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Al Moregallo per la Cresta Sud
Martedì 7 Aprile 2009
Il Moregallo è una montagna ricca di creste e crestine e, come chi mi conosce ben sa, io sono un "alpinista classico" che predilige di gran lunga creste e spigoli ad altri tipi di via.
Sa, inoltre, che tra le montagne di Lombardia, il Moregallo esercita su di me un fascino particolare. Così vicino alla pianura, a due passi dai grandi centri urbani, eppure così ricco di itinerari per ogni gusto e per ogni desiderio escursionisitico ed alpinistico...
Il Moregallo, monte amato da Gino Buscaini, è entrato di prepotenza nella mia vita, come un amore inatteso: in più di una occasione ho indicato come questa "montagnola" di 1276 metri d'altezza, vista da Valmadrea assuma la fierezza e l'espressione di altre montagne ben più imponenti per altezza. Eppure, la modesta altitudine non deve far pensare che si tratti di un luna-park, a misura dell'escursionista della domenica...
Salire sul Moregallo da Valmadrera significa comunque "cuccarsi" un bel 1000 metri di dislivello, su sentieri sempre ripidi, ottimi per "far gamba".
Salire sul Moregallo signiifica, anche, poter scegliere tra almeno quattro creste:
la cresta Ovest, che dalla Bocchetta di Moregge segue il dolce saliscendi per poi risalire alla sommità della montagna con una ferratina semplice ma avvincente;
la cresta Est, che da Sant'Isidoro e dal Sasso di Preguda porta dolcemente prima allo Zucon e poi alla cima;
la Cresta GG OSA, notissima e gettonatissima ascensione, per molti vera e propria iniziazione all'alpinismo, 500 metri di godibilissimo II e III, con qualche passaggio di III+ e qualcosina di IV;
infine, nostra meta di questa gita, la Cresta del 50 CAI al Cepp de la Stria, anticima dle Moregallo che va a confluire sulla sommità della Cresta GG OSA, una via che, pur discontinua, è comunque ben più "tosta" della Cresta OSA e presenta molto IV e più di qualche passaggio di IV+.
Era da un bel po' di tempo che con l'amico Davide discutevamo della possibilità di salire ancora sul Moegallo, per la Cresta del 50 CAI. Martedì 7 Aprile dopo un lungo periodo caratterizzato da rogne varie e da tempo alquanto infausto, finalmente riusciamo a metterci d'accordo... L'appuntamento è a Merate per le 7 di mattina. Ovviamente non sento la sveglia, ma riesco a tramutarmi in Flash Gordon e, partendo alle 7.10 da Milano, riesco ad essere a Merate per le 7.30.
Alle 8.30, dopo essere arrivati a Valmadrera e bevuto il caffè, rapido briefing a partenza...
In tre quarti d'ora, non senza sbuffare, siamo alla sorgente di Valmadrera. Poi, dopo una prima sosta di carattere "fisiologico"; cominciamo a risalire quella che definire "erta china" è un garbato eufemismo. Il sentiero, ripido, ha il non disprezzabile pregio di salire costantemente, anche se ic costringe ad una risalita "ginocchia al mento" fino al cartello che indica a sinistra l'attacco della "Cresta 50 CAI - IV grado".
Dopo una seconda pipì e la tipica vestizione, dopo aver salutato una allegra comitiva di giovanotti attempati (presumibilmente un gruppo Età dell'Oro", come amano definirsi) che ci passava sotto sul sentiero, diretti evidentemente al Moregallo, riusciamo a partire.
Il primo tiro segue un pilastro di IV e III, molto bello, sul quale ci si tiene sullo spigolo. Alcuni passi su terreno erboso-sassoso e poi un secondo pilastrino, di difficoltà analoghe, che ci deposita ad una sosta appesi ad un alberello.
Segue un altro pilastrino, da seguire sullo spigolo, con difficoltà sempre di III e IV, cui, dopo una sosta, fa seguito l'ennesimo pilastrino sul quale seguire la linea di cresta, preferibilmente stando a sinistra.
Alla terza sosta, preso in giro da Davide, decido che è ora di farmi una sana sigarettina e mi metto a cavalcioni di un alberello, dove mi gusto "madame Nicotina" fino in fondo.
