Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

lunedì 23 marzo 2009

TANTO PER TORNARE A TIRARE LA ROCCIA

Venerdì 13 marzo 2009 (eloquente gesto scaramantico), con Federico, abbiamo finito il corso di arrampicata sportiva indoor e ci siamo detti "Quando torniamo ad arrampicare a Stallavena, così tanto per tornare a sentire la dura roccia?" e la risposta è stata "Se il tempo lo permette ci possiamo andare domenica 22...."
E così è stato, dopo un lungo inverno passato a tirare prese in palestra coperta (divisi tra vertical e boulder) ieri, domenica 22 marzo 2009, siamo tornati a Stalalvena.
Ricominciare non è stato molto semplice (visti i precedenti) ma, una volta rotti gli indugi e ripassate le manovre base di ancoraggio in sosta, siamo partiti....Tiri facili, 3-4 grado, ovviamente ma impegnativi dal punto di vista psicologico.........
Dopo il primo rinvio il commento è stato "Axxo che differenza tra la palestra e la roccia..." dopo il 5 rinvio il grido è stato "Fedeeee.....Guarda dove cavolo sale sta via che mi sembra di essere ubriaco...." e poi la calata.....più lunga della salita.....
Comunque, giornata splendida, temperatura ideale anche se calda alla base della via e frescolina verso la fine....
Abbiamo fatto in tutto 3 vie, ripetute più volte per affinare la tecnica e confrontare alcuni passaggi tra roccia e pannello, per esempio un passo in aderenza che non è per niente come sul pannello della palestra indor dove basta spalmare bene il piede e ti tiene all'infinito, sulla roccia si deve fare un pochina più di attenzione....
Per non parlare dei rinvii, in palestra sono abbastanza vicini in falesia lo sono un attimo meno, infatti in palestra (oltre ad essere già in parete) ne metti uno, sali di una presa e riesci già a mettere quello successivo, in falesia metti il primo e il secondo lo metti che il primo lo hai (se va bene, ma tanto bene) 20 centimetri sotto il piede.....e se voli...ciao....
In definitiva sono due modalità di arrampicare diverse una dall'altra ma comunque entrambe belle.

mercoledì 11 marzo 2009

UNA PASSEGGIATA PER CRESTE DAL MOREGALLO AL CORNO BIRONE


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Valmadrera - Moregallo - Corno Orientale di Canzo - Colma di Ravella - Monte Prasanto - Monte Rai - Corno Birone - Valmadrera

Martedì 10 marzo 2009


Ieri, martedì 10 marzo, dopo un periodo davvero buio di rotture di scatole di ogni tipo, sono finalmente riuscito a prendermi una giornata di sana montagna.

La gestazione di questo itinerario è stata lunga e, con un termine che tanto mi piace, agognata: da un bel po' si parlava si possibili mete, ma, rogne famigliari, maltempo, lavoro e quant'altro, ci avevano impedito finora anche solo di trovarci per una birra...
Mio compagno, per questa gita è Giorgio-Giorgiolx di PlanetMountain, giovane ma esperto corregionale belumat-magnagati, innamorato cronico dei monti del Veneto e delle Dolomiti in particolare.
La partenza doveva essere alle ore 07.15 dalla grigia metropoli lombarda, ma a quell'ora precisa è giunta una telefonata che mi invitava a prendere il caffè con estrema calma...
Con estrema calma mi prendo il caffè, guardo le notizie al televideo, saluto la mia compagna e mi dirigo verso Piazza Udine, dove il sorregionale arriva trafelato con soli tre quarti d'ora di ritardo... Vabbe', è un bravo ragazzo, per stavolta va bene così, ridiamo e partiamo verso Valmadrera... Dobbiamo attraversare i tappi di Sesto e di Monza... Che si presentano, appunto, come tappi...
Comunque sia, tra un porcone per il traffico a l'altro, arriviamo a Valmadrera e alle 9,05, dopo aver espletato le formalità mattutine, saliamo alla frazione Belvedere.
Il primo tratto, quello su stradina cementata, è, come sempre, il peggiore... Partiamo di buona lena e, a passo sostenuto, raggiungiamo prima la Sorgente di Sambrosera, dove facciamo una prima sosta, soprattutto per il rifornimento di acqua. Ripartiamo quindi verso la Forcellina, passando vicini all'attacco delle Creste del 50° CAI e GG OSA, belle, pulite ed invitanti... Ma per oggi riusciamo a resistere alla tentazione... Vogliamo effettuare la traversata di cresta che dal Moregallo, passando per il Corno Orientale, arriva al prasanto, al Rai ed al Corno Birone, da dove rientreremo.
Riprendiamo a salire sempre a passo sostenuto, concedendoci sempre qualche foto, per arrivare non senza qualche sbuffo, abbastanza velocemente alla Bocchetta di Sambrosera, dove troviamo neve dura e qualche lastra ghiacciata che ci accompagna fino alla cima del Moregallo, sulla quale giungiamo alle 11 precise. Bene, due ore scarse per circa mille metri di dislivello... Non siamo del tutto arrugginiti...

