Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

martedì 25 agosto 2009

PIZZO SCALINO


Clicca sul titolo per altre foto

Di IZ2LNF


L'ultima escursione "seria" risale a gennaio di quest'anno. Dopo di che vuoto assoluto, fatto salvo un giretto al rifugio SEV sempre a gennaio e in questo mese (agosto) la classica cresta est del Monte Capanne all'isola d'Elba.La voglia di ricominciare è molta, ma son sette mesi di fermo! Il mio compagnia di avventura, Emilio, mi propone il Pizzo Scalino. Perplesso e quasi sicuro di non giungere in vetta, viste le mie condizioni, decido di seguirlo ugualmente forte della mia appartenenza al "Club dei 180 gradi"... se son stanco e le difficoltà vanno oltre le mie possibilità un bel giro a 180 gradi su se stessi e si torna indietro!Alle 7 del mattino calziamo gli scarponi e via verso l'Alpe Prà Bello, si tira dritti e si imbocca il lungo pianoro fino all'attacco del Cornetto... il sentiero sale, sale, sale e pare che il cornetto non arrivi mai! Finalmente eccoci sul piccolo pianoro del Cornetto. Colazione... e ci si riposa perchè la fatica inizia farsi sentire. Si riparte ed in breve siamo all’attacco del ghiacciaio che si presenta senza crepi aperti e con neve in ottimo strato… il vetrato è sulla sinistra e lo si evita facilmente salendo per la massima pendenza. Si calzano ramponi, picca alla mano, imbrago e corda (forse superflui ma probabilmente ci serviranno più avanti) e via sul ghiacciaio. Tenuta ottima e la progressione è molto redditizia. Passiamo velocemente il pendio iniziale ed arriviamo sul piano. Avanti puntando direttamente al Colletto dove il ghiacciaio termina appena sotto. Il crepaccio terminale è praticamente chiuso e lo si intravvede appena anche grazie ha un breve tratto, due tre metri massimo, dove è aperto. Via ramponi e piccozza e si attacca il tratto di roccia e sfasciumi che porta al Colletto. Il primo tratto, per un bradipo come me, è impegnativo ed è la prima volta che essere legato non mi da fastidio… anzi! Altri due tiri di corda (corda da 20 metri) ed eccoci sul Colletto davanti al cono finale che porta in vetta. Ora inizio a sperare di arrivarci in vetta anche se le gambe sono stanche a l’altezza inizia a farsi sentire, siamo a 3200 m. Ci sleghiamo e si riparte salendo il cono verso sinistra. Qui inizio a “sentirmi” strano, niente mancamenti, giramenti di testa o altro che compromettano la sicurezza nel progredire. È come se la testa ogni tanto fosse immersa nell’ovatta. Rallento il passo e mi fermo più spesso a prendere fiato. Piano piano questa sensazione sparisce e senza accorgermi sono in vetta! Panorama stupendo sull’alpe Prà Bello e su quella di Campagneda. Il gruppo del Bernina proprio davanti e sulla destra il Pizzo Palu. Il ghiacciaio appena percorso sotto di noi e poi la vista spazia verso la Svizzera. In vetta ci raggiunge una famigliola, mamma e papà con due bimbe di sei a nove anni! Ci possiamo gustare la cima e riposarci ben bene in vista della discesa.Per la via del rientro arrivati al Colletto invece di scendere a sinistra per raggiungere il ghiacciaio proseguiamo sul filo di cresta a salire il cimotto o anticima che è davanti a noi per prendere il ghiacciaio al colletto successivo. Sulla vetta della anticima vediamo un grosso anello di calata per una doppia in quanto la parete sull’altro lato è molto ripida. Le doppie non sono alla mia portata e non abbiamo! Perdiamo quota sulla destra ed aggiriamo l’anticima arrivando su sfasciumi al colletto da cui parte il ghiacciaio. A questo colletto c’è un grosso sasso con scritto “C. G. Paolo II” che sta ad indicare la cima di fronte battezzata Cima Giovanni Paolo II. Vista l’ora rimandiamo la salita di questa cima ad un’altra volta, calziamo ramponi e picca alla mano scendiamo facilmente per il ghiacciaio e in breve siamo al Cornetto. Da qui inizia la tortura della ripida e interminabile discesa fino alla piana che conduce all’alpe Prà Bello e finalmente all’auto.Veramente stanco ma soddisfatto della splendida escursione, ma soprattutto felice che nonostante i sette mesi di fermo il mio “allenamento” non sia svanito. Speriamo di poter continuare con gite di questa soddisfazione.

