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Cima Capi e Gallerie di Cima Rocca Venerdì 24 Aprile 2009
(di Ric54/Riccardo)
Cima Capi e Gallerie di Cima Rocca Venerdì 24 Aprile 2009
(di Ric54/Riccardo)
Venerdi 24 aprile , vuoi per l’insonnia vuoi per la voglia di fare un giro in montagna, alle 3.30 sono sul balcone di casa a scrutare il cielo
Non è per niente bello, però non piove! Alle 4.30 sono seduto in macchina e con grande ottimismo prendo la direzione di Riva del Garda, destinazione Cima Capi. Poco dopo Brescia comincia a piovere ma non mi lascio impressionare e continuo ;arrivato a Salò piove decisamente bene ma decido di continuare lo stesso, al massimo resterò chiuso in macchina un paio d’ore e poi tornerò a casa, ma per principio non prima di mezzogiorno.
Invece, man mano che mi avvicino a Riva, il cielo si schiarisce, ormai è l’alba,l e nuvole scompaiono e arrivato a Riva prendo per Biacesa. Alle 6.30 parcheggio vicino al piccolo parco giochi, nel centro del paese, mi cambio, faccio colazione e alle sette sono in cammino verso Cima Capi.
La temperatura è fresca (6 gradi) ma poi fa capolino il sole e la giornata - partita malissimo - diventa semplicemente meravigliosa. Comincio col prendere il sentiero 470 (detto Senter del Bech) che mi porterà dolcemente e con parecchi saliscendi all’attacco della ferrata F. Susatti; questo primo pezzo è un buon riscaldamento per un “diesel” come me.
Numerosi sono i balconcini che danno sia sul lago che su Biacesa e già si vedono le prime trincee e postazioni scavate nella roccia, obbligandomi a fare un sacco di fotografie. Il sole che si riflette sul lago mi offre un panorama mozzafiato, ho camminato per un’ora e mezza fino all’attacco della ferrata e non me ne sono reso conto.
Armato di tutto punto, incomincio la ferrata che non è mai troppo impegnativa, tutti i vari passaggi scorrono via bene, forse in due punti bisogna stare più attenti ma nulla di difficilissimo. Ci metto un’ora a fare la ferrata, con tanto di soste per ammirare quello che mi circonda e, arrivato in cima, firmo il libro di vetta con un certo orgoglio e molta soddisfazione.
Qui mi concedo mezz’ora di pausa per mangiare qualcosa e per fare due telefonate, una a casa per dire che tutto va bene e l’altra a Fedipos che tra una serie di delicati convenevoli, quali : “che cazzo fai di venerdi a Cima Capi?” e “sei un bastardo che non mi chiede la consulenza!” mi dà qualche prezioso consiglio per il ritorno.
Da buon boy-scout ho sempre il coltellino, l’accendino e la pila e quest’ultima è indispensabile per fare le gallerie e i vari camminamenti della prima guerra mondiale. La Grande Guerra. L’idea mi affascina e cosi, lasciandomi Cima Capi alle spalle, comincio a scendere lungo il crinale e, poco dopo aver oltrepassato il piccolo spiazzo che serve da punto di atterraggio per gli elicotteri, il sentiero comincia di nuovo a salire e si arriva a un bivio; seguendo le dritte di Filippo prendo a destra per il sentiero 405 lasciando a sinistra una trincea di cemento che è l’inizio del sentiero attrezzato M. Foletti, sentiero 460, che porta al rifugio, alla chiesetta ed a Biacesa.
Il sentiero 405 non è altro che l’inizio dell’anello intorno a Cima Rocca: il sentiero è attrezzato ed è molto panoramico, ci sono bei strapiombi, però sempre fatti in tutta sicurezza, il cavo d’acciaio non manca mai e nei punti più brutti ci sono scalini in ferro; si continua anche qui con saliscendi fino ad arrivare dopo una salita a Bocca Pasumer. Altro bivio: a destra si scende e si va in direzione di Riva del Garda; a sinistra, invece, si prende il sentiero 471 che porta alle gallerie e ai vari camminamenti della guerra.
Qui si cammina spesso in cresta e molte volte all’interno delle trincee fino ad arrivare quasi a dieci minuti dalla vetta, tramite un sentierino che si stacca dal 471, continuando si arriva invece all’inizio delle gallerie. Un cartello indica le precauzioni da prendere e da un’ ora per il tempo di percorrenza; cambio le batterie e parto per questa nuova esperienza.
