Prealpi Lombarde - Gruppo dello Zuccone Campelli
Via Ferrata CAI Barzio (ex Domenico Rebuzzini) allo Zucco di Pesciola
Traversata al Cristo delle Vette - Via Normale e Sentiero degli Stradini
Mercoledì 2 giugno 2010
Era davvero un bel po' di tempo che non riuscivo ad organizzare una Bradipata degna di tale nome. Vuoi a causa del meteo decisamente orribile, vuoi a causa del lavoro che fa le bizze, vuoi per l'impossibilità di mettere d'accordo i partecipanti, resta il fatto che ormai da molto tempo non mi era possibile mettere assieme i vari tasselli del puzzle "Bradipidimontagna" per organizzare una sana uscita, allegra, ridanciana e soddisfacente.
Finalmente, qualche tempo fa, una sorta di illuminazione: il 2 giugno riapre la funivia che da Barzio porta ai 1660 metri dei Piani di Bobbio... Quale migliore occasione per tornare a salutare quello stupendo gruppo di rocce dolomitiche poste ad anfiteatro che risponde al nome di Zuccone Campelli? E, contestualmente, quale altra migliore occasione per radunare Bradipi di varie regioni e salire una sana ferrata in compagnia?
Un po' di coraggio, una grande scarica di scongiuri di tutti i tipi e poi, dopo una serie di missive minatorie, ecco che arriva la mattina del 2 di giugno: per buona parte dell'Italia Festa della Repubblica, per molti amanti della Montagna, invece, un'occasione per festeggiare la stessa tra le amate crode.
Alle otto di mattina, puntuali come orologi svizzeri, ci ritroviamo alla partenza della funivia per i Piani di Bobbio. Come spesso accade, la differenza tra i presenti reali ed i presenti annunciati è pari a quella che si verifica con le raccolte fondi destinate a scopi benefici o meno... La differenza tra le promesse di donazione e le donazioni reali è sempre sensibile...
In ogni caso siamo in undici a chiacchierare davanti al bar antistante la partenza della funivia e, per la precisione, oltre al sottoscritto vecchio decrepito Arterio Lupin, il Bradipo Storico e Fondatore Claudio, Antico43 detto 4x4, con il fido Antonio, amico dei Bradipi e ormai Bradipo egli stesso a tutti gli effetti. Questi due giovanotti se ne sono partiti dal vicentino non è dato sapere a quali ore della notte, ma sono lì, più vispi che mai e più pieni di forza dei ragazzini...; dal Bresciano abbiamo, sempre in rappresentanza dello zoccolo duro dei Bradipi, Riccardo-Ric54, l'unico ad essere fuori norma per quando riguarda l'altezza e subito pronto, da buon aostano, a farsi scampagnate e risate in compagnia; in rappresentanza delle nuove leve, trovo subito anche il "bocia", la "mascotte" della giornata, Filippo "Batofobico", new entry dei Bradipi e del Forum di www.vieferrate.it, subito entrato in piena sintonia con il gruppo; dal Forum di MontagnaForum abbiamo presenti alcune figure carismatiche, tutti e tre della Lombardia: l'ottimo Giorgio, "Gvalsek", in compagnia dell'amico e socio Augusto; il simpaticissimo e loquace Renato, dal sinistro nickname di "Murena17", nonché il mitico ed allegrissimo Graziano, "paperino55", altro inguaribile malato di montagna e simpaticone degno del proprio nickname. Un altro giovanotto, conosciuto l'anno prima in Grignetta, Alessio, è lì, bello, allegro come si addice ad ogni neopapà che si rispetti... Tra i giovani, un altro corregionale del sottoscritto, Paolo, anche lui voglioso di divertirsi in montagna, così come il Guido, che, purista all'inverosimile, ci "anticipa" salendo ai Piani di Bobbio a piedi, come supremo spregio per i mezzi a fune...
