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Zucco dell'Angelone
Via Condorpass
(Don A. Butturini, F. Secchi, P. Corti, S. Bolis, 1978)
V+ (V obbl.) 220 m
17.02.2010
Via Condorpass
(Don A. Butturini, F. Secchi, P. Corti, S. Bolis, 1978)
V+ (V obbl.) 220 m
17.02.2010
Nonostante le "bizze del tempo primaverile" (che altro non è che una piacevole perifrasi per non dover scrivere "'sto tempo di merda"), sabato sono riuscito a tornare a mettere le mani sulla roccia.
La settimana scorsa avevo ricominciato a provare il ginocchio, dopo la paura per il legamento di circa un mese fa, al Raduno in Medale id PlanetMountain. Il giro in Val Codera mi aveva ricaricato anche di fiducia, oltre che di bellezze che riempiono gli occhi.
Venerdì sera mi stavo preparando mentalmente ad andare a fare un giretto domenica con Velio,. Era da un po' che cercavamo di organizzare una uscita semplice, tanto per mettere un po' le mani sul sano calcare del Lecchese... Mentre mi stavo guardando le relazioni delle vie possibili e mi stavo studiando le eventuali difficoltà, sento squillare il cellulare: mi arriva una telefonata da Luigi: "Hai programmi per domani? Un giretto in Angelone?".
Difficile dire di no... Un giro con lo Slowrun non si rifiuta mai... E' un amico, oltre che un grande alpinista...
Il meteo manda segnali semplicemente schifosi, con Velio stiamo facendo gli scongiuri ma pare proprio che domenica debba fare brutto... In effetti, così poi sarà. Decido comunque di andare a vedere com'è lo stato delle rocce e dell'innevamento, anche se "dal basso" delle strutture dell'Angelone.
Anche in prospettiva di una uscita domenicale, volendo "collaudare" la tenuta del ginocchietto santo in arrampicata, non c'è occasione migliore di poter salire in tutta tranquillità con Luigi...
Decido di cogliere l'occasione al volo, faccio un po' di pianto greco, faccia da cocker bastonato e le solite manfrine tipiche di chi divide la vita con una/un compagna/o, ottengo un permesso speciale dalla mia dolce metà e sabato mattina posso partire per Barzio.
L'appuntamento è al bar della stazione inferiore degli impianti alle otto e venti... Cosa può capitare? Ovviamente che non sento la sveglia e mi accorgo che è ora di alzarsi alle sette e venti.... Rapido sms a Luigi, sotto la doccia stile zombie in tre minuti, evito di prendere il caffè, recupero lo zaino (già pronto) e parto per Barzio... Ometto la cronaca di una risalita della Milano-Lecco-Barzio da denuncia, ma, complice anche l'assenza di traffico, alle otto e trenta sono al Bar...
Pochissimi minuti dopo arriva, in moto, un Luigi estremamente fiducioso nel tempo... Anche lui scende e trova che sia ancora freddino... Decidiamo di farci un caffè in tutta calma, belli comodi... Le pareti sono esposte a Sud-Ovest ed è meglio attendere i benefici raggi del sole (almeno così generalmente scrive chi sa farlo).
Ovviamente, mentre sorseggiamo il caffè, vien subito voglia di "rompere le scatole" agli amici: Luigi chiama subito Daniele, il Crodaiolo. Questi, peraltro, non meno furbo, sapendo delle nostre intenzioni, aveva già deciso di fare la sorpresa: tiene al telefono Luigi, raccontandogli non è dato sapere quali fandonie su una possibile via in Medale o Antimedale (fa male la gamba, la schiena, bla bla bla)... per poi comparire allegro con la faccia da furetto nel piazzale. Ovviamente secondo caffettino in compagnia, con lui c'è anche Saverio (altro personaggio cui molto si deve per la nostra passione) e le chiacchiere non mancano. A completare il gruppo, di lì a breve, con un rapido giro di telefonate, arrivano anche il buon "regiù", il Giuliano Uboldi, con due fidi amici, Antonio e Giuseppe, tre personaggi dotati di carte d'identità che farebbero pensare a tutto meno che a tre ragazzini con la malattia dell'eterno Peter Pan di croda...
Siamo in sette, come i sette nani e, allegri come questi (mancava solo che ci mettessimo a cantare "andiam, andiam, andiamo a rampegàr"), partiamo per lo Zucco dell'Angelone, che si raggiunge in 25-30 minuti di chiacchiere dal parcheggio.
