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Grigna Meridionale
Torrione del Cinquantenario, Via Normale (IV)
Torre Cecilia, Spigolo Marimonti (IV+)
5 Agosto 2009
Grigna Meridionale
Torrione del Cinquantenario, Via Normale (IV)
Torre Cecilia, Spigolo Marimonti (IV+)
5 Agosto 2009
Ci sono montagne che attraggono per arditezza di forme, bellezza, imponenza... Ognuno ha i propri canoni...
Esistono, poi, montagne che entrano nella tua immaginazione, legandosi strettamente a stati d'animo che passeranno mai.
Mi è capitato per alcune vette dolomitiche, dapprima solo osservate da lontano, con malcelata invidia e grande rispetto, che pure dopo essere state raggiunte non hanno smesso di donarmi un brivido ogniqualvolta potevo ammirarle da vicino.
La stessa cosa mi è capitata con due torrioni, esteticamente belli e accattivanti, della Grignetta, il Torrione del Cinquantenario e la Torre Cecilia.
Il perché richiede un breve excursus, tanto per cercare di far capire i miei stati d'animo a chi mi legge...
Esistono, poi, montagne che entrano nella tua immaginazione, legandosi strettamente a stati d'animo che passeranno mai.
Mi è capitato per alcune vette dolomitiche, dapprima solo osservate da lontano, con malcelata invidia e grande rispetto, che pure dopo essere state raggiunte non hanno smesso di donarmi un brivido ogniqualvolta potevo ammirarle da vicino.
La stessa cosa mi è capitata con due torrioni, esteticamente belli e accattivanti, della Grignetta, il Torrione del Cinquantenario e la Torre Cecilia.
Il perché richiede un breve excursus, tanto per cercare di far capire i miei stati d'animo a chi mi legge...
Circa tre anni fa, mentre stavo ricominciando a frequentare la montagna dopo lunga, lunghissima assenza, come prima vera "passeggiata" optai per la conoscenza della Grignetta, montagna che fino ad allora era stata da me solo sognata...
Andiamo a dormire ai Resinelli, chiacchiero col gestore del "Rifugio" dove mi trovo a dormire, ricevo dalla mia compagna la benedizione per partire la mattina e prestissimo, alle 5 circa di una mattina di settembre, mi avvio verso il Rifugio Porta... Per me è tutto nuovo... Risalgo la Direttissima, arrivo al Canalone di Val Tesa, risalgo al Cecilia, traverso verso il Rosalba per andare a far colazione...
C'è pochissima gente, è prestissimo e mi metto ad osservare un panorama grandioso...
Faccio quattro chiacchiere con il rifugista, il mitico Mauro, mi faccio raccontare di tutto e di più, chiedo lumi sulle montagne come un assetato chiederebbe acqua e poi mi blocco davanti alla bellezza del Cecilia e del Cinquantenario...
Mauro mi spiega che è un po' la palestra di casa per i Lecchesi, che qui si vengono a preparare ed a divertire...
Osservo queste due torri e, un po' sconsolato, penso che non arriverò a calcarle, non tornerò ad arrampicare... Troppo tempo è passato...
Passa il tempo, inizio a tornare ad una forma quasi accettabile, ricomincio addirittura a mettere le mani sulla roccia...
Tramite il Forum di PlanetMountain, poi, faccio conoscenza con alcune persone davvero piacevoli... Una di queste, in particolare, mi ispira la voglia di incontrarla non solo per il suo "passato" glorioso (fa parte dei ragni di Lecco fin da giovanissimo, dove era entrato per essersi fatto tutte le "grandi" arrampicate di Alpi e Prealpi varie), ma, soprattutto, per questioni di empatia su come affrontare le "rinascite", il ritorno alla Montagna per persone che per un certo tempo si erano allontanate per motivi vari che pssono essere la carriera, i figli, il matrimonio...
Luigi, conosciuto con lo pseudonimo di Slowrun, è decisamente persona di altro pianeta in termini di "level", di gradi e di curriculum... Ma ha il pregio di essere persona vera, unico vero requisito che mi spinge a fare conoscenza di una qualsiasi persona. Dopo alcune settimane di tentativi di accordarsi, riusciamo a trovare una giornata da sfruttare.