La solitudine che mi accompagna per questi tunnel bui e umidi in un primo tempo mi angoscia un’pò, ma poi lascia il posto alla curiosità e alla immaginazione e quasi sono contento di essere solo e di lasciarmi invadere da queste emozioni e dalle sensazioni che questi resti storici riescono a darmi. Cantando in un coro alpino, canto spesso le storie e le battaglie della Grande Guerra e oggi mi trovo praticamente a casa del “nemico”, quello con cui i nostri nonni e bisnonni hanno combattuto; è una sensazione molto strana quella che mi prende, vengono a galla nella mia mente un mucchio di sentimenti e di emozioni ma su tutto prevale una cosa: il rispetto! Rispetto per quei poveri soldati che quasi cento anni fa popolavano queste gallerie come tante formichine, rispetto per i vinti come per i vincitori in quanto secondo me perdenti tutti e due. Ho imparato di più oggi, in un’ora di gallerie che leggendo i libri di storia a scuola pieni di nomi e di date.
Dentro e fuori dai tunnel e dalle botole e di nuovo alla luce del sole con Cima Capi di nuovo ben visibile, ho quasi completato l’anello intorno a Cima Rocca e comincio a scendere sempre con sentiero attrezzato verso la chiesetta di S. Giovanni (nel frattempo trovo un altro libro di vetta o di discesa, dipende da che parte si arriva).
Dalla chiesetta si è a due passi dal rifugio, ma non ho voglia di vedere nessuno, ho ancora la testa nelle gallerie e quindi prendo il sentiero attrezzato delle Laste che mi riporta a Biacesa in un’ora l’alternativa era il sentiero classico in 50 minuti. Praticamente, oltre alla ferrata , ho sempre camminato su sentieri attrezzati e devo dire tutti ben tenuti: quello delle Laste sembrava seminuovo talmente era perfetto.
Alle ore 12.30 sono alla macchina, il sole non mi ha mai abbandonato l’escursione è stata fantastica, le gambe hanno fatto il loro dovere e lo spirito è alle stelle! Consiglio questa escursione ai principianti (accompagnati) e a tutti per la bellezza dei luoghi e dei panorami nonché per l’interesse storico. Una pagina di storia che è bene non dimenticare mai.
Non è per niente bello, però non piove! Alle 4.30 sono seduto in macchina e con grande ottimismo prendo la direzione di Riva del Garda, destinazione Cima Capi. Poco dopo Brescia comincia a piovere ma non mi lascio impressionare e continuo ;arrivato a Salò piove decisamente bene ma decido di continuare lo stesso, al massimo resterò chiuso in macchina un paio d’ore e poi tornerò a casa, ma per principio non prima di mezzogiorno.
Invece, man mano che mi avvicino a Riva, il cielo si schiarisce, ormai è l’alba,l e nuvole scompaiono e arrivato a Riva prendo per Biacesa. Alle 6.30 parcheggio vicino al piccolo parco giochi, nel centro del paese, mi cambio, faccio colazione e alle sette sono in cammino verso Cima Capi.
La temperatura è fresca (6 gradi) ma poi fa capolino il sole e la giornata - partita malissimo - diventa semplicemente meravigliosa. Comincio col prendere il sentiero 470 (detto Senter del Bech) che mi porterà dolcemente e con parecchi saliscendi all’attacco della ferrata F. Susatti; questo primo pezzo è un buon riscaldamento per un “diesel” come me.
Numerosi sono i balconcini che danno sia sul lago che su Biacesa e già si vedono le prime trincee e postazioni scavate nella roccia, obbligandomi a fare un sacco di fotografie. Il sole che si riflette sul lago mi offre un panorama mozzafiato, ho camminato per un’ora e mezza fino all’attacco della ferrata e non me ne sono reso conto.
Armato di tutto punto, incomincio la ferrata che non è mai troppo impegnativa, tutti i vari passaggi scorrono via bene, forse in due punti bisogna stare più attenti ma nulla di difficilissimo. Ci metto un’ora a fare la ferrata, con tanto di soste per ammirare quello che mi circonda e, arrivato in cima, firmo il libro di vetta con un certo orgoglio e molta soddisfazione.
Qui mi concedo mezz’ora di pausa per mangiare qualcosa e per fare due telefonate, una a casa per dire che tutto va bene e l’altra a Fedipos che tra una serie di delicati convenevoli, quali : “che cazzo fai di venerdi a Cima Capi?” e “sei un bastardo che non mi chiede la consulenza!” mi dà qualche prezioso consiglio per il ritorno.
