Il Blog dei Bradipi di Montagna

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martedì 29 settembre 2009

TRAVERSATA DEI MAGNAGHI: LA (RI)SCOPERTA DEL CLASSICO




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Grigna Meridionale
Via Albertini al Torrione Magnaghi Meridionale
Traversino al Torrione Magnaghi Centrale
Via Lecco al Torrione Magnaghi Settentrionale

Settembre 2009

Ci sono vie alpinistiche o "concatenamenti" di vie che, per un motivo o per l'altro, diventano per tutti "classicissime" da non mancare. Questo vale praticamente per ogni montagna che si presti al gioco dell'arrampicata e dell'alpinismo.

In Grignetta, nel settore sud-orientale, la Traversata dei Magnaghi è un "must" tanto quanto il percorrere il Canalone Porta o, sul versante Occidentale, salire la Cresta Segantini.
Da svariato tempo pensavo e ripensavo a questa traversata, cercando di immaginare le molteplici varianti... A dire il vero, ancora l'anno scorso avevo molti dubbi, legati più alla mia sfiducia verso me stesso che ad altro.

A venire in aiuto, oltre alle varie salite effettuate in compagnia del fido Davide, di Elio, dell'ottimo Daniele-Crodaiolo, è stata la presenza e l'ormai assodata amicizia con Luigi, lo Slowrun di Lecco. Dopo la fortunata e meravigliosa uscita al Cinquantenario ed al Cecilia, salita che, oltre alla propria bellezza, è servita a ridarmi un tot di fiducia nelle mie capacità di megapippa alpinistica, Luigi mi aveva proposto per l'immediato futuro una uscita sui Magnaghi: "Dai, sui Magnaghi non ci sei mai stato, devi conoscere l'Albertini e la Lecco, poi il Traversino è un passaggio classico obbligato..."
In breve, tanto per essere chiari, non c'aveva messo più di un paio di minuti a convincermi...

Passa il tempo, arriva settembre. Ci risentiamo dopo le vacanze estive e, finalmente, troviamo una giornata giusta, un mercoledì da togliere coi denti al lavoro. L'appuntamento è al solito posto, il Bar di Ballabio, gestito da simpatiche e piacevoli ragazze che hanno il non disprezzabile pregio di aprire alle 6 di mattina.
Caffettino, quattro chiacchiere, controllo attrezzatura e via, si sale ai Resinelli.

Zaino in spalla, prendiamo il sentiero della Cresta Sinigaglia mentre il sole rende rosse le guglie della Grignetta ed i Torrioni Magnaghi sembrano quasi mandarci dei bagliori di invito. Saliamo allegri, soffermandoci a far fotografie e ad osservare i numerosi camosci che ci osservano camminare, cun uno sguardo a metà tra il curioso e quello di chi, agile e scattante, compatisce i due umani che arrancano in salita...

Tra una chiacchiera e l'altra, senza forzare, ma senza rallentare, ci troviamo alla base dei Torrioni, alla Bocchetta dei Prati.

Inizia una delle fasi "rituali" di ogni salita alpinistica, ovvero la "vestizione", in cui ogni "scalatore" assume pose ed atteggiamenti simili più a quelli di un sacerdote intento ad indossare i paramenti sacri che a quelli di una persona che si sta andando a divertire....
Pose ed atteggiamenti che, comunque, durano lo spazio di un fiato, per lasciare subito spazio al sorriso, alla battuta, alla classica pacca sulla spalla ed a quella parolina "andiamo!" che sembra essere il "via" ad una partenza di Formula Uno.
Peccato che, oltre a noi, a partire siano anche le nebbie che, dal basso, quasi ad un preciso comando, partono con altrettanta velocità a coprire tutto ed a dare un'atmosfera decisamente "Grignesca" - o fantozziana - alla salita... Ne avremmo fatto a meno, dato che in alcuni momenti non ci si vedeva a distanza di dieci metri... Per fortuna, le nebbie non saranno stabili, ma lasceranno ampi spazi per i panorami, anche se non frequenti...

Imbragati, caschetto, legati, scarpette infilate, scarpe da avvicinamento moschettonate dietro all'imbrago, zainetto "da vergogna" sulle spalle, rinvii e altre diavolerie tintinnanti, si parte...

La prima via è il "Canalino Albertini", una via che sarebbe più corretto chiamare semplicemente "Via Albertini" o al massimo "Diedro Albertini". Una via di IV+ con i tre tiri centrali sostenuti, continui ed elegantissimi.

Il primo tirello è la risalita di alcune roccette ed una breve discesa in un canalino, fino ad una sorta di sosta. Difficoltà minime. Poi, subito dopo, inizia la via vera e propria: si sale verso il "Canale" che si crea tra il Sigaro (a sinistra) e lo spigolo Dorn (a destra), con difficoltà di III+, salve un passaggio in traverso "oblbigato" dal fatto che abbiamo subito "cannato" la prima parte, tenendoci troppo vicini allo Spigolo Dorn... Poco male, tutto riscaldamento.

Inizia qui la sequenza di una serie di tiri molto eleganti, con difficoltà continue di IV e IV+, aeree senza essere mai spaventosamente esposte. La roccia è generosa e richiede solo attenzione e occhi aperti: a chi sa cercare offre sempre pochi ma netti e sicuri appigli ed appoggi...

Dietro di noi sentiamo arrivare un'altra cordata da due e ci salutiamo. Salgono anche loro per il canalino e ci auguriamo buona giornata.

La lunghezza del diedro è semplicemente favolosa, con una arrampicata elegante e tecnica, alla cui fine un traverso porta a sinistra quasi a significare la fine delle ostilità Restano solo un paio di tirelli con un po' di III e poi II, fino ai resti della croce di vetta.
Qui Luigi mi mostra il prosieguo della traversata, mentre io mi gusto la sigarettina di vetta. Dalla normale sentiamo salire e poi vediamo arrivare tre ragazzi, tirolesi.