L'incontro avviene a Ballabio, da dove saliamo, chiacchierando amabilmente, ai Resinelli e da lì su verso il Rosalba, dove andiamo a far colazione.
Vestizione rapida, lasciamo gli zaini e ci dirigiamo all'attacco del Torrione del Cinquantenario. La via è un bel IV grado, famoso soprattutto per la placchetta finale, un piccolo gioiellino... Luigi sale con naturalezza e infonde fiducia e tranquillità. In più. come quasi tutte le persone che frequento, riesce a restare ammaliato ancora da quelle crode anche se ormai le conosce pietruzza per pietruzza.
Passati i primi tirelli di terzo e terzo più della Normale, arriviamo, sorridenti, alla placca finale. Luigi sale allegro, quasi esultando per la bellezza della roccia. Poi mi chiama e si limita a dirmi "sali, è fantastica".
Comincio a salire... La prima sensazione è quella di timore reverenziale e rispetto per una torre ed un passaggio "classici"... Ma la roccia è davvero favolosa...
Risalgo tranquillo la prima parte, fino ad un pulpitino... Qui c'è un passaggio considerato chiave...
La tentazione di azzerare c'è stata, per un nanosecondo, poi - grazie anche al mio solito maledetto orgoglio - mi tiro da solo due improperi e decido di ricordarmi la tecnica...
E' vero, cavolo, è vero... A cercare trovi tutto...
La mano trova un appiglio "giusto", l'altra uno un po' meno ma può bastare, alzo un piede e poi l'altro e parto..
Davvero favolosa... Alzandoci, si trovano sempre - cercandoli - gli appigli risolutori... Pochi, ma netti...
In breve mi trovo sulla cima a scambiarmi foto con Luigi e ad accendermi la sigarettina di vetta, sorridendo.
Una breve doppia e giù, alla selletta.
Il programma prevede, dopo il Cinquantenario, lo Spigolo Marimonti alla Cecilia. Un bel IV con una caratteristica e classicissima fessura di IV+, definita in vari siti un piccolo spauracchio...
Luigi parte e traversa la crestina integralmente, senza aggirarla. Lo seguo e mi trovo ad incasinarmi su un tratto in discesa di sano terzo. Mi viene da ridere, invece di preoccuparmi... Mi sto divertendo un sacco.
Siamo sotto la famosa fessura strapiombante (poco) del Marimonti.
Luigi parte e vedo che anche lì, a cercare, c'è tutto. Mi ricordo che, anni fa, la tecnica l'avevo appresa. Difatti parto, non prendo nemmeno in considerazione l'azzeramento e mi isso su bei maniglioni, giocando di piedi e salendo in due più due il passaggio "chiave". Sì, è chiaramente un IV+ secco, ma ben protetto e basta osservare un attimo... Come diceva Detassis, salire con gli occhi...
Il resto è una linea retta in direzione dello spigolo, tutto tra il III+ e molto IV, so roccia appigliata ed ideale.
Sulla vetta, sorrisi, stretta di mano, cambio di scarpe e giù con le doppie.
Ora, le doppie dal Cecilia sono carognose... Non perché siano difficili, anzi...
Il placcone della normale è appoggiato e le corde si incagliano ogni tre per due...
Ovviamente scendo e passo il mio tempo a liberare le corde e farle scendere...
Poi Luigi scende ridendo, a salti.
Ripetiamo la scena per la seconda doppia, ripromettendoci di non documentare le scene da vita malavitosa fatte per liberare le corde durante le discesa e, arrivati alla selletta, velocemente, raccogliamo le nostre carabattole e ci dirigiamo al Rosalba per la birra.
Qui, purtroppo, c'è la solita ressa, quindi limitiamo la pausa allo stretto indispensabile e voliamo verso le Foppe, sempre chiacchierando amabilmente, anche se la velocità di discesa era piuttosto sostenuta...
