- Clicca sul titolo per andare al foto album -
Torrione Fiorelli
Via Normale
70 m, III
Mercoledì 30 giugno 2010
Torrione Fiorelli
Via Normale
70 m, III
Mercoledì 30 giugno 2010
Mercoledì scorso era il mio penultimo giorno di lavoro prima di una pausa di quattro giorni con rientro in Laguna, a ricaricare le pile e dedicarmi all'altra delle mie grandi passioni, la pesca...
Non ne avevo poi troppa (voglia, intendo) di stare tutto il giorno a tradurre e così... E così non mi è stato poi difficile invernatrmi qualcosa... Grazie a Dio, ho alcuni "compari" con i quali organizzare simili idee è questione id poco tempo...
Dopo aver lavorato fino alle due di notte, alle quattro e quarantacinque mi sono alzato, ho fatto una colazioncella veloce e, dopo una classicissima serie di pratiche sulle quali ritengo superfluo soffermarmi (per decenza), mi sono diretto a Ballabio, dove un altro transfuga dai doveri del lavoro mi attendeva.
Sono le sei e venti, è l'ora della seconda colazioncella... Condita da quattro chiacchiere, inizialmente assonnate, ma con lo sguardo già rivolto verso le meraviglie della Grignetta.
Facciamo un rapido consulto: alle 12.30 dobbiamo essere ambedue al lavoro...
Ok,la decisione non fa fatica ad arrivare: dobbiamo ancora chiudere il conto con una delle gugliette della Grignetta, il Torrione Fiorelli. Oltretutto, la via di salita è esposta a Nord... Sono nemmeno cento metri di sviluppo di arrampicata... Che si può chiedere di meglio ad una giornata caldissima a valle?
Partiti!
Saliamo allegri nel tripudio delle guglie dantesche che prendono fuoco e risaliamo il sentiero della cresta Sinigaglia fino all'altezza del Torrione della Grotta, dove un cartello indica a destra verso il Fiorelli...
Il sentiero è infido, franoso e, anche se quasi in piano, per nulla da prendere sottogamba... Ma questo è il meno...
Proprio sotto il Torrione della Grotta, oltre ad un tripudio di gigli rossi semplicemente stupendi, notiamo che dobbiamo attraversare una vera giungla di ortiche, che non solo ci faranno grattare per alcuni minuti, ma soprattutto coprono la esilissima traccia (e scivolare vorrebbe dire ritrovarsi ai Resinelli...).
Passiamo (non senza alcune invocazioni al Creatore) le temibili ortiche ed arriviamo tranquilli al Torrione... Allora, diciamo "tranquilli" per evitare di ricordare che lo scrivente, per evitare un gran fascio delle suddette piante, è riuscito a scivolare sul sentiero decisamente nascosto ed atterrare a tutto corpo in mezzo a quelle pianticelle, sicuramente non brutte, ma non proprio amate... Ne è seguita una scarica di eresie degne di un veneto d.o.c., tra le risate di Davide... Risate durate, peraltro, pochissimo, visto che il succitato aveva avuto l'ottima idea di salire in pantaloni a mezza gamba e di uscire dalla selva di ortiche color aragosta (tralasciamo le parolacce, ma almeno lui non tira giù i moccoloni paurosi del suo compagno).
Con calma ci imbraghiamo. osservando il bel torrione sopra di noi, e, dopo una sana grattata (non di palle, ma contro le ortiche) partiamo per salire i tre tirelli, semplici, un terzo grado con un paio di passaggetti evitabili (ma assolutamente godibili) appena superiori.
Il primo tirello risale uno sperone, dapprima in verticale e poi aggirandolo, per poi portarsi ad una sorta di forcellino. Davvero carino, semplice ma mai banale, addirittura didattico, direi.