Ci possiamo concedere una sana sosta panoramica, osservando il percorso da fare e voltandoci spesso a guardare le Grigne ed il Resegone ancora vestiti da inverno. Dopo una rapida bevutina, scendiamo rapidi per il sentiero attrezzato (il passo del Gioch) che immette sulla cresta di collegamento con la Bocchetta di Moregge. Sulla cresta notiamo ancora neve, per cui proseguiamo per il Sentée di Tavoulera, che corre appena sotto la crestina attrezzata fino alla suddetta Bocchetta. Da qui, dopo esserci gustati i panorami sul Lario, osserviamo il sentiero che risale verso il rifugio SEV Pianezzo... Sembra essere ancora bello pieno di neve... Un rapido sospiro e via... Facciamo finta di avere scarponi e non scarpe "basse"...
Per tutto il sentiero troviamo molta, davvero molta neve, durissima. Rimpiangiamo un po' di non esserci portati dietro i ramponi, ma andiamo oltre. Dal rifugio SEV, dove facciamo una minima sosta panoramica (grandioso belvedere sul Lario e sullo sfondo di montagne imbiancate) osserviamo i Corni... Quello Occidentale e quello Centrale presentano ancora moltissima neve sul versante Nord, quindi decidiamo di salire solo fino al Corno Orientale.
Partiamo dunque di buon passo verso la Bocchetta di Luera. Poco prima di questa, sul traverso a mezza costa, si staccano alcune stalattiti di ghiaccio dalla Parete Nord che cadono con fragore, lanciando proiettili di ghiaccio tutt'intorno... La veneticità di Giorgio (e la mia) si sente in pieno dalle espressioni usate, che mi vergogno a riportare per iscritto... E' d'uopo un aumento di passo e via alla Bocchetta, da dove si risale in pochi passi alla cima del Corno Orientale.
Fin qui ci siamo sciroppati circa 1100 metri di dislivello, forse qualcosa in più...
Le gambe rispondono bene, è passato mezzogiorno da poco... Proseguiamo in discesa verso l'Acqua del Fo' e subito per la Colma di Ravella, a 1000 m, dove facciamo un'altra sostina, a scopo di mangiatina e sigarettina (per me, ovviamente).
Prendiamo adesso il Sentiero Geologico alto che ci porta al Sasso di Malascarpa ed al Prasanto (con altri 250 m di dislivello), su un terreno che si presenta dapprima fangoso e poi a base di neve dura...
Un po' di fatica, ripagata dalla scammellata in cresta e dai panorami. Dopo aver osservato le meraviglie geologiche del Sasso Malascarpa ed il panorama sulle sottostanti creste, saliamo finalmente alla vetta del Prasanto. Da qui ci dobbiamo abbassare di nuovo, sempre su neve dura, fino ai 1180 circa della Bocchetta di San Miro, per poi risalire ai 1280 circa del Monte Rai, che raggiungiamo ravanando su neve dura che comincia a "mollare".
Giorgio mi osserva e, ridendo sotto i baffi, mi fa notare che stiamo "facendo dislivello"... Ma va? Non ce ne eravamo mica accorti...
Dal Rai, sempre per cresta, aerea, panoramica e bella, si scende al colletto tra questo ed il Corno Birone, che viene raggiunto dopo una breve risalita. Prendo la cartina, controllo le altimetrie e vedo che finora ci siamo cuccati circa 1450metri di dislivello... Come al solito, la varietà del percorso, l'ambiente di cresta e la bellezza della zona ci fa "dimenticare" per un po' il dislivello accumulato... Ma per poco...