Alla base del quarto sperone, loro cinque (Daniele, Saverio ed il trio LAR - Lescano Anni Ruggenti) decidono di seguire una combinazione che li porterà su Anabasi per fare una bella via di sesto con un po' di 6a, mentre io e Luigi, come ci eravamo accordati, partiamo per la notissima via Condorpass.
Questa è una via storica, aperta nel 1978 da Don Agostino Butturini con i ragazzi del Gruppo Condor ed è ormai una delle vie "storiche" della Valsassina, che ha segnato lo sviluppo dell'arrampicata sportiva sulle placche dell'Angelone. Ci tenevo particolarmente a farla perché, al di là delle difficoltà relativamente "basse" (dal punto di vista dell'arrampicata sportiva moderna), resta comunque uuna via a carattere alpinistico, molto ben attrezzata ma pur sempr lunghetta (220 metri di sviluppo) e varia, logica, atletica e tecnica al punto giusto, anche un po' discontinua. Roccia magnifica, difficoltà di V con alcuni passi di V+, con uno sviluppo di circa 220 m.
La via è andata benissimo fino all'ultimo tiro... Ma andiamo per ordine:
la via inizia subito con un bel diedro di V+ (o 5b per gli amanti della scala "francese"). Luigi sale tranquillo, gustando ogni singolo movimento ed ha ragione, davvero ragione... La roccia dell'Angelone merita, davvero. Arriva in sosta, al di sopra di un masso lievemente strapiombante e mi dà l'ok per salire. Per una volta, decido di lasciar perdere la mia personalissima etica del "vale tutto" e cerco di salire in modo pulito. La testa c'è, ho una gran voglia id riprendere e, studiando i passaggi, fermandomi ad osservare, intuisco i movimenti e... Con mia quasi-sorpresa il diedro è passato e non ho tirato nessun rinvio. Va detto che avevo deciso tra me e me di usare il metodo "psicologico"; ovvero staccare subito i rinvii per non avere la tentazione della mungitura facile...
In sosta, osserviamo il prosieguo della via, abbastanza evidente. Il secondo tirello è poco più di un raccordo, tra il III+ ed il IV-... Lo passiamo in allegria: siamo al sole e la giornata sembra tenere...
Il terzo tirello lo prendiamo in modo strano: Luigi segue dapprima uno spigoletto che poi diventa un po' duretto... Mi chiama e mi dice "ma questo adesso non è quarto, e neanche quinto..."... "Gli dico ".. ma è almeno sesto?" Luigi scrolla la testa e, pensando a me, ritiene opportuno andare a cercare la via originale...
Risaliamo un canalino, ma ci teniamo presumibilmente troppo a sinistra. Raggiungiamo la sosta, ma dopo aver passato alcuni metri merdosi di placca sporca e con fanghiglia. Vabbe', tutto allenamento...
Arrivati all'inizio del quarto tiro, che poi si rivelerà essere assieme al quinto il più bello, l'Angelone mostra tutta la sua bellezza. Placche lievemente appoggiate solcate da lame e fessurine... Una goduria. Luigi parte e lo sento letteralmente godere... "Luca, qui è favolosa!!!": Passa la fessura, la placca con lamone, il diedro e l'altra placca di aderenza. Tocca a me... La fessura è tecnica, assolutamente deliziosa, ma offre tutto quello che deve offrire... Il passaggio dalla fessura alla lama, poi, è semplicemente superbo. Atletico quanto basta, porta abbastanza velocemente ad un diedrino piacevolissimo, superato il quale, per saltini, si raggiunge una placca appoggiata da fare in aderenza... E' da molto che non faccio aderenza di quel tipo ed inizialmente non mi fido... Luigi si limita a mandarmi un "fidati dei piedi e delle scarpette"... Mi alzo, proseguo, godo ed arrivo in sosta.
Il tempo, intanto, comincia a fare le bizze... Siamo a metà via, più o meno... Si alza un po' di vento e mentre le Grigne sono ormai coperte, tutt'intorno si vela di una caligine che promette poco di buono...
Davanti a noi, adesso, una fessura che si chiude, seguita da una sorta di diedrino obliquo che supera un bel saltino, dopo il quale si arriva alla base del notissimo camino "ostico".
La fessura è bella, tecnica e atletica quanto basta. La via presenta motlto V grado, di quello favoloso... Risalgo la fessura provando piacere arrampicatorio vero, mi sposto ed affronto quella sorta di diedro obliquo, rimonto il masso e mi avvicino al camino su terreno ora semplice... Vedo che Luigi ha "allungato" il tiro, andando a sostare sopra il camino e non alla sua base... Bene!!!
