Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

mercoledì 10 dicembre 2008

DALLA STORIA DEI BRADIPI: LA SALITA ALLA CORNA TRENTAPASSI

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La seconda uscita dei Bradipi di Montagna: la Corna Trentapassi (1248 m), 8 Marzo 2008





Vista la buona riuscita della prima, i Bradipi di Montagna non perdono tempo e, tra una cavolata e l'altra, intervallata da qualche intervento serio, sul forum di www.vieferrate.it, riescono, non senza qualche patema, ad organizzare un secondo incontro a scopo "alpinistico-gastronomico" in quel di Toline, frazione di Pisogne, piacevolissima località all'estremità settentrionale del Lago di Iseo, una sorta di porta d'ingresso alle magie della Val Camonica.

C'è una cima, posta tra Pisogne, Marone e Zone, che si alza per mille metri a picco sul Lago di Iseo ed è la Corna Trentapassi, che, a dispetto della bassa altitudine (1248 m.), si impone per eleganza (c'è chi, da distante, la vede ricordare un'aquila con le ali aperte e spiegate) e che è molto gettonata dai "locals" per i magnifici panorami che garantisce...

In caso di bel tempo, s'intende... Ma su questo torneremo più tardi...

Tra i vari lazzi, ricorrenti nei messaggi che ci siamo lasciati sul forum, uno, in particolare, riguardava una sorta di relazione trovata in rete sulla "ferrata" della Trentapassi, in cui, alla voce "panorami", si trovava l'invito a vedere, tra le bellezze che si potevano osservare dalla cima, la Lucchini di Lovere e la Tenaris-Dalmine... Nulla contro l'architettura industriale, sia chiaro... Ma abbiamo trovato lo stesso abbastanza buffo il tutto...
Riporto il passo incriminato (da www.gaaraltitude.it):
"Sembra di toccare il lago sottostante; Nitidi sono i contorni di Montisola; l'Adamello e la Val Camonica; la Presolana e la Val Borlezza; la Val Cavallina e il lago di Endine; oh guarda! Lo stabilimento della ''Tenaris Dalmine'' nella piana di Costa Volpino e la ''Lucchini'' a Lovere".

Con queste premesse, nonostante un meteo non proprio incoraggiante, che, però, almeno prometteva che non sarebbe piovuto, di buon mattino partono da Milano il sottoscritto, Giuliano1, giunto da Novara con levataccia mostruosa e Champions1, spalleggiatore dei Bradipi e conoscitore di quasi tutte le ferrate lombarde.
Tra una chiacchiera e l'altra il tempo passa veloce e, dopo un sano caffè, ci ritroviamo a Toline di Pisogne, dove troviamo subito Ale74 e Antico 43. Altrettanto subito ci raggiunge e si fa riconoscere il buon Marcodegl, partito non sappiamo a che ora e di che giorno da Bologna, pur di poter essere della partita...
Ovviamente i più vicini sono quelli che arrivano per ultimi... Danbear ed EvaK, tra uno sbadiglio e l'altro si presentano in palese ritardo di oltre sei minuti all'incontro... EvaK, notato lo sguardo minaccioso di Arterio in versione ragionier Filini, con abili arti di grazia femminile lo convince a consentirle di andare a far colazione...
Ad un orario comunque dignitoso, lo zoccolo duro ed originario dei Bradipi di Montagna, ovvero Ale74, ArterioLupin, Antico43, Danbear ed EvaK, con il neoacquisto Marcodegl, il fiancheggiatore del Verbano Giuliano1 e lo spalleggiatore meneghino Champions1 riescono a mettersi in marcia...

Il primo tratto, non presentando chissà quale pendenze, viene percorso in piena allegria, tra lazzi e sollazzi... Arterio, che fino ad allora aveva tentato di nascondere il sonno, davanti ad un cavo di protezione di una casa colonica poco dopo la partemza, lo scambia per l'inizio della ferrata e propone a tutti di imbragarsi...

Il seguito dell'avvicinamento verso il Sentiero Attrezzato della Cresta Nord della Corna Trentapassi è un resoconto da "ginocchia al mento"... Un ripidissimo sentiero scavato su prati scivolosissimi, cadere sui quali significherebbe non riuscire a fermarsi ed arrivare dritti dritti sul Lago di Iseo...

