Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

domenica 13 giugno 2010

FOLLETTI, GIGLI E SOLITUDINE ALLA ROCCA DI BAIEDO




Rocca di Baiedo (752 m. - Prealpi Lombarde)
Via Folletto + Solitudine (170 m, D, V - V obbl.)
Mercoledì 8 giugno 2010


A volte è bello bigiare, marinare la scuola (o il lavoro), far manca...

E' così che martedì 8 giugno, verso sera, il ed il mio socio-compagno di merende Davide, abbiamo deciso di sfidare le previsioni meteo non proprio rosee e di tentare di prenderci una mattinata sul verticale... Ovviamente dobbiamo farlo in religioso silenzio, perché si sa benissimo che, se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo e ci sente come nulla a questo mondo...

Il ritrovo con Davide è a Ballabio alle 7, dove arriviamo puntualissimi. Ci dirigiamo dalle solite ragazzotte per fare la prima colazione, espletiamo alcune formalità mattutine e poi ci guardiamo in faccia: abbiamo praticamente solo una mezza giornata a disposizione, siamo indecisi se salire al Torrione Fiorelli in Grignetta o andare a farci qualcosa di più "basso", più piccantino come difficoltà, ma più "tranquillo" in termini di accesso e discesa... In breve la decisione è presa: ci dirigiamo verso Baiedo.

La mattinata si preannuncia calda, molto calda...

E' davvero PRestino e ci prendiamo il lusso di farci un secondo caffè (ed una seconda visita ai bagni della Valsassina, tanto per sicurezza). Sono quasi le 8, andiamo...

Lasciamo l'auto nell'ampio spazio sulla sinistra del Ponte di Baiedo e ci dirigiamo verso la base della parete della Rocca. Stiamo camminando a sentiamo un urlo, proveniente da un'auto che passa sulla statale:

"Ma dove andateeee!!!!!!!!?????"

E' Marco, il Butch Anghileri, che, con occhio da falco, ci ha riconosciuti da distante, mnetre sopraggiungeva in auto. e ci ha "risvegliati" dal torpore della camminata mattutina. Un saluto "al volo" e via... In seguito mi dirà che si vedeva che stavamo "bigiando" e che avevamo la stessa aria che hanno i ragazzini che stanno andando a far danni nella dispensa della mamma...

Decidiamo di salire lungo una via che nasce dalla congiunzione di due itinerari differenti, ovvero i primi quattro tiri di Folletto e gli ultimi due tiri (più uno di "disbrigo") della via Solitudine...

La via è molto bella, continua, sostenuta, sempre tra il IV+, V- ed il V.
160/170 metri di sviluppo, sfrutta le placche a buchi e le flessure libere dalla vegetazione, con passaggi entusiasmanti in placca, tecnici, più un paio di movimenti atletici.

La descrizione suona molto bene; Davide ha già percorso Solitudine, ma non ha mai percorso Folletto... Luigi, lo Slowrun, invece, mi ha caldeggiato l'unione di queste due vie, specificando che, in questo modo, si ottiene una bella via, costante, sostenuta, sempre attorno al V grado. Se lo dice Luigi... Davide è subito d'accordo e partiamo.

All'attacco si arriva in cinque minuti scarsi, a parte per Davide, cui ne occorrono dieci, visto che, al solito, dimentica qualcosa. Stavolta, oltre ad aver dimenticato la macchina fotografica, ha anche lasciato il caschetto nell'auto... Poco male, io resto a sbrogliar la corda e lui va a prendersi la protezione... Com'è giusto che sia....

Alla base, alcune scritte (antiestetiche a dire il vero) indicano chiaramente il punto d'attacco della via Folletto, mettendoci vicino un bel "5a", che, tradotto in gradi cristiani, vuol dire V grado. In effetti, i tre tiri e mezzo, o quattro che dir si voglia, di Folletto sono un inno al V grado. Placche fessurate, strapiombino, diedrino, caminetto-diedro strapiombante... C'è tutto.

Attorno a noi, nel verde del rigoglio tardo-primaverile, una quantità assurda di fiori e di gigli rossi, maestosi nella loro arancione ed altera bellezza. Quella dei gigli sarà la costante, assieme alla verticalità ed al piacere, della nostra gita odierna...

