Il Blog dei Bradipi di Montagna

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lunedì 26 ottobre 2009

ALLA RICERCA DELLA GRIGNA SELVAGGIA: LA VAL VERDE



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Gruppo delle Grigne
Forcellino e Bocchetta di Valverde Sentiero Riccardo Spreafico
25 ottobre 2009




Si, si, lo so, sembra proprio un ossimoro parlare di Grigna selvaggia...

Eppure, anche se non mi crederete, è ancora possibile riuscire a trovare angoli di relativa wilderness persino alla domenica a due passi dai frequentatissimi Piani dei Resinelli...

Si dice anche che certi cantucci nascosti bisogna saperli trovare... Ma, secondo me, spesso è la montagna stessa a chiamarti, quando cerchi di tenere l'orecchio aperto, pronto a captare i segnali che le montagne ti mandano...

A me è capitato domenica scorsa e ve la racconto dall'inizio:
al mattino, allegro perché, grazie al cambio dell'ora, avevo potuto godere di un'ora di sonno supplementare, mi alzo senza fretta e con altrettanto olimpica calma parto in direzione delle montagne del Lecchese...
Durante la settimana, pensando ai possibili itinerari per la domenica, avevo adocchiato la Val Cugnoletta e qualcosina anche sul Resegone...
Scarto la Val Cugnoletta, troppe ore per ciò che ho in mente e voglio essere a Milano presto.... E' un giro da sabato...
Va bene, il dado è tratto: o su al Resegone per vedere com'è il Comera senza neve, oppure su ai Resinelli e andare a vedere il panorama dalla cima salendo per il Sentiero delle Capre.

Subito dopo Monza, ascolto Isoradio... Un tizio, dopo aver elencato i soliti incidenti, rallentamenti, code, rogne in autostrada, augura buon viaggio a tutti... La radio fa le bizze e non so se fosse ancora Isoradio o qualche altra emittente... Ma sento distintamente partire "Canzone per un'amica" di Guccini... Ora, far sentire ad uno che parte in auto una canzone dedicata ad una persona morta in un incidente stradale, quanto meno, prevede un sano toccamento di parti nobili...

Mi tocco i gioielli di famiglia, spengo la radio e accelero, pensando nel frattempo che se tutti ascoltano quella radio e tutti si toccano, è chiaro perché avvengono tanti incidenti...

Vabbe', non divaghiamo oltre. Accelero, riesco a passare indenne Monza in un modo strano... Una sorta di voce interna mi dice di lasciar stare il solito giro per sbucare sulla Milano-Lecco e decido, data l'ora, di passare dal centro di Monza. Prima di arrivare al centro vero e proprio, in mezzo alla strada, tranquilli e beati, alla faccia di tutti i cacciatori del Lombardo-Veneto, due fagiani se ne stanno tranquilli a scorrazzare alteri e fieri nel mezzo della carreggiata... Non si preoccupano nemmeno del mio avvicinarmi con l'auto... Rallento, vedo che si alzano in volo per pochi metri e vanno a posarsi in un giardino poco distante...
Come inizio della giornata davvero non male!

Traverso Monza (rispettando i limiti, sia chiaro) e salgo sulla Milano-Lecco. La prima idea è quella di andare sul Resegone, ultimamente mi ha dato non poche soddisfazioni... Arrivo abbastanza velocemente a Versasio e... Trovo la coda per accedere al parcheggio, dove ci sono addirittura pullman parcheggiati ed un vocio spaventoso...
Beh, chi mi conosce sa come sono fatto. Senza nemmeno batter ciglio, inversione a "U" e via verso altre mete...
Se al Resegone è così, ai Resinelli non sarà meglio... D'altronde con una giornata così, come potrei pretendere la pace e la tranquillità? E' giusto che tutti possano godere delle bellezze del Lecchese...

La macchina mi porta da sola nei pressi di Rancio... Decide da sola di salire fino a Laorca. Al parcheggio, faccio un due più due: mi converrà salire per la ferrata al Medale? No, decisamente... Già da lontano si vede un casino della malora e la parete del pilastro su cui si sviluppa la ferrata sembra la spiaggia di Rimini ad agosto...

L'illuminazione viene da sé: è un sacco di tempo che mi riprometto di andare a vedere la Valverde e passare sotto al Forcellino...

Bene. Parto da Laorca e, allegro come un uccellino che fischietta, mi dirigo all'ex Rifugio Medale, da dove prendo il sentierino che passa alla base delle pareti del Medale. Osservo l'accalcarsi di cordate, ferratisti e quant'altro e, con calma, facendo foto, raggiungo ben presto il sentiero "classico" che sale al rifugio Piazza. Mi rendo conto che ho cazzeggiaotoabbastanza alla base della parete e, messa la quarta, in venti minuti raggiungo il rifugio. Qui gli ottimi Alpini mi forniscono di caffè e panini per l'escursione. Pago, ringrazio, saluto e parto.

