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Valmadrera - Moregallo - Corno Orientale di Canzo - Colma di Ravella - Monte Prasanto - Monte Rai - Corno Birone - Valmadrera
Martedì 10 marzo 2009
Ieri, martedì 10 marzo, dopo un periodo davvero buio di rotture di scatole di ogni tipo, sono finalmente riuscito a prendermi una giornata di sana montagna.
La gestazione di questo itinerario è stata lunga e, con un termine che tanto mi piace, agognata: da un bel po' si parlava si possibili mete, ma, rogne famigliari, maltempo, lavoro e quant'altro, ci avevano impedito finora anche solo di trovarci per una birra...
Mio compagno, per questa gita è Giorgio-Giorgiolx di PlanetMountain, giovane ma esperto corregionale belumat-magnagati, innamorato cronico dei monti del Veneto e delle Dolomiti in particolare.
La partenza doveva essere alle ore 07.15 dalla grigia metropoli lombarda, ma a quell'ora precisa è giunta una telefonata che mi invitava a prendere il caffè con estrema calma... Con estrema calma mi prendo il caffè, guardo le notizie al televideo, saluto la mia compagna e mi dirigo verso Piazza Udine, dove il sorregionale arriva trafelato con soli tre quarti d'ora di ritardo... Vabbe', è un bravo ragazzo, per stavolta va bene così, ridiamo e partiamo verso Valmadrera... Dobbiamo attraversare i tappi di Sesto e di Monza... Che si presentano, appunto, come tappi...
Comunque sia, tra un porcone per il traffico a l'altro, arriviamo a Valmadrera e alle 9,05, dopo aver espletato le formalità mattutine, saliamo alla frazione Belvedere.
Il primo tratto, quello su stradina cementata, è, come sempre, il peggiore... Partiamo di buona lena e, a passo sostenuto, raggiungiamo prima la Sorgente di Sambrosera, dove facciamo una prima sosta, soprattutto per il rifornimento di acqua. Ripartiamo quindi verso la Forcellina, passando vicini all'attacco delle Creste del 50° CAI e GG OSA, belle, pulite ed invitanti... Ma per oggi riusciamo a resistere alla tentazione... Vogliamo effettuare la traversata di cresta che dal Moregallo, passando per il Corno Orientale, arriva al prasanto, al Rai ed al Corno Birone, da dove rientreremo.
Riprendiamo a salire sempre a passo sostenuto, concedendoci sempre qualche foto, per arrivare non senza qualche sbuffo, abbastanza velocemente alla Bocchetta di Sambrosera, dove troviamo neve dura e qualche lastra ghiacciata che ci accompagna fino alla cima del Moregallo, sulla quale giungiamo alle 11 precise. Bene, due ore scarse per circa mille metri di dislivello... Non siamo del tutto arrugginiti...
Ci possiamo concedere una sana sosta panoramica, osservando il percorso da fare e voltandoci spesso a guardare le Grigne ed il Resegone ancora vestiti da inverno. Dopo una rapida bevutina, scendiamo rapidi per il sentiero attrezzato (il passo del Gioch) che immette sulla cresta di collegamento con la Bocchetta di Moregge. Sulla cresta notiamo ancora neve, per cui proseguiamo per il Sentée di Tavoulera, che corre appena sotto la crestina attrezzata fino alla suddetta Bocchetta. Da qui, dopo esserci gustati i panorami sul Lario, osserviamo il sentiero che risale verso il rifugio SEV Pianezzo... Sembra essere ancora bello pieno di neve... Un rapido sospiro e via... Facciamo finta di avere scarponi e non scarpe "basse"...
Per tutto il sentiero troviamo molta, davvero molta neve, durissima. Rimpiangiamo un po' di non esserci portati dietro i ramponi, ma andiamo oltre. Dal rifugio SEV, dove facciamo una minima sosta panoramica (grandioso belvedere sul Lario e sullo sfondo di montagne imbiancate) osserviamo i Corni... Quello Occidentale e quello Centrale presentano ancora moltissima neve sul versante Nord, quindi decidiamo di salire solo fino al Corno Orientale.
Partiamo dunque di buon passo verso la Bocchetta di Luera. Poco prima di questa, sul traverso a mezza costa, si staccano alcune stalattiti di ghiaccio dalla Parete Nord che cadono con fragore, lanciando proiettili di ghiaccio tutt'intorno... La veneticità di Giorgio (e la mia) si sente in pieno dalle espressioni usate, che mi vergogno a riportare per iscritto... E' d'uopo un aumento di passo e via alla Bocchetta, da dove si risale in pochi passi alla cima del Corno Orientale.
Fin qui ci siamo sciroppati circa 1100 metri di dislivello, forse qualcosa in più...
Le gambe rispondono bene, è passato mezzogiorno da poco... Proseguiamo in discesa verso l'Acqua del Fo' e subito per la Colma di Ravella, a 1000 m, dove facciamo un'altra sostina, a scopo di mangiatina e sigarettina (per me, ovviamente).