Risaliamo la via Folletto a tiri non troppo lunghi, con calma, gustandoci l'arrampicata. Sono presenti alcuni chiodi ed alcuni spit, ma le possibilità per piazzare protezioni "ad integrazione" sono molteplici e sicure. Risaliamo dapprima una placca, bella, compatta, per poi spostarci a prendere uno strapiombino davvero carino, che, a differenza di quanto riportato su alcune relazioni, si vince più di tecnica e d'astuzia che di forza. Poi una sorta di diedro formato da una lama rovescia e ancora una placchetta che adduce ad un caminetto-diedrino un po' strapiombante dal quale si esce sull'ultima placchetta, da dove una sorta di sentierino porta a congiungersi con la via Solitudine. Le difficoltà sono costanti tra il IV+, il V- e un bel po' di V. Arrampicata favolosa, buchi e maniglie posti proprio là dove servono...

Attorno a noi, ad ogni passo, compaiono, appesi alle rocce, sempre più gigli rossi, una sorta di pianerottoli di casa, sui quali una sapiente mano, in luogo dei gerani, ha deciso di porre questi fiori stupendi che tanto piacevano a mia madre e che fin da giovane ho imparato a rispettare, perché sono molto più belli inseriti nel proprio habitat che recisi in un vaso...

Fin qui siamo arrivati con circa quattro tirelli, abbastanza brevi, sui 20-25 metri. Le possibilità offerte dalla parete per far sosta a piacere non sono poche e le abbiamo sfruttate per farci quattro chiacchiere ed osservare, sotto di noi, la Valsassina...

Ripartiamo, ci mancano i due favolosi tiri finali di Solitudine... Si tratta di due tiri superbi, che sembrano creati ad arte per l'amante del verticale.

Il primo è una placca che sale, lievemente a sinistra, per poi traversare su appigli minimi a destra, alzarsi di poco, prendere un paio di lame verticali e di nuovo tornare verso sinistra, in direzione di una grande pianta piazzata in mezzo alla parete... Sembra quasi messa lì per consentire la sosta a chi sale, regalando anche un po' di gradita ombra...

Sopra di noi, l'ultimo tiro mostra solo la sua prima parte: una placca solcata da una lama che, vista così, sembra essere opera dell'immaginazione di Hans Dülfer... Ma è solo l'inizio...
La lama permette una favolosa ascesa tecnica ed elegante, per poi richiedere di seguire verso destra, ascendendo, un altro paio di piccole lamette, che permettono di arrivare quasi al margine destro della placca. Sopra di noi, non molto lontano, il pianoro di vetta... Ma ci divide da questo una traversatina davvero pepata a sinistra...
Il passaggio non è per nulla immediato: ci si deve alzare un metro ancora, sfruttando una maniglietta poco visibile e poi, per traversare, occorre fidarsi della tenuta delle scarpette. Per tenere l'equilibrio, una piccola escrescenza di roccia un po' più scura...

Un puro gioco d'equilibrio da destra a sinistra per due-tre metri, lunghissimi... Poi, la mano sinistra può trovare una classica lama. messa lì per la gioia dell'arrampicatore.... Il passaggio si risolve, ora, con qualche gradone più semplice (attorno al IV) fino alla sosta, in piena placca appoggiata.

Non ci resta che qualche gradone un po' sporco fino al boschetto, dove possiamo toglierci l'imbrago ed infilare le scarpe da avvicinamento... Siamo sulla vetta della Rocca di Baiedo... Un comodissimo panettone, usato per passeggiate di mezz'ora, poco più, che però a noi ha regalato un paio di bellissime ore di gioco verticale...

Il resto del racconto è facilmente immaginabile...

Rapida discesa, ridendo, prendendoci in giro, cambio abiti e scarpe all'auto, poi partenza per Ballabio, dove, davanti ad una birra, ci si saluta e ci si dà l'arrivederci a prestissimo...

I telefonini hanno già ripreso a suonare ed il lavoro chiama...