LA FORTEZZA DEL VOLTERRAIO


Clicca sul titolo per altre foto.


Di IZ2LNF


Come già detto l'isloa d'Elba offre numerose escursioni tra cui diverse anche di interesse storico. Tra quest'ultime sicuramente la visita alla Fortezza del Volterraio. Antica fortificazione dell’epoca Pisana serviva per l’avvistamento e come rifugio dalle incursioni di pirati. Il sentiero parte dalla strada omonima che sale dalla località Magazzini nel comune di Portoferraio per scendere verso il paese di Rio nell'Elba. Si lascia l'auto in uno spiazzo sulla sinistra salendo (Clicca qui per vedere con Google Earth il posteggio). Il percorso è per il primo tratto tra arbusti e cespugli e in particolare tra numerose piante di more… molto gustose che allungano i tempi di progressione perché è inevitabile fermarsi a gustare il loro sapore!!! Si giunge in breve ad una prima costruzione che pare essere un cappelletta. Da questo punto in poi il sentiero si perde un poco ma la fortezza è proprio davanti a noi e si sale su rocce di vario genere scegliendo la via più facile. L’accesso alla fortezza avveniva tramite un piccolo ponte levatoio ormai scomparso. È rimasta la scalinata che portava al ponte e poi c’è un salto di uno, due metri alla porta d’ingresso. Per accedervi si deve dunque arrampicare il muro di cinta per due metri non di più… e se sono riuscito ad entrarci io chiunque abbia un poco di dimestichezza con la montagna riesce ad entrarvi… e uscirci facilmente (la discesa è sempre più difficile della salita).L’accesso “limitato” è forse un tocca sano per la fortezza perché in passato è stata purtroppo meta di turisti poco “educati” che hanno lasciato molti rifiuti! Comunque è possibile vedere molto bene i resti della torretta di avvistamento. Si cammina sul passaggio del muro di cinta con le feritoie e si può entrare in due locali ancora integri. Purtroppo le manutenzioni latitano e se lasciata a se stessa presto la fortezza sarà un ammasso di pietre

ISOLA D'ELBA... TRA MARI E MONTI


Clicca sul titolo per altre foto.

Di IZ2LNF

L’isola d’Elba oltre al bellissimo mare offre per gli appassionati si trekking e mountbike numerose escursioni anche molto semplici e poco faticose ma che offrono panorami bellissimi e mete di interesse storico.

Un'escursione sicuramente interessante è al Monte Capanne che con i suoi 1019 metri e gli immensi massi di granito svetta nella zona ovest dell’isola… peccato solo per la giungla di antenne che hanno posto proprio sulla vetta. La salità più interessante è lungo il sentiero attrezzato della cresta est.

