Il Blog dei Bradipi di Montagna

Benvenuti nel Blog dei Bradipi di Montagna.
Un punto di incontro per un gruppo di amici che "degustano" la montagna dalle escursioni alle ferrate, dalle arrampicate all'alta montagna,
dalle ciaspole allo sci-alpinismo...

Lenti come bradipi per poter gustare al meglio, in sicurezza, quanto la montagna può offrire a chi sa osservare e gustare.
Riflessioni, foto, rimandi a fotoalbum, link a siti utili...
Con le montagne sullo sfondo.

Buone Montagne a tutti

martedì 30 novembre 2010

VOGLIA DI NEVE

Non ho mai scritto su questo blog, benchè Luca, gentilissimo, mi abbia sempre invitato. Non scrivevo perché rispetto alle vostre imprese, le mie son ben poca cosa…! Poi tempo fa avevo io stessa un log e portava via già tempo..chiuso oltre che per la questione tempo, anche a causa di un paio di pseudo “anonimi” che si divertivano a scrivere ingiurie e simili senza il coraggio di firmare….pazienza! A volte meglio “sparire” e la montagna viverla dal vero anziché dietro a un video rosicando e inseguendo le persone!
Ho visto che il log è un po’ fermo, e allora mi è venuta voglia di “vivere” per un attimo la “lentezza” e raccontarvi la mia ripresa sugli sci….
Erano 3 mesi che ero ferma, se si esclude una breve camminata in valsesia…ferma a causa di una borsite all’anca, uscita dopo il ritorno dall’alta via nr.2 delle dolomiti fatta lo scorso agosto…. E aggiungiamo il meteo poco clemente! Da metà settembre, non ha fatto un weekend decente! Siamo al 13esimo weekend consecutivo di brutto tempo! Roba da depressione massima!!!!
Quindi dopo le disavventure da “malata”, dopo aver fatto un giretto dall’ortopedico che ha siringato l’anca con cortisone dicendomi “tanto fra qualche anni ci rivediamo di nuovo e poi fra 20 di anni per rifare la testa del femore”…. dopo qualche gg di ghiacciature di anche e chiappa..ecc…diciamo che la voglia di provare con gli sci c’è….eccome!
Si guarda.. Si legge….il meteo non è clemente! Sabato si salva, ma non tutta la giornata! A mezzogiorno potremmo già avere la perturbazione sulla testa… optiamo per la cara val Germanasca, valletta laterale della val Chisone (la valle che da Pinerolo porta a Sestriere), la cima l’abbiamo già salita altre volte…. E visto che per ora gite “nuove” non ne abbiamo in programma….si corre dietro alla bella neve! Cosa che spesso facciamo, spostandoci in giro per l’italia… lo scorso anno eravamo sempre nel Cuneese…ora abbiamo un invito per la Val Malenco, dove conosco solo il pizzo scalino, salito qualche anno fa con gli sci…. Vedremo dove ci porta le neve e gli amici!
Sabato siamo con i soci della spedizione in Ecuador, Gian Dario e Matteo. Partenza presto, alle 9 siamo a Indritti dove riusciamo a parcheggiare a pochi metri dal paese, dove un bel cartello di divieto di sosta esclusi i residenti, fa desistere tutti dal piazzare l’auto a 2 metri dalla neve di partenza!
Il freddo è inteso, c’è anche un po’ di vento, e vediamo il fondo della vallata, oltre il cappello d’Envie, con la bufera di neve…

la zona verso Sestriere è già coperta… si parte seguendo la mulattiera fino all’alpeggio superiore, dove poi si riesce a tagliare in radi boschi, per alzarsi sempre più su.
Il freddo è intenso (alla partenza era -8° alle 9 del mattino), ma senza vento, si riesce a sudare alla grande! Moroso e soci vanno, tenendomi a vista. Ma sono lenta, il quadricipite femorale fa male, parecchio….e la traccia dritta (ma chi caspiterina ha tracciato?!!?!?!?) e lisciata dai passaggi non aiuta di certo! Mi faccio traccia a me, anche se tracciare in 40 cm di polvere non è il massimo con la mia gambetta….

Dico agli altri di andare, che io salgo finchè riesco e poi mi recuperano in discesa… loro vanno, li vedo più su


Mi fermo a mangiare e bere qualcosa prima che termini il rado bosco, che vedo là in alto la cima spazzata dal vento. La gambetta da’ fastidio, ma posso ancora proseguire! Poi vedo il pendio di destra, quello che si piglia se scendi diretto dalla punta…. Eh no! Almeno ancora u po’ devo salire!
La traccia prosegue dritta (?!?!?!) su per il bosco….si stacca una traccia a destra, che punta al centro del pendio e poi la rivedo più su, con qualche zig zag sta nel pendio di bella farinella e sale in cima girando più largo… la prendo! Non è tracciata di fresco, il resto delle ennemila persone che stanno salendo (effetto gulliver!) prosegue sulla traccia dritta…mah! I miei soci non li vedo da un bel po’… il cielo da blu del mattino inizia a velarsi, ma per ora non c’è vento, salve qualche sporadica raffica che riesce a scollinare.



Salgo piano, piano, il respiro leggermente affannato….3 mesi di inattività si fanno sentire! Ma la traccia più dolce fa si che almeno la gamba non faccia male…e poi la neve intorno…bella, polverosa…quasi intonsa… spinge a salire ancora!




Arrivo a 200 mt dalla vetta..la stanchezza inizia a farsi sentire, qui devo scegliere….o salgo fino in cima vestendomi come un pinguino, giacca a vento, maschera, guantoni, e magari trovo prima i miei soci…oppure mi fermo, spello, mangio/bevo e vedo se scendere o aspettare. Opto per la seconda soluzione: dopo 3 mesi, meglio andare piano alla prima uscita! Il totale sarebbe 1100 e qualcosa mt di dislivello…per oggi, va bene se mi fermo qui! E poi il bel pendio che ho davanti…..mi gratifica già! Non faccio in tempo a togliere lo zaino per togliere le pelli, che una bella raffica di vento gelido mi incita a infilare di tutto addosso! Per fortuna sono ancora al riparo, mi lascia poi tranquilla a togliere tutto e vestirmi, a bere del thè caldo… intanto guardo su e guardo giù..sta salendo ancora un sacco di gente! Molti sci e pochi ciaspolatori. Da su, vedo scendere, poco più in là, 2... Da come sciano, mi sa che la prima parte in alto è come dire….il festival della crosta! Ne vedo altri scendere… intanto inizio a sentire freddo… il corpo è ben isolato, ma mani e piedi non molto… o meglio, sono quelli che negli anni hanno patito di più, hanno preso moltissimo freddo e qualche principio di congelamento… bevo altro thè, nel frattempo chiudo gli scarponi…. I soci ancora non si vedono! Ma ferma qui, inizia a essere una tortura! Agganciati gli sci, scendo un poco… qui la neve è varia: qualche tratto di farina, qualche lastra da vento già indurita… mi fermo su un dossetto, al riparo dal vento….altro thè…altra attesa… vedi altri 2 scendere…. I minuti passano lenti… l’orologia è sotto la giacca, non riesco a muovere i vari strati per vedere orari o altro… non so neppure che ore sono! Siamo partiti alle 9.20 dalla macchina, ma non ho idea di quanto sono salita, in quanto tempo…. Questa volta sono andata a sensazioni, salendo alla velocità consentita dalle gambe e dal fiato… fa di nuovo tanto freddo! Rimetto lo zaino e scendo ancora un pochino…. Qui la neve è decisamente bella e farinosa! Lo sci affonda con lo scarpone fino alla caviglia! Pensavo di non essere più capace, di non ricordarmi come si facesse a inanellare curve…ma ecco che il corpo si ricorda, le gambe si flettono e si piegano in gesti che sono impressi nel corpo stesso e nella mente…. Mi faccio prendere la mano e mi fermo solo alla fine del pendio, dove inizia il bosco….acci! È finita troppo in fretta!



Vedo dal costolone, dove ero poco fa, i soci! Li riconosco dal modo di sciare…Dani davanti, con quello “svirgolare” che ha da un lato, Gian Dario più in là, a cercare i tratti più ripidi…. Teo dietro…ha problemi! Lo vedo contratto e troppo spesso a spazzaneve…. E poi c’è un quarto… in pochi secondi mi raggiungono, il quarto è un socio incontrato in cima, Claudio, che si è unito. Teo avevo visto bene….crampi alle gambe causa freddo!
Si scende rapidi! Mi dicono che si sono fermati sotto un grosso masso, dietro alla vetta…che la maggiorparte della gente si è fermata a un colletto-anticima… ma da lì non potevi beccare i pendii che ci ricordavamo così bene…. Scendiamo nel bosco…che purtroppo non è bello come sopra! Qui, i passaggi obbligati, hanno formato un sacco di solchi, i buchi di chi è passato a piedi (abbiamo visto gente a piedi con gli sci a spalla ?!!? Mah!), o ha sfondato con le ciaspole, o ha beccato un buco d’aria formato dai rododendri o dalle pietre…si deve prestare parecchia attenzione! Basta inforcare mare un buco…e zac! Ci si rompe una gamba in un niente! In breve siamo all’alpeggio poco sopra la strada…. L’ultimo prato sopra il paese è crosta! Intanto il sole è ormai una palla bianca tra le nubi, che hanno coperto il cielo. Alla macchina il freddo si fa sentire, e il vento è arrivato…. Sono solo le 12.50, dovrebbe essere il momento più caldo….il termometro segna -5°! Siamo tra i primi scesi…. Scendendo conto 30 macchine compresa la nostra… si finisce… a mangiare! La Braserei a Praly è sempre un bel posto!
C’è stanchezza, stasera sarà antidolorifico e ghiaccio, dopo aver fatto una doccia bollente….ma la gioia di essere stata su, in mezzo a quello che per me è l’ambiente più bello, quello innevato…ecco, è indescrivibile a parole! 3 mesi lontana dai monti, a guardarli dalla finestra di casa… anestetizzando i sentimenti, chiudendo alla testa la voglia di salire, la voglia di monti per non doversi scontrare con la realtà….ma poi quando vai su, quando il fiato fa nuvolette davanti a te, quando il respiro accelera, quando inizi a sentire caldo nonostante il freddo pungente…quando guardi intorno ed è come se non ti fossi mai allontanato…ecco! Allora tutto sparisce! Il muro creato per non star male se ne Va…e resta la gioia, la soddisfazione, la voglia di altra neve!

