alpe di Mezzo 5) Cimone di Margno 6) Resegone 7) Aralalta 8) Val Tartano 9) Lago Palù 10) Al Rifugio Calvi 11) Monte Alto - Lago d'Iseo 12) Val Viola Bormina 13) Val Grande 14) Passo di Val Fredda 15) Monte Pizzocolo.
Ribadiamo ancora che, a nostro parere, una delle parti più godibili in assoluto del libro (al di là dell'utilità per le motivazioni già esposte) è rappresentata proprio dai racconti che fanno seguito ad ognuna delle proposte escursionistiche presentate: mai eccessivo, mai egotista, l'Io narratore del'Autore sembra interessato a fornire le informazioni attese sempre col sorriso sulle labbra, preoccupandosi di instillare nell'animo del lettore la curiosità per itinerari e tecniche, ma, soprattutto, quello che chiamiamo semplicemente "amore, rispetto e brama di conoscenza" per la Montagna.

La sensazione finale è che il Bellucci sia riuscito nell'intento, peraltro non dichiarato, di unire verve narrativa e capacità di sintesi per riuscire a produrre una guida tecnica dalle caratteristiche più vicine a quelle di un libro di racconti che di una guida canonica.
Dispiace, alla fine, che le proposte siano solo quindici... La sensazione finale è quella di aver ricevuto dal Bellucci solo un piccolo assaggio, decisamente insufficiente per la sete di informazioni dell'appassionato di montagna...
Ci si augura, comunque, che lo stesso Autore abbia la volontà di regalare a breve una versione ben più estesa e sempre nello stesso stile della propria personale "enciclopedia dell'escursionista" (la sua "Treccagnoni", come lo stesso ama definire i propri scritti). In un marasma di guide spesso autoreferenziali o che giocano a copiarsi senza andare realmente incontro ai desideri dei lettori, salutiamo volentieri quella che speriamo essere solo la prima di iuna lunga serie di pubblicazioni di "relazioni raccontate", un modo estremamente leggero ed efficace per introdurre alla Montagna i neofiti e per dare sempre nuovi spunti e suggerimenti agli appassionati più esperti.

(Per chi fosse interessato al libro, è possibile trovare una lista delle librerie al sito del Bicio:
per acquisti via internet, al sito della libreria online di Monti in Città )




mercoledì 21 gennaio 2009

CORNO BIRONE, MONTE RAI E CORNIZZOLO TRA LARIO E BRIANZA


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Corno Birone (sentiero Dario e William), Monte Rai e Cornizzolo,
da Valmadrera, 23 settembre 2008



Tra i monti del Triangolo Lariano, a picco su Valmadrera e Civate, a spiccare per eleganza ed evidenza sono, guardando dalla Brianza, la cuspide del Cornizzolo ed il panettone del monte Rai. Una volta giunti a Valmadrera od a Civate, per la sua eleganza e per le attrattive "alpinistiche", il ruolo di "primadonna" è sicuramente appannaggio del Corno Birone che, osservato tanto da Valmadrera che da Civate, presenta un aspetto molto più grintoso dei quieti e bonari vicini Cornizzolo e Monte Rai.
In particolare, salendo dal Santuario di San Martino a Valmadrera, la cuspide rocciosa di questa "montagnola" poco più alta di mille metri (1116 per la precisione) non è assolutamente priva di attrattive e per l'escursionista, e per l'alpinista. In più di una occasione avevo osservato questo belvedere naturale su Valmadrera e la Brianza, ma, per una serie di motivi, non ne avevo mai calcato la cima, nonostante avessi pestato più di una volta le mie orme su Cornizzolo, Rai, Prasanto e Sasso Malascarpa.

A darmi il "la" alla decisione di dedicare una giornata a questa cuspide rocciosa fu l'aver notato, durante il sentiero di ritorno verso il San Martino dal Taja Sass, dopo un giro al Sentiero delle Vasche, una tabella indicante il "Sentiero Dario e William", sentiero per esperti al Corno Birone. Non avevo, peraltro, trovato alcuna indicazione o relazione sul sentiero né in rete, né sulle pubblicazioni reperibili sul mercato. Ero giunto, chiaramente e logicamente, alla conclusione che doveva trattarsi o di una nuova denominazione data ad uno degli itinerari presenti, oppure un sentiero di recente tracciatura.