Il tempo, da parte sua, mantiene le promesse fatte di non piovere... Ma una nebbiazza fastidiosa ci toglie il piacere dei panorami... Cionostante, con buona rapidità (dovuta anche alla conformazione, davvero ripida, dei sentieri), il gruppo si ricompatta alla base dell'attacco della piacevole e simpatica ferrata...

Il tratto attrezzato è sufficientemente breve, anche se non brevissimo e presenta qualche singolo passaggio che, pur senza essere tecnicamente difficile, prevede una sana attenzione... In più, si incontrano numerosi punti esposti, scivolosi o con roccette, del tutto privi di attrezzature e per i quali è buona cosa mantenere una doverosa concentrazione....

In ogni caso, in breve viene raggiunta l'anticima, segnata da un bel crocefisso ligneo, da dove, con una piccola discesa ed una breve risalita, si arriva alla cima vera e propria della Corna Trentapassi...

Durante gli ultimi metri, il meteo dimostra di avere un'anima.... E di essere anche abbastanza stronzo...
Aveva promesso che non sarebbe piovuto... In effetti, acqua non ha iniziato a cadere... Nevischio, però, si...
Nevischio o no, i Bradipi non si sono tuttavia fatti mancare nulla: dalle foto in vetta alla firma del libro di vetta, passando per la discesa alla cima Ovest e poi giù ad una sella, dove è stato finalmente dato l'ordine tanto atteso: "Aprire gli zaini e darci dentro di mandibole!" (ordine caldeggiato in particolare da EvaK, che, più passavano i minuti, più subiva una strana metamorfosi da grazioso scricciolo camuno in pericoloso e famelico piranha tropicale)...

La discesa, che completa con un bell'anello un piacevolissimo giro, avviene lungo il bosco, per traccia dapprima ripida, poi molto più tranquilla nel bosco, fino ad un bastardissimo tratto di carrozzabile che è costato a qualcuno un paio di vescichette ai piedini...
Da notare, durante la discesa, l'asperrimo diverbio tra Arterio e Champions, sul modo in cui devono essere valutate le difficoltà delle ferrate e dei sentieri attrezzati... Lo scambio di idee, che poteva tranquillamente essere sentito dalla Presolana al Monte Baldo, ha fatto preoccupare alcuni dei presenti... Non è ancora terminata a tutt'oggi e ci saranno (sono in cantiere) altre gite, durante le quali, tra una bevuta e l'altra, il dibattito continuerà!

Una sana bevuta ad un bel bar di Pisogne ha suggellato la fine di questa seconda, bellissima e riuscitissima uscita dei Bradipi di Montagna che, nel primo pomeriggio, erano già ripartiti per le proprie abitazioni pensando alle prossime mete, tanto di ciascun singolo che, in generale, di questo gruppo di pazzi amanti delle montagne.
Tanto pazzi da alzarsi in inverno prima delle 5 per poter essere con le prime luci del giorno a salire su una qualche montagna... Ma tanto savi da sapere che quel piccolo sacrificio sarà sempre e comunque ben ripagato!

Buone Montagne

lunedì 8 dicembre 2008

UNA SANA RAVANATA SU NEVE FRESCA AL MONTE SAN PRIMO

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Monte San Primo (1686), giovedì 4 dicembre 2008