Elena











mercoledì 11 agosto 2010

ASSALTO ALLA TORRE NEL GRUPPO DEL FUNGO


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Grigna Meridionale, Gruppo del Fungo
Torre (1728 m)
Via Corti (D-, 70 m, V) e Via Piloni (D-, 110 m., V)
Martedì 10 Agosto 2010



Nonostante sia agosto, quest'anno ho un carico di lavoro mostruoso... Mi devo prendere, con le unghie e con i denti, le poche ore a disposizione quando posso, afferrando l'occasione al volo...

Le occasioni, però, bisogna sapersele costruire, perché, se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo...

Allora che si fa? La suddetta sfiga, come la nuvoletta di Fantozzi, è sempre lì, in agguato e, soprattutto, ti ascolta.

Al telefono, allora, passo un po' di tempo tra venerdì e lunedì a maledire il lavoro ed a ripetere che, ahinoi, la prevista gita di martedì con Luigi Slowrun se n'era andata a farsi benedire... In realtà, complici sms ed una telefonata in codice lunedì sera, io e Luigi ci troviamo alle 7 a casa sua, a Lecco.

Un saluto e poi quattro chiacchiere in auto, verso i Resinelli. Un caffettino al Forno e poi via, verso la Direttissima...
Non c'è un cane in giro per un bel po' e di buon passo arriviamo, immersi in una nebbia di vapori tipicamente grigneschi, alla deviazione per il gruppo del Fungo.

Il sentierino è decisamente alpinistico e va seguito con molta attenzione, ma ci deposita ben presto alla base di quel meraviglioso gruppo...

Non sono mai salito su questo gruppo di guglie così particolari... Luigi prende la palla al balzo e mi offre un concatenamento "insolito"; ovvero via Corti alla Torre, discesa in doppia nel canale tra Torre e Fungo fino alla sosta di partenza dello Spigolo Boga, di fronte al quale si trova la sosta di partenza della via Piloni, riattrezzata di recente, che il buon Luigi ancora non ha fatto.

Saliamo la Corti... Nella nebbia. Due bei tiri di IV+ e V continuo, roccia favolosa... In vetta si intravedono a poca distanza le cime dei dirimpettai Lancia e Fungo... Sembra quasi di poterci saltare sopra...

Iniziano le lunghe doppie che ci devono depositare all'attacco della via Piloni...
Omettiamo pure che, quasi alla fine della doppia, riesco ad atterrare proprio sopra il buon Luigi che mi stava osservando, sedendomici sopra... Una scena fantozziana che ci impegna in una sana risata piuttosto lunga ed in frasi che non posso riportare.

Siamo in un canalone maestoso e di una bellezza terrificante, tra lo slancio della Torre e del Fungo, mentre sotto di noi alcuni camosci giocano e provocano piccoli boati per i massi che cadono...

Si sentono le voci degli escursionisti che passano per la Direttissima, eppure siamo a mille miglia di distanza da qualsiasi sentiero segnato e la via d'uscita consiste nel solo passare per la vetta...

La via Piloni è poco nota, forse perché di recente riattrezzatura. Sono 110 metri di IV+ e V costante, su roccia bellissima per i primi due tiri...
Luigi sale, lo sento godere per la bellezza della roccia e mi urla di salire. I primi 40 metri sono esigenti a livello fisico, la difficoltà non molla mai, ma la roccia è favolosa... Il secondo tiro presenta anche un bel diedrino tecnico e poi ancora parete aperta, con lame e maniglie, spesso verticalissime o più. Un ultimo diedrino mi deposita in sosta, da dove osserviamo, complice l'arrivo di un po' di sole, una prospettiva insolita per il Fungo ed un minimo di panorami.

Il terzo tiro, però, ci riserva una strana sorpresa. Un tratto di sei-sette metri giallastro, delicato, del tutto differente dalla roccia finora conosciuta, che Luigi passa limitandosi a dire "qui non tutto è saldo"... Poi sparisce oltre la verticale... Mi chiama dalla vetta, dopo quaranta metri filati.

Salgo tranquillo, gustando la roccia fino al "giallone"...
Qui mi imbrano decisamente, mi restano in mano un paio di appigli che consideravo buoni e non riesco a venire a capo della situazione. Per evitare la tentazione, tolgo il rinvio (tanto Luigi mi può tenere dall'alto), lo avviso di stare attento e bloccare se necessario e provo a destra... Mi incrodo e mi devo appendere...
Provo a sinistra... Idem come sopra, con patate. Sono appeso... E mi girano.

Attendo un paio di minuti, studio il passaggio... Mi decido a provare. Salgo diritto su due scagliette, riesco ad allungarmi quel che basta e trovo una maniglietta per la sinistra, pare basti... Alzo ancora le gambe e riesco a venir su... Ritrovo la roccia grigia ed esco dal giallo...
Non è finita: la parete è ancora bella verticale, ma la roccia è di nuova grigia-bianca, regala le poche ma ottime maniglie che vorresti, le lame che, anche se strapiombanti, ti fanno alzare...
Arrivo sulla cresta e vengo accolto da una bianchissima roccia lavorata, piena di clessidre e spuntoni sicurissimi...

Sono fuori, con Luigi che ghigna...

Ci si prende in giro, ci si fotografa e si beve qualcosa...

Segue una lunghissima doppia da sessanta metri che ci deposita all'intaglio tra Torre e Campaniletto, passando prima lungo al normale alla Torre...

Secondo voi è finita?

Macché...

Le corde (ovviamente) si incastrano e Luigi, dopo aver tirato giù tutto quello che poteva chiamare in causa, deve risalire col prusik, mentre io continuo a tessere le lodi delle sue corde nuove...

In breve Luigi è di nuovo alla base. Le corde vengono "fatte su" e si riparte...

E' il momento clou della gita.

No, non sto parlando di una via, ma del tagliere di formaggi e salumi con le birre ai Resinelli...

Qualche raggio di sole ci permette, prima di arrivare dall'Ercole, di fare qualche foto, poi giù per la Direttissima... Quindi quattro risate, birra, salumi e ciàcole con Ercole...
Al telefono ci sentiamo con Marco Anghileri, che sapevamo in Dolomiti.
Ci comunica che sta scendendo dalla Marmolada... Aveva tentato il "Pesce" e si è preso grandine e neve... E ci manda calorosamente a fanculo perché gli raccontiamo che ci siamo divertiti un sacco.

Il resto è storia di quotidiana fuga...

Rientro a Lecco, saluti con Luigi, telefonate in arrivo sul cellulare (insulti a manetta) e via verso casa... Doccia e pc, fino a notte inoltrata.

Ma chi se ne frega, anche questa è in saccoccia... Grazie Luigi, alla prox.

venerdì 6 agosto 2010

SEGUENDO LE TRACCE DI BRAMANI E FASANA SULLO ZUCCO DI PESCIOLA


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Prealpi Lombarde
Gruppo dello Zuccone Campelli
Zucco di Pesciola, Terza Torre

Via Bramani-Fasana (120 m., IV, IV obbl.)
Mercoledì 4 agosto 2010



E' agosto e, purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, il lavoro mi tiene asserragliato in trincea in un modo decisamente esagerato e tendente al disumano...

Grazie a Dio, però, esistono i mercoledì e la tradizione, divenuta ormai quasi "uso", delle fughe dalla città...

E' così che martedì sera, col solito compagno di merende Davide, brianzolo di ferro, ci accordiamo per un giro ai Piani di Bobbio...

La cronaca segue il copione abituale, salvo l'orario di sveglia, più umano dato che, contravvenendo all'etica di qualcuno, decidiamo di usare gli impianti a fune per salire ai Piani di Bobbio.

L'incontro è alla stazione a valle delgi impianti, dove un primo caffè ci dà il benvenuto nel Comune di Barzio.

Saliamo con la prima funivia. Ci sono molti escursionisti pronti alla partenza, in primis uno dei temutissimi "Gruppi età dell'oro", composto dai perfidi ragazzini dai 60 anni in su, riconoscibili per l'allenamento spaventoso e la vitalità superiore a quella dei ventenni... Vanno - a sentire i discorsi - a fare il pieno alla Grassi... C'è da invidiarli per l'allegria e la gioia che mostrano e che lasciano trasparire da ogni poro. Generalmente le comitive vocianti tendono a darmi fastidio, ma in quesot particolar caso non posos far altro che sorridere e mandar eloro un tacito saluto di grande rispetto e simpatia per questi eterni ragazzotti, canuti ma forti ed allegri.

Un altro paio di cordate si avvicina assieme a noi a grandi passi alla Lecco, che raggiungiamo in un quarto d'ora. Qui, dopo il caffè, incontriamo anche la G. A. Fabio Lenti in compangia di una coppia simpaticissima... Abbiamo più o meno lo stesso obiettivo, la terza Torre dello Zucco di Pesciola. Loro salgono per lo spigolo dei Bergamaschi, noi optiamo per la Bramani-Fasana. Ci salutiamo, non prima di aver espresso ammirazione per la volitività della ragazza, che, reduce da un brutot incidente, arrampica col bustino in modo quasi impeccabile. Bella prova di forza, signora!!! Complimenti!