Giunti al Monte Perone (600 m), dove c’è una bellissima area attrezzata per pic-nic, si lascia l’auto e ci si incammina per la larga e comoda strada sterrata che con una prima e decisa salita porta in breve alla prima delle quattro cime che si salgono lungo questo tragitto, il Monte Maolo (750 m). In prossimità della vetta del Monte Maolo si tiene a destra seguendo il facile sentiero in cresta e qui, se è mattino presto, occhi aperti perché è facile vedere qualche muflone. Si giunge ad una palina segnavia dove a destra è indicata la continuazione del sentiero numero 5 e a sinistra ha invece inizio il sentiero attrezzato della cresta est 00 (doppio zero). Da qui, tenendo la sinistra, si inizia a salire su bellissimi lastroni di granito con alcuni tratti attrezzati con funi in acciaio. Il panorama consente delle belle viste sull'isola di Pianosa. Si arriva alla seconda vetta, il Monte Le Calanche a circa 900 m, dove si trova una piccola croce di legno. Da qui si perde un poco quota sempre su ampi e bellissimi lastroni di granito fino alla vetta del Monte Filicaie 850 m e poi ancora giù fino a circa 840 m. Ora si è ai piedi della vetta del Monte Capanne e si sale sempre sugli ampi lastroni di granito fino ai 1019 m della vetta del Capanne. Scendendo sul versante opposto si arriva al piccolo bar ed alla stazione della ovovia e da qui seguendo il segnavia numero 2 inizia la discesa verso Marciana. Lungo la discesa sulla destra si incontra il sentiero numero 5 che riporta verso il Monte Perone lungo un sentiero a mezzacosta con qualche sali scendi passando sotto la cresta appena percorsa, fino a giungere al bivio dove all’andata abbiamo tenuto la sinistra per seguire il sentiero doppio zero. Escursione molto bella, da fare sicuramente in mesi primaverili o autunnali dove il caldo non è ancora troppo intenso.

martedì 18 agosto 2009

DA SAN GIORGIO A PASSO PELEGATTA

- Clicca sul titolo per andare al fotoalbum -

Di Ale74


La settimana dal 10 al 16 agosto, da molti, viene definita la settimana di Ferragosto e dove lavoro io viene deciso di effettuare una “settimana di chiusura generale” .
Pertanto ci si deve organizzare con la famiglia e il programma che ne salta fuori è questo: Martedì 11 Gita a Bolzano, Giovedì 13, venerdì 14 e sabato 15 Da amici a Udine e puntatina a Velten (Austria) il 14/08.
Visto questo calendario rimangono “liberi” tre giorni, il 10, il 12 e il 16.
Decido per il 12, un’escursione in solitaria sulle nostre montagne, scelgo di percorrere il sentiero del Malera, antico sentiero di collegamento fra la Lessinia e l’alta valle di Revolto, molto frequentato dagli escursionisti che desiderano raggiungere la conca di Campobrun e Cima Carega (Cima Posta) attraverso Bocca Malera e Passo Pertica.
Di buon mattino mi alzo e mi preparo, prendo lo zaino preparato la sera prima e mi metto in macchina con direzione San Giorgio, rinomata località sciistica veronese situata pochi chilometri sopra Bosco Chiesanuova.
Dopo aver parcheggiato la macchina a San Giorgio (m 1505), mi metto in cammino verso Bocca Malera (m 1722). Esistono due alternative per arrivare a Bocca Malera, una che risale verso est la mulattiera lungo il Vallon di Malera ed una più diretta che si addentra nei verdi prati che costeggiano la pista da sci.
Opto per la versione più ripida e mi metto in marcia seguendo il sentiero che in poco tempo mi porta sulla sella prativa di Passo Malera (m 1727). Lungo il percorso mi fermo qualche istante al bivio per Cima Trappola ma proseguo rimandando la visita a Cima Trappola ad altra escursione.
Dall’ampia sella prativa di Passo Malera mi porto, praticamente in piano, a Bocca Malera e, dopo una breve pausa ed alcune foto, inizio la discesa del ripido sentiero che, con alcuni tornanti mi porta alla base dei lastroni calcarei della Bella Lasta.
Proseguo lungo lo stretto sentiero e penso “meno male che oggi c’è coperto, altrimenti il sole mi avrebbe arrostito per bene”, entro nel bosco e, al bivio con il sentiero che scende verso Revolto, imbocco il sentiero n° 189 che in circa venti minuti mi porta al Passo Pertica. Lungo questo sentiero ho modo di constatare i danni provocati dalla neve nell’ultimo inverno.
Arrivato in vista del Passo Pertica mi fermo a guardare due scalatori che salgono la via ferrata Biasin, ma, pochi metri sotto lo stretto camino decidono di tornare indietro.
Finalmente, dopo circa un’ora e mezza di cammino, arrivo al Rifugio Passo Pertica dove mi concedo una bella pausa per riposare e riprendere le forze. Riparto con destinazione il passo Pelegatta (m 1767).
Mi metto in cammino lungo la mulattiera ed in circa quarantacinque minuti arrivo al passo Pelegatta, dove sorge il Rifugio Pompeo Scalorbi. Mi fermo a mangiare e valutare se tentare di arrivare a Cima Carega, facendo alcuni calcoli sui tempi decido di lasciare perdere e di rimandare la salita alla cima ad una futura escursione.
Riparto e torno sui miei passi, seguendo il sentiero fatto all’andata torno a San Giorgio. Unica variante discendo per il sentiero che non ho seguito all’andata, la discesa e meno ripida e più tranquilla.
Alla macchina mi preparo a tornare a casa, soddisfatto e contento per la bella camminata fatta.