Siamo in dodici (più di qualcuno aveva il terrore arrivasse il tredicesimo) e, in allegria e tra ciàcole non sempre d'alto livello (come si conviene ai gruppi composti di soli maschi), partiamo dai Piani di Bobbio in direzione della nostra meta, il gruppo dello Zuccone Campelli. Una prima tappa viene fatta al rifugio Lecco, dove il vecchio Arterio si accolla il compito di fare una prima introduzione "non di parte" allo Zuccone Campelli. Ovviamente, la parte seria, dedicata alla conoscenza dei luoghi, dura pochissimo, mentre cominciano ben presto le barzellette e le risate...
Ripartiamo e, superata una forcellina, prendiamo il Sentiero degli Stradini che, panoramicissimo, in un quarto d'ora ci accompagna al punto d'attacco della ferrata CAI Barzio.
La Ferrata CAI Barzio, ec-Domenico Rebuzzini, è conosciuta per essere una delle vie ferrate più "toste" della Lombardia. Una fama ben meritata, anche se i passaggi più rognosi, con la riattrezzatura ed il cambiamento di nome, sono stati in qualche modo "addolciti" con alcune staffe, ma senza mutarne il carattere di "ferrata tosta e fisica"...
Racconto queste semplici cosette al gruppo, mentre con tutta calma ci imbraghiamo... Ovviamente tralascio ed ometto le scene tra chi non si ricorda più come passare la fettuccia, chi porcona contro i set da ferrata in generale, chi si chiede se tenere gli scarponi o usare le scarpette...
Ben presto, comunque, siamo tutti pronti, quasi una via di mezzo tra i dodici apostoli ed i sette nani (con un paio di spilungoni a rovinare la media dei brevilinei) e cominciamo a salire.
La ferrata può essere suddivisa in quattro parti, corrispondenti ad altrettanti "torrioni" o speroni da risalire fino alla vetta.
Il primo torrione è il più "innocuo", ma solo rispetto agli altri tre, in quanto non è assolutamente banale, anzi. E', tuttavia, molto divertente e sarebbe anche abbastanza arrampicabile se non fosse che...
Questa è la ferrata più merdosa che esista per quanto riguarda lo scorrimento dei moschettoni nelle catene...
Se ne rendono presto conto un po' tutti...
Ciononostante, partiamo belli allegri, concentrati il giusto sul percorso ma senza perdere mai di vista il bello dell'insieme...
L'idea della giornata è quella di risalire la Ferrata CAI Barzio, proseguire per cresta fino al Cristo delle Vette, portarsi sulla cima del Dente dello Zuccone e poi scendere per la ferrata Mario Minonzio... Al sottoscritto vengono già alcuni dubbi ad osservare la quantità di neve presente ancora nei canaloni e sulle creste.... Vabbe', intanto saliamo e poi vediamo...
Il primo torrione, che presenta, tra l'altro, un bellissimo spigolino, viene passato alla grande e, dopo una breve discesina, attacchiamo il secondo e perfido torrione...
Questo inizia con la risalita verso una sorta di diedro-camino svasato, un po' strapiombante, per risalire il quale la catena arreca più danno che benefici. Sulla destra, un paio di staffe, a sinistra colate di acqua sulla roccia... Va salito con calma, sfruttando in spaccata gli appoggi, non troppi ma nemmeno insufficienti. Un piccolo spostamento un po' più atletico a destra e si va a prendere un altro diedrino, uno strapiombetto e poi su terreno relativamente più facile.
Dalla sommità. dopo una sorta di caminetto estetico e che prevede una spaccata non da ridere, ci si sposta su una specie di camminamento esposto su erba e terriccio verso il terzo torrione, il vero passaggio chiave (assieme alla prima parte del secondo torrione) della via.