La via è piacevolissima, segue una rampa evidente, utilizzando poi canalini-diedro e spigoletti per arrivare in cinque o sei tiri (a seconda che si volgiano usare o meno tutt ele soste predisposte) sulla Cresta Ongania, che si segue poi senza difficoltà per due tirelli fino ai due camini della parete finale.

In tutto si ottiene una piacevole vietta di 200 metri di sviluppo abbondanti, per lo più tra il IV- ed il IV grado, con qualche passaggio appena più pepato sul penultimo tiro della Bramani-Fasana, mai superiore, comunque, al IV+.

La via è stata attrezzata a resinati ed offre innumerevoli possibilità di integrazione ed altrettante possibilità di scegliersi la via, cercando magari passaggi meno friabili e più diretti della via originale.

In breve, una salita decisamente piacevole, tranquilla e da gustare, anche se,a dire il vero, essendo rivolta a Nord, nonostante fosse il 4 di agosto, siamo dovuti salire con le maniche lunghe e soffiandoci sulle mani perché queste erano intirizzite...

In particolare sui primi due tiri, sulla placca che adduce alla rampa diedro e sulla rampa diedro vera e propria iniziale, ho patito non poco per l'insensibilità delle dita... Una sensazione spiacevole, quella di non poterti fidare della tenuta delle dita... In ogni caso, dopo poco, complici un paio di passaggini fatti volontariamente in modo "brutale", riesco a riscaldarmi ed a progredire un po' più decentemente.

I tre tiri successivi, logici, seguono ora la rampa-diedro, ora gli spigoletti e saltini che la delimitano, generalmente sulla destra, intervallati da saltini verticali più "interni" assolutamente deliziosi e mai banali.

L'uscita sulla Cresta Ongania regala l'incontro col tepore dle sole e panorami nemmeno troppo rovinati dalle nuvole temporalesche che si addensano lentamente. Proseguiamo quasi in conserva per due tirelli, fino alla base del primo dei due camini di IV che segnano la fine della Cresta Ongania. Il primo è anche quello più ostico, con un attacco da studiare ed effettuare con un sano ricorso alla spaccata, un passaggetto abbastanza faticoso ma tutto sommato divertente. Il resto del camino è pura goduria. Il secondo, invece, è solo goduria tecnica, con tutte le manigliette e gli appoggi lì dov eli vorresti trovare, con la splendida uscita sullo spigoletto sinistro prima di sbucare sull'erbosa cresta di vetta.

Il primo pensiero è sempre quello... "Capperi, già finita"... Che contrasta col pensiero fisso che stagnava nella testa fino a qualche attimo prima "ma manca poi tanto?". Misteri dell'indecisione di un animo, quello umano, perennemente insoddisfatto ed indeciso...

Tutto sommato, comunque, l'ottima roccia ed i panorami del Pesciola ci hanno ripagato ampiamente e la stretta di mano - caianissima - sulla vetta ne è stata il suggello.

Poca gente in giro (tre quattro cordate in parete e qualche ferratista sulla Pesciola); molta, invece, ai Piani ed alla Lecco....

Scambiamo quattro ciàcole in vetta, con una coppia salita poco dopo di noi e con una famigliola dei Grigioni, poi giù di corsa per il canalino della Madonna (solo mezzo atterraggio di emergenza per il sottoscritto, un veor record) e di nuovo alla Lecco per la classica birra...

Un sano riposino davanti alla piacevole bevanda, mentre le nuvole iniziano ad abbassarsi ed il vento aumenta...

Quindi un piccolo deja-vu...

Si alza un vento fastidioso e, prima di doverci fare il ritorno a piedi, teliamo giù di corsa alla funivia, che ballerà allegramente a causa del suddetto vento fino alla base... Come a giugno, in occasione della Bradipata!!!

Al rientro a Milano l'ho pagata dovendo lavorare fino a notte inoltrata, ma so che mi capirete... Nessuna punizione mi potrà portar via la gioia di questa ennesima salita "rubata"!

Un grazie a Davide ed un "a presto" al Gruppo dello Zuccone Campelli!

venerdì 16 luglio 2010

SUL TORRIONE CLERICI, SEGUENDO LE ORME DEL BOGA


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Prealpi Lombarde
Gruppo delle Grigne, Grigna Meridionale
Torrione Clerici
Via Boga (Spigolo del Clerici)
170 m, D- V (IV+ A0)


Anche questo mercoledì la legge del Bigio si ripete: no, non sto parlando di una qualche regola lasciataci dal grande e compianto Carlo Mauri, ma della legge del "Bigio", "Marino", "Faccio manca"...

Alle ore 04.30 sveglia, ore 06.00 meeting a Ballabio tra tre perenni ragazzi vogliosi di bigiare la giornata lavorativa... A parte il sottoscritto, ci sono i due grandissimi Luigi Slowrun e Daniele Crodaiolo che, con faccia più o meno sveglia, sono presenti e puntuali all'appello, al solito bar-ritrovo di Ballabio.

Caffettino rapido e poi via, alla volta dei Resinelli. Prendiamo a passo sostenuto la Direttissima e, mentre già il caldo si fa sentire (e sono le sette circa), le nebbie cominciano a farci compagnia... Nulla i dstrano con questo caldo, almeno si mantiene il luogo comune (non privo di verità) della Grignetta "dantesca".

Meta di oggi è il Torrione Clerici, uno dei Torrioni del Gruppo di Val Tesa, dirimpettaio dei forse più noti Guglia Angelina e Ago Teresita, posto appena dietro la Piramide Casati ed il Torrione Palma e, come quest'ultimo, piuttosto poco frequentato rispetto ad altre guglie grignesche a causa dell'accesso non proprio semplice.

Un po' schivo, forse un po' nascosto, non si sa se per timidezza o per alterigia, il Torrione Clerici offre la salita storica e favolosa dello Spigolo del Clerici (o Boga), 170 metri di sviluppo circa, difficoltà di IV+ obbligatorio con una partenza tra il V ed il V+ (ma più più più, come dire, forse il V più duro della Grignetta), peraltro azzerabilissimo.

L'avvicinamento è ravanoso, si lascia dopo poco il Canalone di Val Tesa per prendere un canalino friabile e franoso a destra che, con alcuni punti tra il II e dil III grado, spesso marciotti (effetto anche della famnosa frana della Guglia Angelina) deposita non senza qualche sbuffo alla base della fessura che segna l'inizio della via.

Il primo tiro è in effetti un po' tetro, così incassato e con quella fessura repulsiva... SI sal econ alcuni passi di IV+ fino ad una fessura strapiombante, evidente e molto chiodata.

In ogni caso sono pochi metri di V+ sostenuto che poi tornano ad essere IV grado e poi sempre meno complicato fino alla comoda sosta.

Il secondo tiro è il più bello, almeno secondo me: una placca esposta e deliziosa, sulla quale si trovano solo gli appigli e gli appoggi necessari (da studiare molto bene i movimenti) ma niente più. Il tutto in bella esposizione. Si sale dapprima dritti, su tacche e poi poche maniglie da collegare, per spostarsi verso destra, su pochi appoggi da studiare, fino quasi ad uno spigoletto che si può utilizzare in piena esposizione per risalire, su difficoltà costanti e mai eccessive, alla sosta.

Il terzo tiro, inve, segue un canalino-diedro abbastanza lungo, con uno strapiombino ed un paio di strozzature. IV grado continuo, bellissimo ed aereo, una sorta di modello di camino per i creatori di vie su dolomia. Davvero piacevole.

Il IV tiro presenta l'ultimo tratto del canale e poi, portandosi a destra, l'arrivo sulla cresta. Un po' di IV grado e poi III e III+. Qui decido di provare un nuovo lavoro , quello del disgaggiatore...

Per portarmi in sosta, decido di prendere una bella lama che sembrava solida... Così è stato fino a quando mi sono "attaccato" con tutto il peso a quella favolosa lama (che, comunque), un tantino gialla era...).

Risultato: distacco di lama e blocco, pendolo dell'Arterio di qualche metro e rumore fragoroso 150 metri più in basso...

Tralascio le prese per i fondelli degli amici...

“Tutto a posto?” “Si, tutto ok, scusate piuttosto per le eresie che ho tirato.. “ "Ma fa niente, figurati... E' che non sapevamo facessi opere di disgaggio”. Altre prese in giro non sono riportabili per ovvi motivi di decenza...

La cresta finale è una favola....
Espostissima, sul III grado, aerea, deliiziosa e con panorami da favola (nebbie nonostante)...

Stretta di mano in vetta...

Foto di rito...

Discesa rapida lungo paretine e canalini di II grado al sentiero Cecilia e poi giù per il Canale dell'Angelina, quindi di nuovo la Direttissima e giù, ai Resinelli, per birra e focaccia...

Poco dopo le 13.30 siamo alle macchine, facce serie, torniamo tutti al lavoro...

Non resta che riguardarsi le foto e mandare un grazie di cuore a Luigi e Daniele, due sicurezze in montagna.

Il ringraziamento più grande, comunque, va alla Grignetta...
Anche con le nebbie, riesce sempre a sorprenderti.

venerdì 9 luglio 2010

SULLO SPIGOLO DI VALLEPIANA

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Grigna Meridionale, Prealpi Lombarde
Piramide Casati 1928 m.
Spigolo di Vallepiana (D-, IV+, 195 m.)
mercoledì 6 luglio 2010


Lo so, adesso qualcuno mi manderà a quel paese... Capisco perfettamente che questo è il primo impulso che arriva, stando alla scrivania del proprio posto di lavoro o comunque quando si è costretti a fare qualsiasi altra cosa e ci si trova a leggere di puro divertimento...