Parto e devo subito spaccare non poco... Trovo un paio di appoggi belli unti, sono quelli oblbigatori. L'unto, però, non disturba oltre un certo limite e mi alzo discretamente. Poi, però, non mi accordo di dover uscire a destra, dove ottime lame permettono di uscire con difficoltà di IV+ su ottimi appiglioni. Luigi si mette a ridere e mi dice "scendi un po'"... Ok, "tieni la corda" e, tranquillo, pigramente, mi "calo" di un metro a prendere le lame... La salita è bellissima, tanto che non mi arrabbio nemmeno quando uno spuntoncino merdoso mi penetra nelle costole a sinistra con un dolore davvero lancinante... Il giorno dopo saprò di essermi incrinato una costola, ma fa nulla, è parte del gioco anche quello... Capita agli imbranati. e, come si dice nel Veneto, è un "svejabaùchi" (risvegliaallocchi).
Il tempo, intanto, si mette decisamente al brutto e Luigi, attento, decide di accorpare anche i due tiri seguenti...
Con alcune prime goccioline, di quelle che ancora non bagnano, mi trovo a risalire un paio di placchette e fessurine per nulla banali, con un paio di passaggi che arrivano al V+...
Mi trovo sull'ultima placchetta, quella che adduce alla crestina, davanti ad un passo decisamente ostico... Rileggendo la relazione scopro che avrei dovuto prenderla più a destra per restare sul V, ma tant'è, il tempo stava peggiorando ed avevo fretta, per cui tiro dritto per il V+ abbondante (secondo alcune relazioni) della placchetta fessurata.... Al di sopra, un salto con venature che sembrano di quarzo...
Non riesco a passarlo subito, mi manca un po' di forza, sarà l'ansia della pioggia imminenete... Decido di non tare a badare s sottigliezze e tiro un rinvio, alzandomi quel che basta. A casa, con calma, riguardo alcune delle relazioni in mio possesso e trovo che me ne sarei dovuto restare a destra, su difficoltà di V/V+ e non dritto lungo la fessura, che oppone difficoltà di VI pieno e forse qualcosa di più (AriaDiMontagna lo stima 6a, ovvero VI+... Mi sembra esagerato, ma duro lo era). Poi un passaggino altrettanto ostico, ma con maggior sicurezza, mi mette sull'ultimo saltino, dopo il quale semplici balze mi portano a Luigi, in sosta.
Ci guardiamo in faccia: abbiamo un tratto di sentierino esposto che porta alla crestina finale oppure ad una sana uscita rapida.... Cambio di scarpe e via su roccette, fanghiglia e foglie bagnate... Arrivati ad una sorta di selletta, procediamo e, dopo esserci stretti la mano, facciamo un due più due: la crestina finale di III/IV non ci alletta, considerata la quantità di acqua pronta a scendere... Un sorriso e giù, rapidi e ripidi, per il sentiero di discesa ampiamente segnato che, in breve (con un bel volo di culo da parte mia) porta alla mulattiera che scende da Bobbio e da qui al parcheggio.
Luigi, da buon lecchese, trova persino un ombrellino semidistrutto lasciato lì e lo prende, usandolo, con la scusa di "così lo porto al bidone dei rifiuti"... Ovviamente lo fotografo...
Pochi minuti dopo facciamo il nostro ingresso, ancora imbragati, al bar della stazione di partenza, dove, ancor prima che potessimo ordinare le birre, osserviamo le cateratte del cielo spalancarsi e lasciar scrosciare una bella botta di pioggia...
Ci beviamo la prima e la seconda birretta, allegri e contenti da una parte, preoccupati dall'altra... Gli altri cinque ancora non si vedono... D'accordo che sono tutte vecchie pellacce rotte ad ogni esperienza alpina, che sono ottimi arrampicatori, però... La preoccupazione c'è sempre.
Per fortuna, tutto, alla fine, è andato bene: i nostri amici sono usciti piuttosto "in ritardo" causa acqua e sono scesi, bagnati come pulcini, dopo le tre...
Un'altra esperienza, della quale parlare allegramente e ridendo, è in saccoccia, io ho avuto il mio "battesimo dell'Angelone", ho percorso un itinerario ormai storico ed ho pure evitato la pioggia...