Dopo la canzonata di turno, si parte:
bisogna attraversare in salita verso sinistra un tratto franoso ed erboso, per poi arrivare a prendere un camino piuttosto faticoso, stretto e liscio all'inizio. Non senza ravanamenti ne veniamo fuori, con difficoltà di IV pieno.
Segue un ulteriore pilastrino che viene affrontato prima per spigolo e poi diedrino, con difficoltà sempre di III+ e IV, per poi andare a prendere un primo murettino, poi uno spigoletto divertentissimo.
Un ulteriore breve strappo ci deposita sulla sommità di un torrione che si raggiunge con una entusiasmante arrampicata su spigolo, su difficoltà che non eccesono il IV, a parte - forse - un paio di passaggini delicati.
Dopo la solita sosta e la solita sigaretta, ci aspettano due tiri quasi orizzontali in cresta...
Il primo è un doppio saliscendi di un paio di cimotti, che ci obbligano a due bravi disarrampicate di II grado e, poi, all'attraversamento di una curiosa spaccatura orizzontale, sagacemente e salacemente chiamata "vagincone" dai locals...
Una piccola risalita, al solito su detriti, arbusti ed erba, ci deposita per la sosta (l'ottava) alla base di un piccolo torrione che presenta uno dei due passaggi chiave della via: si tratta di risalire una breve paretina di IV+ pieno, cui fa seguito uno spigoletto di III e, dopo un breve tratto di "ravanamento" su erba, un ultimo strappetto prima di arrivare all'ultimo pilastrino.
Questo (e il decimo tiro) è il punto chiave dell'ascensione ed è l'unico veramente "chiodato" (ben tre) di tutta la via, che presenta solo qualche sporadico chiodo qua e là e qualche sosta con due chiodi.
Si tratta di alzarsi prima in verticale, poi spostarsi verso sinistra e quindi di nuovo prima leggermente a strapiombo e poi in verticale fino ad uscire sulla panoramicissima sommità del torrione. Un tiro non lungo, ma intenso, di IV+ pieno e, a spostarsi anche si poco dalla linea ideale, con difficoltà che aumentano sensibilmente.
A questo punt, per completare la via, dobbiamo fare un ulteriore tiro (l'undicesimo) per risalire un pendio molto ripido e coperto di scivolosissima erba secca. Tra una sbuffata e due ravanate, alla fine, soffiando come mantici, arriviamo su terreno più sicuro e, finalmente, ci possiamo mettere le scarpe da avvicinamento...
In breve, tra una foto ed una risata, raggiungiamo l'uscita della cresta OSA e la cima del Cepp de la Stria, anticima del Moregallo. Da qui, velocemente ma con attenzione, scendiamo per un canalino infido al sentierino. Una sana pausa, un paio di foto, una bella stretta di mano ed una sana bevuta...
E' ormai tardino, siamo saliti molto calmi, gustando di tutto e di più, proteggendo tutti i passaggi da manuale...
Prendiamo soddisfatti il sentiero che ci deposita, sotto la Bocchetta di Sambrosera, sul normale per il Moregallo, da dove, passando per il Forcellino e Sambrosera, a tempi record facciamo ritorno alla macchina. Dall'auto, per ottenere un prezioso permessino-birra da aprte delle rispettive donne, ci inventiamo ciascuno qualche balla cui sicuramente non hanno creduto, ma riusciamo egualmente ad avere il permesso di concludere la giornat ain modo degno, ovvero con una sana birra, come vuole tradizione!
Anche stavolta il Moregallo ci ha premiati. Il tempo è stato più che clemente. A dirla tutta, mentre eravamo a due terzi della via, aveva iniziato a spirare un venticello che ci aveva fatot controllare di esserci portati dietro le giacche antipioggia... Ma era presto finito e la giornata si è conclusa con i colori di un tramonto che definire "dolomitico" è il meno.
Stanchi, ma felici come bimbi, ci diamo appuntamento alla prossima... Se è vero che ci aspetta la Guerriera Bella e Senz'Amore, è anche vero che, mentre scendevamo, il Moregallo ci ha richiamati all'ordine per una terza cresta, molto meno pubblicizzata, ma che promette bene...