Come i più classici degli scolari, beccati dai genitori a marinare la scuola, ma soddisfatti per questo, che nessun rimprovero potrà cancellare, io e Davide ripartiamo, allegri come poche volte...

Nessuno potrà mai portarci via il piacere di essere stati due Folletti, circondati dai Gigli di un verticale giardino pensile, nella rumorosissima Solitudine Valsassinese della Rocca di Baiedo.

Alla prossima!


martedì 8 giugno 2010

RITORNO ALLO SPIGOLO CROCETTA



-Clicca sul titolo per andare al fotoalbum -

Prealpi Lombarde, Gruppo delle Grigne
Torre Cecilia, 1800 m
Via dello Spigolo Crocetta (70 m., PD+, IV-)


E' difficile poter raccontare in poche parole cosa significhi per me il Rifugio Rosalba e, soprattutto, la magnificenza che gli sta vicino...

Mi limiterò a raccontare come, nel 2006, anno in cui mi sono riavvicinato alla montagna dopo lunga assenza, la prima "passeggiata" per il ritorno ai monti sia stata proprio la classicissima Direttissima-Cecilia-Rosalba... In quell'occasione, per la prima volta in Grigna, ho anche avuto la gran fortuna di poter incontrare, come rifugista, proprio quella figura quasi leggendaria del Mauro, anima, cuore e cervello del Rifugio Rosalba e della "Grignetta Occidentale".
Come primo incontro in Grigna, decisamente non male...

Ero partito prestissimo, dopo anni che non facevo più montagna, se non andare a vederla, durante qualche giro in auto e poco più...
Presto come ero partito, passando per la prima volta la Direttissima, mi ero trovato a risalire il Canalone di Val Tesa dopo essere rimasto senza fiato davanti a quella magnificenza di torri... Avevo affrontato, titubante, dopo anni, tratti "attrezzati", che un tempo passavo correndo senza vedere nemmeno i cavi o quasi, con la massima serietà, come se mi stessi preparando ad una nuova rinascita. Poi, l'orario... Sapevo che mi aspettavano per pranzo ai Resinelli, avevo solo una mezza idea del percorso e sapevo che, evitando la vetta, avrei potuto "traversare" verso il Rosalba dal Cecilia...

Arrivo al rifugio e trovo un panorama favoloso: giornata settembrina, cielo terso, visibilità sul Rosa, la cuspide del Cervino, i 4000 svizzeri fino al superbo Finsteraarhorn...

Mauro mi accoglie, è presto, tutto sommato, e si mette a chiacchierare allegramente. Mi racocnta della Grignetta e mi presenta la Torre Cecilia, il Torrione del Cinquantenario ed il Campaniletto. Osservo quelle rocce favolose e mi viene un groppo in gola ad osservare un gruppo di ragazzi che, corda in spalla, si appresta a salire. Per la prima volta sento parlare di Spigolo Crocetta, Spigolo Marimonti, il Cinquantenario...

Osservo sorridente, quasi con rassegnazione... Non tornerò a salire in roccia...

Era il 2006... Poi mille cose cambiano... Ed io riprendo ad andare sempre più spesso in montagna...
Nel 2008, grazie alla costanza di Davide, riesco a ricominciare a salire su roccia, partendo dalla Cresta OSA. Salgo ancora qualcosina, poi, finalmente, nel 2009, posso fare davvero conoscenza con la Grignetta.

Poco tempo è passato, ma, ora, finalmente, ho ripreso il contatto con la roccia, con la libertà di salire che la sicurezza di una corda seguita da un compagno attento ti consente...

Avevo anche cercato di andare a salire il benedetto spigolo Crocetta, ma... Quella volta io ed Elio eravamo riusciti a sbalgiare attacco e ci eravamo fatti la Mozzanica... Bella comunque!

Arriva il 2010 e, puntuale, grazie all'impegno di Marco Anghileri e di Daniele "Crodaiolo"; riusciamo ad organizzare una "Grignettata" supelativa, con mangiata luculliana, risate, chiacchiere e quant'altro...