Giorgio ed io siamo allegri, ci gustiamo i panorami. Una piccola sosta "manducatoria" e "bibitoria" per poi scendere...
Decido su due piedi, dato che sembra essere sgombro da neve, di scendere per il magnifico sentiero Dario e William, un percorso a metà tra l'EE e l'alpinistico, che segue la crestina dello spallone Ovest del Corno Birone per poi andare a confluire nel Sentiero Luisin, oppure, a scelta, scendere fino quasi al San Martino...
Scendiamo con molta attenzione alcuni punti decisamente esposti, scivolosi e senza assicurazioni fino allo sbocco del canalone. Da qui al sentiero Luisin sono altri dieci minuti di sentiero ripido... Giorgio mi fa notare di essere uno che sui tratti esposti sta molto attento... Gli ricordo che gli incidenti di solito avvengono in discesa e per troppa sicurezza... Senza guardarci in faccia ci tocchiamo con nonchalance le parti basse e ripartiamo.
Poi il sentiero Luisin continua a scendere ripido e scivoloso anche a causa dell'erba secca che è peggio del sapone... Ne sanno qualcosa le terga di ambedue che, sullo stesso punto, a cinque secondi di distanza l'uno dall'altro, abbiamo deciso di appoggiarci a terra in un modo quasi fantozziano.
Arriviamo, comunque, sani e salvi al sentiero che collega San Martino a San Tomaso. Dobbiamo risalire di alcune decine di metri fino alla località Taja Sass (giusto quel che ci voleva per arrivare a fare i 1500 di dislivello). Dopo aver ammirato i massi erratici, partiamo di nuovo gambe in spalla (ormai un po' doloranti) veros San Tomaso e da qui giù all'auto....
Il resto è ovvio: mega birrazza in centro, visita al negozoio di gastronomia e partenza per Milano, che raggiungiamo prima delle 18.00, allegri come bimbi.
Il buon Giorgio, forte dei suoi 11 anni in meno, ammette comunque di "sentire dolore" alle gambe... Lo guardo e mi metto a ridere... Lui almeno le gambe le sente... Io, ormai stavo per vedere la Madonna e le gambe, ormai, non le sentivo più...
Per quanto mi riguarda, era un mese che praticamente non mi muovevo, lui più o meno (a parte qualche arrampicata).
Ci salutiamo, pensando che, in fin dei conti, per stavolta la pagnotta ce l'eravamo guadagnata... Una sana ravanata di cresta, bella lunga, sia come dislivello che come "chilometraggio", in poche ore e sempre col sorriso, grazie ai panorami ed alle visuali che offrono questi paracarri calcarei e dolomitici...
Con buona pace di chi considera queste montagnole alte poco più di mille metri un "ripiego"... Altro che ripiego, queste montagne sono un condensato, in più gustoso, delle bellezze che la media montagna può offrire a tutte le stagioni. Non so quante volte ormai sono salito sui sentieri di Valmadrera... Ma ogni volta è come se fosse la prima... Ed ogni volta trovo qualcosa di nuovo e sempre più bello.
Un grazie a Giorgio e, per quanto riguarda il "mio" Moregallo... A presto!

