Il Blog dei Bradipi di Montagna

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sabato 10 gennaio 2009

UN'INVERNALE "PRIMAVERILE" AL MEDALE


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Corna di Medale - Via Ferrata degli Alpini, 21 dicembre 2008


Ci sono giorni in cui il lavoro o le rogne domestiche riescono, più del solito, a condizionarti la vita...
Giorni in cui, solitamente, il meteo si presenta favoloso ed il richiamo delle crode è simile a quello delle Sirene per Ulisse...
Noi, però, amanti della montagna, non abbiamo l'etica del grande viaggiatore della Grecia antica... Ce ne strafreghiamo di evitare il canto delle sirene... Anzi, vogliamo andare a vederle e mostrare che è possibilissimo andare ad ascoltarle, godere della loro ospitalità e tornarsene dalla propria Peneplope senza ritardi o problemi che siano...
Se, alle rogne causate dal lavoro, aggiungete anche le ormai incombenti "strarogne" del periodo delle festività natalizie, il piatto è servito...

Manca pochissimo a Natale... Il meteo è stato quello che è stato, il resto l'ha fatto il lavoro... C'è una finestra di bel tempo, ma abbiamo a disposizione solo la mattinata...
Non vogliamo rinunciare a farci gli auguri "per crode", ma per le tre dobbiamo essere di nuovo "civili".

E' mattino, fa freddo e, al solito, ci ritroviamo in quel del parcheggio del Maxi Sport a Cernusco Lombardone... Le idee sono varie... Teoricamente volevamo andare a farci una via di qualche tiro allo Zucco dell'Angelone...

Io, però, da testardo quale sono, piuttosto di andare a ficcarmi in una falesia (per quanto bello possa essere lo Zucco) in una bella giornata, mi farei sopprimere. La giornata si presenta sempre più bella...

"Ma perché non ce ne andiamo in Medale?"

Nessun'altra parola è necesaria... La macchina "vola" in direzione di Rancio di Lecco...
Ci sono pochissime altre vetture, è una giornata infrasettimana e non c'è tanta gente in giro. Parcheggiamo e, complice il freddo davvero pungente, partiamo a razzo...
Morale della favola: in venticinque minuti siamo all'attacco della ferrata degli Alpini al Corno di Medale.
Ormai ben riscaldati, cominciamo il rito della vestizione... Imbrago, set, casco, scarpette...
Ci raggiunge un tipo abbastanza singolare, con uno zaino degno di Ambrogio Fogar al Polo Nord. Ovviamente, attacchiamo bottone e ci racconta che si sta facendo un giro per i monti del Lecchese, dormendo in rifugio o nei bivacchi. Nello zaino ha anche una coperta, ma non rinuncia a farsi tutte le ferrate che incontra.
In un certo qual modo lo invidiamo...

Ormai caldi, con una temperatura che non ci saremmo aspettati, partiamo, quasi sudando, lungo la ben nota ferrata del Medale... Sono le nove e mezza passate, decidiamo di fare foto solo in cima e di gustarci al massimo i piaceri della roccia di questa montagna così bassa ma così prodiga di gioie per alpinisti ed escursionisti.

I primi metri sono abbastanza appoggiati e quasi facili (per chi ha esperienza di roccia, si intende...). Poi, progressivamente, la ferrata comincia a mostrare tutto il carattere che ha: i passaggi si fanno via via più verticali ed esposti e solo una sana tecnica di arrampicata può evitare di "ghisarsi" brutalmente le braccia fin da subito.
La roccia del Medale, per chi la conosce, è una favola... Rugosa, consente aderenza anche quando sembra impossibile e, in più, presenta sempre buchi, buchetti, buche da lettere ed acquasantiere, una gioia per chi ha voglia di arrampicare. La presenza, inoltre, delle assicurazioni con catena più cavo consentono una ascensione in buona sicurezza e con pieno godimento della scalata.