La domenica, dopo aver dedicato il sabato a Sara e ad una passeggiata sulla Traversata Bassa, ho la possibilità di salire in Grignetta. La sera prima mi ero messo d'accordo con Flavio "Vecchiobonfo", un grande appassionato di montagna e persona con la quale subito si era instauraot un "feeling" adeguato.

Al mattino, arrivo sparato ai Resinelli, carico il Flavio e partiamo per il Rosalba. Prima di partire, al Forno ci chiedono se saliamo dal Mauro. Rispondiamo di si e ci troviamo due bei sacchi di pane da consegnare... Ok, è una cosa che fa piacere. In poco tempo arriviamo al Rosalba ed andiamo a berci il caffè. Quattro chiacchiere con il Mauro e poi, in mezzo alle nebbie, potenti, ci guardiamo in faccia... Flavio sa della storia dello Spigolo Crocetta e gli va benissimo fare una vietta così corta, perché comunque carina.
In breve la decisione è presa: si sale sullo Spigolo.

Arriviamo all'attacoc senza problemi e poi via, subito accolti, oltre che da una nebbia che ci lasciava vedere a circa dieci metri e basta, da uno strapiombino dato di IV- che di IV- ha solo i numeir romani. Il resto sono due tirelli favolosi, esposti ed aerei, su ottima roccia, divetenti, rilassati, che di depositano sulla vetta del Cecilia.

Laggiù, al Rosalba, immaginiamo la folla che sale per la domenica. Noi ce ne restiamo più di un'ora a parlare di questioni di famiglia, di figli che crescono, di lavoro, di noi e di come affrontare la cinquantina...

Poi, con molta calma, scendiamo in doppia dalla vetta verso la selletta... Con altrettanta calma, dopo esserci gustati uno dei rarissimi sprazzi di visibilità che la giornata ci concede, ci dirigiamo al Rosalba, dove beviamo la prima birretta... Quattro chiacchiere con Mauro e poi, aumentando la folla, fuga veros i Resinelli, dove arriviamo per ora di pranzo...

Riusciamo a partire abbastanza presto, vogliamo evitare il caos della domenica ed essere a casa prestino. Una seconda birretta, un abbraccio ed un "a presto".

Ci slautiamo allegri, pronti a tornare a fare "i seri"... Anche se sul mio volto è comparso un sorriso che per giorni ha fatto fatica ad andarsene.... Dopo quattro anni, finalmente, sono salito sullo Spigolo Crocetta.,

Un cerchio si chiude, ma si apre quello successivo, perché il circolo della vita procede a spirale...

La Grignetta mi ha fatto felice una volta di più, regalandomi la gioia di un altro compagno del quale aver fiducia e col quale divertirmi. Un obiettivo è diventato realtà per lasciare spazio a mille altri obiettivi, possibili o meno. E' la magia dell amontagnae, per me (ma non solo) di quella partivolarissima montagna, che è un veor mondo, cui è stato dato il nome di Grignetta.

giovedì 3 giugno 2010

I BRADIPI SULLO ZUCCO DI PESCIOLA





Prealpi Lombarde - Gruppo dello Zuccone Campelli
Via Ferrata CAI Barzio (ex Domenico Rebuzzini) allo Zucco di Pesciola
Traversata al Cristo delle Vette - Via Normale e Sentiero degli Stradini
Mercoledì 2 giugno 2010

Era davvero un bel po' di tempo che non riuscivo ad organizzare una Bradipata degna di tale nome. Vuoi a causa del meteo decisamente orribile, vuoi a causa del lavoro che fa le bizze, vuoi per l'impossibilità di mettere d'accordo i partecipanti, resta il fatto che ormai da molto tempo non mi era possibile mettere assieme i vari tasselli del puzzle "Bradipidimontagna" per organizzare una sana uscita, allegra, ridanciana e soddisfacente.

Finalmente, qualche tempo fa, una sorta di illuminazione: il 2 giugno riapre la funivia che da Barzio porta ai 1660 metri dei Piani di Bobbio... Quale migliore occasione per tornare a salutare quello stupendo gruppo di rocce dolomitiche poste ad anfiteatro che risponde al nome di Zuccone Campelli? E, contestualmente, quale altra migliore occasione per radunare Bradipi di varie regioni e salire una sana ferrata in compagnia?