Qualcun altro si limiterà – per raffinatezza femminile – a dirmi che non si fa così... Ma sono poche e, per fortuna, si perdona loro tutto...

Per carità, capisoc tutti e non me la prendo con nessuno per qualche "fanculino" che sento girare nell'aere attorno a me, quasi una sorta di ronzio vuvuzelasiano, ogniqualvolta racconto di qualche uscita infrasettimanale......

Ma anche ieri, mercoledì 6 luglio, la fortuna, almeno in parte, c'ha visto benissimo (di solito è cieca ed a vederci bene è solo la sfiga) e mi ha permesso di prendermi un ennesimo infrasettimanale...

La cronaca della giornata segue praticamente un canovaccio fisso degno della miglior variante veneta del ragionier Fantozzi. Sveglia alle 04.30, caffè, abluzioni, inciampata da campionato contro la testiera del letto, bestemmina soffocata, il solito “vaffanculo” da parte della mia compagna (ovviamente ridendo, è ormai abituata a sentirmi battere contro l'ormai "segnata" testiera del letto) e poi, dopo una rapida visita al bagno per ovvie ragioni mattutine, che per decenza taccio (l'età avanza), partenza per Ballabio.

Ore 06.00, all'apertura del Bar, io, Davide ed Elio, teoricamente tre seri professionisti, per l'occasione con facce da evasi dal penitenziario, ci ritroviamo per il secondo caffè e poi, dopo una visita di controllo ai bagni del bar. furtivi, dritti ai Piani dei Resinelli.

Era dall'anno scorso che non riuscivo a farmi un bel giro con Elio e questa era l'occasione migliore per farli conoscere.
L'idea era quella di andare o al gruppo del Fungo, o a fare la Zucchi al Pilone Centrale, oppure ancora allo Spigolo di Vallepiana... La Grignetta offre possibilità quasi infinite, tutte belle...

Prendiamo la Direttissima, passiamo il Caminetto Pagani, osserviamo alcuni camosci e poi proseguiamo. Arriviamo alla selletta da dove si diparte il sentierino che porta al Gruppo del Fungo.

La giornata è tersa, ancora non troppo calda... Invitante... La visuale ottima, panorami favolosi.

Dietro di noi arriva, mentre siamo seduti sulla selletta a far comarò, un grupo di altri quattro “giovinastri” fuggiti al lavoro... Sogghigno d'intesa e di complicità. “Dove andate?” “Alla Segantini, e voi?” “Volevamo andare al Fungo, ma quasi quasi andiamo al Vallepiana” - dico io...

Elio e Davide mi guardano come folgorati... Alea iacta est, si parte: passiamo il Sentiero Giorgio quasi di corsa ed in breve giungiamo lì, dove il sentiero inizia a risalire verso il Colle Garibaldi...
Poco oltre, a destra, un canalino sfasciumoso porta all'attacco.

Evitiamo di impegolarci sulel solite roccette coperte da pietrisco e, sfruttando un canalino, arriviamo all'attacco, segnato da una selletta e da un fix nuovissimo. Possiamo prepararci alla salita.

La via è di quelle famosissime, un “must” della Grignetta. 160 m. di dislivello, 200 circa di sviluppo, sei tiri, cinque dei quali sostenuti, con molto IV e IV+. Roccia favolosa, esposizione notevole.

I tiri si susseguono “a passo di Bradipo di Montagna”. Ci stiamo divertendo come bambini..

Il primo tirello si tiene attorno al III+ ed è un canalino-fessura seguito da gradoni, esposto, bello e piacevolissimo, del tutto evidente e ben protetto, come praticamente tutta la via..

Il secondo tiro è quello tecnicamente più difficile, un buon IV+ continuo con alcuni singoli passi vicini al V. Si tratta di vincere una placca e poi, con sapienti spostamenti laterali, spostarsi dallo spigoletto raggiunto ad una sosta comodissima. Davvero entusiasmante.

Il terzo è paradigmatico: ci si alza di poco, per poi entrare in un camino (il camino Porro) di IV da fare in opposizione, opponendo da ultimo una piccola risalita su lame un po' strapiombanti. per arrivare sotto un grosso masso incastrato, tenendosi verso destra. Anche qui la slaita è davvero bella, piacevole, con scorci panoramici e divertimento assicurato.

Il quarto è semplicemente favoloso: oltrepassato (direttamente o sulla destra) il mgrande masso, in buona esposizione si segue una linea di canalini e diedri seguiti da una cengia ascendente e, da ultima, una fessura-diedro semplicemente deliziosa, ormai in piena esposizione che deposita su una sosta davvero aerea, avvincente...

Il panorama attorno a noi è stupefacente, siamo nel cuore della Grignetta...
Alle soste giochiamo come bimbi, ce la raccontiamo, facciamo fotografie...

Ci restano il quinto ed il sesto tiro...

Il quinto è composto da una fessura da superare in dulfer e poi da alcuni innocui gradoni, che depositano all'inizio della cresta di vetta... SI passa imporvvisamente dall'ombra e da un certo frescolino della parete ovest al gran caldo della cresta sud della Piramide Casati.

Il sesto è una semplicissima passeggiata molto aerea sul filo di cresta fino alla cima vera e propria... La prima sensazione è riassumibile in una semplice frase, che rende l'idea della bellezza dell'itinerario: "Cazzo, ma è già finita?".

Ci arriviamo ridendo, allegri, con gli occhi spalancati per le visuali, impossibili da rendere, anche con le fotografie...

Si beve, si mangia, io fumo, poi, con calma... La discesa.

Qui vale al pena aprire una ulteriore parentesi: ovviamente riusciamo a perdere la traccia (e sì che ce ne vuole...) e dobbiamo tornare per alcuni metri sui nostri passi. Invece di traversare verso Nord, in direzione dell'anello di calata e della via normale, scendiamo lungo tracce che ci porterebbero proprio lì dove non dobbiamo... Rapido dietro-front condito di insulti e prese per i fondelli reciproche. Arriviamo all'anello di calata, sotto di noi si vede il sentiero Cecilia...

Davide, da buon lombardo, parte col motto “ghe pensi mi” e subito riesce ad aggrovigliare una delle due corde... Davide è un ragazzo di sani principi morali, non bestemmia, ma riesce ugalmente a dare sfoggio delle proprie conoscenze in termine di parolacce, mentre io ed Elio ce la ghignamo in sosta, intenti a prenderlo in giro. Ometto, come di consueto, le risposte dell'amico brianzolo.

Tra i nostri lazzi, deve scendere a scioglierla...
Tra una parolaccia ed una presa in giro, riusciamo tutti e tre a calarci e raggiungiamo il Sentiero Cecilia. Da qui al Colle Garibaldi il passo è breve...

Riprendiamo il Sentiero Giorgio, siamo un po' in ritardo e mi aspettano per lavoro a Milano...

Rifacciamo il percorso ben noto fino alla Direttissima e continuiamo per quella..

Poi, ovviamente, il sottoscritto decide di “tagliare” e si imbrana su un miscuglio di roccette e detriti prima di ritrovare il sentiero (vi risparmio i commenti di Elio e Davide, anche in questo caso non riportabili)...

Passiamo in discesa il Caminetto Pagani, voliamo sulle corde fisse e poco prima delle tre siamo all'auto, giusto in tempo (per me) per prendermi parolacce per il ritardo... Ma anche questo fa parte del gioco e della giornata...

Scendiamo veloci a Ballabio, ci salutiamo e, mentre i due fortunelli vanno a bere birra, io mi cambio velocemente in auto e parto per Milano...

Poco dopo le quattro ero di nuovo un serissimo professionista al lavoro...

Ai miei clienti ancora adesso è poco chiaro per qual motivo avessi quel sorriso ebete e quel bel colorito in faccia...

Ma non tutti possono capire la gioia di una simile giornata rubata!!!

TORRIONE FIORELLI - IN FUGA DA MILANO

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Torrione Fiorelli
Via Normale
70 m, III
Mercoledì 30 giugno 2010


Mercoledì scorso era il mio penultimo giorno di lavoro prima di una pausa di quattro giorni con rientro in Laguna, a ricaricare le pile e dedicarmi all'altra delle mie grandi passioni, la pesca...

Non ne avevo poi troppa (voglia, intendo) di stare tutto il giorno a tradurre e così... E così non mi è stato poi difficile invernatrmi qualcosa... Grazie a Dio, ho alcuni "compari" con i quali organizzare simili idee è questione id poco tempo...

Dopo aver lavorato fino alle due di notte, alle quattro e quarantacinque mi sono alzato, ho fatto una colazioncella veloce e, dopo una classicissima serie di pratiche sulle quali ritengo superfluo soffermarmi (per decenza), mi sono diretto a Ballabio, dove un altro transfuga dai doveri del lavoro mi attendeva.

Sono le sei e venti, è l'ora della seconda colazioncella... Condita da quattro chiacchiere, inizialmente assonnate, ma con lo sguardo già rivolto verso le meraviglie della Grignetta.

Facciamo un rapido consulto: alle 12.30 dobbiamo essere ambedue al lavoro...

Ok,la decisione non fa fatica ad arrivare: dobbiamo ancora chiudere il conto con una delle gugliette della Grignetta, il Torrione Fiorelli. Oltretutto, la via di salita è esposta a Nord... Sono nemmeno cento metri di sviluppo di arrampicata... Che si può chiedere di meglio ad una giornata caldissima a valle?