Ci sono giornate in cui non ne hai nemmeno mezza di andare a ravanare su roccia... Ti svegli, sai di avere una giornata a disposizione e ti viene una voglia irrefrenabile di panorami e sane passeggiate... Una di quelle giornate in cui hai voglia di sudare, di faticare, ma di gambe, non di avambracci... Uno di quei giorni in cui hai voglia che siano le visuali ed i panorami a darti il senso alla giornata stessa...
Mi alzo, al solito, piuttosto prestino... Lo zaino è già pronto e, assieme a questo, il sacco con la "roba" (non pensate male) per ogni evenienza... Osservo la giornata, osservo lo zaino, mi preparo il caffè e riosservo la "roba"...
Oggi caschetto, imbrago, moschettoni e quant'altro mi sembrano perfettamente inutili...
Decido di lasciar perdere completamente questa ipotesi, recupero velocemente gli scarponi pesanti, le ghette, i ramponi, le ciaspole, espleto le formalità mattutine e parto a scheggia da Milano...
Arrivato in Alta Brianza, il benvenuto datomi dalle montagne è addirittura unico...
Un panorama che conosco benissimo, ormai, ma sempre nuovo...
Anche le cime più basse sono bianche di neve, tanta, si vede che è fresca...
Mi ispira un bel giro del Resegone... Ma anche il Moregallo... Perché non salire sul Corno Orientale... Magari di nuovo al Cornizzolo...
Poi, però, la visione fulmimante, quasi quanto un innamoramento a prima vista, è tutta per il Monte San Primo... Complice un cielo terso, sento distintamente la più alta elevazione del Triangolo Lariano che mi dice "sali, vieni da me..."... Un richiamo così non può che sortire lo stesso effetto che può avere su un marinaio l'incontro con una sirena... Soprattutto se la sirena si lascia vedere da un bordello di Amburgo ad un marinaio imbarcato senza sosta da sei mesi, durante i quali ha visto solo acqua e compagni...
La macchina gira da sola, ormai sono in piena trance, non mi rendo conto di passare Pusiano, Canzo ed Asso, mi rendo conto solo che sto salendo da Sormano verso la Colma...
Alla Colma solo due auto parcheggiate...
Osservo cime e cimotti che ben conosco...
A sinistra potrei andare per cresta al Palanzone...
A destra, dopo una lunga passeggiata nel bosco, per cresta al Monte San Primo...
Ovviamente, tanto per non venir meno al mio terzo nome di "Ravanator", decido di andare al San Primo..
Ma cosa posso fare per rendere più piccante la passeggiata?
Trovo subito un qualcosa...
Decido di andare solo in scarponi, senza ciaspole, così da dover fare più fatica sulla neve fresca, aprirmi la strada (giuro solennemente di non usare le tracce né dei ciaspolatori, né degli scialpinisti...)
Infilo le ghette, preparo i bastoncini, controllo lo zaino, parto...
Per un'ora e mezzo il sentiero nel bosco sembra una sorta di viaggio in un percorso incantato...
I rami degli alberi, colmi di neve fresca, sono chinati sul sentiero, quasi a formare una sorta di pergolato, una specie di invitante tunnel verso le meraviglie del San Primo...
Il contrasto tra il candore niveo della farina bianca ed il blu del cielo non mi permette di dare occhiate all'orologio... Mi rendo conto solo dopo, arrivato all'altezza dell'Alpe Spessola, che il tempo passa (del resto, il tratto è lungo anche d'estate...).
Dall'Alpe Spessola devo risalire all'Alpe di Terra Biotta, che vedo lassù, quasi completamente immersa nella neve fresca... Riesco a risalire abbastanza bene, non affondo troppo nella neve... Ma il bello deve ancora venire...
Dall'Alpe di Terra Biotta, per andare al San Primo, bisogna traversare in quota un entusiasmante saliscendi di quattro-cinque panettoni che formano la cresta del San Primo stesso... Il percorso è lungo, molto lungo...
Se, poi, a questo si aggiunge che dall'Alpe in poi la neve diventa farinosa e che si sprofonda fino a metà coscia un passo ogni tre, beh... Si capirà che la difficoltà aumenta... Difficoltà nel senso di "fatica", poiché difficoltà tecniche non ce ne sono...
Ravano per un'altra ora e mezzo, affondando nella neve a volte fino alla pancia, maledicendo tutto e tutti a più riprese per tirarmi fuori... Ma con gli occhi pieni delle bellezze che potevo osservare attorno a me...
Ad ogni passo una visuale nuova sul Lario e sulla sua corona di Monti... Voltandomi, le Orobie, il Resegone, le Grigne... E ancora il Legnone, maestoso...