Un po' di coraggio, una grande scarica di scongiuri di tutti i tipi e poi, dopo una serie di missive minatorie, ecco che arriva la mattina del 2 di giugno: per buona parte dell'Italia Festa della Repubblica, per molti amanti della Montagna, invece, un'occasione per festeggiare la stessa tra le amate crode.

Alle otto di mattina, puntuali come orologi svizzeri, ci ritroviamo alla partenza della funivia per i Piani di Bobbio. Come spesso accade, la differenza tra i presenti reali ed i presenti annunciati è pari a quella che si verifica con le raccolte fondi destinate a scopi benefici o meno... La differenza tra le promesse di donazione e le donazioni reali è sempre sensibile...

In ogni caso siamo in undici a chiacchierare davanti al bar antistante la partenza della funivia e, per la precisione, oltre al sottoscritto vecchio decrepito Arterio Lupin, il Bradipo Storico e Fondatore Claudio, Antico43 detto 4x4, con il fido Antonio, amico dei Bradipi e ormai Bradipo egli stesso a tutti gli effetti. Questi due giovanotti se ne sono partiti dal vicentino non è dato sapere a quali ore della notte, ma sono lì, più vispi che mai e più pieni di forza dei ragazzini...; dal Bresciano abbiamo, sempre in rappresentanza dello zoccolo duro dei Bradipi, Riccardo-Ric54, l'unico ad essere fuori norma per quando riguarda l'altezza e subito pronto, da buon aostano, a farsi scampagnate e risate in compagnia; in rappresentanza delle nuove leve, trovo subito anche il "bocia", la "mascotte" della giornata, Filippo "Batofobico", new entry dei Bradipi e del Forum di www.vieferrate.it, subito entrato in piena sintonia con il gruppo; dal Forum di MontagnaForum abbiamo presenti alcune figure carismatiche, tutti e tre della Lombardia: l'ottimo Giorgio, "Gvalsek", in compagnia dell'amico e socio Augusto; il simpaticissimo e loquace Renato, dal sinistro nickname di "Murena17", nonché il mitico ed allegrissimo Graziano, "paperino55", altro inguaribile malato di montagna e simpaticone degno del proprio nickname. Un altro giovanotto, conosciuto l'anno prima in Grignetta, Alessio, è lì, bello, allegro come si addice ad ogni neopapà che si rispetti... Tra i giovani, un altro corregionale del sottoscritto, Paolo, anche lui voglioso di divertirsi in montagna, così come il Guido, che, purista all'inverosimile, ci "anticipa" salendo ai Piani di Bobbio a piedi, come supremo spregio per i mezzi a fune...

Siamo in dodici (più di qualcuno aveva il terrore arrivasse il tredicesimo) e, in allegria e tra ciàcole non sempre d'alto livello (come si conviene ai gruppi composti di soli maschi), partiamo dai Piani di Bobbio in direzione della nostra meta, il gruppo dello Zuccone Campelli. Una prima tappa viene fatta al rifugio Lecco, dove il vecchio Arterio si accolla il compito di fare una prima introduzione "non di parte" allo Zuccone Campelli. Ovviamente, la parte seria, dedicata alla conoscenza dei luoghi, dura pochissimo, mentre cominciano ben presto le barzellette e le risate...

Ripartiamo e, superata una forcellina, prendiamo il Sentiero degli Stradini che, panoramicissimo, in un quarto d'ora ci accompagna al punto d'attacco della ferrata CAI Barzio.

La Ferrata CAI Barzio, ec-Domenico Rebuzzini, è conosciuta per essere una delle vie ferrate più "toste" della Lombardia. Una fama ben meritata, anche se i passaggi più rognosi, con la riattrezzatura ed il cambiamento di nome, sono stati in qualche modo "addolciti" con alcune staffe, ma senza mutarne il carattere di "ferrata tosta e fisica"...

Racconto queste semplici cosette al gruppo, mentre con tutta calma ci imbraghiamo... Ovviamente tralascio ed ometto le scene tra chi non si ricorda più come passare la fettuccia, chi porcona contro i set da ferrata in generale, chi si chiede se tenere gli scarponi o usare le scarpette...