Dall'esame delle cartine e delle pubblicazioni risultava evidente che, per salire al Corno Birone, oltre alla discesa per cresta dal Monte Rai, ci sono varie possibilità: arrivare alla selletta tra Monte Rai e Corno Birone (tanto da Valmadrera che da Civate) e da lì per crestina alla cima, oppure, dal versante civatese, seguendo il Sentiero Lucio Vassena. Nessuna indicazione, ripeto, su questo sentiero...
Chi mi conosce lo sa bene: una simile situazione non fa altro che aumentare la mia curiosità...
Trovata la mattinata giusta, parto tranquillamente da Milano e, senza fretta, mi dirigo a Valmadrera, dove, dopo un caffè (dovuto) ed altre piccole ma fondamentali formalità mattutine, parcheggio l'automobile sulla stradina che sale al Santuario.

Il tratto lo conosco bene, è una sorta di "benvenuto nelle meraviglie valmadreresi". Dall'acciottolato che porta al Santuario si passa presto in un boschetto piuttosto ripido che, con tornantini sapientemente tracciati, fa guadagnare ben presto quota. Passato un primo bivio, dove lascio sulla sinistra un sentiero che scende verso Civate e San Pietro, proseguo con un andamento costante ma mai eccessivo, come la salita. Ben presto arriva il secondo bivio, dove trovo le indicazioni per il Sentiero Dario e William ed il Corno Birone. Il sentiero per qualche metro traversa, quasi in piano, regalandomi da subito alcuni panorami davvero belli e sul Corno Birone, e sui cocuzzoli che dovrò passare.
Il traverso dura poco, poi, tra qualche roccetta semplice e nemmeno troppo esposta, si alza a superare una prima spalla per poi passare sotto ad un cimotto davvero carino, da dove è possibile vedere bene sia il sentiero che si insinua nel canalone e che seguirò, sia il sentiero Luisin che (una delle mie prossime mete), traversando in quota, porta giusto giusto sopra San Pietro al Monte con una traversata panoramicissima.
La direzione, dopo il bivio per il Sentiero Luisin è chiara ed evidente: bisogna risalire fino al canalone posto appena a Nord dello spigolone del Corno Birone e salire per la costola che forma la parete a nord (a destra, faccia al monte) del canalone stesso.
Il sentiero, qui, diventa chiaramente un percorso per escursionisti esperti: roccette inframmezzate da tratti di sentiero franoso, arbusti ed una discreta esposizione. Un minimo di attenzione e ci si trova presto sulla crestina dello spallone nord del Corno Birone. La cresta, aerea e piacevole, offre ulteriori panorami e, in breve, porta ad un cengione naturale che sale a sinistra, sul quale è stata scavata l'ultima parte del sentiero. Pochi passi ei mi trovo proprio sotto la croce di vetta del Corno Birone... Immagini ed impressioni decisamente alpini per un cimotto che, pur elegante, non arriva nemmeno a 1200 m. di altezza.
Sulla cima vengo accolto da un intero gregge di capre, curiose e simpatiche. Mi osservano el e più ardite vengono vicine ad annusarmi meglio. Si fanno fotografare e poi, tranquille, continuano nelle loro operazioni quotidiane.

Una piccola pausa, un paio di foto, la classica sigaretta di vetta e poi devo decidere cosa fare... Sono stato piuttosto rapido, mi posso permettere di proseguire l'escursione. Davanti a me, verso ovest, c'è il Monte Rai. Prendo il sentierino che, per cresta (figurarsi se non prendo al volo una cresta), mi porta ad una selletta da dove si dipartono i sentieri tanto per Valmadrera che per Civate e poi risalgo su tutt'altro terreno, erboso e fangoso, verso il cimotto del Monte Rai, ad ammirare ancora i pochi panorami che le nuvole fantozziane sopraggiunte mi regalano... Osservo la Madonnina e la miniatura del San Martino poco sotto la vetta, poi scendo veloce verso il rifugio Consiglieri.