lunedì 9 marzo 2009

BRADIPATA A CIMA COMER


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Finalmente ce l’abbiamo fatta, e dopo l’ultimo ritrovo dei Bradipi, che risale ad ottobre 2008 per la ferrata Biasin, stavolta ci troviamo in un bel gruppetto sui monti del Garda, meta scelta come “mediana” per incontrarsi tra bradipi dell’Ovest e bradipi dell’Est.

Purtroppo all’appuntamento mancano il sommo bradipo Luca (Arteriolupin), il veterano Ale74, e Marco, rappresentante della delegazione Oltrepo.
I presenti sono in un bel numero: le nuove conoscenze sono Stefanom86 (che finalmente esce allo scoperto dopo una lunga frequentazione del forum!) con suo padre, la simpaticissima e attivissima Stelinah, di Barcellona e in Italia per un tirocinio, e Barbara, la ragazza di Champions1.

La delegazione del Nord Est vede la partecipazione della coppia di Zebre e di Antico43 con Flora. L’occasione è ottima per festeggiare il compleanno di Antico, che è stato sabato.
La delegazione Milanese vede appunto presenti Champions1 con Barbara, Stefano e Andrea (il padre di Stefano). Dal regno dell’arrampicata (Arco e dintorni) arrivano Lorenzo 78 e Indiansummer, mentre la dolce Miriam, moglie di Lorenzo, è a casa con il pargolo.
Infine noi “locals”, Daniele ed io, sempre felici dell’essere il centro geografico del gruppo dei bradipi.

Ci troviamo a Sasso, frazione di Gargnano, intorno alle 9, dove ci aspetta un bell’ampio parcheggio (la relazione parlava di pochissimi posti auto, ma ci saranno almeno 15 posti). Ci accoglie una bella mattina primaverile, limpida e frizzante.
Fatte le presentazioni, ci dividiamo in due gruppi: Zebra, Sandro e Flora partono per raggiungere l’eremo di S. Valentino tramite sentiero n. 31, mentre il resto della truppa si avvia per il n. 30 per raggiungere l’eremo tramite sentiero attrezzato, relazioni e libercoli vari alla mano con le istruzioni.
Ha inizio qualcosa di intermedio tra una caccia al tesoro e una gara di orienteering: il sentiero è segnato, ma dalla descrizione ci pareva che la targa indicante il sentiero attrezzato fosse molto più vicina… il sospetto nasce quando la discesa verso il Lago si fa lunga in maniera preoccupante, quindi iniziamo a cercare i piloni della corrente (dato che nei pressi, sulla sx, si dovrebbe staccare la nostra traccia). Quindi ci si divide in squadre, io cerco di qua, io di là, si entra in un paio di proprietà private, a una triforcazione le proviamo tutte e tre… Nulla. Quindi seguiamo perplessi i poco invitanti solchi di una ruspa, troviamo la ruspa ferma sotto un pilone (il secondo), e, scavalcato un sentiero evidentemente franato, ci si para davanti una magnifica targa bilingue che indica il sentiero attrezzato per l’Eremo.
I bradipi si sentono molto rinfrancati. E anche accaldati, un po’.
Saliamo per la traccia, che passa sopra una paretina attrezzata a spit (indovina chi si è buttato a pesce sulla parete a saggiare la roccia???), e una hola generale si alza quando si intravede tra la vegetazione il nostro cavo, che ci guiderà all’Eremo. Prepariamo l’attrezzatura e l’armamentario da ferrata e partiamo.
Immediatamente ci rendiamo conto dello stato di (non)manutenzione e, soprattutto, dell’(in)utilità dell’attrezzatura, che serve soprattutto a sorreggersi mentre si scivola sulle foglie che fanno da tappeto al sentiero. In ogni caso, il sentiero, bello o brutto che sia dal punto di vista dell’attrezzatura, è facile, solamente ripido, con passaggi in roccia di I inferiore. Ma, quello che più conta, in giorni come questo, è che il panorama è stupendo, e poche volte ho amato il mio lago come oggi. Il lago è una tavola blu (sì s’ come nella vecchia canzone!), il monte Baldo di fronte è addirittura gonfio di neve, caduta decisamente anche alle basse quote. Le penisole di Sirmione e Manerba disegnano bellissimi profili, e sotto di noi abbiamo il paese di Gargnano. Un bel panorama davvero, a causa del quale ci mettiamo davvero tanto per raggiungere l’eremo… Ogni balcone roccioso merita una sosta per foto, siamo tanti e tutti hanno voglia di scattare. Si ride, si scherza, si commenta. Insomma, la salita viene affrontata in vero stile bradipesco.