Ma questa sarà un'altra storia.
Per stavolta, non mi rimane che ringraziare Davide e augurare Buone Montagne a tutti!
Il Moregallo, monte amato da Gino Buscaini, è entrato di prepotenza nella mia vita, come un amore inatteso: in più di una occasione ho indicato come questa "montagnola" di 1276 metri d'altezza, vista da Valmadrea assuma la fierezza e l'espressione di altre montagne ben più imponenti per altezza. Eppure, la modesta altitudine non deve far pensare che si tratti di un luna-park, a misura dell'escursionista della domenica...
Salire sul Moregallo da Valmadrera significa comunque "cuccarsi" un bel 1000 metri di dislivello, su sentieri sempre ripidi, ottimi per "far gamba".
Salire sul Moregallo signiifica, anche, poter scegliere tra almeno quattro creste:
la cresta Ovest, che dalla Bocchetta di Moregge segue il dolce saliscendi per poi risalire alla sommità della montagna con una ferratina semplice ma avvincente;
la cresta Est, che da Sant'Isidoro e dal Sasso di Preguda porta dolcemente prima allo Zucon e poi alla cima;
la Cresta GG OSA, notissima e gettonatissima ascensione, per molti vera e propria iniziazione all'alpinismo, 500 metri di godibilissimo II e III, con qualche passaggio di III+ e qualcosina di IV;
infine, nostra meta di questa gita, la Cresta del 50 CAI al Cepp de la Stria, anticima dle Moregallo che va a confluire sulla sommità della Cresta GG OSA, una via che, pur discontinua, è comunque ben più "tosta" della Cresta OSA e presenta molto IV e più di qualche passaggio di IV+.
Era da un bel po' di tempo che con l'amico Davide discutevamo della possibilità di salire ancora sul Moegallo, per la Cresta del 50 CAI. Martedì 7 Aprile dopo un lungo periodo caratterizzato da rogne varie e da tempo alquanto infausto, finalmente riusciamo a metterci d'accordo... L'appuntamento è a Merate per le 7 di mattina. Ovviamente non sento la sveglia, ma riesco a tramutarmi in Flash Gordon e, partendo alle 7.10 da Milano, riesco ad essere a Merate per le 7.30.
Alle 8.30, dopo essere arrivati a Valmadrera e bevuto il caffè, rapido briefing a partenza...
In tre quarti d'ora, non senza sbuffare, siamo alla sorgente di Valmadrera. Poi, dopo una prima sosta di carattere "fisiologico"; cominciamo a risalire quella che definire "erta china" è un garbato eufemismo. Il sentiero, ripido, ha il non disprezzabile pregio di salire costantemente, anche se ic costringe ad una risalita "ginocchia al mento" fino al cartello che indica a sinistra l'attacco della "Cresta 50 CAI - IV grado".
Dopo una seconda pipì e la tipica vestizione, dopo aver salutato una allegra comitiva di giovanotti attempati (presumibilmente un gruppo Età dell'Oro", come amano definirsi) che ci passava sotto sul sentiero, diretti evidentemente al Moregallo, riusciamo a partire.
Il primo tiro segue un pilastro di IV e III, molto bello, sul quale ci si tiene sullo spigolo. Alcuni passi su terreno erboso-sassoso e poi un secondo pilastrino, di difficoltà analoghe, che ci deposita ad una sosta appesi ad un alberello.
Segue un altro pilastrino, da seguire sullo spigolo, con difficoltà sempre di III e IV, cui, dopo una sosta, fa seguito l'ennesimo pilastrino sul quale seguire la linea di cresta, preferibilmente stando a sinistra.
Alla terza sosta, preso in giro da Davide, decido che è ora di farmi una sana sigarettina e mi metto a cavalcioni di un alberello, dove mi gusto "madame Nicotina" fino in fondo.
Dopo la canzonata di turno, si parte:
bisogna attraversare in salita verso sinistra un tratto franoso ed erboso, per poi arrivare a prendere un camino piuttosto faticoso, stretto e liscio all'inizio. Non senza ravanamenti ne veniamo fuori, con difficoltà di IV pieno.