Un cartello indica la direzione e quasi da subito la musica cambia... Il sentiero, fino a quel momento evidentissimo e lucido per la frequentazione, lascia spazio ad una traccia che mostra come ben pochi escursionisti, a torto, vadano a gustarsi le meraviglie della Valverde.
Il sentierino, in alcuni punti sommerso da erbacce da tempo non calpestate, per un breve tratto continua quasi pianeggiante, per poi presentare una prima brusca e ripida discesa, vergognosamente scivolosa, attrezzata con una catena di dubbia utilità... Meglio affidarsi alle ottime radici presenti... Si scende ancora un po' a passare una prima vallecola, per poi risalire altrettanto ripidamente.

Una piccola sosta per ammirare lo spettacolo della Valverde e dei canaloni che scendono dal Coltignone, un vero spettacolo della natura a due passi dal Rifugio Piazza. Il sentiero mi riserva quasi subito una seconda discesa, altrettanto ripida ed infida, profonda, a passare un'altra valletta, assolutamente deliziosa e fotogenica. L'attraversamento della vallecola è davvero bello e porta, infine, ad una risalita di una sorta di sperone roccioso attrezzato con catena e addirittura un paio di pioli, perfettamente inutili, ma tant'è. A volte, evidentemente, melium abundare...
Comincia la risalita dello sperone della Valverde, che durerà circa un'ora e un quarto di sbuffi, ma che sarà ampiamente ripagata da vedute, panorami sulle cime "nascoste" del Coltignone, sulle pareti del Forcellino, su torri e guglie, sul sottostante Lario e sui colori dell'autunno...

Lungo tutto il sentiero, non si vede e non si sente nessuno, a parte un paio di camosci in distanza.

Risalgo il costone, che ad un certo punto diventa crestinap er poi risalire un ultimo pezzo - piuttosto faticoso - di costone, fino a sbucare quasi sulla cima del Forcellino (ovviamente poco prima della Bocchetta di Valverde sono riuscito a perdere la traccia principale e sono risalito "alla cacchio" fin quasi sulla cima del Forcellino per poi tornare alla Bocchetta da questa...).

Dalla Bocchetta di Valverde, dopo più di un'ora e mezzo di silenzio e solitudine, comincio a sentire qualche voce... La prima idea sarebbe stata quella di continuare verso il Belvedere ed il Coltignone, ma la ressa presente mi fa recedere...
Traverso "a naso" nel bosco fino a sbucare nei pressi del Museo delle Grigne e da lì, di buon passo, mi avvio ai Resinelli.

Faccio un salto dall'Ercole, dove c'è un casino della miseria... Mi bevo una birra veloce e poi riparto, tranquillo. Vorrei scendere per il sentiero della "Costa Adorna". Anche in questo caso, dopo così tanta bellezza, non faccio i conti con l'intervento umano...

Lungo quello che fu il sentiero della Costa Adorna sono stati eseguiti i lavori per la sistemazione del Metanodotto... Hanno sbancato, cancellato, rifatto... Insomma, a farla breve, poco dopo la metà della discesa perdo la traccia e mi trovo a scendere verso Ballabio invece che verso Laorca. Dopo aver traversato alla "saltafossi" alcuni ripidi prati, entro in un boschetto con qualche traccia e trovo un bel sentiero, non segnato, che in breve mi scodella presso una baita dove alcune persone stanno lavorando. Due asini mi salutano ragliando, quasi a dire "Uno di noi... Asino, hai sbagliato sentiero" ed un cane mi abbaia contro, ma senza cattiveria...

Faccio due chiacchiere con i ragazzi che stanno lavorando alla baita e questi, allegri, mi indicano come arrivare a Laorca "tagliando" nel bosco e fidandosi del naso... Seguo un sentierino accennato che poi sparisce e, dove questo finisce, proseguo lungo il letto di un torrentello che in breve mi porta ad un cantiere con sbancamento poco sopra la strada che collega Laorca a Ballabio.

I colori dei boschi in autunno mi hanno accompagnato per tutta la discesa, non facendomi sentire alcuna fatica e, anzi, divertendomi non poco...

In breve mi ritrovo sulla vecchia strada della Valsassina, da dove torno velocemente all'auto e riparto per Milano, tranquillo, allegro, pacifico e soddisfatto di una gita che attendevo da tempo e che è stata lei a scegliermi, e non il contrario.

Poche ore, per la maggior parte nel silenzio, in mezzo a colori e panorami favolosi... Anche questa è Grigna, alla faccia di chi snobba la bassa montagna....

A presto, so che queste zone hanno ancora molte perle nascoste da farmi gustare!



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