Da qui, per canalino e poi lungo una grande lama, si raggiunge la seconda ottima sosta. Questo tratto, che può essere affrontato in vari modi, presenta almeno due punti che, per conformazione e per l'untuosità dovuta agli innumerevoli passaggi, costringono a pensare bene ai movimenti da fare. Nulla che vada sopra il III/III+, ma di quello mai banale, che dà piacere.
Da qui, prima per fessura e quindi lungo un caminone che sa tanto di alpinismo delle origini, si giunge in breve sulla piccola cima, ovviamente dotata di croce... Inutile dire che riusciamo a fare qualch enumero all'interno del camino, incpaonendoci a volerlo passare ognuno a modo suo... Ma il bello è quello: sempr ein sicurezza, senza mai fare sciocchezze, io e Davide non rinunciamo mai a tornare bambini ed a fare "i bambi", come dicono da queste parti.
Arriviamo alla croce, allegri, soddisfatti, alla faccia della brevità della salita.Altre risate, una sigaretta di vetta e poi giù, con due corde doppie, alla base. La seconda è bella lunga e l'ultima parte è quasi nel vuoto, con la particolarità che qualcuno (non faccio nomi, ma non ero io), si è ben guardato dal dirmi che stavo per atterrare su un altro cespuglione di ortiche... Vabbe', altra grattata, quattro risate via, a far sparire negli zaini imbrago ed altri ammennicoli.
Riscendiamo il sentiero, non senza qualche piccola soddisfazione da parte mia quando Davide ha provato di nuovo il gusto di passare in mezzo a cespugli di ortiche alti mezzo metro con i pantaloni corti, e, velocemente, alle 11,30 siamo al Bar di Ballabio, dove, fatta la dovuta birretta, con voce estremamente seriaci mettiamo a parlare al cellularedi lavoro. Terminate le telefonate, beviamo le birre, ci salutiamo, pronti ad entrare nelle rispettive auto, cambiarsi e tornare a fare i professionisti seri, non senza prima esserci scambiati un sano abbraccio e la promessa di ritrovarci presto...
Una sana gitarella, solo noi su quella guglia, tempo bello, compagnia favolosa di Davide... Sì, bisogna rifarlo quanto prima! E' doveroso! La Grigna chiama sempre, è più forte, più ammaliante e meno esiziale delle sirene di Ulisse...
Non ne avevo poi troppa (voglia, intendo) di stare tutto il giorno a tradurre e così... E così non mi è stato poi difficile invernatrmi qualcosa... Grazie a Dio, ho alcuni "compari" con i quali organizzare simili idee è questione id poco tempo...
Dopo aver lavorato fino alle due di notte, alle quattro e quarantacinque mi sono alzato, ho fatto una colazioncella veloce e, dopo una classicissima serie di pratiche sulle quali ritengo superfluo soffermarmi (per decenza), mi sono diretto a Ballabio, dove un altro transfuga dai doveri del lavoro mi attendeva.
Sono le sei e venti, è l'ora della seconda colazioncella... Condita da quattro chiacchiere, inizialmente assonnate, ma con lo sguardo già rivolto verso le meraviglie della Grignetta.
Facciamo un rapido consulto: alle 12.30 dobbiamo essere ambedue al lavoro...
Ok,la decisione non fa fatica ad arrivare: dobbiamo ancora chiudere il conto con una delle gugliette della Grignetta, il Torrione Fiorelli. Oltretutto, la via di salita è esposta a Nord... Sono nemmeno cento metri di sviluppo di arrampicata... Che si può chiedere di meglio ad una giornata caldissima a valle?
Partiti!
Saliamo allegri nel tripudio delle guglie dantesche che prendono fuoco e risaliamo il sentiero della cresta Sinigaglia fino all'altezza del Torrione della Grotta, dove un cartello indica a destra verso il Fiorelli...
Il sentiero è infido, franoso e, anche se quasi in piano, per nulla da prendere sottogamba... Ma questo è il meno...