domenica 16 agosto 2009

FAMIGLIOLA AL PASSO PERTICA

- Clicca sul titolo per andare al fotoalbum .

Di Ale74


Lunedì 10 agosto 2009, c’era in programma un giro sul nostro bel Carega ma una serie di imprevisti ha fatto saltare il programma originale.
Cosa facciamo? Parlo con mia moglie Michela e decidiamo di provare a salire con il piccolo Carlo al Passo Pertica, una facile escursione di poco più di mezz’ora su comoda (si fa per dire) mulattiera.
Preparato lo zaino e tutto il necessario per il piccolo Carlo ci mettiamo in macchina e ci dirigiamo verso Revolto, arriviamo, parcheggiamo, ci prepariamo e ci mettiamo in cammino. Uno sguardo al tempo che non sembra promettere nulla di buono ma, fiduciosi, imbocchiamo la mulattiera e ci dirigiamo verso il primo tornante.
Dopo le prime difficoltà di avanzamento dovute ai ciottoli, regolo il passeggino bloccando le ruote anteriori e la salita si fa più semplice e divertente.
La salita si svolge allegramente e senza particolari difficoltà, il piccolo Carlo si diverte e ammira i panorami, dopo circa 40 minuti arriviamo al Rifugio Passo Pertica, meta della giornata.
Facciamo scendere il piccolo dal passeggino e lo facciamo giocare fino a ora di pranzo, entriamo in rifugio e ci accomodiamo, ordiniamo da mangiare, un buon minestrone e un piatto di maccheroncini panna e speck. Dopo l’ordinazione proviamo a dar da mangiare a Carlo ma, sarà la novità della montagna o sarà altro, non ne vuole sapere, beve solo un pochino di latte.
Terminato di pranzare aspettiamo che smettano le quattro gocce che, nel frattempo, erano iniziate a scendere e ci mettiamo in movimento per tornare a casa.
Questa giornata ci è servita di prova per vedere come il piccolo avrebbe reagito alla montagna ed il risultato è stato entusiasmante. Ora ci stiamo organizzando per tornare sul Carega per una nuova escursione con metà il rifugio Fraccaroli.

giovedì 6 agosto 2009

BUONE VACANZE A TUTTI

Carissimi,

starò assente per qualche giorno,
dedicato alla pesca in Laguna e,
al meteo piacendo,
anche alle patrie Dolomiti.

Nel frattempo, all'album Picasa,
potrete trovare le foto
delle gite al
Pizzo Badile Camuno
al Col di Bavella in Corsica
alla cresta Ongania
e, da ultimo,
alla normale al Cinquantenario
e
allo spigolo Marimonti
alla Torre Cecilia.

Non avrò con me il PC
ma ogni tanto sbircerò la posta.

