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Zucco di Sileggio e Val d'Era 18 Marzo 2008 (una passeggiata da consigliare)
Grignetta e Grignone presentano zone ancora relativamente poco frequentate, almeno se messe in paragone con altre zone o versanti che, nei giorni di festa e non solo, vedono vere e proprie invasioni. Eppure, per gli amanti dell'escursionismo, la zona che dalla Val d'Era sale verso il Sasso Cavallo o verso il Rifugio Elisa presenta possibilità infinite di effettuare lunghe passeggiate con dislivelli importanti e con panorami di incomparabile bellezza, tra la dolomiticità di Grignetta e Grignone e l'azzurro del Lario.
L'anno scorso, alla ricerca di un itinerario a bassa quota che mi permettesse di sgranchire le gambe, il mio sguardo, come sempre voglioso di nuovi itinerari, si è posato sulla cosiddetta "ferrata" allo Zucco di Sileggio... A dire il vero, vedere due lunghe scale non è propriamente il miglior biglietto da visita per ispirare il mio interesse: generalmente, se mi va di andar "per ferri", cerco itinerari in cui cavo o catena fungano da solo ausilio per l'autoassicurazione, evitando quegli itinerari in cui la presenza di troppi pioli o scale "snaturi" il tutto.
A rendermi assolutamente desideroso di effettuare quella gita, invece, più che il desiderio di salire su quella ferratina era la posizione... Mille metri di dislivello per salire su un cimotto che prometteva davvero molto bene in termini di panorami.
Approfittando del solito "buco" di metà settimana, riesco a partire presto da Milano ed a giungere altrettanto presto a Mandello. Qui trovo una pasticceria che fa al caso mio, provvedo ad immagazzinare zuccheri (il che, tradotto, vuol dire che mi strafogo di dolci), controllo di avere abbastanza acqua con me e mi dirigo a parcheggiare a Sonvico, sopra Mandello.
Un bellissimo sentiero, acciottolato, carico di storia e di floklore locali, porta abbastanza rapidamente al bel complesso di Santa Maria. Già qui una prima sosta è d'obbligo per osservare il panorama che si apre verso il Lario, mentre davanti torri e torrioni della Grignetta si preparano a lasciar spazio all'incomparabile ed avvincente bellezza del Sasso Cavallo e della Cresta di Piancaformia.
Dietro la chiesa, fatti pochi metri, un cartello invita a salire. Inizia un sentiero invero ripido, che guadagna rapidamente quota, fino ad incontrare una prima catena, del tutto priva di ragion d'essere in estate. Potrà essere utile, forse, in caso di neve o bagnato... Continuo a salire, sempre su pendenza sostenuta, fino a raggiungere, dopo una traversatina un tantino esposta su terreno un po' "guanoso", lo Zucco di Tura, dove faccio una prima sosta.
Lo Zucco di Sileggio è davanti a me, bello, invitante e simpatico. Il panorama, d'intorno, si fa via via più interessante. Complice un minimo di vento, la visibilità è davvero buona e cominciano a fare capolino i vari 4000 della non lontana Sc'fizzera. Riconosco il Rosa, il Dom, il Mischabel, fino al Finsteraarhorn...
Proseguo, allegro. Sono solo, non incontrerò nessuno per tutta la giornata. Mi dirigo verso la cuspide dello Zucco di Sileggio, invitante. Il sentiero è ora in cresta con un paio di piccoli saliscendi. Dopo poco, vedo un cavo che scende verso la Val d'Era. Hanno fatto le cose in grande, evidentemente per assicurare il percorso anche con la pioggia...
Ancora pochi minuti e, proseguendo, davanti a me una paretina sembra, più che sbarrare il passo, invitare a salire in modo aereo. Un po' a destra della catena gli appigli non mancano, salgo leggero, sorridendo, a ritrovare un sentierino che mi accompagna dolcemente alla base della parete sommitale. Davanti a me le due scale, piuttosto lunghe e verticali. Me le mangio in breve, divertendomi, nonostante non ami i percorsi "da pompiere".
Le scale lasciano quindi spazio ad un paio di metri con catene e poi, dopo una brevissima crestina, la cima dello Zucco: qui il panorama è davvero grandioso... Il Lario sotto di me, la Corona dei Quattromila d'attorno e, girandomi su me stesso, il Grignone e la Grignetta a fare da bastionata verso Est. La Cresta di Piancaformia e la cresta Segantini, ancora in abito invernale, sono un vero e proprio richiamo per gli amanti della montagna.
Alcune foto, mangio qualcosina, bevo, sfumacchio la cicca di vetta e giù, poch metri, ad osservare il nuovissimo bivacco, inaugurato da poco. Da lì un sentiero un po' ripido, evitando qualche chiazza di neve residua, mi accompagna alla Bocchetta di Calivazzo. Sempre ripido, ma estremamente ben segnato e senza problemi, il sentiero si porta a Era Alta, un complesso di baite davvero da visitare. Mi fermo ad osservare la primavera che si avvicina e poi, con calma, mi dirigo sul sentiero che, senza scendere ad Era, traversa tenendosi alto fino a confluire, poco sopra Santa Maria, sul sentiero turistico normale per Era.
Una piccola visita a Santa maria e poi giù, di nuovo a Sonvico.
Non ci sono volute molte ore: i sentieri, ripidi anche se ben segnati, "costringono" a bersi in fretta i dislivelli, che, peraltro, non si sentono, talmente si è presi dal mutare dei panorami d'intorno.
Lo sguardo va ora ad un itinerario futuro, ovvero dallo Zucco di Sileggio al Monte Pilastro ed alla Bocchetta di Prada, tutto per cresta...