Nell'ordine si incontrano: un primo strapiombetto un po' avaro di appoggi per i piedi, una piccola serie di saltini da studiare e poi la famosa "biforcazione" tra la parete aperta ed il canalino, dopodiché, su terreno ben più facile, ci si ricongiunge quasi sulla vetta del terzo torrione.
Mi avvicino al primo salto strapiombante, riprovo i passaggi, vedo che, tutto sommato, non dovrebbe essere più perfido di altri passaggi, ma, quasi una sorta di "sensazione", di "premonizione", mi volto, osservo i compagni, rifaccio il passaggio in discesa e dico "andate avanti, vi seguo":
Passano quasi tutti, più o meno smadonnando per la trazione da effettuare e per i problemi che si incontrano nel tenersi "appesi" a strapiombo per il passaggio dei moschettoni...
Tocca a Giorgio, che affronta il passaggio senza pensarci troppo. Al momento di fare il cambio dei moschettoni, decide di voler fare tutto di braccia e ben presto si ghisa... Ad un certo punto deve lasciarsi andare e resta tranquillo, appeso, a far riposare le braccia. Nessun problema, siamo tutti tranquilli...
Renato decide di andare a "dargli una mano", ma, allo stesso punto, con in più anche i moschettoni di Giorgio, riesce a ghisarsi pure lui e, con un ultimo sforzo, cerca di passare oltre, ma il moschettone si incastra, non gli permette il passaggio e se ne vola, rischiando di ribaltarsi.
Graziano, paperino, inizia ad avere lo sguardo preoccupato... Io no. Sono tranquillo, ma vedo che cercano di insistere e riprovarci. A quel punto, altero un momento la voce e "intimo" la discesa, a riposarsi le braccia. Non c'è niente di peggio che lo scoramento per un passaggio non fatto...
I ragazzi scendono, sono un minimo annebbiati per l'incazzatura... Ci facciamo quattro risate, poi Graziano estrae un cordino e si offre di andare da sopra ad assicurarli meglio, così non devono diventare pazzi per spostare i moschettoni. Il tempo passa, Graziano sale e fa scendere la corda. Vedo che Giorgio e Renato si sentono quasi tra l'infastidito ed il "colpevole" per aver "ritardato" la marcia... Mi metto a ridere e dico "vado ad avvisare gli altri che stiamo facendo comarò". Passo il punto critico, mi alzo e, giunto alla biforcazione, osservo... Renato, che evidentemente non si sente più osservato, passa di "cattiveria", mentre Giorgio, subito dopo, rinfrancato, aiutato dal cordino di Graziano, sale tranquillo il passaggio e si maledice...
In breve, ci riuniamo tutti sulla cima del terzo torrione allegri, pronti nuovamente a prenderci per i fondelli come si deve...
Ci resta il quarto torrione, che oppone una prima parte molto panoramica ed elementare, per poi terminare con un diedro-camino ed uno speroncino per nulla banali, anzi... Una ultima serie di piccoli sforzi e poi la catena ci deposita davanti all'agognata Madonnina di Vetta...
Tutti belli, allegri, sorridenti e ciarlieri! Il panorama è davvero bello, come sempre e la gioia si legge su tutti i volti. Chi mangia, chi beve, chi fa foto, chi si sfumacchia in pace una sigaretta (il sottoscritto)...
Osservo il percorso... Mi pare che si sia fatto un po' tardi, tra una risata e l'altra e, per non creare rogne eccessive a chi si deve fare trecento chilometri per tornare a casa, penso... Poi, direttamente, invito tutti a lasciar stare la discesa per la Minonzio e propongo la discesa per la normale verso il Cazzaniga per poi rientrare o per la Forcella delle Mughe o per il Sentiero degli Stradini...
Ovviamente la proposta viene accettata e partiamo tranquilli... Ci dividono dal Cristo delle Vette la discesina alla selletta e la risalita di alcuni metri di roccette... Tutto tra il I ed il II grado, tranquille, che vengono passate in scioltezza. Piccola pausa al Cristo delle Vette e poi avanti, verso la sella da dove si diparte la via normale... Dobbiamo evitare sulla sinistra un bel accumulo di neve residua, e già cominciano i primi lanci di neve...