I traversi quasi sul vuoto e la risalita delle placche sono una piccola favola... A seguire catene e cavo, come mi è capitato di vedere, è logico che le braccia vengano sollecitate al massimo... A stare attenti ai consigli della roccia, invece, si sale su difficoltà continue di III e III+, con svariati passaggi di IV, tenendosi ora a destra, ora a sinistra delle attrezzature... In svariati casi riusciamo a salire senza far ricorso nemmeno alle staffe presenti sulle placche... La roccia lo permette, a patto di non avere fretta e seguire le indicazioni date dalla roccia stessa...
Il passaggio chiave, il famoso diedro un po' strapiombante, mi dà un po' filo da torcere perché i due appigli risolutori sono un po' alti, ma, dopo un piccolo esame, parto e lo risolvo senza usare le attrezzature. Davide mi segue, passa anche lui senza toccare ferraglia e mi chiede se sono d'accordo di gradarlo V- se fatto in libera... Io propendo per un IV+... E' comunque il passo chiave, perfettamente risolvibile, in caso di necessità, alzandosi sul lato destro del diedro e poi spaccando con la destra fino alla staffa sullo spigoletto di destra del diedro stesso... Farla "a braccia" seguendo la catena dev'essere molto più faticoso...

Segue la serie di placche... Una piccola meraviglia...
Anche qui la roccia indica di portarsi ora a destra, ora a sinistra... presenta sempre buchi, maniglie naturali e appoggi che, a prima vista impercettibili, permettono una risalita con difficoltà che vanno dal III al IV-, mai di più. forse in un paio di casi si raggiunge il IV pieno... Uso le staffe solo in un paio di punti e, generalmente, per far passare i moschettoni.

Ben presto usciamo dalla prima parte della ferrata, quella più dura tecnicamente. La continuazione ci riserva, ora, la risalita dello spigolone che sale alla croce. Un percorso ben più semplice, molto secondo grado con alcuni singoli passaggi un po' più pepati. La giornata si fa ancora più azzurra e ci godiamo la salita come bambini...
Un diedrino ed un caminetto, attrezzati per benino, si lasciano superare senza nemmeno vedere le staffe, così come l'ultima risalita diventa ormai poco più di una formalità...
Siamo un po' stanchi quando, dopo una piccola traversatina, ci troviamo sotto l'ultimo passaggetto "serio", un risalto di pochi metri...
Anche qui decido di tenermi ben a sinistra della catena e salgo seguendo appigli naturali.. Poco più di un II-III... Anche Davide mi guarda dicendo "certo che se uno segue la catena fa fatica per nulla..."

Ben presto siamo alla croce, pronti per un paio di foto, per una bevuta, una banana (premasticata dallo zaino, come al solito) e, dulcis in fundo, per la mia sigaretta di vetta... Sono le 11.35...

Il panorama, al solito, ci riserva stupende visuali su Resegone e Monte Due Mani... Lecco, sotto di noi, è impegnata nel suo caos quotidiano... Dall'altra parte, il Barro, Valmadrera... Poi, più vicini a noi, il San Martino e, proprio dietro a noi, il Coltignone...
Sarebbe bello avere più tempo, salire per il Coltignone, farsi una birra ai Resinelli, scendere senza fretta per la Val Calolden... Sarà per un'altra volta...

E' ormai mezzogiorno passato...
Dobbiamo scendere, tornare alla quotidianità. Partiamo, prendendo il sentiero che, abbassandosi progressivamente, traversa a mezza quota il San Martino fino a ricollegarsi al sentiero "turistico" poco sotto la cappelletta...
Il resto è ordinaria amministrazione, con lo sguardo che non si stacca dalla verticalità della parete del Medale... Incontriamo un paio di persone che risalgono verso la cima, poi, giù, quasi a valanga.
In meno di un'ora siamo all'auto, pronti a dirigerci verso la meritata birra e, subito dopo, a Merate all'auto lasciata lì al parcheggio del Maxi.

Un peccato non aver passato tutto il giorno tra il meraviglioso calcare del Medale...

Possiamo, però, ritenerci soddisfatti per questa finestra di primavera regalataci dal tempo. Una sorta di regalo di Natale anticipato, fatto su misura per chi ama la montagna. Adesso è tempo di prepararsi alla neve, che cadrà poi copiosa...

Il tempo, però passa e ben presto le giornate torneranno ad allungarsi e anche il sole tornerà a scaldare...

La zona del Medale-San Martino-Coltignone ha ancora tanto da offrire...

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