Davanti a me, una sorta di avvincente "gara" a chi spunta prima tra i 4000 svizzeri e, finalmente, sua maestà il Monte Rosa con, a destra, quasi timida, la cuspide del Cervino... Sulla sua sinistra, sullo sfondo, la mole piramidale del Monviso...
Arrivo in vetta, vengo osservato quasi come un pazzo per essere salito con gli scarponi e senza ciaspole o sci...
Mi fumo la sigaretta di vetta, faccio foto e osservo allegro come un bimbo...
Noto una persona, più anziana di me, che mi dice di essere salito anche lui, ahilui, in scarponi... Mi chiede se può tornare con me...
"Ma certo... Dov'è il problema...?"
"Sai, sono stanco... Tu torni giù per il sentiero a mezza costa, vero? Non ce la faccio a rifarmi le creste..."
Ok, il dado è tratto...
Scendiamo, osservo il sentierone-quasi carrareccia che d'estate permette tranquillamente anche alle MTB di salire al San Primo... Faccio due calcoli sul tipo di neve e vedo che si può passare... A patto di essere "rapidi", il rischio valanghe c'è tutto...
Osservo lo sguardo quasi preoccupato del signore e gli dico "Dai, vieni, traccio io.."
Speravo, in cuor mio, che mi avrebbe dato un minimo di cambio...
Invece, per un'ora e mezzo, ho dovuto tracciare nella neve fresca fino alla cintola... In ogni caso, arriviamo, non senza qualche parolina, vicino all'Alpe Spessola...
Noto che il tipo è, però, un po' sul negativo...
"Non arriveremo mai col chiaro..."
"Non ce la faremo mai"
"Sono troppo stanco.."
"Non vengo più sul San Primo..."
Alla quarta gufata, mi volto e, visto che si era fermato su un punto un po' troppo "valanghivo", lo invito cortesemente, alla veneta, a muoversi ad a piantarla di fare la Cassandra...
Lo vedo strabuzzare un po' gli occhi alla mia serie di bestemmioni tipici del veneto d.o.c...
Riesco a farlo muovere... Arriviamo all'Alpe di Terra Biotta, dobbiamo ancora scendere... Nel frattempo, il cielo si è fatto grigio, plumbeo, sembra debba nevicare e molto...
Si lamenta...
Lo mando calorosamente a quel paese e, sempre con richiami in cui le figure care alla religione non mancano, lo faccio scendere...
Arrivati all'Alpe Spessola, la montagna, come al solito pronta a ripagare chi la ama, fa sparire le nuvole e ci regala un tramonto con colori che nessuna penna riuscirà mai a descrivere...
Bisogna, però, attraversare ancora una piccola risalitina, poi è piano fino alla Colma...
Si lamenta ancora e se ne viene fuori ancora con una delle sue gufate... Parte una terza salva di bestemmioni tipici delle tradizioni veneta ed alpina...
Solo allora, resosi conto del tutto, accelera e, mezz'oretta dopo, tenta timidamente di mettersi a cantare... Lo brutalizzo, subito, spiegandogli che in montagna amo il silenzio... Ovviamente, stanco pure io, per "invitarlo cortesemente a muovere le gambe", mi fuoriescono altre forme verbali non proprio da scuola per educande...
Se ne sta buono per qualche minuto, poi, tra un panorama fantastico e l'altro, mi si avvicina e mi dice "guarda che ho capito perché mi hai ripreso così.. Se tu non mi avessi dato la sveglia, non mi sarei mosso... E non ti preoccupare per le parolacce e le bestemmie, ti do io l'assoluzione"...
Ridendo, visto che non avevo capito l'allusione, rispondo che lo ringrazio ma, non frequentando i sacramenti, mi sarei riservato di fare un conto unico con l'Altissimo una volta tirate le cuoia...
Lo vedo ridere..
Solo allora il buon simpaticone si svela e mi dice...
"Cerca di capirmi... Sono un religioso..."
Al che tutta la parte restante della mia pazienza se n'è andata a farsi benedire e me ne sono venuto fuori con un "e dovevo immaginarlo che anche oggi, con una natura così fantastica, l'unico corvaccio nero della zona me lo dovevo beccare io..."
Pacche sulla spalla, tra risate e prese in giro, arriviamo alla Colma di Sormano ridendo, allegri come pasque...
Il buon religioso vorrebbe ringraziarmi in modo tangibile per la mia "disponibilità"... Purtroppo per lui (anzi, per sua fortuna), il bar-ristorante è chiuso e mi posso permettere di fare bella figura...
"Senti, corvaccio, facciamo così: pensa un po' a quanto può bere un veneto... Appena arrivi a casa fai una sana donazione pari a quello che ci saremmo bevuti... Però la donazione falla a qualche onlus o all'AIRC.... Non dare soldi alla Chiesa che mi verrebbero i vermi..."
Il buon religioso riscoppia a ridere, ci salutiamo, sperando in un arrivederci a presto per le montagne...