A dopo ferragosto a tutti

sperando di ritrovarvi tutti
allegri e felici, riposati

Buone Montagne a tutti


Arterio Lupin,

il Bradipodimontagna!


domenica 2 agosto 2009

CALCARE SU GRANITO: IL PIZZO BADILE CAMUNO


- Clicca sul titolo per andare al fotoalbum -






Pizzo Badile Camuno
01 agosto 2009





Ci sono, lo ripeto spesso, cime che colpiscono più di altre per la loro particolare posizione e per quelle forme che le rendono così particolarmente riconoscibili anche da molto lontano.
Una di queste, sicuramente, è il Pizzo Badile Camuno, elegante pala di calcare adagiata su uno zoccolo di tonalite dell'Adamello, gruppo della quale questa montagna fa parte, quasi una sorta di sentinella sud-occidentale del Gruppo.

Mi era capitato spesso di osservarla, quando, ormai quattro anni fa, avevo iniziato a girare la Lombardia e la Val Camonica in particolare, una valle della quale molto avevo sentito, ma ben poco avevo visto di persona....
Ricordo, in particolare, una gita al Tonale, la mia prima salita fin su, con la funivia... La fuga, precipitosa, per la presenza di troppe persone ed un rifugista che a quasi tremila metri aveva fatto partire a tutto volume musica da discoteca... Ricordo il fastidio e la decisione di tornarmene a valle, quasi schifato...
Tornando, ricordo perfettamente poco dopo Edolo un'ottima panetteria dove ci siamo riforniti di ottime Spongade alla crema e poi, all'apertura della valle, la visione, magnifica, di questa montagna, isolata, altera nonostante fosse mille metri più bassa del vicino Adamello...

Per lungo tempo, poi, avevo cercato informazioni su quella stupenda montagna, così cangiante, che a tratti sembrava essere aguzza ed in altri momenti, invece, rendeva appieno giustizia al nome impostole di "Badile".
Girovagando in rete, trovo che la salita sembra essere facile, anche se fisicamente impegnativa... Una ferratina breve con un attacco lungo...

Poi il tempo è passato e, nonostante fossimo riusciti ad organizzare varie uscite, non eravamo mai riusciti a salire sul Badile Camuno. Questo fino ad agosto 2009...

Torno dalla Corsica, ho qualche giorno libero prima di tornare a Jesolo e mi trovo in Lombardia...
Un rapido giro di mail e telefonate e, finalmente, pare essere arrivato il giorno giusto: si sale al Pizzo Badile Camuno!

Mi trovo di buon mattino vicino ad Iseo con l'ottimo Velio, o Velfer che dir si voglia, e con molta calma partiamo per Cimbergo, in alta Val Camonica, da dove prenderemo la stradina che porta quasi al rifugio de Marie al Volano. Lì ci saremmo incontrati con gli altri.
La strada, di mattino, scorre veloce, senza problemi. Arriviamo a Cimbergo e saliamo. A parte un paio di deviazioni, troviamo quasi subito la stradina, arriviamo per una sterrata con qualche buca al parcheggio e prendiamo la continuazione della stradina, asfaltata, giungendo in pochi minuti alla Conca del Volano ed al rifugio, dove ci gustiamo un meritato caffè...

Poco dopo, pimpanti, arrivano Riccardo, Eva, Daniele ed Alessio. Saluti, convenevoli di turno e poi via, tranquilli ed allegri. La giornata si preannuncia tranquilla, nonostante il cielo un po' velato.

Il sentiero mostra subito la sua classe... Sale lungamente per un ripido costone più fangoso che erboso, presentando anche alcuni tratti in cui mettere le mani è d'obbligo... Ciò che disturba di più sono i numerosi tratti bagnati su erba e fango che costringono alla massima attenzione, ma procediamo spediti e ci alziamo piuttosto rapidamente.
Dopo un'oretta abbondante, usciamo dal bosco e ci troviamo su un costone di tonalite semplicemente delizioso, soprattutto dal punto di vista panoramico sulla sottostante Conca del Volano. Il sentiero prosegue in costa fino ad una placconata, attrezzata con catena, un po'friabilina...