Considerato il tempo di emme di questo fine settimana, non posso essere altro che contento ed inviare a Luigi un ringraziamento enorme, nonché dare a tutti un appuntamento ad una prossima volta, su qualche montagna, a guadagnarci una sana birra finale in allegria!
Possibilmente col bel tempo stabile...
La settimana scorsa avevo ricominciato a provare il ginocchio, dopo la paura per il legamento di circa un mese fa, al Raduno in Medale id PlanetMountain. Il giro in Val Codera mi aveva ricaricato anche di fiducia, oltre che di bellezze che riempiono gli occhi.
Venerdì sera mi stavo preparando mentalmente ad andare a fare un giretto domenica con Velio,. Era da un po' che cercavamo di organizzare una uscita semplice, tanto per mettere un po' le mani sul sano calcare del Lecchese... Mentre mi stavo guardando le relazioni delle vie possibili e mi stavo studiando le eventuali difficoltà, sento squillare il cellulare: mi arriva una telefonata da Luigi: "Hai programmi per domani? Un giretto in Angelone?".
Difficile dire di no... Un giro con lo Slowrun non si rifiuta mai... E' un amico, oltre che un grande alpinista...
Il meteo manda segnali semplicemente schifosi, con Velio stiamo facendo gli scongiuri ma pare proprio che domenica debba fare brutto... In effetti, così poi sarà. Decido comunque di andare a vedere com'è lo stato delle rocce e dell'innevamento, anche se "dal basso" delle strutture dell'Angelone.
Anche in prospettiva di una uscita domenicale, volendo "collaudare" la tenuta del ginocchietto santo in arrampicata, non c'è occasione migliore di poter salire in tutta tranquillità con Luigi...
Decido di cogliere l'occasione al volo, faccio un po' di pianto greco, faccia da cocker bastonato e le solite manfrine tipiche di chi divide la vita con una/un compagna/o, ottengo un permesso speciale dalla mia dolce metà e sabato mattina posso partire per Barzio.
L'appuntamento è al bar della stazione inferiore degli impianti alle otto e venti... Cosa può capitare? Ovviamente che non sento la sveglia e mi accorgo che è ora di alzarsi alle sette e venti.... Rapido sms a Luigi, sotto la doccia stile zombie in tre minuti, evito di prendere il caffè, recupero lo zaino (già pronto) e parto per Barzio... Ometto la cronaca di una risalita della Milano-Lecco-Barzio da denuncia, ma, complice anche l'assenza di traffico, alle otto e trenta sono al Bar...
Pochissimi minuti dopo arriva, in moto, un Luigi estremamente fiducioso nel tempo... Anche lui scende e trova che sia ancora freddino... Decidiamo di farci un caffè in tutta calma, belli comodi... Le pareti sono esposte a Sud-Ovest ed è meglio attendere i benefici raggi del sole (almeno così generalmente scrive chi sa farlo).
Ovviamente, mentre sorseggiamo il caffè, vien subito voglia di "rompere le scatole" agli amici: Luigi chiama subito Daniele, il Crodaiolo. Questi, peraltro, non meno furbo, sapendo delle nostre intenzioni, aveva già deciso di fare la sorpresa: tiene al telefono Luigi, raccontandogli non è dato sapere quali fandonie su una possibile via in Medale o Antimedale (fa male la gamba, la schiena, bla bla bla)... per poi comparire allegro con la faccia da furetto nel piazzale. Ovviamente secondo caffettino in compagnia, con lui c'è anche Saverio (altro personaggio cui molto si deve per la nostra passione) e le chiacchiere non mancano. A completare il gruppo, di lì a breve, con un rapido giro di telefonate, arrivano anche il buon "regiù", il Giuliano Uboldi, con due fidi amici, Antonio e Giuseppe, tre personaggi dotati di carte d'identità che farebbero pensare a tutto meno che a tre ragazzini con la malattia dell'eterno Peter Pan di croda...
Siamo in sette, come i sette nani e, allegri come questi (mancava solo che ci mettessimo a cantare "andiam, andiam, andiamo a rampegàr"), partiamo per lo Zucco dell'Angelone, che si raggiunge in 25-30 minuti di chiacchiere dal parcheggio.
Alla base del quarto sperone, loro cinque (Daniele, Saverio ed il trio LAR - Lescano Anni Ruggenti) decidono di seguire una combinazione che li porterà su Anabasi per fare una bella via di sesto con un po' di 6a, mentre io e Luigi, come ci eravamo accordati, partiamo per la notissima via Condorpass.
