Il Blog dei Bradipi di Montagna

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Buone Montagne a tutti

domenica 11 aprile 2010

LA MALEDIZIONE DEL PIZZO BOGA



Doppio tentativo (e doppia ritirata)
dal Pizzo Boga

Marzo 2010


Esistono montagne che sembrano parlarti o, talvolta, semplicemente avercela con te. Almeno, così ti sembra, anche quando le montagne, per un qualche motivo che non sono in grado di spiegare, non fanno altro che darti i giusti avvertimenti, mandarti moniti precisi... Le montagne spesso ti mettono in guardia e ti riportano sulla terra, a più miti consigli, prima che, per un eccesso di superomismo, tu ti possa far male da solo, salvo poi dar la colpa a qualche "Montagna Assassina"...

Le montagne non sono altro che pietre, lastroni, sassi e vegetazione, che assumono un valore particolare ed un qualche significato che va al di là della fisicità del salirle solo quando subentrano la mente, il cuore ed il "sentire" di chi le sale o semplicemente le osserva... Ciò che sembra essere inanimato e privo di cuore, spietato, spaventoso, diventa spesso un qualcosa di vitale, addirittura familiare, un qualcosa che ti parla, magari con un linguaggio proprio, ma pur sempre tale da poter essere compreso...

E' marzo e, nonostante la mia condizione fisica sia ancora sotto zero per tutta una serie di motivi, essendo riuscito (grazie a Daniele) a salire sulla Cassin al Medale, decido di far finta di non sentire il freddo ancora pungente e la mancanza di sonno, la stanchezza, i chili di troppo e, come se nulla fosse, mi accordo con l'ottimo Davide per andare a "sgranchirmi le gambe"... Optiamo per il Pizzo Boga, una struttura "sorella minore" delle vicine strutture del Medale, cui funge, tra l'altro, da ottima alternativa in caso di eccessivo affollamento.

L'avvicinamento è breve, una ventina di minuti da Laorca, e la struttura presenta alcune vie di stampo "classico", che si sviluppano "a gradoni". Si tratta di una serie di vie alpinistiche, mai troppo e mai troppo poco attrezzate, di grado medio-basso, che si sviluppano su questa peraltro simpatica struttura, la cui particolarità è di essere attraversata da svariate cenge che, se da un lato interrompono (e non poco) la continuità delle salite, dall'altro offrono continue possibilità di fuga semplice verso il canalone di discesa... Non sbagliato, dunque, parlare di piacevoli "arrampichescursioni", in quanto, volendo cercare le soluzioni più facili, si tratta di semplici salti di roccia intervallati da sentierini di collegamento...

Ciononostante, il Pizzo Boga ha sempre esercitato (ed esercita tuttora) un certo fascino sulla mia immaginazione... Le vie sono state aperte secondo una logica ed un gusto "alpinistici" e le firme dei primi apritori sono comunque di prestigio, degne di essere conosciute... Tagliabue, Mozzanica, Guerini... Nomi che hanno fatto la storia dell'arrampicata in queste zone e anche al di fuori...

E' dunque chiaro quali siano stati i motivi che mi hanno spinto, in questo marzo, a far finta di essere allenato e, soprattutto, di non avere alcun fastidio al ginocchio, per andare a visitare queste strutture minori della "Bassa Grigna" come amo definire Medale e vicini...

Il Pizzo Boga ci ha accolto due volte, e per due volte mi ha mostrato il conto...

La prima volta arriviamo in una fredda mattinata in cui la temperatura ci (ma soprattutto mi) rendeva difficile anche respirare... Risaliamo il breve ma fastidioso tratto d'asfalto ripido che, in pochi minuti, ci deposita su un sentierino che sale verso il Pizzo Boga... Il cielo è blu e l'aria "frizzantina" (ovvero faceva un freddo becco). Arriviamo alla base, vediamo indicata da una scritta la R2 Monza, var. dx e decidiamo di salire da lì...