Incontriamo alcuni escursionisti che ci chiedono se eravamo noi due "quei due matti sullo spigolo"...
Ridiamo, sè, eravamo noi. Quattro ciacole, un saluto rapido e giù...
Le chiacchiere continuano e continueranno anche dopo, dall'Ercole, per la seconda birra.
Nel primo pomeriggio siamo ambedue pronti ad andare ad occuparci delle rispettive famiglie, allegri e felici.
Io, in modo particolare, strafelice per essere riuscito a salire su due vie che sognavo da tempo senza quasi crederci e per aver conosciuto una persona con la quale ho trovato subito una lingua comune, oltre ad aver trovato un vero alpinista che mi ha regalato la sua guida nelle sue montagne, un vero onore.
Per cui, stavolta, oltre a dire "grazie Grignetta per avermi accolto", aggiungo anche un "grazie Luigi, alla prossima, per aumentare il grado... Come dici tu, però, solo quello alcoolico!!!".
Andiamo a dormire ai Resinelli, chiacchiero col gestore del "Rifugio" dove mi trovo a dormire, ricevo dalla mia compagna la benedizione per partire la mattina e prestissimo, alle 5 circa di una mattina di settembre, mi avvio verso il Rifugio Porta... Per me è tutto nuovo... Risalgo la Direttissima, arrivo al Canalone di Val Tesa, risalgo al Cecilia, traverso verso il Rosalba per andare a far colazione...
C'è pochissima gente, è prestissimo e mi metto ad osservare un panorama grandioso...
Faccio quattro chiacchiere con il rifugista, il mitico Mauro, mi faccio raccontare di tutto e di più, chiedo lumi sulle montagne come un assetato chiederebbe acqua e poi mi blocco davanti alla bellezza del Cecilia e del Cinquantenario...
Mauro mi spiega che è un po' la palestra di casa per i Lecchesi, che qui si vengono a preparare ed a divertire...
Osservo queste due torri e, un po' sconsolato, penso che non arriverò a calcarle, non tornerò ad arrampicare... Troppo tempo è passato...
Passa il tempo, inizio a tornare ad una forma quasi accettabile, ricomincio addirittura a mettere le mani sulla roccia...
Tramite il Forum di PlanetMountain, poi, faccio conoscenza con alcune persone davvero piacevoli... Una di queste, in particolare, mi ispira la voglia di incontrarla non solo per il suo "passato" glorioso (fa parte dei ragni di Lecco fin da giovanissimo, dove era entrato per essersi fatto tutte le "grandi" arrampicate di Alpi e Prealpi varie), ma, soprattutto, per questioni di empatia su come affrontare le "rinascite", il ritorno alla Montagna per persone che per un certo tempo si erano allontanate per motivi vari che pssono essere la carriera, i figli, il matrimonio...
Luigi, conosciuto con lo pseudonimo di Slowrun, è decisamente persona di altro pianeta in termini di "level", di gradi e di curriculum... Ma ha il pregio di essere persona vera, unico vero requisito che mi spinge a fare conoscenza di una qualsiasi persona. Dopo alcune settimane di tentativi di accordarsi, riusciamo a trovare una giornata da sfruttare.
L'incontro avviene a Ballabio, da dove saliamo, chiacchierando amabilmente, ai Resinelli e da lì su verso il Rosalba, dove andiamo a far colazione.
Vestizione rapida, lasciamo gli zaini e ci dirigiamo all'attacco del Torrione del Cinquantenario. La via è un bel IV grado, famoso soprattutto per la placchetta finale, un piccolo gioiellino... Luigi sale con naturalezza e infonde fiducia e tranquillità. In più. come quasi tutte le persone che frequento, riesce a restare ammaliato ancora da quelle crode anche se ormai le conosce pietruzza per pietruzza.
Passati i primi tirelli di terzo e terzo più della Normale, arriviamo, sorridenti, alla placca finale. Luigi sale allegro, quasi esultando per la bellezza della roccia. Poi mi chiama e si limita a dirmi "sali, è fantastica".