Partiti!

Saliamo allegri nel tripudio delle guglie dantesche che prendono fuoco e risaliamo il sentiero della cresta Sinigaglia fino all'altezza del Torrione della Grotta, dove un cartello indica a destra verso il Fiorelli...

Il sentiero è infido, franoso e, anche se quasi in piano, per nulla da prendere sottogamba... Ma questo è il meno...

Proprio sotto il Torrione della Grotta, oltre ad un tripudio di gigli rossi semplicemente stupendi, notiamo che dobbiamo attraversare una vera giungla di ortiche, che non solo ci faranno grattare per alcuni minuti, ma soprattutto coprono la esilissima traccia (e scivolare vorrebbe dire ritrovarsi ai Resinelli...).

Passiamo (non senza alcune invocazioni al Creatore) le temibili ortiche ed arriviamo tranquilli al Torrione... Allora, diciamo "tranquilli" per evitare di ricordare che lo scrivente, per evitare un gran fascio delle suddette piante, è riuscito a scivolare sul sentiero decisamente nascosto ed atterrare a tutto corpo in mezzo a quelle pianticelle, sicuramente non brutte, ma non proprio amate... Ne è seguita una scarica di eresie degne di un veneto d.o.c., tra le risate di Davide... Risate durate, peraltro, pochissimo, visto che il succitato aveva avuto l'ottima idea di salire in pantaloni a mezza gamba e di uscire dalla selva di ortiche color aragosta (tralasciamo le parolacce, ma almeno lui non tira giù i moccoloni paurosi del suo compagno).

Con calma ci imbraghiamo. osservando il bel torrione sopra di noi, e, dopo una sana grattata (non di palle, ma contro le ortiche) partiamo per salire i tre tirelli, semplici, un terzo grado con un paio di passaggetti evitabili (ma assolutamente godibili) appena superiori.

Il primo tirello risale uno sperone, dapprima in verticale e poi aggirandolo, per poi portarsi ad una sorta di forcellino. Davvero carino, semplice ma mai banale, addirittura didattico, direi.

Da qui, per canalino e poi lungo una grande lama, si raggiunge la seconda ottima sosta. Questo tratto, che può essere affrontato in vari modi, presenta almeno due punti che, per conformazione e per l'untuosità dovuta agli innumerevoli passaggi, costringono a pensare bene ai movimenti da fare. Nulla che vada sopra il III/III+, ma di quello mai banale, che dà piacere.

Da qui, prima per fessura e quindi lungo un caminone che sa tanto di alpinismo delle origini, si giunge in breve sulla piccola cima, ovviamente dotata di croce... Inutile dire che riusciamo a fare qualch enumero all'interno del camino, incpaonendoci a volerlo passare ognuno a modo suo... Ma il bello è quello: sempr ein sicurezza, senza mai fare sciocchezze, io e Davide non rinunciamo mai a tornare bambini ed a fare "i bambi", come dicono da queste parti.

Arriviamo alla croce, allegri, soddisfatti, alla faccia della brevità della salita.Altre risate, una sigaretta di vetta e poi giù, con due corde doppie, alla base. La seconda è bella lunga e l'ultima parte è quasi nel vuoto, con la particolarità che qualcuno (non faccio nomi, ma non ero io), si è ben guardato dal dirmi che stavo per atterrare su un altro cespuglione di ortiche... Vabbe', altra grattata, quattro risate via, a far sparire negli zaini imbrago ed altri ammennicoli.

Riscendiamo il sentiero, non senza qualche piccola soddisfazione da parte mia quando Davide ha provato di nuovo il gusto di passare in mezzo a cespugli di ortiche alti mezzo metro con i pantaloni corti, e, velocemente, alle 11,30 siamo al Bar di Ballabio, dove, fatta la dovuta birretta, con voce estremamente seriaci mettiamo a parlare al cellularedi lavoro. Terminate le telefonate, beviamo le birre, ci salutiamo, pronti ad entrare nelle rispettive auto, cambiarsi e tornare a fare i professionisti seri, non senza prima esserci scambiati un sano abbraccio e la promessa di ritrovarci presto...


Una sana gitarella, solo noi su quella guglia, tempo bello, compagnia favolosa di Davide... Sì, bisogna rifarlo quanto prima! E' doveroso! La Grigna chiama sempre, è più forte, più ammaliante e meno esiziale delle sirene di Ulisse...


Ah, che bello rubare una mezza giornata infrasettimanale...

domenica 13 giugno 2010

FOLLETTI, GIGLI E SOLITUDINE ALLA ROCCA DI BAIEDO




Rocca di Baiedo (752 m. - Prealpi Lombarde)
Via Folletto + Solitudine (170 m, D, V - V obbl.)
Mercoledì 8 giugno 2010


A volte è bello bigiare, marinare la scuola (o il lavoro), far manca...

E' così che martedì 8 giugno, verso sera, il ed il mio socio-compagno di merende Davide, abbiamo deciso di sfidare le previsioni meteo non proprio rosee e di tentare di prenderci una mattinata sul verticale... Ovviamente dobbiamo farlo in religioso silenzio, perché si sa benissimo che, se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo e ci sente come nulla a questo mondo...

Il ritrovo con Davide è a Ballabio alle 7, dove arriviamo puntualissimi. Ci dirigiamo dalle solite ragazzotte per fare la prima colazione, espletiamo alcune formalità mattutine e poi ci guardiamo in faccia: abbiamo praticamente solo una mezza giornata a disposizione, siamo indecisi se salire al Torrione Fiorelli in Grignetta o andare a farci qualcosa di più "basso", più piccantino come difficoltà, ma più "tranquillo" in termini di accesso e discesa... In breve la decisione è presa: ci dirigiamo verso Baiedo.

La mattinata si preannuncia calda, molto calda...

E' davvero PRestino e ci prendiamo il lusso di farci un secondo caffè (ed una seconda visita ai bagni della Valsassina, tanto per sicurezza). Sono quasi le 8, andiamo...

Lasciamo l'auto nell'ampio spazio sulla sinistra del Ponte di Baiedo e ci dirigiamo verso la base della parete della Rocca. Stiamo camminando a sentiamo un urlo, proveniente da un'auto che passa sulla statale:

"Ma dove andateeee!!!!!!!!?????"

E' Marco, il Butch Anghileri, che, con occhio da falco, ci ha riconosciuti da distante, mnetre sopraggiungeva in auto. e ci ha "risvegliati" dal torpore della camminata mattutina. Un saluto "al volo" e via... In seguito mi dirà che si vedeva che stavamo "bigiando" e che avevamo la stessa aria che hanno i ragazzini che stanno andando a far danni nella dispensa della mamma...

Decidiamo di salire lungo una via che nasce dalla congiunzione di due itinerari differenti, ovvero i primi quattro tiri di Folletto e gli ultimi due tiri (più uno di "disbrigo") della via Solitudine...

La via è molto bella, continua, sostenuta, sempre tra il IV+, V- ed il V.
160/170 metri di sviluppo, sfrutta le placche a buchi e le flessure libere dalla vegetazione, con passaggi entusiasmanti in placca, tecnici, più un paio di movimenti atletici.

La descrizione suona molto bene; Davide ha già percorso Solitudine, ma non ha mai percorso Folletto... Luigi, lo Slowrun, invece, mi ha caldeggiato l'unione di queste due vie, specificando che, in questo modo, si ottiene una bella via, costante, sostenuta, sempre attorno al V grado. Se lo dice Luigi... Davide è subito d'accordo e partiamo.

All'attacco si arriva in cinque minuti scarsi, a parte per Davide, cui ne occorrono dieci, visto che, al solito, dimentica qualcosa. Stavolta, oltre ad aver dimenticato la macchina fotografica, ha anche lasciato il caschetto nell'auto... Poco male, io resto a sbrogliar la corda e lui va a prendersi la protezione... Com'è giusto che sia....

Alla base, alcune scritte (antiestetiche a dire il vero) indicano chiaramente il punto d'attacco della via Folletto, mettendoci vicino un bel "5a", che, tradotto in gradi cristiani, vuol dire V grado. In effetti, i tre tiri e mezzo, o quattro che dir si voglia, di Folletto sono un inno al V grado. Placche fessurate, strapiombino, diedrino, caminetto-diedro strapiombante... C'è tutto.

Attorno a noi, nel verde del rigoglio tardo-primaverile, una quantità assurda di fiori e di gigli rossi, maestosi nella loro arancione ed altera bellezza. Quella dei gigli sarà la costante, assieme alla verticalità ed al piacere, della nostra gita odierna...

Risaliamo la via Folletto a tiri non troppo lunghi, con calma, gustandoci l'arrampicata. Sono presenti alcuni chiodi ed alcuni spit, ma le possibilità per piazzare protezioni "ad integrazione" sono molteplici e sicure. Risaliamo dapprima una placca, bella, compatta, per poi spostarci a prendere uno strapiombino davvero carino, che, a differenza di quanto riportato su alcune relazioni, si vince più di tecnica e d'astuzia che di forza. Poi una sorta di diedro formato da una lama rovescia e ancora una placchetta che adduce ad un caminetto-diedrino un po' strapiombante dal quale si esce sull'ultima placchetta, da dove una sorta di sentierino porta a congiungersi con la via Solitudine. Le difficoltà sono costanti tra il IV+, il V- e un bel po' di V. Arrampicata favolosa, buchi e maniglie posti proprio là dove servono...

Attorno a noi, ad ogni passo, compaiono, appesi alle rocce, sempre più gigli rossi, una sorta di pianerottoli di casa, sui quali una sapiente mano, in luogo dei gerani, ha deciso di porre questi fiori stupendi che tanto piacevano a mia madre e che fin da giovane ho imparato a rispettare, perché sono molto più belli inseriti nel proprio habitat che recisi in un vaso...