Alla selletta, osservo le indicazioni ed una cartina che mi fanno un po' di chiarezza su un altro sentiero presente e del quale poco o nulla si trova in giro: il 50 SEC. Chiedo ad un paio di escursionisti, locals, che mi spiegano come questo sia un sentiero che, da poco sopra San Pietro, traversa le pendici del Birone e del Rai per arrivare alla selletta con qualche tratto "attrezzato". Bene, un'altra meta da aggiungere alla voce "gite future".

Pochi minuti e mi trovo al rifugio Consiglieri, della Società Escursionisti Civatesi... Finalmente lo trovo aperto e posso andare a vederne l'interno... Entro, saluto e chiedo una birra mentre osservo cosa c'è a menù... Vengo servito dalle lamentele di una signora che ce l'ha con "tutta 'sta gente che sale, beve e basta e non si prenota per il pranzo...".
Non so se ce l'avesse con me o con chi (eravamo in tre dentro e ancora non era mezzogiorno)...
Fatto sta che, per me, è sufficiente. Pago, giro i tacchi e decido di andare a mangiare a Valmadrera o a Civate. E vaffanzum...

Dal rifugio Consiglieri salgo velocemente alla Croce del Cornizzolo, così aggiungo altri 150 m. di dislivello e faccio un'altra cima. Da qui, dopo le foto e la sigarettina di vetta, prendo la crestina che scende verso sud-est, con un sentierino evidente e qualche rado bollo rosso,, tramite il quale mi trovo ben presto al bivio che mi permette di scendere lungo la dorsale erbosa che scende a Civate.

Dopo una non breve discesa nel bosco, con panorami sempre magnifici sui laghi e sulla Brianza, prendo a sinistra e vado a vedere una volta di più il complesso di San Pietro al Monte. Una piccola perla architettonica... Una meraviglia... Da vedere. Punto e basta.

Ovviamente, preso da cotanta bellezza montana ed architettonica, mi abbasso troppo e "canno" clamorosamente il sentiero per tornare a Valmadrera... Poco male.. Scendo dritto verso Civate e, con un paio di chilometri di strada asfaltata, mi ritrovo a Valmadrera, al parcheggio. Metto giù lo zaino, cambio maglietta e scarpe e vado a farmi una mega birra...
Osservo ancora il Corno Birone e tutta la dorsale del Cornizzolo-Rai-Prasanto... Che continua con i Corni ed il Moregallo...

E' un mondo montano "in miniatura" per quanto riguarda l'alltitudine, ma davvero avvincente e completo. Sebbene "basse", queste cime richiedono sempre dislivelli di un migliaio di metri almeno per poterle calcare come si deve e, soprattutto, offrono una gamma vastissima di situazioni "alpine"; dal bosco alle roccette, dalle forre alle pareti, dalle ferrate alle arrampicate estreme...

Il Corno Birone, forse timido per quei cento metri che lo rendono "piccolo" rispetto alle altre cime, mi osserva, mostrandomi ancora una volta, quasi in sengo di gratitudine, le sue forme alpinisticamente avvincenti...
Prossimamente ci voglio salire per il sentiero Lucio Vassena, da Civate, ed ancora da Valmadrera, passando sotto le creste del Prasanto...

Sono due anni che frequento queste zone... Ho fatto numerose passeggiate, ma è uno di quei microsistemi montani in grado di offrire possibilità escursionistiche ed alpinistiche infinite o quasi... Me ne torno a casa con un semplice "arrivederci"...
La montagna valmadrerese riesce sempre a rendere felice chi va a trovarla umilmente armato di amore, rispetto e voglia di conoscenza.

martedì 13 gennaio 2009

PIZZO BACIAMORTI E MONTE ARALALTA

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L'idea arriva da una nota rivista di montagna. Proprio ignoravo l'esistenza di queste due vette talmente ravvicinate eppure ognuna con un suo nome. Fanno parte delle Orobie Bergamasche e i punti di partenza per giungere in vetta sono solitamente due, da Artavaggio in Valsassina o da Quindicina, frazione del comune di Taleggio in Val Brembana.