Parte Davide ed il primo tirello, con difficoltà massime di IV, passa tranquillo, forse un po' di IV+, come dice la scritta a vernice...
Poi, vediamo che ci sono differenti vie di salita... Una porterebbe verso sinistra, tenendosi più vicina a quella che abbiamo poi indovinato essere la via originale, mentre una bella linea, ottimamente chiodata, sale diritta sopra a noi, una ventina di metri a destra dell'itinerario originale...

Davide sale, tranquillo. Si arresta un momento su quella sorta di diedro aperto, ben chiodato, osserva e continua. Lo sento arrivare, poi, dopo le solite operazioni, il richiamo tipico: "Quando vuoi!!!".

Parto, più o meno tranquillo. Forse troppo tranquillo...
Salgo. Ha ragione Davide, qui siamo sul V sostenuto... Qualcosina in più, mi vien voglia di dire, ma non azzardo. Spacco, mi alzo, raggiungo il primo e poi il secondo chiodo, che peraltro non tiro. Mi attende ora un movimento un po' delicato, ma decido di affrontarlo in modo "fisico"; di petto... Afferro un'ottima maniglietta, spalmo la scarpetta e... Zac!!! Arriva il temutissimo dolore lancinante al ginocchio, quello che già anni fa aveva sofferto...

Faccio un due più due...

Qui è iniziata male, meglio fare attenzione... Parlo da solo, a bassa voce. Richiamo intanto Davide e gli dico chiaramente che ho sentito fastidio al ginocchio e che sarà il caso di battere in ritirata. Il Pizzo Boga, nel frattempo, mi manda un ulteriore messaggino: "Attento, sei troppo sciolto e non rispetti la montagna come faresti di solito.. Non va bene così..."

Non considero quelle che sembrano essere solo suggestioni ed aspetto Davide. Buttiamo giù una bella doppiona e giù. Faccio scendere Davide per primo, intanto mi faccio una sigaretta (mi rende nervoso dover battere in ritirata con una simile giornata di cielo blu)... Tocca, poi, a me... E' una volgarissima, semplicissima, banalissima e addirittura paradigmatica, buona per un corso, discesa in doppia lievemente in diagonale... Eppure... Eppure la montagna mi ha presentato un conticino... Inizio a scendere e, tranquillo, saranno sì e no venti metri, appoggiati, uso solo il discensore senza mettere un marchand di sicurezza...

Scivolo beatamente e la corda, che era lievemente tesa in diagonale grazie ad un bello spuntone, salta e mi fa pendolare verso destra... Tiro per bene con la destra la corda bloccando il secchiello, ma vado a sbattere in pieno contro... Un favoloso cespuglio di rovi puntutissimi, piazzato a difesa di un ottimo roccione...

Risultato: pieno di spine come il Vil Coyote quando cade addosso ai cactus, più una botta al braccio destro contro lo spuntoncino. Un sette alla maglietta ed uno ai pantaloni... Doppia ammonizione del Pizzo Boga: non sei allenato, sei in sovrappeso, stai male perché non hai riposato e ti metti pure a fare lo sborone idiota che sul facile non usa il marchand di sicurezza? Capisco e, senza dire nemmeno una bestemmia piccola piccola (Davide è osservante e lo rispetto come poche persone al mondo), decido di scendere in arrampicata gli ultimi pochi metri che dividono i rovi dalla base...

Arrivo, mi slego e comincio l'opera di eliminazione delle spine, piccole e fastidiose, operazione peraltro lunga non priva di velate ma comprensibilissime prese per i fondelli da parte di Davide...

La giornata finisce con un ripiegamento tattico da Antonio, al bar partenza funivia ai Piani di Erna. Qui ci rifocilliamo a dovere e Davide provvede a rincuorarmi... Ho l'umore un po' nero, ma siamo amici e sappiamo come prenderci... Il Pizzo Boga, comunque, mi osserva un po' storto...

* * *

Quindici giorni dopo questa "disavventura", sempre senza preparazione e più stanco di prima, decido di andare a chiudere i conti con la via R2 Monza... Altro errore. Non si parte mai con rabbia verso una montagna... Anche se è una cosuccia come il Pizzo Boga, l'approccio dev'essere tutt'altro...