Fin qui siamo arrivati con circa quattro tirelli, abbastanza brevi, sui 20-25 metri. Le possibilità offerte dalla parete per far sosta a piacere non sono poche e le abbiamo sfruttate per farci quattro chiacchiere ed osservare, sotto di noi, la Valsassina...

Ripartiamo, ci mancano i due favolosi tiri finali di Solitudine... Si tratta di due tiri superbi, che sembrano creati ad arte per l'amante del verticale.

Il primo è una placca che sale, lievemente a sinistra, per poi traversare su appigli minimi a destra, alzarsi di poco, prendere un paio di lame verticali e di nuovo tornare verso sinistra, in direzione di una grande pianta piazzata in mezzo alla parete... Sembra quasi messa lì per consentire la sosta a chi sale, regalando anche un po' di gradita ombra...

Sopra di noi, l'ultimo tiro mostra solo la sua prima parte: una placca solcata da una lama che, vista così, sembra essere opera dell'immaginazione di Hans Dülfer... Ma è solo l'inizio...
La lama permette una favolosa ascesa tecnica ed elegante, per poi richiedere di seguire verso destra, ascendendo, un altro paio di piccole lamette, che permettono di arrivare quasi al margine destro della placca. Sopra di noi, non molto lontano, il pianoro di vetta... Ma ci divide da questo una traversatina davvero pepata a sinistra...
Il passaggio non è per nulla immediato: ci si deve alzare un metro ancora, sfruttando una maniglietta poco visibile e poi, per traversare, occorre fidarsi della tenuta delle scarpette. Per tenere l'equilibrio, una piccola escrescenza di roccia un po' più scura...

Un puro gioco d'equilibrio da destra a sinistra per due-tre metri, lunghissimi... Poi, la mano sinistra può trovare una classica lama. messa lì per la gioia dell'arrampicatore.... Il passaggio si risolve, ora, con qualche gradone più semplice (attorno al IV) fino alla sosta, in piena placca appoggiata.

Non ci resta che qualche gradone un po' sporco fino al boschetto, dove possiamo toglierci l'imbrago ed infilare le scarpe da avvicinamento... Siamo sulla vetta della Rocca di Baiedo... Un comodissimo panettone, usato per passeggiate di mezz'ora, poco più, che però a noi ha regalato un paio di bellissime ore di gioco verticale...

Il resto del racconto è facilmente immaginabile...

Rapida discesa, ridendo, prendendoci in giro, cambio abiti e scarpe all'auto, poi partenza per Ballabio, dove, davanti ad una birra, ci si saluta e ci si dà l'arrivederci a prestissimo...

I telefonini hanno già ripreso a suonare ed il lavoro chiama...

Come i più classici degli scolari, beccati dai genitori a marinare la scuola, ma soddisfatti per questo, che nessun rimprovero potrà cancellare, io e Davide ripartiamo, allegri come poche volte...

Nessuno potrà mai portarci via il piacere di essere stati due Folletti, circondati dai Gigli di un verticale giardino pensile, nella rumorosissima Solitudine Valsassinese della Rocca di Baiedo.

Alla prossima!


martedì 8 giugno 2010

RITORNO ALLO SPIGOLO CROCETTA



-Clicca sul titolo per andare al fotoalbum -

Prealpi Lombarde, Gruppo delle Grigne
Torre Cecilia, 1800 m
Via dello Spigolo Crocetta (70 m., PD+, IV-)


E' difficile poter raccontare in poche parole cosa significhi per me il Rifugio Rosalba e, soprattutto, la magnificenza che gli sta vicino...

Mi limiterò a raccontare come, nel 2006, anno in cui mi sono riavvicinato alla montagna dopo lunga assenza, la prima "passeggiata" per il ritorno ai monti sia stata proprio la classicissima Direttissima-Cecilia-Rosalba... In quell'occasione, per la prima volta in Grigna, ho anche avuto la gran fortuna di poter incontrare, come rifugista, proprio quella figura quasi leggendaria del Mauro, anima, cuore e cervello del Rifugio Rosalba e della "Grignetta Occidentale".
Come primo incontro in Grigna, decisamente non male...

Ero partito prestissimo, dopo anni che non facevo più montagna, se non andare a vederla, durante qualche giro in auto e poco più...
Presto come ero partito, passando per la prima volta la Direttissima, mi ero trovato a risalire il Canalone di Val Tesa dopo essere rimasto senza fiato davanti a quella magnificenza di torri... Avevo affrontato, titubante, dopo anni, tratti "attrezzati", che un tempo passavo correndo senza vedere nemmeno i cavi o quasi, con la massima serietà, come se mi stessi preparando ad una nuova rinascita. Poi, l'orario... Sapevo che mi aspettavano per pranzo ai Resinelli, avevo solo una mezza idea del percorso e sapevo che, evitando la vetta, avrei potuto "traversare" verso il Rosalba dal Cecilia...

Arrivo al rifugio e trovo un panorama favoloso: giornata settembrina, cielo terso, visibilità sul Rosa, la cuspide del Cervino, i 4000 svizzeri fino al superbo Finsteraarhorn...

Mauro mi accoglie, è presto, tutto sommato, e si mette a chiacchierare allegramente. Mi racocnta della Grignetta e mi presenta la Torre Cecilia, il Torrione del Cinquantenario ed il Campaniletto. Osservo quelle rocce favolose e mi viene un groppo in gola ad osservare un gruppo di ragazzi che, corda in spalla, si appresta a salire. Per la prima volta sento parlare di Spigolo Crocetta, Spigolo Marimonti, il Cinquantenario...

Osservo sorridente, quasi con rassegnazione... Non tornerò a salire in roccia...

Era il 2006... Poi mille cose cambiano... Ed io riprendo ad andare sempre più spesso in montagna...
Nel 2008, grazie alla costanza di Davide, riesco a ricominciare a salire su roccia, partendo dalla Cresta OSA. Salgo ancora qualcosina, poi, finalmente, nel 2009, posso fare davvero conoscenza con la Grignetta.

Poco tempo è passato, ma, ora, finalmente, ho ripreso il contatto con la roccia, con la libertà di salire che la sicurezza di una corda seguita da un compagno attento ti consente...

Avevo anche cercato di andare a salire il benedetto spigolo Crocetta, ma... Quella volta io ed Elio eravamo riusciti a sbalgiare attacco e ci eravamo fatti la Mozzanica... Bella comunque!

Arriva il 2010 e, puntuale, grazie all'impegno di Marco Anghileri e di Daniele "Crodaiolo"; riusciamo ad organizzare una "Grignettata" supelativa, con mangiata luculliana, risate, chiacchiere e quant'altro...

La domenica, dopo aver dedicato il sabato a Sara e ad una passeggiata sulla Traversata Bassa, ho la possibilità di salire in Grignetta. La sera prima mi ero messo d'accordo con Flavio "Vecchiobonfo", un grande appassionato di montagna e persona con la quale subito si era instauraot un "feeling" adeguato.

Al mattino, arrivo sparato ai Resinelli, carico il Flavio e partiamo per il Rosalba. Prima di partire, al Forno ci chiedono se saliamo dal Mauro. Rispondiamo di si e ci troviamo due bei sacchi di pane da consegnare... Ok, è una cosa che fa piacere. In poco tempo arriviamo al Rosalba ed andiamo a berci il caffè. Quattro chiacchiere con il Mauro e poi, in mezzo alle nebbie, potenti, ci guardiamo in faccia... Flavio sa della storia dello Spigolo Crocetta e gli va benissimo fare una vietta così corta, perché comunque carina.
In breve la decisione è presa: si sale sullo Spigolo.

Arriviamo all'attacoc senza problemi e poi via, subito accolti, oltre che da una nebbia che ci lasciava vedere a circa dieci metri e basta, da uno strapiombino dato di IV- che di IV- ha solo i numeir romani. Il resto sono due tirelli favolosi, esposti ed aerei, su ottima roccia, divetenti, rilassati, che di depositano sulla vetta del Cecilia.

Laggiù, al Rosalba, immaginiamo la folla che sale per la domenica. Noi ce ne restiamo più di un'ora a parlare di questioni di famiglia, di figli che crescono, di lavoro, di noi e di come affrontare la cinquantina...

Poi, con molta calma, scendiamo in doppia dalla vetta verso la selletta... Con altrettanta calma, dopo esserci gustati uno dei rarissimi sprazzi di visibilità che la giornata ci concede, ci dirigiamo al Rosalba, dove beviamo la prima birretta... Quattro chiacchiere con Mauro e poi, aumentando la folla, fuga veros i Resinelli, dove arriviamo per ora di pranzo...

Riusciamo a partire abbastanza presto, vogliamo evitare il caos della domenica ed essere a casa prestino. Una seconda birretta, un abbraccio ed un "a presto".

Ci slautiamo allegri, pronti a tornare a fare "i seri"... Anche se sul mio volto è comparso un sorriso che per giorni ha fatto fatica ad andarsene.... Dopo quattro anni, finalmente, sono salito sullo Spigolo Crocetta.,

Un cerchio si chiude, ma si apre quello successivo, perché il circolo della vita procede a spirale...