Da buon boy-scout ho sempre il coltellino, l’accendino e la pila e quest’ultima è indispensabile per fare le gallerie e i vari camminamenti della prima guerra mondiale. La Grande Guerra. L’idea mi affascina e cosi, lasciandomi Cima Capi alle spalle, comincio a scendere lungo il crinale e, poco dopo aver oltrepassato il piccolo spiazzo che serve da punto di atterraggio per gli elicotteri, il sentiero comincia di nuovo a salire e si arriva a un bivio; seguendo le dritte di Filippo prendo a destra per il sentiero 405 lasciando a sinistra una trincea di cemento che è l’inizio del sentiero attrezzato M. Foletti, sentiero 460, che porta al rifugio, alla chiesetta ed a Biacesa.
Il sentiero 405 non è altro che l’inizio dell’anello intorno a Cima Rocca: il sentiero è attrezzato ed è molto panoramico, ci sono bei strapiombi, però sempre fatti in tutta sicurezza, il cavo d’acciaio non manca mai e nei punti più brutti ci sono scalini in ferro; si continua anche qui con saliscendi fino ad arrivare dopo una salita a Bocca Pasumer. Altro bivio: a destra si scende e si va in direzione di Riva del Garda; a sinistra, invece, si prende il sentiero 471 che porta alle gallerie e ai vari camminamenti della guerra.
Qui si cammina spesso in cresta e molte volte all’interno delle trincee fino ad arrivare quasi a dieci minuti dalla vetta, tramite un sentierino che si stacca dal 471, continuando si arriva invece all’inizio delle gallerie. Un cartello indica le precauzioni da prendere e da un’ ora per il tempo di percorrenza; cambio le batterie e parto per questa nuova esperienza.
La solitudine che mi accompagna per questi tunnel bui e umidi in un primo tempo mi angoscia un’pò, ma poi lascia il posto alla curiosità e alla immaginazione e quasi sono contento di essere solo e di lasciarmi invadere da queste emozioni e dalle sensazioni che questi resti storici riescono a darmi. Cantando in un coro alpino, canto spesso le storie e le battaglie della Grande Guerra e oggi mi trovo praticamente a casa del “nemico”, quello con cui i nostri nonni e bisnonni hanno combattuto; è una sensazione molto strana quella che mi prende, vengono a galla nella mia mente un mucchio di sentimenti e di emozioni ma su tutto prevale una cosa: il rispetto! Rispetto per quei poveri soldati che quasi cento anni fa popolavano queste gallerie come tante formichine, rispetto per i vinti come per i vincitori in quanto secondo me perdenti tutti e due. Ho imparato di più oggi, in un’ora di gallerie che leggendo i libri di storia a scuola pieni di nomi e di date.
Dentro e fuori dai tunnel e dalle botole e di nuovo alla luce del sole con Cima Capi di nuovo ben visibile, ho quasi completato l’anello intorno a Cima Rocca e comincio a scendere sempre con sentiero attrezzato verso la chiesetta di S. Giovanni (nel frattempo trovo un altro libro di vetta o di discesa, dipende da che parte si arriva).
Dalla chiesetta si è a due passi dal rifugio, ma non ho voglia di vedere nessuno, ho ancora la testa nelle gallerie e quindi prendo il sentiero attrezzato delle Laste che mi riporta a Biacesa in un’ora l’alternativa era il sentiero classico in 50 minuti. Praticamente, oltre alla ferrata , ho sempre camminato su sentieri attrezzati e devo dire tutti ben tenuti: quello delle Laste sembrava seminuovo talmente era perfetto.
Alle ore 12.30 sono alla macchina, il sole non mi ha mai abbandonato l’escursione è stata fantastica, le gambe hanno fatto il loro dovere e lo spirito è alle stelle! Consiglio questa escursione ai principianti (accompagnati) e a tutti per la bellezza dei luoghi e dei panorami nonché per l’interesse storico. Una pagina di storia che è bene non dimenticare mai.
Bellissimo-è un po di tempo che non la rifaccio ma le sensazioni che hai descritto sono ancora fresche dentro me.
RispondiEliminaCi tornerò presto-mi hai fatto tornare la voglia!
Grazie.
Bellissimi sentieri entrambi. Ho percorso la ferrata di Cima Capi qualche tempo fa in una splendida giornata di sole, con i ragazzi di GardaTrekking
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