La normale è ancora abbastanza "macchiata" di neve, nonostante l'esposizione e, tra un rischio di scivolone e l'altro, non mancano palle di neve e lazzi vari...
Non senza aver perso almeno tre volte l'evidentissimo sentiero, giungiamo alla Casera e poi giù, verso le due selle, intervallate da pianori, che adducono al sentiero degli Stradini...
Il Sentiero viene letteralmente "bevuto" d'un fiato e poi, fatta una minima tappa ristoratrice al rifugio Lecco, si riparte gambe in spalla per andare a prendere gli impianti a fune... Il vento si è fatto ormai forte e non vorremmo mai dovercela fare a piedi fino giù... Troppa è la voglia di birra...
Riusciamo a salire, ma l'ovovia scende estremanete lenta, con dondolii che mal si sarebbero accordati con i deboli di cuore...
Comunque sia, tra un'imprecazione ed una serie infinita di giaculatorie, scendiamo al parcheggio, dove avviene il rito finale: il cambio degli abiti ed i meritatissimi sandali...
La birra finale, gustata tutti assieme al bar, suggella la conclusione di una gita davvero divertente, in cui lo spirito dei Bradipi si è espletato appieno...
Non mi resta che ringraziare tutti i partecipanti, uno ad uno e dare loro l'arrivederci alla prossima, sperando sempre nella clemenza del tempo e nella presenza di sani bar con ottima birra alla spina.
Buone Montagne
Per alcune gallerie fotografiche, andate a vedere:
http://picasaweb.google.it/cossavuto/Pesciola#
http://picasaweb.google.it/tarchiric/FerrataAlloZuccoDiPesciola#
http://picasaweb.google.it/giorgio.valsecchi/176ZuccoDellaPesciola02062010#
Finalmente, qualche tempo fa, una sorta di illuminazione: il 2 giugno riapre la funivia che da Barzio porta ai 1660 metri dei Piani di Bobbio... Quale migliore occasione per tornare a salutare quello stupendo gruppo di rocce dolomitiche poste ad anfiteatro che risponde al nome di Zuccone Campelli? E, contestualmente, quale altra migliore occasione per radunare Bradipi di varie regioni e salire una sana ferrata in compagnia?
Un po' di coraggio, una grande scarica di scongiuri di tutti i tipi e poi, dopo una serie di missive minatorie, ecco che arriva la mattina del 2 di giugno: per buona parte dell'Italia Festa della Repubblica, per molti amanti della Montagna, invece, un'occasione per festeggiare la stessa tra le amate crode.
Alle otto di mattina, puntuali come orologi svizzeri, ci ritroviamo alla partenza della funivia per i Piani di Bobbio. Come spesso accade, la differenza tra i presenti reali ed i presenti annunciati è pari a quella che si verifica con le raccolte fondi destinate a scopi benefici o meno... La differenza tra le promesse di donazione e le donazioni reali è sempre sensibile...