Solite ricerche in internet e decido con il mio solito compagno di avventura di tentare un bel giro ad anello da Quindicina. Si, tentare, perchè se il percorso è classificato come E nel periodo estivo sale a EE nel periodo invernale... E viste le recenti nevicate si spera che sia battuto.

L'itinerario prevede partenza di Quindicina, sentiero 153 verso la baita Baciamorti appena sotto l'omonimo passo. Salita alla cresta e lungo questa fino alla vetta del Baciamorti. Passaggio di pochi minuti in cresta all'Aralalta e poi giù verso la bocchetta di Regadur e da questa all'Ex rifugio Battisti, proseguire per il rifugio Gherardi e poi giù di nuovo a Quindicina (Clicca qui per vedere il percorso). La partenza promette bene, pare sia ben battuta e le segnalazioni ottime. Verso la fine di Quindicina sulla sinistra un ampio cartello con mappa indica l'itinerario. Poco avanti sul muro di un edifico in cemento armato (penso una postazione dell'acquedotto) una chiara e lampante segnalazione indica a sinsitra per il Gherardi e a destra per il passo Baciamorti. Ci si avvia a destra e, seguendo la carrareccia, manchiamo clamorosamente (anche perchè non battuto e occupati nel chiaccherare) la deviazione per il sentiero 153 che traversando a mezza costa nel bosco conduce alla Baita Baciamorti. (La deviazione è a destra sul tornante che gira a sinistra sotto una baita costituita da due edifici affiancati). Per fortuna poco avanti ci accorgiamo che la direzione è sbagliata e ci stiamo alzando troppo... ci si guarda per bene attorno e si intuisce la linea del sentiero nel bosco sottostante a noi verso destra. Giù a occhio e si recupera la giusta via... che risulta però tutta da battere... via di buona lena verso la baita Baciamorti... Dove una volta arrivati ci concediamo pausa e colazione per rifornimento di zuccheri. Ora si deve decidere che linea seguire... Ci pare inutile traversare fino al passo per poi farsi tutta la cresta... Dunque scelta drastica... Si sale dritti verso la cresta che sta sopra di noi. Con un paio di cambi nel battere la nostra variante ci ritroviamo in cresta che è già mezzogiorno e la neve inizia a "mollare". La vetta pare ormai a portata di mano ma la neve molle ci rallenta di molto visto che anche qui è tutta da battere. Arriviamo in vetta molto stanchi... ma la stanchezza passa grazie al panorama che ci circonda. C'è da perdersi tra tutte quelle vette... Dagli Appennini fino al Bernina... Dal Pizzo del Diavolo di Tenda... Con relativo Diavolino al Resegone.

Si mangia e si tira il fiato anche perchè pare che la continuazione del sentiero sia ben battuta... Foto di rito e via a chiudere l'anello. Si scende sul bel pianoro sopra la bocchetta di Regadur e poi giù alla bocchetta dove troviamo un'amara sorpresa. Il sentiero 120 che dalla bocchetta dovrebbe portarci all'ex Rifugio Battisti e poi al Gherardi non è battuto! Per giunta il sentiero attraversa alcuni canaloni che non sono molto invitanti. Si decide cosi per la seconda variante della giornata. Sotto di noi c'è il sentiero 153 percorso in mattinata... Si decide di scendere evitando il canale stretto e più "infossato" alla nostra destra e ci teniamo a sinistra in un ampio vallone in neve fresca che tiene ottimamente e dopo questa ravanata ci troviamo di nuovo sul sentiero che abbiamo battuto in mattinata. Via a destra verso Quindicina seguendo le nostre tracce.

Bel giro che offre panorami e luoghi molto belli e suggestivi, incorniciati dall'abbondante neve di quest'anno. Un giro da non sottovalutare in invernale perchè l'impegno richiesto non è indifferente, in particolare se i sentieri non sono battuti come nel nostro caso. In particolare visto sul posto il sentiero 120 (da Regadur all'ex Rifugio Battisti) è a parer mio "insidioso" attraversando alcuni canali stretti e abbastanza scoscesi.