Il viaggio di ritorno, peraltro, è andato abbastanza bene, a parte un po' di caos in zona Monza (strano, vero?)...

Però...

io non credo alla sfiga...

Cioè...

Non vorrei crederci...

Ma mi spiegate come mai, dopo questo incontro, me ne parto al venerdì per farmi una tre giorni con la mia compagna nel Veneto... E porca quella zozza appena arrivati a Jesolo veniamo colpiti da febbre ed influenza???

E' anche per questo motivo che scrivo solo oggi...

Io non sono superstizioso... Però la prossima volta mi fermo a qualche santuario a farmi dare una benedizione... Generalmente i religiosi non portano sfiga (si dice...)... Ma non si sa mai, melium abundare...

In ogni caso, a parte l'incontro (almeno me l'avesse detto prima, avrei moderato il mio linguaggio), non mi posso lamentare... E non mi lamento nemmeno dell'incontro... Mi sono divertito...

Ed oggi, che, passata la febbre, tornato a Milano, mi è consentito riguardarmi le foto, posso solo ringraziare la Montagna che, come al solito, mi ha fatto dono di un'ulteriore giornata da ricordare... Una giornata piena dal punto di vista fisico (una ravanata paurosa su neve fresca), dal punto di vista estetico (panorami incredibili) e dal punto di vista personale... Perché ogni nuovo incontro con persone che amano la Montagna è sempre un arricchimento...

Vi saluto e vado a comperarmi un paio di amuleti antisfiga...

Buone Montagne a tutti




mercoledì 3 dicembre 2008

ALLE ORIGINI DEI BRADIPI DI MONTAGNA: LA FERRATA CRENCH

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La ferrata Crench a Punta Pelada e Cima Crench, 26 GENNAIO 2008


Era ormai un po' di tempo che lo zoccolo originario dei Bradipi di Montagna si trovava sul forum di www.vieferrate.it a parlare, immaginare, proporre, pianificare... Alcuni, in verità, si erano già ritrovati, singolarmente, in altre occasioni... Ma la prima vera uscita "ufficiale" dei Bradipi di Montagna risale al 26 gennaio 2008.
Meta scelta per l'escursione doveva essere una cima abbastanza bassa di altitudine, magari con una ferratina e non troppo dislivello, tanto per permettere ai Bradipi di sgranchire ossa e muscoli dopo la pausa natalizia...
La scelta cadde, fortunatamente, su una ferrata di recente allestimento, la ferrata Crench a Punta Pelada e Cima Crench, cimotto a picco sul Lago di Idro...