In ogni caso siamo in undici a chiacchierare davanti al bar antistante la partenza della funivia e, per la precisione, oltre al sottoscritto vecchio decrepito Arterio Lupin, il Bradipo Storico e Fondatore Claudio, Antico43 detto 4x4, con il fido Antonio, amico dei Bradipi e ormai Bradipo egli stesso a tutti gli effetti. Questi due giovanotti se ne sono partiti dal vicentino non è dato sapere a quali ore della notte, ma sono lì, più vispi che mai e più pieni di forza dei ragazzini...; dal Bresciano abbiamo, sempre in rappresentanza dello zoccolo duro dei Bradipi, Riccardo-Ric54, l'unico ad essere fuori norma per quando riguarda l'altezza e subito pronto, da buon aostano, a farsi scampagnate e risate in compagnia; in rappresentanza delle nuove leve, trovo subito anche il "bocia", la "mascotte" della giornata, Filippo "Batofobico", new entry dei Bradipi e del Forum di www.vieferrate.it, subito entrato in piena sintonia con il gruppo; dal Forum di MontagnaForum abbiamo presenti alcune figure carismatiche, tutti e tre della Lombardia: l'ottimo Giorgio, "Gvalsek", in compagnia dell'amico e socio Augusto; il simpaticissimo e loquace Renato, dal sinistro nickname di "Murena17", nonché il mitico ed allegrissimo Graziano, "paperino55", altro inguaribile malato di montagna e simpaticone degno del proprio nickname. Un altro giovanotto, conosciuto l'anno prima in Grignetta, Alessio, è lì, bello, allegro come si addice ad ogni neopapà che si rispetti... Tra i giovani, un altro corregionale del sottoscritto, Paolo, anche lui voglioso di divertirsi in montagna, così come il Guido, che, purista all'inverosimile, ci "anticipa" salendo ai Piani di Bobbio a piedi, come supremo spregio per i mezzi a fune...
Siamo in dodici (più di qualcuno aveva il terrore arrivasse il tredicesimo) e, in allegria e tra ciàcole non sempre d'alto livello (come si conviene ai gruppi composti di soli maschi), partiamo dai Piani di Bobbio in direzione della nostra meta, il gruppo dello Zuccone Campelli. Una prima tappa viene fatta al rifugio Lecco, dove il vecchio Arterio si accolla il compito di fare una prima introduzione "non di parte" allo Zuccone Campelli. Ovviamente, la parte seria, dedicata alla conoscenza dei luoghi, dura pochissimo, mentre cominciano ben presto le barzellette e le risate...
Ripartiamo e, superata una forcellina, prendiamo il Sentiero degli Stradini che, panoramicissimo, in un quarto d'ora ci accompagna al punto d'attacco della ferrata CAI Barzio.
La Ferrata CAI Barzio, ec-Domenico Rebuzzini, è conosciuta per essere una delle vie ferrate più "toste" della Lombardia. Una fama ben meritata, anche se i passaggi più rognosi, con la riattrezzatura ed il cambiamento di nome, sono stati in qualche modo "addolciti" con alcune staffe, ma senza mutarne il carattere di "ferrata tosta e fisica"...
Racconto queste semplici cosette al gruppo, mentre con tutta calma ci imbraghiamo... Ovviamente tralascio ed ometto le scene tra chi non si ricorda più come passare la fettuccia, chi porcona contro i set da ferrata in generale, chi si chiede se tenere gli scarponi o usare le scarpette...
Ben presto, comunque, siamo tutti pronti, quasi una via di mezzo tra i dodici apostoli ed i sette nani (con un paio di spilungoni a rovinare la media dei brevilinei) e cominciamo a salire.
La ferrata può essere suddivisa in quattro parti, corrispondenti ad altrettanti "torrioni" o speroni da risalire fino alla vetta.
Il primo torrione è il più "innocuo", ma solo rispetto agli altri tre, in quanto non è assolutamente banale, anzi. E', tuttavia, molto divertente e sarebbe anche abbastanza arrampicabile se non fosse che...
Questa è la ferrata più merdosa che esista per quanto riguarda lo scorrimento dei moschettoni nelle catene...
Se ne rendono presto conto un po' tutti...
Ciononostante, partiamo belli allegri, concentrati il giusto sul percorso ma senza perdere mai di vista il bello dell'insieme...
L'idea della giornata è quella di risalire la Ferrata CAI Barzio, proseguire per cresta fino al Cristo delle Vette, portarsi sulla cima del Dente dello Zuccone e poi scendere per la ferrata Mario Minonzio... Al sottoscritto vengono già alcuni dubbi ad osservare la quantità di neve presente ancora nei canaloni e sulle creste.... Vabbe', intanto saliamo e poi vediamo...