Proprio sotto il Torrione della Grotta, oltre ad un tripudio di gigli rossi semplicemente stupendi, notiamo che dobbiamo attraversare una vera giungla di ortiche, che non solo ci faranno grattare per alcuni minuti, ma soprattutto coprono la esilissima traccia (e scivolare vorrebbe dire ritrovarsi ai Resinelli...).
Passiamo (non senza alcune invocazioni al Creatore) le temibili ortiche ed arriviamo tranquilli al Torrione... Allora, diciamo "tranquilli" per evitare di ricordare che lo scrivente, per evitare un gran fascio delle suddette piante, è riuscito a scivolare sul sentiero decisamente nascosto ed atterrare a tutto corpo in mezzo a quelle pianticelle, sicuramente non brutte, ma non proprio amate... Ne è seguita una scarica di eresie degne di un veneto d.o.c., tra le risate di Davide... Risate durate, peraltro, pochissimo, visto che il succitato aveva avuto l'ottima idea di salire in pantaloni a mezza gamba e di uscire dalla selva di ortiche color aragosta (tralasciamo le parolacce, ma almeno lui non tira giù i moccoloni paurosi del suo compagno).
Con calma ci imbraghiamo. osservando il bel torrione sopra di noi, e, dopo una sana grattata (non di palle, ma contro le ortiche) partiamo per salire i tre tirelli, semplici, un terzo grado con un paio di passaggetti evitabili (ma assolutamente godibili) appena superiori.
Il primo tirello risale uno sperone, dapprima in verticale e poi aggirandolo, per poi portarsi ad una sorta di forcellino. Davvero carino, semplice ma mai banale, addirittura didattico, direi.
Da qui, per canalino e poi lungo una grande lama, si raggiunge la seconda ottima sosta. Questo tratto, che può essere affrontato in vari modi, presenta almeno due punti che, per conformazione e per l'untuosità dovuta agli innumerevoli passaggi, costringono a pensare bene ai movimenti da fare. Nulla che vada sopra il III/III+, ma di quello mai banale, che dà piacere.
Da qui, prima per fessura e quindi lungo un caminone che sa tanto di alpinismo delle origini, si giunge in breve sulla piccola cima, ovviamente dotata di croce... Inutile dire che riusciamo a fare qualch enumero all'interno del camino, incpaonendoci a volerlo passare ognuno a modo suo... Ma il bello è quello: sempr ein sicurezza, senza mai fare sciocchezze, io e Davide non rinunciamo mai a tornare bambini ed a fare "i bambi", come dicono da queste parti.
Arriviamo alla croce, allegri, soddisfatti, alla faccia della brevità della salita.Altre risate, una sigaretta di vetta e poi giù, con due corde doppie, alla base. La seconda è bella lunga e l'ultima parte è quasi nel vuoto, con la particolarità che qualcuno (non faccio nomi, ma non ero io), si è ben guardato dal dirmi che stavo per atterrare su un altro cespuglione di ortiche... Vabbe', altra grattata, quattro risate via, a far sparire negli zaini imbrago ed altri ammennicoli.
Riscendiamo il sentiero, non senza qualche piccola soddisfazione da parte mia quando Davide ha provato di nuovo il gusto di passare in mezzo a cespugli di ortiche alti mezzo metro con i pantaloni corti, e, velocemente, alle 11,30 siamo al Bar di Ballabio, dove, fatta la dovuta birretta, con voce estremamente seriaci mettiamo a parlare al cellularedi lavoro. Terminate le telefonate, beviamo le birre, ci salutiamo, pronti ad entrare nelle rispettive auto, cambiarsi e tornare a fare i professionisti seri, non senza prima esserci scambiati un sano abbraccio e la promessa di ritrovarci presto...
Una sana gitarella, solo noi su quella guglia, tempo bello, compagnia favolosa di Davide... Sì, bisogna rifarlo quanto prima! E' doveroso! La Grigna chiama sempre, è più forte, più ammaliante e meno esiziale delle sirene di Ulisse...
Ah, che bello rubare una mezza giornata infrasettimanale...
Nessun commento:
Posta un commento