E' mattino, il freddo pizzica e non poco... La macchina mi porta da sola, dato il mio stato comatoso, da Milano all'uscita di Brescia Est, dove mi aspettano i Bradipi Danbear, Ale74 e Fede94 (figlio di Ale74)... Abbracci e strette di mano, poi partenza, con calma, onde evitare di lasciare soldi alle solertissime pattuglie di vigili urbani e/o altri tutori dell'ordine, sempre molto presenti sulle strade che portano da Brescia Est verso il Garda o verso la Valsabbia (il bradipo Danbear è un conoscitore speciale della questione)...
Con calma, ma frementi, come sempre accade per le gite, arriviamo abbastanza velocemente a Idro, proseguiamo per la frazione di Crone e, senza sbagliare nulla, giungiamo - seguendo fedelmente le relazioni - al parcheggio da dove parte il sentiero, recentemente tracciato, che porta alla palestra di roccia ed alla ferrata...
E' qui che facciamo conoscenza con Claudione, Antico 43, partito non riusciamo ad immaginare a che ora da sotto il Pasubio per essere presente all'incontro... Il dubbio ci viene fugato dall'Antico stesso che, tra l'ilarità generale, ci comunica di essersi preso la soddisfazione di alzarsi al buio ed andare a svegliare il gallo del vicino pollaio, lasciandolo parecchio contrariato...
Tra una risata e l'altra, tra chiacchiere degne della migliore tradizione del comarò alpinistico-escursionistico, partiamo lungo il breve sentierino che in una ventina di minuti ci deposita all'attacco della ferrata...
Imbragati, messo il caschetto, partiamo solennemente, allegri e nel contempo seri, immersi nella nostra parte di novelli Sir Edmund Hillary, pronti ad affrontare il ben 400 metri di dislivello che ci separano dalla cima principale, cima Crench...
La ferrata è, in sintesi, composta da una successione di pilastrini collegati da tratti di quasi sentiero molto franosi... Ben attrezzata con cavi e qualche piolo nei due-tre punti un po' più "pepatelli", la ferrata ha uno sviluppo di circa 350 metri su un dislivello di 200...
Tra una ravanata e l'altra, richiami reciproci per i sassi che cadono, amene prese in giro per chi si attacca al cavo e chi si attacca a tutto quello che trova, superiamo anche l'ultimo tratto "serio" della ferrata e ci ritroviamo vicino alla croce di Punta Pelada a godere di un panorama mozzafiato sul Lago d'Idro... Foto di vetta, strette di mano e sguardi soddisfatti che nemmeno Messner dopo il quattordicesimo ottomila...
Del resto, il buon Reinhold avrà anche scalato tutti gli Ottomila, ma non ha mai arrampicato con i Bradipi... Non per nulla si è rinchiuso nei suoi manieri sudtirolesi... Cerca un senso alla vita privo del conforto della Parola e del Verbo dei Bradipi...
Dalla cima di Punta Pelada un sentierino, all'inizio un po' esposto, porta in breve ad una selletta da dove si può o tornare direttamente alla base o salire a Cima Crench con altri 150 metri di dislivello abbastanza rapidi e ripidi (soprattutto per chi ha ancora in corpo stragi di animali e scorrerie tra panettoni ed altre prelibatezze delle festività).
Ed è qui che Claudio-Antico43 si merita sul campo la denominazione di Bradipo 4X4, partendo con una progressione che lascia sul campo gli altri bradipi ansimanti...
Per fortuna la vetta non è distante e ci possiamo ricompattare per la visita ad una postazione bellica e per ammirare il grande panorama che si gode verso i Monti Triumplini e via via fino alla Dolomiti di Brenta sullo sfondo...
Il sottoscritto, per guadagnarsi una foto da parte di Danbear all'interno di una piccola galleria di guerra, abbastanza bassa, riesce ad inaugurare il caschetto nuovo color grigio-tamarro metallizzato con una craniata fantozziana contro la volta della galleria stessa...
La discesa è quasi un pro-forma, allegro, in pieno stile bradipesco... Discesa tranquilla, con lazzi e prese in giro a ripetizione, gara di chi scivola meglio ovunque si possa scivolare, fino al rientro all'automobile...
Qui, dopo il dovuto cambio di abbigliamento e di scarpe, si presenta il classico enigma di ogni incontro bradipesco... Dove si va a bere birra???
Il centro di Idro sembra una città-fantasma del Far West... Tutto chiuso...
Una persona ci nota e, da una finestra, ci fa cenno di aspettare... Poco dopo, una brava signora, impietosita, scende ad aprire un bar-bettola, peraltro carino e ben fornito di birra...
la birra, in realtà, l'abbiamo bevuta io, Ale ed Antico... Fede94 ha ordinato - data l'età - qualcosa di analcoolico, mentre Daniele-Danbear, devoto alla sua religione dell'Infuso Supremo, per compagnia si fa preparare un The...
Dovete sapere che il Dan è un fanatico e pericoloso monomaniaco del The verde... Usa miscele fantastiche costosissime, secondo me le stesse che buona parte dei giovani si fuma in rotoli cartacei chiamati colloquialmente "canne"... Da voci di corridoio pare, addirittura, che la miscela usata da Danbear sia vietata dal CIO e paragonata al doping... Ma sono solo illazioni...
Complici le birre, comunque, le lingue si sciolgono... Tra le mille cavolate e storielle raccontate in tutto sommato poco tempo, possiamo riassumere - comunque - il Bradipo.pensiero in alcuni semplici postulati:
si va in montagna con calma, riservandosi di correre solo quando serve...
non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, andiamo in montagna per divertirci...
il motto dei Bradipi è lo Slow-Climbing, ovvero il salire con calma e gustandosi i passaggi ed i paesaggi... Così come lo Slow-Food si contrappone al Fast Food, lo Slow Climbing si oppone alla concezione della Montagna vissuta in fretta e senza rendersi conto di dove ci si trova...
Regole mai scritte, perché i bradipi non hanno né avranno mai uno Statuto...
La loro Ragione Sociale è l'amore per la montagna ed il loro Statuto si limita ai requisiti richiesti, ovvero l'amore per la Montagna a 4 stagioni ed in tutti i modi...

Ed è stato così, con una montagnola alta nemmeno ottocento metri ma con panorami davvero esaltanti che, in una fredda domenica invernale, è nato ufficialmente il Club dei Bradipi di Montagna...Un Club senza incontri fissi e senza alcun obbligo... Un gruppo di persone che hanno il piacere di incontrarsii quando è possibile per scambiare le proprie esperienze, discutere e socializzare in modo molto gioviale, possibilmente mentre si cammina su un bel sentiero, ci si tira su per i cavi di una ferrata, si ravana ad arrampicare su una qualche parete o mentre si calzano ciaspole o sci...

Il loro saluto, che poi è quello che lascio a chi mi legge, è e sarà sempre lo stesso:

Buone Montagne