Se riesco penso che ci tornerò nel periodo estivo perchè gli ampi pascoli devono essere bellissimi in particolare il pianoro sopro la bocchetta di Regadur.

sabato 10 gennaio 2009

UN'INVERNALE "PRIMAVERILE" AL MEDALE


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Corna di Medale - Via Ferrata degli Alpini, 21 dicembre 2008


Ci sono giorni in cui il lavoro o le rogne domestiche riescono, più del solito, a condizionarti la vita...
Giorni in cui, solitamente, il meteo si presenta favoloso ed il richiamo delle crode è simile a quello delle Sirene per Ulisse...
Noi, però, amanti della montagna, non abbiamo l'etica del grande viaggiatore della Grecia antica... Ce ne strafreghiamo di evitare il canto delle sirene... Anzi, vogliamo andare a vederle e mostrare che è possibilissimo andare ad ascoltarle, godere della loro ospitalità e tornarsene dalla propria Peneplope senza ritardi o problemi che siano...
Se, alle rogne causate dal lavoro, aggiungete anche le ormai incombenti "strarogne" del periodo delle festività natalizie, il piatto è servito...

Manca pochissimo a Natale... Il meteo è stato quello che è stato, il resto l'ha fatto il lavoro... C'è una finestra di bel tempo, ma abbiamo a disposizione solo la mattinata...
Non vogliamo rinunciare a farci gli auguri "per crode", ma per le tre dobbiamo essere di nuovo "civili".

E' mattino, fa freddo e, al solito, ci ritroviamo in quel del parcheggio del Maxi Sport a Cernusco Lombardone... Le idee sono varie... Teoricamente volevamo andare a farci una via di qualche tiro allo Zucco dell'Angelone...

Io, però, da testardo quale sono, piuttosto di andare a ficcarmi in una falesia (per quanto bello possa essere lo Zucco) in una bella giornata, mi farei sopprimere. La giornata si presenta sempre più bella...

"Ma perché non ce ne andiamo in Medale?"

Nessun'altra parola è necesaria... La macchina "vola" in direzione di Rancio di Lecco...
Ci sono pochissime altre vetture, è una giornata infrasettimana e non c'è tanta gente in giro. Parcheggiamo e, complice il freddo davvero pungente, partiamo a razzo...
Morale della favola: in venticinque minuti siamo all'attacco della ferrata degli Alpini al Corno di Medale.
Ormai ben riscaldati, cominciamo il rito della vestizione... Imbrago, set, casco, scarpette...
Ci raggiunge un tipo abbastanza singolare, con uno zaino degno di Ambrogio Fogar al Polo Nord. Ovviamente, attacchiamo bottone e ci racconta che si sta facendo un giro per i monti del Lecchese, dormendo in rifugio o nei bivacchi. Nello zaino ha anche una coperta, ma non rinuncia a farsi tutte le ferrate che incontra.
In un certo qual modo lo invidiamo...

Ormai caldi, con una temperatura che non ci saremmo aspettati, partiamo, quasi sudando, lungo la ben nota ferrata del Medale... Sono le nove e mezza passate, decidiamo di fare foto solo in cima e di gustarci al massimo i piaceri della roccia di questa montagna così bassa ma così prodiga di gioie per alpinisti ed escursionisti.

I primi metri sono abbastanza appoggiati e quasi facili (per chi ha esperienza di roccia, si intende...). Poi, progressivamente, la ferrata comincia a mostrare tutto il carattere che ha: i passaggi si fanno via via più verticali ed esposti e solo una sana tecnica di arrampicata può evitare di "ghisarsi" brutalmente le braccia fin da subito.
La roccia del Medale, per chi la conosce, è una favola... Rugosa, consente aderenza anche quando sembra impossibile e, in più, presenta sempre buchi, buchetti, buche da lettere ed acquasantiere, una gioia per chi ha voglia di arrampicare. La presenza, inoltre, delle assicurazioni con catena più cavo consentono una ascensione in buona sicurezza e con pieno godimento della scalata.