Prendiamo adesso il Sentiero Geologico alto che ci porta al Sasso di Malascarpa ed al Prasanto (con altri 250 m di dislivello), su un terreno che si presenta dapprima fangoso e poi a base di neve dura...
Un po' di fatica, ripagata dalla scammellata in cresta e dai panorami. Dopo aver osservato le meraviglie geologiche del Sasso Malascarpa ed il panorama sulle sottostanti creste, saliamo finalmente alla vetta del Prasanto. Da qui ci dobbiamo abbassare di nuovo, sempre su neve dura, fino ai 1180 circa della Bocchetta di San Miro, per poi risalire ai 1280 circa del Monte Rai, che raggiungiamo ravanando su neve dura che comincia a "mollare".
Giorgio mi osserva e, ridendo sotto i baffi, mi fa notare che stiamo "facendo dislivello"... Ma va? Non ce ne eravamo mica accorti...
Dal Rai, sempre per cresta, aerea, panoramica e bella, si scende al colletto tra questo ed il Corno Birone, che viene raggiunto dopo una breve risalita. Prendo la cartina, controllo le altimetrie e vedo che finora ci siamo cuccati circa 1450metri di dislivello... Come al solito, la varietà del percorso, l'ambiente di cresta e la bellezza della zona ci fa "dimenticare" per un po' il dislivello accumulato... Ma per poco...
Giorgio ed io siamo allegri, ci gustiamo i panorami. Una piccola sosta "manducatoria" e "bibitoria" per poi scendere...
Decido su due piedi, dato che sembra essere sgombro da neve, di scendere per il magnifico sentiero Dario e William, un percorso a metà tra l'EE e l'alpinistico, che segue la crestina dello spallone Ovest del Corno Birone per poi andare a confluire nel Sentiero Luisin, oppure, a scelta, scendere fino quasi al San Martino...
Scendiamo con molta attenzione alcuni punti decisamente esposti, scivolosi e senza assicurazioni fino allo sbocco del canalone. Da qui al sentiero Luisin sono altri dieci minuti di sentiero ripido... Giorgio mi fa notare di essere uno che sui tratti esposti sta molto attento... Gli ricordo che gli incidenti di solito avvengono in discesa e per troppa sicurezza... Senza guardarci in faccia ci tocchiamo con nonchalance le parti basse e ripartiamo.
Poi il sentiero Luisin continua a scendere ripido e scivoloso anche a causa dell'erba secca che è peggio del sapone... Ne sanno qualcosa le terga di ambedue che, sullo stesso punto, a cinque secondi di distanza l'uno dall'altro, abbiamo deciso di appoggiarci a terra in un modo quasi fantozziano.
Arriviamo, comunque, sani e salvi al sentiero che collega San Martino a San Tomaso. Dobbiamo risalire di alcune decine di metri fino alla località Taja Sass (giusto quel che ci voleva per arrivare a fare i 1500 di dislivello). Dopo aver ammirato i massi erratici, partiamo di nuovo gambe in spalla (ormai un po' doloranti) veros San Tomaso e da qui giù all'auto....
Il resto è ovvio: mega birrazza in centro, visita al negozoio di gastronomia e partenza per Milano, che raggiungiamo prima delle 18.00, allegri come bimbi.
Il buon Giorgio, forte dei suoi 11 anni in meno, ammette comunque di "sentire dolore" alle gambe... Lo guardo e mi metto a ridere... Lui almeno le gambe le sente... Io, ormai stavo per vedere la Madonna e le gambe, ormai, non le sentivo più...
Per quanto mi riguarda, era un mese che praticamente non mi muovevo, lui più o meno (a parte qualche arrampicata).
Ci salutiamo, pensando che, in fin dei conti, per stavolta la pagnotta ce l'eravamo guadagnata... Una sana ravanata di cresta, bella lunga, sia come dislivello che come "chilometraggio", in poche ore e sempre col sorriso, grazie ai panorami ed alle visuali che offrono questi paracarri calcarei e dolomitici...
Con buona pace di chi considera queste montagnole alte poco più di mille metri un "ripiego"... Altro che ripiego, queste montagne sono un condensato, in più gustoso, delle bellezze che la media montagna può offrire a tutte le stagioni. Non so quante volte ormai sono salito sui sentieri di Valmadrera... Ma ogni volta è come se fosse la prima... Ed ogni volta trovo qualcosa di nuovo e sempre più bello.
Un grazie a Giorgio e, per quanto riguarda il "mio" Moregallo... A presto!
Il sabato successivo ho fatto il Belasa, che hai commentato su Planetmountain. Non un anima e alla fine ho trovato neve marcia, quindi dietro front. Domenica mi bruciavano ancora le gambe. Ci siamo persi per tre giorni, peccato
RispondiEliminaIl Belasa è una piccola meraviglia... Ma l'uscita, scivolosa già di suo, con la neve marcia mi sa che diventa improponibile (oppure roba da dry-tooling). Hai fatto bene a fare dietro-front... Tornerai a gustartelo! E magari ci si becca!
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