La Grignetta mi ha fatto felice una volta di più, regalandomi la gioia di un altro compagno del quale aver fiducia e col quale divertirmi. Un obiettivo è diventato realtà per lasciare spazio a mille altri obiettivi, possibili o meno. E' la magia dell amontagnae, per me (ma non solo) di quella partivolarissima montagna, che è un veor mondo, cui è stato dato il nome di Grignetta.

giovedì 3 giugno 2010

I BRADIPI SULLO ZUCCO DI PESCIOLA





Prealpi Lombarde - Gruppo dello Zuccone Campelli
Via Ferrata CAI Barzio (ex Domenico Rebuzzini) allo Zucco di Pesciola
Traversata al Cristo delle Vette - Via Normale e Sentiero degli Stradini
Mercoledì 2 giugno 2010

Era davvero un bel po' di tempo che non riuscivo ad organizzare una Bradipata degna di tale nome. Vuoi a causa del meteo decisamente orribile, vuoi a causa del lavoro che fa le bizze, vuoi per l'impossibilità di mettere d'accordo i partecipanti, resta il fatto che ormai da molto tempo non mi era possibile mettere assieme i vari tasselli del puzzle "Bradipidimontagna" per organizzare una sana uscita, allegra, ridanciana e soddisfacente.

Finalmente, qualche tempo fa, una sorta di illuminazione: il 2 giugno riapre la funivia che da Barzio porta ai 1660 metri dei Piani di Bobbio... Quale migliore occasione per tornare a salutare quello stupendo gruppo di rocce dolomitiche poste ad anfiteatro che risponde al nome di Zuccone Campelli? E, contestualmente, quale altra migliore occasione per radunare Bradipi di varie regioni e salire una sana ferrata in compagnia?

Un po' di coraggio, una grande scarica di scongiuri di tutti i tipi e poi, dopo una serie di missive minatorie, ecco che arriva la mattina del 2 di giugno: per buona parte dell'Italia Festa della Repubblica, per molti amanti della Montagna, invece, un'occasione per festeggiare la stessa tra le amate crode.

Alle otto di mattina, puntuali come orologi svizzeri, ci ritroviamo alla partenza della funivia per i Piani di Bobbio. Come spesso accade, la differenza tra i presenti reali ed i presenti annunciati è pari a quella che si verifica con le raccolte fondi destinate a scopi benefici o meno... La differenza tra le promesse di donazione e le donazioni reali è sempre sensibile...

In ogni caso siamo in undici a chiacchierare davanti al bar antistante la partenza della funivia e, per la precisione, oltre al sottoscritto vecchio decrepito Arterio Lupin, il Bradipo Storico e Fondatore Claudio, Antico43 detto 4x4, con il fido Antonio, amico dei Bradipi e ormai Bradipo egli stesso a tutti gli effetti. Questi due giovanotti se ne sono partiti dal vicentino non è dato sapere a quali ore della notte, ma sono lì, più vispi che mai e più pieni di forza dei ragazzini...; dal Bresciano abbiamo, sempre in rappresentanza dello zoccolo duro dei Bradipi, Riccardo-Ric54, l'unico ad essere fuori norma per quando riguarda l'altezza e subito pronto, da buon aostano, a farsi scampagnate e risate in compagnia; in rappresentanza delle nuove leve, trovo subito anche il "bocia", la "mascotte" della giornata, Filippo "Batofobico", new entry dei Bradipi e del Forum di www.vieferrate.it, subito entrato in piena sintonia con il gruppo; dal Forum di MontagnaForum abbiamo presenti alcune figure carismatiche, tutti e tre della Lombardia: l'ottimo Giorgio, "Gvalsek", in compagnia dell'amico e socio Augusto; il simpaticissimo e loquace Renato, dal sinistro nickname di "Murena17", nonché il mitico ed allegrissimo Graziano, "paperino55", altro inguaribile malato di montagna e simpaticone degno del proprio nickname. Un altro giovanotto, conosciuto l'anno prima in Grignetta, Alessio, è lì, bello, allegro come si addice ad ogni neopapà che si rispetti... Tra i giovani, un altro corregionale del sottoscritto, Paolo, anche lui voglioso di divertirsi in montagna, così come il Guido, che, purista all'inverosimile, ci "anticipa" salendo ai Piani di Bobbio a piedi, come supremo spregio per i mezzi a fune...

Siamo in dodici (più di qualcuno aveva il terrore arrivasse il tredicesimo) e, in allegria e tra ciàcole non sempre d'alto livello (come si conviene ai gruppi composti di soli maschi), partiamo dai Piani di Bobbio in direzione della nostra meta, il gruppo dello Zuccone Campelli. Una prima tappa viene fatta al rifugio Lecco, dove il vecchio Arterio si accolla il compito di fare una prima introduzione "non di parte" allo Zuccone Campelli. Ovviamente, la parte seria, dedicata alla conoscenza dei luoghi, dura pochissimo, mentre cominciano ben presto le barzellette e le risate...

Ripartiamo e, superata una forcellina, prendiamo il Sentiero degli Stradini che, panoramicissimo, in un quarto d'ora ci accompagna al punto d'attacco della ferrata CAI Barzio.

La Ferrata CAI Barzio, ec-Domenico Rebuzzini, è conosciuta per essere una delle vie ferrate più "toste" della Lombardia. Una fama ben meritata, anche se i passaggi più rognosi, con la riattrezzatura ed il cambiamento di nome, sono stati in qualche modo "addolciti" con alcune staffe, ma senza mutarne il carattere di "ferrata tosta e fisica"...

Racconto queste semplici cosette al gruppo, mentre con tutta calma ci imbraghiamo... Ovviamente tralascio ed ometto le scene tra chi non si ricorda più come passare la fettuccia, chi porcona contro i set da ferrata in generale, chi si chiede se tenere gli scarponi o usare le scarpette...

Ben presto, comunque, siamo tutti pronti, quasi una via di mezzo tra i dodici apostoli ed i sette nani (con un paio di spilungoni a rovinare la media dei brevilinei) e cominciamo a salire.

La ferrata può essere suddivisa in quattro parti, corrispondenti ad altrettanti "torrioni" o speroni da risalire fino alla vetta.

Il primo torrione è il più "innocuo", ma solo rispetto agli altri tre, in quanto non è assolutamente banale, anzi. E', tuttavia, molto divertente e sarebbe anche abbastanza arrampicabile se non fosse che...

Questa è la ferrata più merdosa che esista per quanto riguarda lo scorrimento dei moschettoni nelle catene...


Se ne rendono presto conto un po' tutti...

Ciononostante, partiamo belli allegri, concentrati il giusto sul percorso ma senza perdere mai di vista il bello dell'insieme...

L'idea della giornata è quella di risalire la Ferrata CAI Barzio, proseguire per cresta fino al Cristo delle Vette, portarsi sulla cima del Dente dello Zuccone e poi scendere per la ferrata Mario Minonzio... Al sottoscritto vengono già alcuni dubbi ad osservare la quantità di neve presente ancora nei canaloni e sulle creste.... Vabbe', intanto saliamo e poi vediamo...

Il primo torrione, che presenta, tra l'altro, un bellissimo spigolino, viene passato alla grande e, dopo una breve discesina, attacchiamo il secondo e perfido torrione...

Questo inizia con la risalita verso una sorta di diedro-camino svasato, un po' strapiombante, per risalire il quale la catena arreca più danno che benefici. Sulla destra, un paio di staffe, a sinistra colate di acqua sulla roccia... Va salito con calma, sfruttando in spaccata gli appoggi, non troppi ma nemmeno insufficienti. Un piccolo spostamento un po' più atletico a destra e si va a prendere un altro diedrino, uno strapiombetto e poi su terreno relativamente più facile.

Dalla sommità. dopo una sorta di caminetto estetico e che prevede una spaccata non da ridere, ci si sposta su una specie di camminamento esposto su erba e terriccio verso il terzo torrione, il vero passaggio chiave (assieme alla prima parte del secondo torrione) della via.

Nell'ordine si incontrano: un primo strapiombetto un po' avaro di appoggi per i piedi, una piccola serie di saltini da studiare e poi la famosa "biforcazione" tra la parete aperta ed il canalino, dopodiché, su terreno ben più facile, ci si ricongiunge quasi sulla vetta del terzo torrione.

Mi avvicino al primo salto strapiombante, riprovo i passaggi, vedo che, tutto sommato, non dovrebbe essere più perfido di altri passaggi, ma, quasi una sorta di "sensazione", di "premonizione", mi volto, osservo i compagni, rifaccio il passaggio in discesa e dico "andate avanti, vi seguo":

Passano quasi tutti, più o meno smadonnando per la trazione da effettuare e per i problemi che si incontrano nel tenersi "appesi" a strapiombo per il passaggio dei moschettoni...

Tocca a Giorgio, che affronta il passaggio senza pensarci troppo. Al momento di fare il cambio dei moschettoni, decide di voler fare tutto di braccia e ben presto si ghisa... Ad un certo punto deve lasciarsi andare e resta tranquillo, appeso, a far riposare le braccia. Nessun problema, siamo tutti tranquilli...

Renato decide di andare a "dargli una mano", ma, allo stesso punto, con in più anche i moschettoni di Giorgio, riesce a ghisarsi pure lui e, con un ultimo sforzo, cerca di passare oltre, ma il moschettone si incastra, non gli permette il passaggio e se ne vola, rischiando di ribaltarsi.

Graziano, paperino, inizia ad avere lo sguardo preoccupato... Io no. Sono tranquillo, ma vedo che cercano di insistere e riprovarci. A quel punto, altero un momento la voce e "intimo" la discesa, a riposarsi le braccia. Non c'è niente di peggio che lo scoramento per un passaggio non fatto...