Ma questo sarà un capitolo futuro della conoscenza di un angolo delle Grigne che, seppur frequentato dai locals, sembra essere quasi dimenticato dalle pubblicazioni a stampa o in Internet e, ancor di più, dal grande escursionismo di massa.
Alla prossima...
L'anno scorso, alla ricerca di un itinerario a bassa quota che mi permettesse di sgranchire le gambe, il mio sguardo, come sempre voglioso di nuovi itinerari, si è posato sulla cosiddetta "ferrata" allo Zucco di Sileggio... A dire il vero, vedere due lunghe scale non è propriamente il miglior biglietto da visita per ispirare il mio interesse: generalmente, se mi va di andar "per ferri", cerco itinerari in cui cavo o catena fungano da solo ausilio per l'autoassicurazione, evitando quegli itinerari in cui la presenza di troppi pioli o scale "snaturi" il tutto.
A rendermi assolutamente desideroso di effettuare quella gita, invece, più che il desiderio di salire su quella ferratina era la posizione... Mille metri di dislivello per salire su un cimotto che prometteva davvero molto bene in termini di panorami.
Approfittando del solito "buco" di metà settimana, riesco a partire presto da Milano ed a giungere altrettanto presto a Mandello. Qui trovo una pasticceria che fa al caso mio, provvedo ad immagazzinare zuccheri (il che, tradotto, vuol dire che mi strafogo di dolci), controllo di avere abbastanza acqua con me e mi dirigo a parcheggiare a Sonvico, sopra Mandello.
Un bellissimo sentiero, acciottolato, carico di storia e di floklore locali, porta abbastanza rapidamente al bel complesso di Santa Maria. Già qui una prima sosta è d'obbligo per osservare il panorama che si apre verso il Lario, mentre davanti torri e torrioni della Grignetta si preparano a lasciar spazio all'incomparabile ed avvincente bellezza del Sasso Cavallo e della Cresta di Piancaformia.
Dietro la chiesa, fatti pochi metri, un cartello invita a salire. Inizia un sentiero invero ripido, che guadagna rapidamente quota, fino ad incontrare una prima catena, del tutto priva di ragion d'essere in estate. Potrà essere utile, forse, in caso di neve o bagnato... Continuo a salire, sempre su pendenza sostenuta, fino a raggiungere, dopo una traversatina un tantino esposta su terreno un po' "guanoso", lo Zucco di Tura, dove faccio una prima sosta.
Lo Zucco di Sileggio è davanti a me, bello, invitante e simpatico. Il panorama, d'intorno, si fa via via più interessante. Complice un minimo di vento, la visibilità è davvero buona e cominciano a fare capolino i vari 4000 della non lontana Sc'fizzera. Riconosco il Rosa, il Dom, il Mischabel, fino al Finsteraarhorn...
Proseguo, allegro. Sono solo, non incontrerò nessuno per tutta la giornata. Mi dirigo verso la cuspide dello Zucco di Sileggio, invitante. Il sentiero è ora in cresta con un paio di piccoli saliscendi. Dopo poco, vedo un cavo che scende verso la Val d'Era. Hanno fatto le cose in grande, evidentemente per assicurare il percorso anche con la pioggia...
Ancora pochi minuti e, proseguendo, davanti a me una paretina sembra, più che sbarrare il passo, invitare a salire in modo aereo. Un po' a destra della catena gli appigli non mancano, salgo leggero, sorridendo, a ritrovare un sentierino che mi accompagna dolcemente alla base della parete sommitale. Davanti a me le due scale, piuttosto lunghe e verticali. Me le mangio in breve, divertendomi, nonostante non ami i percorsi "da pompiere".
Le scale lasciano quindi spazio ad un paio di metri con catene e poi, dopo una brevissima crestina, la cima dello Zucco: qui il panorama è davvero grandioso... Il Lario sotto di me, la Corona dei Quattromila d'attorno e, girandomi su me stesso, il Grignone e la Grignetta a fare da bastionata verso Est. La Cresta di Piancaformia e la cresta Segantini, ancora in abito invernale, sono un vero e proprio richiamo per gli amanti della montagna.
Alcune foto, mangio qualcosina, bevo, sfumacchio la cicca di vetta e giù, poch metri, ad osservare il nuovissimo bivacco, inaugurato da poco. Da lì un sentiero un po' ripido, evitando qualche chiazza di neve residua, mi accompagna alla Bocchetta di Calivazzo. Sempre ripido, ma estremamente ben segnato e senza problemi, il sentiero si porta a Era Alta, un complesso di baite davvero da visitare. Mi fermo ad osservare la primavera che si avvicina e poi, con calma, mi dirigo sul sentiero che, senza scendere ad Era, traversa tenendosi alto fino a confluire, poco sopra Santa Maria, sul sentiero turistico normale per Era.
Una piccola visita a Santa maria e poi giù, di nuovo a Sonvico.
Non ci sono volute molte ore: i sentieri, ripidi anche se ben segnati, "costringono" a bersi in fretta i dislivelli, che, peraltro, non si sentono, talmente si è presi dal mutare dei panorami d'intorno.
Lo sguardo va ora ad un itinerario futuro, ovvero dallo Zucco di Sileggio al Monte Pilastro ed alla Bocchetta di Prada, tutto per cresta...
Ma questo sarà un capitolo futuro della conoscenza di un angolo delle Grigne che, seppur frequentato dai locals, sembra essere quasi dimenticato dalle pubblicazioni a stampa o in Internet e, ancor di più, dal grande escursionismo di massa.
Alla prossima...
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