Comincio a salire... La prima sensazione è quella di timore reverenziale e rispetto per una torre ed un passaggio "classici"... Ma la roccia è davvero favolosa...
Risalgo tranquillo la prima parte, fino ad un pulpitino... Qui c'è un passaggio considerato chiave...
La tentazione di azzerare c'è stata, per un nanosecondo, poi - grazie anche al mio solito maledetto orgoglio - mi tiro da solo due improperi e decido di ricordarmi la tecnica...
E' vero, cavolo, è vero... A cercare trovi tutto...
La mano trova un appiglio "giusto", l'altra uno un po' meno ma può bastare, alzo un piede e poi l'altro e parto..
Davvero favolosa... Alzandoci, si trovano sempre - cercandoli - gli appigli risolutori... Pochi, ma netti...
In breve mi trovo sulla cima a scambiarmi foto con Luigi e ad accendermi la sigarettina di vetta, sorridendo.
Una breve doppia e giù, alla selletta.
Il programma prevede, dopo il Cinquantenario, lo Spigolo Marimonti alla Cecilia. Un bel IV con una caratteristica e classicissima fessura di IV+, definita in vari siti un piccolo spauracchio...
Luigi parte e traversa la crestina integralmente, senza aggirarla. Lo seguo e mi trovo ad incasinarmi su un tratto in discesa di sano terzo. Mi viene da ridere, invece di preoccuparmi... Mi sto divertendo un sacco.
Siamo sotto la famosa fessura strapiombante (poco) del Marimonti.
Luigi parte e vedo che anche lì, a cercare, c'è tutto. Mi ricordo che, anni fa, la tecnica l'avevo appresa. Difatti parto, non prendo nemmeno in considerazione l'azzeramento e mi isso su bei maniglioni, giocando di piedi e salendo in due più due il passaggio "chiave". Sì, è chiaramente un IV+ secco, ma ben protetto e basta osservare un attimo... Come diceva Detassis, salire con gli occhi...
Il resto è una linea retta in direzione dello spigolo, tutto tra il III+ e molto IV, so roccia appigliata ed ideale.
Sulla vetta, sorrisi, stretta di mano, cambio di scarpe e giù con le doppie.
Ora, le doppie dal Cecilia sono carognose... Non perché siano difficili, anzi...
Il placcone della normale è appoggiato e le corde si incagliano ogni tre per due...
Ovviamente scendo e passo il mio tempo a liberare le corde e farle scendere...
Poi Luigi scende ridendo, a salti.
Ripetiamo la scena per la seconda doppia, ripromettendoci di non documentare le scene da vita malavitosa fatte per liberare le corde durante le discesa e, arrivati alla selletta, velocemente, raccogliamo le nostre carabattole e ci dirigiamo al Rosalba per la birra.
Qui, purtroppo, c'è la solita ressa, quindi limitiamo la pausa allo stretto indispensabile e voliamo verso le Foppe, sempre chiacchierando amabilmente, anche se la velocità di discesa era piuttosto sostenuta...
Incontriamo alcuni escursionisti che ci chiedono se eravamo noi due "quei due matti sullo spigolo"...
Ridiamo, sè, eravamo noi. Quattro ciacole, un saluto rapido e giù...
Le chiacchiere continuano e continueranno anche dopo, dall'Ercole, per la seconda birra.
Nel primo pomeriggio siamo ambedue pronti ad andare ad occuparci delle rispettive famiglie, allegri e felici.
Io, in modo particolare, strafelice per essere riuscito a salire su due vie che sognavo da tempo senza quasi crederci e per aver conosciuto una persona con la quale ho trovato subito una lingua comune, oltre ad aver trovato un vero alpinista che mi ha regalato la sua guida nelle sue montagne, un vero onore.
Per cui, stavolta, oltre a dire "grazie Grignetta per avermi accolto", aggiungo anche un "grazie Luigi, alla prossima, per aumentare il grado... Come dici tu, però, solo quello alcoolico!!!".
Sono io che ti ringrazio per il bel racconto e per la bellissima giornata in tua compagnia.
RispondiEliminaLuigi