Questa è una via storica, aperta nel 1978 da Don Agostino Butturini con i ragazzi del Gruppo Condor ed è ormai una delle vie "storiche" della Valsassina, che ha segnato lo sviluppo dell'arrampicata sportiva sulle placche dell'Angelone. Ci tenevo particolarmente a farla perché, al di là delle difficoltà relativamente "basse" (dal punto di vista dell'arrampicata sportiva moderna), resta comunque uuna via a carattere alpinistico, molto ben attrezzata ma pur sempr lunghetta (220 metri di sviluppo) e varia, logica, atletica e tecnica al punto giusto, anche un po' discontinua. Roccia magnifica, difficoltà di V con alcuni passi di V+, con uno sviluppo di circa 220 m.
La via è andata benissimo fino all'ultimo tiro... Ma andiamo per ordine:
la via inizia subito con un bel diedro di V+ (o 5b per gli amanti della scala "francese"). Luigi sale tranquillo, gustando ogni singolo movimento ed ha ragione, davvero ragione... La roccia dell'Angelone merita, davvero. Arriva in sosta, al di sopra di un masso lievemente strapiombante e mi dà l'ok per salire. Per una volta, decido di lasciar perdere la mia personalissima etica del "vale tutto" e cerco di salire in modo pulito. La testa c'è, ho una gran voglia id riprendere e, studiando i passaggi, fermandomi ad osservare, intuisco i movimenti e... Con mia quasi-sorpresa il diedro è passato e non ho tirato nessun rinvio. Va detto che avevo deciso tra me e me di usare il metodo "psicologico"; ovvero staccare subito i rinvii per non avere la tentazione della mungitura facile...
In sosta, osserviamo il prosieguo della via, abbastanza evidente. Il secondo tirello è poco più di un raccordo, tra il III+ ed il IV-... Lo passiamo in allegria: siamo al sole e la giornata sembra tenere...
Il terzo tirello lo prendiamo in modo strano: Luigi segue dapprima uno spigoletto che poi diventa un po' duretto... Mi chiama e mi dice "ma questo adesso non è quarto, e neanche quinto..."... "Gli dico ".. ma è almeno sesto?" Luigi scrolla la testa e, pensando a me, ritiene opportuno andare a cercare la via originale...
Risaliamo un canalino, ma ci teniamo presumibilmente troppo a sinistra. Raggiungiamo la sosta, ma dopo aver passato alcuni metri merdosi di placca sporca e con fanghiglia. Vabbe', tutto allenamento...
Arrivati all'inizio del quarto tiro, che poi si rivelerà essere assieme al quinto il più bello, l'Angelone mostra tutta la sua bellezza. Placche lievemente appoggiate solcate da lame e fessurine... Una goduria. Luigi parte e lo sento letteralmente godere... "Luca, qui è favolosa!!!": Passa la fessura, la placca con lamone, il diedro e l'altra placca di aderenza. Tocca a me... La fessura è tecnica, assolutamente deliziosa, ma offre tutto quello che deve offrire... Il passaggio dalla fessura alla lama, poi, è semplicemente superbo. Atletico quanto basta, porta abbastanza velocemente ad un diedrino piacevolissimo, superato il quale, per saltini, si raggiunge una placca appoggiata da fare in aderenza... E' da molto che non faccio aderenza di quel tipo ed inizialmente non mi fido... Luigi si limita a mandarmi un "fidati dei piedi e delle scarpette"... Mi alzo, proseguo, godo ed arrivo in sosta.
Il tempo, intanto, comincia a fare le bizze... Siamo a metà via, più o meno... Si alza un po' di vento e mentre le Grigne sono ormai coperte, tutt'intorno si vela di una caligine che promette poco di buono...
Davanti a noi, adesso, una fessura che si chiude, seguita da una sorta di diedrino obliquo che supera un bel saltino, dopo il quale si arriva alla base del notissimo camino "ostico".
La fessura è bella, tecnica e atletica quanto basta. La via presenta motlto V grado, di quello favoloso... Risalgo la fessura provando piacere arrampicatorio vero, mi sposto ed affronto quella sorta di diedro obliquo, rimonto il masso e mi avvicino al camino su terreno ora semplice... Vedo che Luigi ha "allungato" il tiro, andando a sostare sopra il camino e non alla sua base... Bene!!!