Giunti a un ultimo balcone, sopra di noi vediamo l’Eremo, costruito su un balconcino a ridosso della parete rocciosa, davvero affascinante. In breve lo raggiungiamo, e contrariamente alla nostra aspettativa, è deserto. Riesco a telefonare alla Zebra, che mi ragguaglia immediatamente: sono già sul sentiero per salire a Cima Comer, dove ci aspetteranno. Quindi ripartiamo, non prima di aver dato un’occhiata al “Dito”, uno sperone roccioso che per essere salito richiede una deviazione (100 metri di discesa, cui segue la salita e discesa per stesso itinerario attrezzato sul dito stesso).

Lasciato l’eremo, il sentiero attrezzato risale il Canale Valentino, breve ma suggestivo. Giunti al bivio per la deviazione, solo Champions1 e Barbara, più determinati di noi nel voler completare tutti i sentieri attrezzati, decidono di scendere. Noi, considerata l’ora un po’ tarda, decidiamo di proseguire diretti per la cima. Ci concediamo comunque una sosta per rifocillarci, e partiamo con calma, sperando che i due amici ci raggiungano.
Antico 43 addita una cima e chiede se è quella. Io e Daniele,convinti rispondiamo nooooo, ma figurati è troppo lontana!!! Invece quella era. E ci aspetta una bella salita continua e decisa, pure! Arrivati a un bivio, un cartello di legno indica la cima a 45 minuti. Mandiamo avanti Antico 4x4 che scalpita, così che possa raggiungere gli altri in vetta e avvertire che va ttuto bene, solo siamo bradipi e abbiamo bisogno dei nostri tempi. Iniziamo quindi a salire per traccia ben segnata nel bosco, a zig zag. Ogni tanto ci voltiamo in cerca di Champions, e a un certo punto il mio cellulare inizia a squillare. Sono i bradipi già in vetta, che, poi ci diranno, non vedendoci temevano di aver sbagliato montagna… Nel frattempo sentiamo grugnire in lontananza, e Daniele (e chi altri se no?), si accorge che è un orso. Forse due, visto che sembra che facciano botta-risposta. Mmmm speriamo che non decidano di venire di qua…

Salendo sempre più affamati arriviamo all’anticima, dove un gruppo del Corpo Forestale è appostato a fare la conta dei rapaci; salgono tutti i giorni, e stanno appostati fino a che fa buio. Un po’ li invidio. Poco oltre, sul cucuzzolo di vetta, vediamo i 3 amici che ci aspettano, e, che carini, ci hanno anche aspettati per mangiare! Ci troviamo un posto riparato dal vento e, aperti gli zaini, ci rifocilliamo per bene. A breve arrivano anche Champions1 e Barbara, che poi relazioneranno sulla deviazione del Dito. Proseguiamo tra chi sonnecchia e chi trova una chiazza di neve e ne approfitta per fare i dispetti alla sua fidanzata, qualche foto, e con calma iniziamo la discesa. Decidiamo di non dividerci ancora, ma, dato che siamo saliti separatamente, di scendere tutti insieme per il sentiero 31a, senza cavi. Champions e Barbara invece preferiscono il sentiero attrezzato, così da completare l’anello e poter dare una relazione esaustiva.
Il percorso è tranquillo e si snoda per lo più nel bosco. Ci fermiamo ad ammirare ancora il lago dall’alto in un ultimo punto panoramico, poi scendiamo alle auto, che raggiungiamo comodamente in un’ora e mezza dalla cima. E qui festeggiamo degnamente il compleanno di Claudio: Flora ha portato ben due teglie di ottima torta di mele, e grande organizzazione, anche dello spumante tenuto in fresca in apposita borsa termica!! E così si passa allegramente una mezz’ora, sperando che nel frattempo ci raggiungano anche gli altri due. Purtroppo però per noi si è fatto tardi e dobbiamo rientrare, soprattutto considerando che la strada Gardesana la domenica è spesso molto trafficata. Un po’ a malincuore quindi salutiamo tutti e partiamo, ripromettendoci di trovarci ancora prima dell’estate.

Dalle espressioni soddisfatte ci sembra di intuire che è stata per tutti una giornata piacevole, di montagna tranquilla, ma di grande soddisfazione per gli occhi. Siamo contenti di aver allargato il gruppo a nuove persone, e speriamo di condividere ancora giornate così, all’insegna della semplicità e della bella compagnia.