Arriviamo alla base, ma ho sempre un freddo cane, brividi che mi attraversano il corpo... Non riesco a riscaldarmi, mi sento gonfio (in effetti, ho la pancia più gonfia del solito). Decidiamo di seguire la via "canonica" della R2-Monza e saliamo, abbastanza bene, fino all'inizio del diedrozzo che è una delle caratteristiche dei primi 50-60 metri...
Sto per attaccare il diedro e parte la controffensiva della pancia... Mi dà fastidio tutto, sento l'imbrago che mi soffoca, le scarpette che mi fanno male ai piedi (e sì che avevo le Mythos e non le Bat)...

Il Pizzo Boga mi osserva beffardo...

La placca bianca finale sembra osservarmi, come per dire "Beh, lo vedi che oggi sul IV+ ansimi e sbuffi come un mantice, al secondo tirello? E pensi forse di passare qui da me, su questa magnifica placchetta di V??? Fila, cretino, e torna quando avrai ripreso il rispetto che mi si deve... So essere facile solo per chi viene a gustarmi nella giusta disposizione d'animo...".

Altra discesa in doppia, con lo scoramento totale di chi non si sente bene e sente un fastidio al ginocchio, forse foriero di quello che poi mi sarebbe capitato in Medale di lì a qualche tempo... Ma, ancor peggio, con ancora tanto freddo, brividi ed un senso di gonfiore alla pancia...

E' andata bene per Antonio, che ha provveduto a rifocillarci a dovere su a Versasio...

Prima di tornare, dopo aver salutato il gran Davidùn, volgo uno sguardo da distante al Pizzo...

Solo allora, dopo due settimane in cui mi ero rifiutato di fare come il mio solito, cioè di ascoltare le voci che la montagna mi ha sempre inviato in forma di "sensazioni", mi sono reso conto che mi ero avvicinato a quella montagnola senza il minimo rispetto e, contestualmente, senza un vero desiderio di andare a conoscerla...

Non rientra nei miei canoni andare verso una montagna pensando che "in fin dei conti è solo IV+ con un tratto di V, va bene in mancanza d'altro": No, non è da me; se salgo su una montagna, indipendentemente dalla difficoltà, è perché voglio conoscerla, voglio conoscere la storia della montagna e di chi l'ha salita, l'estetica, la difficoltà... Insomma, avvicinarmi con rispetto... Non con sufficienza e noncuranza...

E' per quello che, ora, rileggendo le note scritte a Marzo, mi viene solo da ridere... Non c'è nessuna maledizione del Pizzo Boga. Sono stato io ad automaledirmi, è stata la mia sufficienza, è stato il mio pressapochismo a farmi fare dietrofront in quel modo e per ben due volte.

La montagna mi ha semplicemente mandato gli avvisi e mi ha chiesto null'altro che il mio solito approccio, come per le altre montagne... Invece, da umano, troppo umano quale sono, al solito, è preferibile parlare di una maledizione del Pizzo Boga... No, la maledizione è solo mia, dei miei chili in più e della sopravvalutazione delle mie capacità...

Per fortuna che le montagne "parlano" e - tutto sommato - non ho ancora disimparato del tutto ad ascoltarle...

Tornerò, magari in autunno, a "regolare", con affetto e amor di conoscenza, anche i miei conti in sospeso con le vie del Pizzo Boga. Stavolta, però, ci andrò per Lui e solo per Lui, non come ripiego, guardando alla storia alpinistica ed alla Bellezza e non alle aride cifre dei "gradi" in vista di chissà quale poi risultato...

So già che la prossima volta il Pizzo mi regalerà una favolosa accoppiata di "arrampicherscursioni" tra la R2-Monza e la Gary Hemming... E già non ne vedo l'ora: non sarà la maledizione del Pizzo Boga ad essere sfatata, ma quella della mia sufficienza e della mia supeficialità...
Non esistono montagne maledette. Alpinisti ed appassionati che si comportano in modo sciocco, invece, se ne incontrano sempre e, spesso, anche in noi stessi...














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