Il primo torrione, che presenta, tra l'altro, un bellissimo spigolino, viene passato alla grande e, dopo una breve discesina, attacchiamo il secondo e perfido torrione...
Questo inizia con la risalita verso una sorta di diedro-camino svasato, un po' strapiombante, per risalire il quale la catena arreca più danno che benefici. Sulla destra, un paio di staffe, a sinistra colate di acqua sulla roccia... Va salito con calma, sfruttando in spaccata gli appoggi, non troppi ma nemmeno insufficienti. Un piccolo spostamento un po' più atletico a destra e si va a prendere un altro diedrino, uno strapiombetto e poi su terreno relativamente più facile.
Dalla sommità. dopo una sorta di caminetto estetico e che prevede una spaccata non da ridere, ci si sposta su una specie di camminamento esposto su erba e terriccio verso il terzo torrione, il vero passaggio chiave (assieme alla prima parte del secondo torrione) della via.
Nell'ordine si incontrano: un primo strapiombetto un po' avaro di appoggi per i piedi, una piccola serie di saltini da studiare e poi la famosa "biforcazione" tra la parete aperta ed il canalino, dopodiché, su terreno ben più facile, ci si ricongiunge quasi sulla vetta del terzo torrione.
Mi avvicino al primo salto strapiombante, riprovo i passaggi, vedo che, tutto sommato, non dovrebbe essere più perfido di altri passaggi, ma, quasi una sorta di "sensazione", di "premonizione", mi volto, osservo i compagni, rifaccio il passaggio in discesa e dico "andate avanti, vi seguo":
Passano quasi tutti, più o meno smadonnando per la trazione da effettuare e per i problemi che si incontrano nel tenersi "appesi" a strapiombo per il passaggio dei moschettoni...
Tocca a Giorgio, che affronta il passaggio senza pensarci troppo. Al momento di fare il cambio dei moschettoni, decide di voler fare tutto di braccia e ben presto si ghisa... Ad un certo punto deve lasciarsi andare e resta tranquillo, appeso, a far riposare le braccia. Nessun problema, siamo tutti tranquilli...
Renato decide di andare a "dargli una mano", ma, allo stesso punto, con in più anche i moschettoni di Giorgio, riesce a ghisarsi pure lui e, con un ultimo sforzo, cerca di passare oltre, ma il moschettone si incastra, non gli permette il passaggio e se ne vola, rischiando di ribaltarsi.
Graziano, paperino, inizia ad avere lo sguardo preoccupato... Io no. Sono tranquillo, ma vedo che cercano di insistere e riprovarci. A quel punto, altero un momento la voce e "intimo" la discesa, a riposarsi le braccia. Non c'è niente di peggio che lo scoramento per un passaggio non fatto...
I ragazzi scendono, sono un minimo annebbiati per l'incazzatura... Ci facciamo quattro risate, poi Graziano estrae un cordino e si offre di andare da sopra ad assicurarli meglio, così non devono diventare pazzi per spostare i moschettoni. Il tempo passa, Graziano sale e fa scendere la corda. Vedo che Giorgio e Renato si sentono quasi tra l'infastidito ed il "colpevole" per aver "ritardato" la marcia... Mi metto a ridere e dico "vado ad avvisare gli altri che stiamo facendo comarò". Passo il punto critico, mi alzo e, giunto alla biforcazione, osservo... Renato, che evidentemente non si sente più osservato, passa di "cattiveria", mentre Giorgio, subito dopo, rinfrancato, aiutato dal cordino di Graziano, sale tranquillo il passaggio e si maledice...
In breve, ci riuniamo tutti sulla cima del terzo torrione allegri, pronti nuovamente a prenderci per i fondelli come si deve...