Ben presto, comunque, siamo tutti pronti, quasi una via di mezzo tra i dodici apostoli ed i sette nani (con un paio di spilungoni a rovinare la media dei brevilinei) e cominciamo a salire.

La ferrata può essere suddivisa in quattro parti, corrispondenti ad altrettanti "torrioni" o speroni da risalire fino alla vetta.

Il primo torrione è il più "innocuo", ma solo rispetto agli altri tre, in quanto non è assolutamente banale, anzi. E', tuttavia, molto divertente e sarebbe anche abbastanza arrampicabile se non fosse che...

Questa è la ferrata più merdosa che esista per quanto riguarda lo scorrimento dei moschettoni nelle catene...


Se ne rendono presto conto un po' tutti...

Ciononostante, partiamo belli allegri, concentrati il giusto sul percorso ma senza perdere mai di vista il bello dell'insieme...

L'idea della giornata è quella di risalire la Ferrata CAI Barzio, proseguire per cresta fino al Cristo delle Vette, portarsi sulla cima del Dente dello Zuccone e poi scendere per la ferrata Mario Minonzio... Al sottoscritto vengono già alcuni dubbi ad osservare la quantità di neve presente ancora nei canaloni e sulle creste.... Vabbe', intanto saliamo e poi vediamo...

Il primo torrione, che presenta, tra l'altro, un bellissimo spigolino, viene passato alla grande e, dopo una breve discesina, attacchiamo il secondo e perfido torrione...

Questo inizia con la risalita verso una sorta di diedro-camino svasato, un po' strapiombante, per risalire il quale la catena arreca più danno che benefici. Sulla destra, un paio di staffe, a sinistra colate di acqua sulla roccia... Va salito con calma, sfruttando in spaccata gli appoggi, non troppi ma nemmeno insufficienti. Un piccolo spostamento un po' più atletico a destra e si va a prendere un altro diedrino, uno strapiombetto e poi su terreno relativamente più facile.

Dalla sommità. dopo una sorta di caminetto estetico e che prevede una spaccata non da ridere, ci si sposta su una specie di camminamento esposto su erba e terriccio verso il terzo torrione, il vero passaggio chiave (assieme alla prima parte del secondo torrione) della via.

Nell'ordine si incontrano: un primo strapiombetto un po' avaro di appoggi per i piedi, una piccola serie di saltini da studiare e poi la famosa "biforcazione" tra la parete aperta ed il canalino, dopodiché, su terreno ben più facile, ci si ricongiunge quasi sulla vetta del terzo torrione.

Mi avvicino al primo salto strapiombante, riprovo i passaggi, vedo che, tutto sommato, non dovrebbe essere più perfido di altri passaggi, ma, quasi una sorta di "sensazione", di "premonizione", mi volto, osservo i compagni, rifaccio il passaggio in discesa e dico "andate avanti, vi seguo":

Passano quasi tutti, più o meno smadonnando per la trazione da effettuare e per i problemi che si incontrano nel tenersi "appesi" a strapiombo per il passaggio dei moschettoni...

Tocca a Giorgio, che affronta il passaggio senza pensarci troppo. Al momento di fare il cambio dei moschettoni, decide di voler fare tutto di braccia e ben presto si ghisa... Ad un certo punto deve lasciarsi andare e resta tranquillo, appeso, a far riposare le braccia. Nessun problema, siamo tutti tranquilli...

Renato decide di andare a "dargli una mano", ma, allo stesso punto, con in più anche i moschettoni di Giorgio, riesce a ghisarsi pure lui e, con un ultimo sforzo, cerca di passare oltre, ma il moschettone si incastra, non gli permette il passaggio e se ne vola, rischiando di ribaltarsi.

Graziano, paperino, inizia ad avere lo sguardo preoccupato... Io no. Sono tranquillo, ma vedo che cercano di insistere e riprovarci. A quel punto, altero un momento la voce e "intimo" la discesa, a riposarsi le braccia. Non c'è niente di peggio che lo scoramento per un passaggio non fatto...