Parto e devo subito spaccare non poco... Trovo un paio di appoggi belli unti, sono quelli oblbigatori. L'unto, però, non disturba oltre un certo limite e mi alzo discretamente. Poi, però, non mi accordo di dover uscire a destra, dove ottime lame permettono di uscire con difficoltà di IV+ su ottimi appiglioni. Luigi si mette a ridere e mi dice "scendi un po'"... Ok, "tieni la corda" e, tranquillo, pigramente, mi "calo" di un metro a prendere le lame... La salita è bellissima, tanto che non mi arrabbio nemmeno quando uno spuntoncino merdoso mi penetra nelle costole a sinistra con un dolore davvero lancinante... Il giorno dopo saprò di essermi incrinato una costola, ma fa nulla, è parte del gioco anche quello... Capita agli imbranati. e, come si dice nel Veneto, è un "svejabaùchi" (risvegliaallocchi).
Il tempo, intanto, si mette decisamente al brutto e Luigi, attento, decide di accorpare anche i due tiri seguenti...
Con alcune prime goccioline, di quelle che ancora non bagnano, mi trovo a risalire un paio di placchette e fessurine per nulla banali, con un paio di passaggi che arrivano al V+...
Mi trovo sull'ultima placchetta, quella che adduce alla crestina, davanti ad un passo decisamente ostico... Rileggendo la relazione scopro che avrei dovuto prenderla più a destra per restare sul V, ma tant'è, il tempo stava peggiorando ed avevo fretta, per cui tiro dritto per il V+ abbondante (secondo alcune relazioni) della placchetta fessurata.... Al di sopra, un salto con venature che sembrano di quarzo...
Non riesco a passarlo subito, mi manca un po' di forza, sarà l'ansia della pioggia imminenete... Decido di non tare a badare s sottigliezze e tiro un rinvio, alzandomi quel che basta. A casa, con calma, riguardo alcune delle relazioni in mio possesso e trovo che me ne sarei dovuto restare a destra, su difficoltà di V/V+ e non dritto lungo la fessura, che oppone difficoltà di VI pieno e forse qualcosa di più (AriaDiMontagna lo stima 6a, ovvero VI+... Mi sembra esagerato, ma duro lo era). Poi un passaggino altrettanto ostico, ma con maggior sicurezza, mi mette sull'ultimo saltino, dopo il quale semplici balze mi portano a Luigi, in sosta.
Ci guardiamo in faccia: abbiamo un tratto di sentierino esposto che porta alla crestina finale oppure ad una sana uscita rapida.... Cambio di scarpe e via su roccette, fanghiglia e foglie bagnate... Arrivati ad una sorta di selletta, procediamo e, dopo esserci stretti la mano, facciamo un due più due: la crestina finale di III/IV non ci alletta, considerata la quantità di acqua pronta a scendere... Un sorriso e giù, rapidi e ripidi, per il sentiero di discesa ampiamente segnato che, in breve (con un bel volo di culo da parte mia) porta alla mulattiera che scende da Bobbio e da qui al parcheggio.
Luigi, da buon lecchese, trova persino un ombrellino semidistrutto lasciato lì e lo prende, usandolo, con la scusa di "così lo porto al bidone dei rifiuti"... Ovviamente lo fotografo...
Pochi minuti dopo facciamo il nostro ingresso, ancora imbragati, al bar della stazione di partenza, dove, ancor prima che potessimo ordinare le birre, osserviamo le cateratte del cielo spalancarsi e lasciar scrosciare una bella botta di pioggia...
Ci beviamo la prima e la seconda birretta, allegri e contenti da una parte, preoccupati dall'altra... Gli altri cinque ancora non si vedono... D'accordo che sono tutte vecchie pellacce rotte ad ogni esperienza alpina, che sono ottimi arrampicatori, però... La preoccupazione c'è sempre.
Per fortuna, tutto, alla fine, è andato bene: i nostri amici sono usciti piuttosto "in ritardo" causa acqua e sono scesi, bagnati come pulcini, dopo le tre...
Un'altra esperienza, della quale parlare allegramente e ridendo, è in saccoccia, io ho avuto il mio "battesimo dell'Angelone", ho percorso un itinerario ormai storico ed ho pure evitato la pioggia...
Considerato il tempo di emme di questo fine settimana, non posso essere altro che contento ed inviare a Luigi un ringraziamento enorme, nonché dare a tutti un appuntamento ad una prossima volta, su qualche montagna, a guadagnarci una sana birra finale in allegria!
Possibilmente col bel tempo stabile...
sempre mitico ... anche nei racconti !!!
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