Ci resta il quarto torrione, che oppone una prima parte molto panoramica ed elementare, per poi terminare con un diedro-camino ed uno speroncino per nulla banali, anzi... Una ultima serie di piccoli sforzi e poi la catena ci deposita davanti all'agognata Madonnina di Vetta...
Tutti belli, allegri, sorridenti e ciarlieri! Il panorama è davvero bello, come sempre e la gioia si legge su tutti i volti. Chi mangia, chi beve, chi fa foto, chi si sfumacchia in pace una sigaretta (il sottoscritto)...
Osservo il percorso... Mi pare che si sia fatto un po' tardi, tra una risata e l'altra e, per non creare rogne eccessive a chi si deve fare trecento chilometri per tornare a casa, penso... Poi, direttamente, invito tutti a lasciar stare la discesa per la Minonzio e propongo la discesa per la normale verso il Cazzaniga per poi rientrare o per la Forcella delle Mughe o per il Sentiero degli Stradini...
Ovviamente la proposta viene accettata e partiamo tranquilli... Ci dividono dal Cristo delle Vette la discesina alla selletta e la risalita di alcuni metri di roccette... Tutto tra il I ed il II grado, tranquille, che vengono passate in scioltezza. Piccola pausa al Cristo delle Vette e poi avanti, verso la sella da dove si diparte la via normale... Dobbiamo evitare sulla sinistra un bel accumulo di neve residua, e già cominciano i primi lanci di neve...
La normale è ancora abbastanza "macchiata" di neve, nonostante l'esposizione e, tra un rischio di scivolone e l'altro, non mancano palle di neve e lazzi vari...
Non senza aver perso almeno tre volte l'evidentissimo sentiero, giungiamo alla Casera e poi giù, verso le due selle, intervallate da pianori, che adducono al sentiero degli Stradini...
Il Sentiero viene letteralmente "bevuto" d'un fiato e poi, fatta una minima tappa ristoratrice al rifugio Lecco, si riparte gambe in spalla per andare a prendere gli impianti a fune... Il vento si è fatto ormai forte e non vorremmo mai dovercela fare a piedi fino giù... Troppa è la voglia di birra...
Riusciamo a salire, ma l'ovovia scende estremanete lenta, con dondolii che mal si sarebbero accordati con i deboli di cuore...
Comunque sia, tra un'imprecazione ed una serie infinita di giaculatorie, scendiamo al parcheggio, dove avviene il rito finale: il cambio degli abiti ed i meritatissimi sandali...
La birra finale, gustata tutti assieme al bar, suggella la conclusione di una gita davvero divertente, in cui lo spirito dei Bradipi si è espletato appieno...
Non mi resta che ringraziare tutti i partecipanti, uno ad uno e dare loro l'arrivederci alla prossima, sperando sempre nella clemenza del tempo e nella presenza di sani bar con ottima birra alla spina.
Buone Montagne
Per alcune gallerie fotografiche, andate a vedere:
http://picasaweb.google.it/cossavuto/Pesciola#
http://picasaweb.google.it/tarchiric/FerrataAlloZuccoDiPesciola#
http://picasaweb.google.it/giorgio.valsecchi/176ZuccoDellaPesciola02062010#
Grande Luca, bellisimo report per una gita magnifica in compagnia tua e di tutti gli altri bradipi e non....
RispondiEliminaaggiungo solo il link all'album completo
http://picasaweb.google.it/giorgio.valsecchi/176ZuccoDellaPesciola02062010#
Ciao, un grazie a tutti
Giorgio
Sempre preciso e tecnico il nostro Bradipus Magnus et Bevus.
RispondiEliminaCiao e un grazie a tutti anche da parte mia
Ric
Eccellente racconto ( degno dite )di una bellissima gita in ottima compagnia ( che spero di ritrovare quanto prima )
RispondiEliminaUn solo appunto il cordino non era mio ma di Renato che me lo ha passato