I traversi quasi sul vuoto e la risalita delle placche sono una piccola favola... A seguire catene e cavo, come mi è capitato di vedere, è logico che le braccia vengano sollecitate al massimo... A stare attenti ai consigli della roccia, invece, si sale su difficoltà continue di III e III+, con svariati passaggi di IV, tenendosi ora a destra, ora a sinistra delle attrezzature... In svariati casi riusciamo a salire senza far ricorso nemmeno alle staffe presenti sulle placche... La roccia lo permette, a patto di non avere fretta e seguire le indicazioni date dalla roccia stessa...
Il passaggio chiave, il famoso diedro un po' strapiombante, mi dà un po' filo da torcere perché i due appigli risolutori sono un po' alti, ma, dopo un piccolo esame, parto e lo risolvo senza usare le attrezzature. Davide mi segue, passa anche lui senza toccare ferraglia e mi chiede se sono d'accordo di gradarlo V- se fatto in libera... Io propendo per un IV+... E' comunque il passo chiave, perfettamente risolvibile, in caso di necessità, alzandosi sul lato destro del diedro e poi spaccando con la destra fino alla staffa sullo spigoletto di destra del diedro stesso... Farla "a braccia" seguendo la catena dev'essere molto più faticoso...

Segue la serie di placche... Una piccola meraviglia...
Anche qui la roccia indica di portarsi ora a destra, ora a sinistra... presenta sempre buchi, maniglie naturali e appoggi che, a prima vista impercettibili, permettono una risalita con difficoltà che vanno dal III al IV-, mai di più. forse in un paio di casi si raggiunge il IV pieno... Uso le staffe solo in un paio di punti e, generalmente, per far passare i moschettoni.

Ben presto usciamo dalla prima parte della ferrata, quella più dura tecnicamente. La continuazione ci riserva, ora, la risalita dello spigolone che sale alla croce. Un percorso ben più semplice, molto secondo grado con alcuni singoli passaggi un po' più pepati. La giornata si fa ancora più azzurra e ci godiamo la salita come bambini...
Un diedrino ed un caminetto, attrezzati per benino, si lasciano superare senza nemmeno vedere le staffe, così come l'ultima risalita diventa ormai poco più di una formalità...
Siamo un po' stanchi quando, dopo una piccola traversatina, ci troviamo sotto l'ultimo passaggetto "serio", un risalto di pochi metri...
Anche qui decido di tenermi ben a sinistra della catena e salgo seguendo appigli naturali.. Poco più di un II-III... Anche Davide mi guarda dicendo "certo che se uno segue la catena fa fatica per nulla..."

Ben presto siamo alla croce, pronti per un paio di foto, per una bevuta, una banana (premasticata dallo zaino, come al solito) e, dulcis in fundo, per la mia sigaretta di vetta... Sono le 11.35...

Il panorama, al solito, ci riserva stupende visuali su Resegone e Monte Due Mani... Lecco, sotto di noi, è impegnata nel suo caos quotidiano... Dall'altra parte, il Barro, Valmadrera... Poi, più vicini a noi, il San Martino e, proprio dietro a noi, il Coltignone...
Sarebbe bello avere più tempo, salire per il Coltignone, farsi una birra ai Resinelli, scendere senza fretta per la Val Calolden... Sarà per un'altra volta...

E' ormai mezzogiorno passato...
Dobbiamo scendere, tornare alla quotidianità. Partiamo, prendendo il sentiero che, abbassandosi progressivamente, traversa a mezza quota il San Martino fino a ricollegarsi al sentiero "turistico" poco sotto la cappelletta...
Il resto è ordinaria amministrazione, con lo sguardo che non si stacca dalla verticalità della parete del Medale... Incontriamo un paio di persone che risalgono verso la cima, poi, giù, quasi a valanga.
In meno di un'ora siamo all'auto, pronti a dirigerci verso la meritata birra e, subito dopo, a Merate all'auto lasciata lì al parcheggio del Maxi.

Un peccato non aver passato tutto il giorno tra il meraviglioso calcare del Medale...

Possiamo, però, ritenerci soddisfatti per questa finestra di primavera regalataci dal tempo. Una sorta di regalo di Natale anticipato, fatto su misura per chi ama la montagna. Adesso è tempo di prepararsi alla neve, che cadrà poi copiosa...

Il tempo, però passa e ben presto le giornate torneranno ad allungarsi e anche il sole tornerà a scaldare...

La zona del Medale-San Martino-Coltignone ha ancora tanto da offrire...