I ragazzi scendono, sono un minimo annebbiati per l'incazzatura... Ci facciamo quattro risate, poi Graziano estrae un cordino e si offre di andare da sopra ad assicurarli meglio, così non devono diventare pazzi per spostare i moschettoni. Il tempo passa, Graziano sale e fa scendere la corda. Vedo che Giorgio e Renato si sentono quasi tra l'infastidito ed il "colpevole" per aver "ritardato" la marcia... Mi metto a ridere e dico "vado ad avvisare gli altri che stiamo facendo comarò". Passo il punto critico, mi alzo e, giunto alla biforcazione, osservo... Renato, che evidentemente non si sente più osservato, passa di "cattiveria", mentre Giorgio, subito dopo, rinfrancato, aiutato dal cordino di Graziano, sale tranquillo il passaggio e si maledice...

In breve, ci riuniamo tutti sulla cima del terzo torrione allegri, pronti nuovamente a prenderci per i fondelli come si deve...

Ci resta il quarto torrione, che oppone una prima parte molto panoramica ed elementare, per poi terminare con un diedro-camino ed uno speroncino per nulla banali, anzi... Una ultima serie di piccoli sforzi e poi la catena ci deposita davanti all'agognata Madonnina di Vetta...

Tutti belli, allegri, sorridenti e ciarlieri! Il panorama è davvero bello, come sempre e la gioia si legge su tutti i volti. Chi mangia, chi beve, chi fa foto, chi si sfumacchia in pace una sigaretta (il sottoscritto)...

Osservo il percorso... Mi pare che si sia fatto un po' tardi, tra una risata e l'altra e, per non creare rogne eccessive a chi si deve fare trecento chilometri per tornare a casa, penso... Poi, direttamente, invito tutti a lasciar stare la discesa per la Minonzio e propongo la discesa per la normale verso il Cazzaniga per poi rientrare o per la Forcella delle Mughe o per il Sentiero degli Stradini...

Ovviamente la proposta viene accettata e partiamo tranquilli... Ci dividono dal Cristo delle Vette la discesina alla selletta e la risalita di alcuni metri di roccette... Tutto tra il I ed il II grado, tranquille, che vengono passate in scioltezza. Piccola pausa al Cristo delle Vette e poi avanti, verso la sella da dove si diparte la via normale... Dobbiamo evitare sulla sinistra un bel accumulo di neve residua, e già cominciano i primi lanci di neve...

La normale è ancora abbastanza "macchiata" di neve, nonostante l'esposizione e, tra un rischio di scivolone e l'altro, non mancano palle di neve e lazzi vari...

Non senza aver perso almeno tre volte l'evidentissimo sentiero, giungiamo alla Casera e poi giù, verso le due selle, intervallate da pianori, che adducono al sentiero degli Stradini...

Il Sentiero viene letteralmente "bevuto" d'un fiato e poi, fatta una minima tappa ristoratrice al rifugio Lecco, si riparte gambe in spalla per andare a prendere gli impianti a fune... Il vento si è fatto ormai forte e non vorremmo mai dovercela fare a piedi fino giù... Troppa è la voglia di birra...

Riusciamo a salire, ma l'ovovia scende estremanete lenta, con dondolii che mal si sarebbero accordati con i deboli di cuore...

Comunque sia, tra un'imprecazione ed una serie infinita di giaculatorie, scendiamo al parcheggio, dove avviene il rito finale: il cambio degli abiti ed i meritatissimi sandali...

La birra finale, gustata tutti assieme al bar, suggella la conclusione di una gita davvero divertente, in cui lo spirito dei Bradipi si è espletato appieno...

Non mi resta che ringraziare tutti i partecipanti, uno ad uno e dare loro l'arrivederci alla prossima, sperando sempre nella clemenza del tempo e nella presenza di sani bar con ottima birra alla spina.

Buone Montagne


Per alcune gallerie fotografiche, andate a vedere:

http://picasaweb.google.it/cossavuto/Pesciola#

http://picasaweb.google.it/tarchiric/FerrataAlloZuccoDiPesciola#

http://picasaweb.google.it/giorgio.valsecchi/176ZuccoDellaPesciola02062010#