Alessio, nel frattempo, sta già iniziando a pagare pegno per la lunga inattività cui si è trovato suo malgrado costretto... Infatti, poco prima della placca, voltandoci per "contarci"; notiamo che manca... Il buon bradipo scaligero, infatti, aveva preso un'altra traccia e stava andando in tutt'altra direzione... Scherzi della stanchezza. Riportatolo sulla retta via, continuiamo, non senza qualche presa per i fondelli.

Dopo la placca, il sentiero risale, cambiando versante, in cresta, fino ad una prima forcelletta, per poi traversare, sempre in salita, fino all'inizio della Fasa, la Fascia che cinge la cuspide terminale, la Pala del Pizzo Badile Camuno. Il sentiero non è difficile, ma la stanchezza può giocare brutti scherzi e, tanto per gradire, salgono le nuvole e ben presto ci troviamo immersi in una magnifica coltre di vapore bianco...

Dalla Fasa, in pochissimi minuti, per un sentiero facile ma esposto, arriviamo all'inizio del tratto attrezzato finale. Aspettiamo un po' che arrivi Alessio, che sta pagando semrpe più pegno ed arriva all'attacco in chiaro debito. Testardo e deciso, comunque, non molla e decide di salire!

La ferrata è semplice, tranquilla, evidente e logica. In poco più di mezz'ora arriviamo, in mezzo alle nebbie delle nuvole e dei vapori, sulla cima, dove possiamo solo immaginare i panorami promessi...
Fotografie, sigarettine di vetta, frizzi e lazzi, quattro ciacole come si deve...
Nel frattempo, ormai quasi devastato, Alessio riesce a raggiungere la vetta con fare decisamente stoico...
Siamo però un po' in ritardo sui tempi e decidiamo di scendere...

La discesa, ovviamente, diventa un supplizio per il buon Alessio. Per quanto la discesa dalla ferrata non presenti gravi problemi e tanto meno la Fasa o la discesa fino alla placca attrezzata, il tratto successivo, ripido, fangoso e scivoloso, diventa un calvario...

Poco oltre l'altra placchetta, in discesa, in vista dell'ultimo tratto di sentiero, io e Velio, a causa degli impegni, dobbiamo salutare la comitiva, anche se a malincuore...
Ci tuffiamo a tremila all'ora per il sentiero e ci lanciamo al rifugio. Qui, in fretta, trangugiamo una megabirrazza e ripartiamo subito per le rispettive abitazioni.

Per Alessio, ottimamente seguito da Daniele, Eva e Riccardo, invece, il rientro sarà un calvario: il rifugio viene visto come l'apparizione della Madonna ed il buon Ale si stende devastato, proprio nel senso di stendersi a terra, davanti allo stesso per bere qualcosa e tirarsi su prima di tornare nel Veronese.,..

Al telefono, poi, per rassicurarmi, una volta arrivato a casa, mi confessa di aver visto tutti i Santi...

Il ritorno in auto coinciderà con una sana mangiata ad Iseo per Eva, Daniele e Riccardo, mentre, per me, Velio ed Alessio si limiterà a segnare il rientro alle rispettive mogli ed abitazioni.

Nonostante la piccola disfatta alle gambe di Alessio, che, comunque, stoicamente e volitivamente è arrivato fino in cima, il Pizzo Badile Camuno ha mantenuto quasi tutte le sue promesse: un sano milledue di dislivello, tonalite fino alla Fasa, calcare dopo... Sentieri belli ripidi e una sana ferratina camuna... Una domenica deliziosa, anche per chi è tornato a casa devastato... Devastato sì, ma felice di aver conosciuto e abbracciato una montagna simbolo di una vallata e di sicura soddisfazione per l'escursionista.

Per quanto riguarda me, resta la gran felicità per questa giornata di montagna con gli amici Bradipi Storici (Ale, Dan, Eva) e con gli ottimi Ric e Velio, sinceri innamorati della montagna!

A tutti loro ed al Pizzo il mio grazie ed un vero e sincero "alla prossima"!