Ripartiamo quasi subito: dalla vetta ci abbassiamo per semplici gradoni (esposti comunque) fino alla sosta da dove parte il "Traversino", un tirello di corda con un passaggio molto aereo di IV+ e poi altri trenta metri di III che permettono di arrivare al Torrione Magnaghi Centrale. Luigi parte sicuro e lo osservo. Arriva. Soliti comandi "Libera tutto", "Finita", "Quando vuoi", "Parto"...
Attacco il Traversino a metà tra il timoroso ed il curioso. decido di salire in spaccata tra i due Torrioni per un altro metro, dato che sono più basso di Luigi e trovo subito un bel paio di appigli che mi permettono di regolare in velocità il passaggino tanto temuto...
Luigi mi accoglie sorridendo "Ma te lo sei bevuto..."...

Un ulteriore tirello in cresta senza difficoltà ci porta alla discesa al Secondo Magnaghi, venti metri di II in discesa che portano ad un tratto con cavo di metallo che, in una quarantina di metri circa, poco più, deposita alla Forcella del GLASG, da dove si dipartono le vie Lecco e Bartesaghi.

Io e Luigi, nonostante ogni tanto le nebbie giochino a "vedo-non vedo" ed a farci qualche scherzo, ci stiamo divertendo come bambini e siamo molto contenti della giornata. Davanti a noi c'è la via Lecco, considerata una delle più belle della Grignetta. Luigi sembra fremere dalla voglia di farmela gustare ed io fremo realmente, perché a queste vie aspiravo ormai da tempo...

La Lecco è una signora via di IV+, breve (tre tiri per circa 100 metri), ma esposta, aerea, con un bel condensato di passaggi tipici della Grignetta e delle placche.
Il primo tiro è tutto tra il III+ ed il IV- ed è la variante che viene seguita da quando è stata fatta la "riattrezzatura". Si tratta di salire dritti verso sinistra, fino ad arrivare alla sosta alla aprtenza della famosa placca da seguire per il secondo tiro, quello "chiave".
Il primo tiro è davvero gustoso, ben appigliato e sempre più verticale ed aereo. La sosta viene raggiunta ben presto e il morale è sempre più alle stelle...
Luigi inizia il secondo tiro, la placca di IV+...
Dalla sosta, cui arriva in modo decisamente rapido, mi sento dire "Occhio, qui devi salire di tecnica".
Parto: la placca della Lecco sono trenta metri di IV+ continuo e tecnico, mai di forza. La p'lacca offre pochi appigli ed appoggi, ma tutti sicuri e netti. Si sale dapprima diritti e poi portandosi subito verso destra. Qui sbaglio un movimento, tenendomi troppo a sinistra e mi braso un avambraccio... Ridiscendo di un metro, moschettono un fix e mi faccio un riposino (un resting per chi preferisce) di un paio di minuti, che dedico alle foto. Mi riprendo, mi sposto sulla destra e, dopo essermi dato del pirla da solo, riparto in quarta, risolvo la placca ed arrivo in sosta.
Siamo ormai fuori dalle difficoltà: ci rimane un tiro da quaranta metri con un po' di III+ e null'altro...
Luigi riparte, passando di slancio uno strapiombino di III+, la crestina ed il caminetto che immette sulla cresta sommitale.
Tocca a me salire: passo lo strapiombino un metro a destra rispetto a Luigi e mi sembra che sia al massimo terzo, ma fa nulla... Salgo rapidamente le roccette, mi godo il caminetto, che risalgo in spaccata, giocando, ed arrivo in cresta in mezzo alle nebbie...

Un sorriso, una pacca sulla spalla, una bella foto assieme e poi... Via le scarpette, piedi liberi! Un bel panino, una sana bevuta e... La Grignetta decide di salutarci: per qualche minuto le nebbie si diradano e ci offrono un bel panorama... Una sorta di saluto, di sfuggita, ma sempre col sorriso.

Arriva il momento di scendere, ma così sono le montagne: hanno una base ed una vetta e da questa non c'è altro da fare che scendere, direbbe Mauro Corona.

Scendiamo per la normale, raggiungiamo la Cresta Sinigaglia, passiamo quasi a salti il Saltino del Gatto e poi giù, allegri e rapidi... Ripassiamo sotto le pareti, dove Luigi mi mostra la linea delle vie più "desiderabili" dei Magnaghi e poi innestiamo la quarta, per giungere rapidamente ai Resinelli, al Forno, dove una sana birra ed una bella pizza ci daranno ampia soddisfazione...

Tutto sommato è ancora abbastanza presto quando rientriamo a Ballabio, allegri e soddisfatti. Una conoscenza nata quasi per scherzo, ma con una evidente "empatia", in un forum dedicato alla Montagna, ha finora portato ottimi risultati, con due persone che, in due uscite, hanno avuto altrettante giornate di sano piacere alpinistico. Gradi bassi? Per chi saltella sul VI saranno forse gradi bassi... Ma per un alpinista medio non è il grado a contare... E' la bellezza, la completezza, la complessità di questo concatenamento a dare il senso all'uscita.

Una traversata da me sognata a lungo e divenuta realtà grazie a Luigi, che, oltre a concedermi l'onore della sua amicizia, mi ha dato un ulteriore input a riprendere la fiducia in capacità di movimento alpinistico che pensavo ancora troppo lontane per me, rimasto troppi anni distante dalla roccia...

Grazie, Luigi e, come ci siamo detti salutandoci, "alla prossima!"






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