Segue un ulteriore pilastrino che viene affrontato prima per spigolo e poi diedrino, con difficoltà sempre di III+ e IV, per poi andare a prendere un primo murettino, poi uno spigoletto divertentissimo.
Un ulteriore breve strappo ci deposita sulla sommità di un torrione che si raggiunge con una entusiasmante arrampicata su spigolo, su difficoltà che non eccesono il IV, a parte - forse - un paio di passaggini delicati.
Dopo la solita sosta e la solita sigaretta, ci aspettano due tiri quasi orizzontali in cresta...
Il primo è un doppio saliscendi di un paio di cimotti, che ci obbligano a due bravi disarrampicate di II grado e, poi, all'attraversamento di una curiosa spaccatura orizzontale, sagacemente e salacemente chiamata "vagincone" dai locals...
Una piccola risalita, al solito su detriti, arbusti ed erba, ci deposita per la sosta (l'ottava) alla base di un piccolo torrione che presenta uno dei due passaggi chiave della via: si tratta di risalire una breve paretina di IV+ pieno, cui fa seguito uno spigoletto di III e, dopo un breve tratto di "ravanamento" su erba, un ultimo strappetto prima di arrivare all'ultimo pilastrino.
Questo (e il decimo tiro) è il punto chiave dell'ascensione ed è l'unico veramente "chiodato" (ben tre) di tutta la via, che presenta solo qualche sporadico chiodo qua e là e qualche sosta con due chiodi.
Si tratta di alzarsi prima in verticale, poi spostarsi verso sinistra e quindi di nuovo prima leggermente a strapiombo e poi in verticale fino ad uscire sulla panoramicissima sommità del torrione. Un tiro non lungo, ma intenso, di IV+ pieno e, a spostarsi anche si poco dalla linea ideale, con difficoltà che aumentano sensibilmente.
A questo punt, per completare la via, dobbiamo fare un ulteriore tiro (l'undicesimo) per risalire un pendio molto ripido e coperto di scivolosissima erba secca. Tra una sbuffata e due ravanate, alla fine, soffiando come mantici, arriviamo su terreno più sicuro e, finalmente, ci possiamo mettere le scarpe da avvicinamento...
In breve, tra una foto ed una risata, raggiungiamo l'uscita della cresta OSA e la cima del Cepp de la Stria, anticima del Moregallo. Da qui, velocemente ma con attenzione, scendiamo per un canalino infido al sentierino. Una sana pausa, un paio di foto, una bella stretta di mano ed una sana bevuta...
E' ormai tardino, siamo saliti molto calmi, gustando di tutto e di più, proteggendo tutti i passaggi da manuale...
Prendiamo soddisfatti il sentiero che ci deposita, sotto la Bocchetta di Sambrosera, sul normale per il Moregallo, da dove, passando per il Forcellino e Sambrosera, a tempi record facciamo ritorno alla macchina. Dall'auto, per ottenere un prezioso permessino-birra da aprte delle rispettive donne, ci inventiamo ciascuno qualche balla cui sicuramente non hanno creduto, ma riusciamo egualmente ad avere il permesso di concludere la giornat ain modo degno, ovvero con una sana birra, come vuole tradizione!
Anche stavolta il Moregallo ci ha premiati. Il tempo è stato più che clemente. A dirla tutta, mentre eravamo a due terzi della via, aveva iniziato a spirare un venticello che ci aveva fatot controllare di esserci portati dietro le giacche antipioggia... Ma era presto finito e la giornata si è conclusa con i colori di un tramonto che definire "dolomitico" è il meno.
Stanchi, ma felici come bimbi, ci diamo appuntamento alla prossima... Se è vero che ci aspetta la Guerriera Bella e Senz'Amore, è anche vero che, mentre scendevamo, il Moregallo ci ha richiamati all'ordine per una terza cresta, molto meno pubblicizzata, ma che promette bene...
Ma questa sarà un'altra storia.
Per stavolta, non mi rimane che ringraziare Davide e augurare Buone Montagne a tutti!
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