I ragazzi scendono, sono un minimo annebbiati per l'incazzatura... Ci facciamo quattro risate, poi Graziano estrae un cordino e si offre di andare da sopra ad assicurarli meglio, così non devono diventare pazzi per spostare i moschettoni. Il tempo passa, Graziano sale e fa scendere la corda. Vedo che Giorgio e Renato si sentono quasi tra l'infastidito ed il "colpevole" per aver "ritardato" la marcia... Mi metto a ridere e dico "vado ad avvisare gli altri che stiamo facendo comarò". Passo il punto critico, mi alzo e, giunto alla biforcazione, osservo... Renato, che evidentemente non si sente più osservato, passa di "cattiveria", mentre Giorgio, subito dopo, rinfrancato, aiutato dal cordino di Graziano, sale tranquillo il passaggio e si maledice...

In breve, ci riuniamo tutti sulla cima del terzo torrione allegri, pronti nuovamente a prenderci per i fondelli come si deve...

Ci resta il quarto torrione, che oppone una prima parte molto panoramica ed elementare, per poi terminare con un diedro-camino ed uno speroncino per nulla banali, anzi... Una ultima serie di piccoli sforzi e poi la catena ci deposita davanti all'agognata Madonnina di Vetta...

Tutti belli, allegri, sorridenti e ciarlieri! Il panorama è davvero bello, come sempre e la gioia si legge su tutti i volti. Chi mangia, chi beve, chi fa foto, chi si sfumacchia in pace una sigaretta (il sottoscritto)...

Osservo il percorso... Mi pare che si sia fatto un po' tardi, tra una risata e l'altra e, per non creare rogne eccessive a chi si deve fare trecento chilometri per tornare a casa, penso... Poi, direttamente, invito tutti a lasciar stare la discesa per la Minonzio e propongo la discesa per la normale verso il Cazzaniga per poi rientrare o per la Forcella delle Mughe o per il Sentiero degli Stradini...

Ovviamente la proposta viene accettata e partiamo tranquilli... Ci dividono dal Cristo delle Vette la discesina alla selletta e la risalita di alcuni metri di roccette... Tutto tra il I ed il II grado, tranquille, che vengono passate in scioltezza. Piccola pausa al Cristo delle Vette e poi avanti, verso la sella da dove si diparte la via normale... Dobbiamo evitare sulla sinistra un bel accumulo di neve residua, e già cominciano i primi lanci di neve...

La normale è ancora abbastanza "macchiata" di neve, nonostante l'esposizione e, tra un rischio di scivolone e l'altro, non mancano palle di neve e lazzi vari...

Non senza aver perso almeno tre volte l'evidentissimo sentiero, giungiamo alla Casera e poi giù, verso le due selle, intervallate da pianori, che adducono al sentiero degli Stradini...

Il Sentiero viene letteralmente "bevuto" d'un fiato e poi, fatta una minima tappa ristoratrice al rifugio Lecco, si riparte gambe in spalla per andare a prendere gli impianti a fune... Il vento si è fatto ormai forte e non vorremmo mai dovercela fare a piedi fino giù... Troppa è la voglia di birra...

Riusciamo a salire, ma l'ovovia scende estremanete lenta, con dondolii che mal si sarebbero accordati con i deboli di cuore...

Comunque sia, tra un'imprecazione ed una serie infinita di giaculatorie, scendiamo al parcheggio, dove avviene il rito finale: il cambio degli abiti ed i meritatissimi sandali...

La birra finale, gustata tutti assieme al bar, suggella la conclusione di una gita davvero divertente, in cui lo spirito dei Bradipi si è espletato appieno...

Non mi resta che ringraziare tutti i partecipanti, uno ad uno e dare loro l'arrivederci alla prossima, sperando sempre nella clemenza del tempo e nella presenza di sani bar con ottima birra alla spina.

Buone Montagne


Per alcune gallerie fotografiche, andate a vedere:

http://picasaweb.google.it/cossavuto/Pesciola#

http://picasaweb.google.it/tarchiric/FerrataAlloZuccoDiPesciola#

http://picasaweb.google.it/giorgio.valsecchi/176ZuccoDellaPesciola02062010#







domenica 23 maggio 2010

L'ABISSO DI TREBICIANO

clicca sul titolo per vedere i filmati su you-tube
le foto invece su :
http://picasaweb.google.it/bradipoRIC54/AbissoDiTrebiciano


di RIC54

L'escursione già in programma lo scorso anno,e poi saltata,finalmente ha avuto luogo.
Sabato 15 maggio,alle ore 18 ci troviamo tutti all'agriturismo Skerlj di Sales (TS),
e ci accomodiamo tutti in tre mini appartamenti ,salvo Filippo/Fedipos/Il Grande ,che
adesso ,per praticità e rispetto , chiamerò solamente : "Il Grande".
Il Grande e la sua famiglia , si installano nel parcheggio dell'agri con il camper.
Fin qui tutto bene , salvo un piccolo particolare = SIAMO IN 13!!!!!.
Ma chissenefrega!!!!!!!!!!!!!!!!.
Alle 19 partiamo a piedi e dopo circa 500 metri troviamo il ristorante che ci accoglie per la cena.
Il Grande prende posto in centro,alla sua destra,siede Paolo da Verona con i suoi tre amici e poi
Lorenzo dalla giurisdizione di Cremona.Alla sua sinistra invece siede Marco da Bologna,
Riccardo dalla lontana provincia Camuna e poi lo Sherpa da Pordenone.
Poi Il Grande prese il pane , lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli Opss!!!! scusate !!!!
mi ero lasciato prendere..........
Però una cosa Il Grande la disse = Tu Sherpa , domani mattina ,alle 7, prima di colazione,
rinnegherai l'abisso e tradirai il tuo fedele amico Ric54.
Però il vino bianco scorreva bene e anche il rosso riusciva a stargli dietro,quindi non ci siamo
preoccupati più di tanto. Nel frattempo ci raggiunge Alessandro del CNSAS Triestino con sua moglie
e Pasca77 con sua moglie.
La serata passa molto bene , anche perchè , quando il vino comincia a scarseggiare , Il Grande si fà
portare una brocca d'acqua e la trasforma!!!!.
Anche la notte scorre via bene , anche se per qualcuno , in un modo un'pò anomalo , cioè mi spiego :
cani che giocano con i gatti , gatti che dormono con i topi, uomini che giacciono con altri uomini.
Purtroppo il letto era matrimoniale e quindi , indivisibile!!!!!.
Alle ore 7 siamo tutti pronti per la colazione , già in divisa da speleo ( tutti in tuta blu , alla faccia dei colletti bianchi).
E come predetto , lo Sherpa rinnega l'Abisso per tre volte , ma Il Grande è magnanime e lo perdona.
Durante la colazione,Paolo si lascia suggestionare un'pò da una parabola nella quale Il Grande racconta
il recupero dei morti affogati,dove la difficoltà maggiore è dovuta al rigonfiamento del corpo e quindi
anche al suo maggiore peso.
E Il Grande disse (Marco 52-Luca 21) = e porc..troi... come cazzo fai a far passare uno che è grosso il doppio in un buco
di 30 centimetri di diametro,porc....putt.... lo devi tagliare a pezzi................!!!!!!!!!!.
Parabola + notte insonne + ansia abisso = pressione sanguigna sotto ai piedi!!!!!!!!!!!!
E cosi , Paolo , decide di assentarsi per un paio di minuti dal mondo dei vivi.
Cosi che in dieci minuti ne perdiamo due, e da 13 diventiamo 11 ( chi ha detto che il 13 non porta sfiga ? ).
Il Grande colpito da profonda compassione , affida Paolo alle cure paterne dello Sherpa , i due passeranno
la giornata mangiando-bevendo e parlando di elicotteri . Visto che anche a loro giravano le pale.....
Partenza da Sales e appuntamento a Trebiciano con Alessandro , che ci guida in macchina al parcheggio dove lasciamo l'auto
a circa 30 minuti dalla botola dell'abisso.
Qui ci inbraghiamo , prendiamo il casco,il frontalino , lo zainetto e partiamo.
Alessandro si unisce al gruppo in qualità di padrone di casa e sopratutto di "apritore di botole".
Cosi il gruppo passa da 11 a 12 persone ,e cosi diventiamo :
" Quella sporca dozzina" , e all'uscita fù davvero cosi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Alessandro il Carsico apre e si infila dentro e subito a seguire i giovani Scaligeri Veronesi e poi Lorenzo il Cremonese,
Il Grande dalla Val di Non,Marco da Bologna , Riccardo il Longobardo,il gentil sesso formato da Cristina e Sonia e a seguire
i rispettivi figli.
Bella mossa!!! Ogni 3 aspiranti speleo c'è uno speleo vero (Alessandro-Filippo-Cristina-Luca)
cosi scendiamo in tutta sicurezza e tranquillità.
L'assenza completa di vento,ci ha permesso di scendere bene,potendo parlare senza gridare , di respirare comodamente
e di non avere gli occhi pieni di porcherie varie.
Però la cosa negativa era che dopo mezz'ora eravamo già marci di sudore , l'aria era diventata più "spessa" e l'umidità
era molto forte.
Si vedeva uscire il fiato , come quando d'inverno si è a meno 20 gradi e anche il corpo fumava dappertutto.
Fare le foto diventava complicato,per la nebbia provocata da noi stessi.
La discesa nell'abisso procedeva bene,solo un paio di passaggi appena-appena giusti per me (mt 1,90 x 100 kg )
ma mai nulla di troppo difficile . L'abisso è un lungo budello , a volte più stretto a volte più largo , formato da tanti pozzi
più o meno profondi e la discesa è praticamente continua.
Troviamo qualche metro in piano quando si cambia pozzo e questi sono i soli spazi dove possiamo stare in 3 o 4.
I pozzi permettono la discesa a una sola persona per volta,ma senza mai essere troppo stretti , cosicchè non
si ha mai la sensazione di troppo chiuso o di soffocamento.
Non ci sono manovre di corda da fare e neanche sifoni da attraversare, quindi come diceva Filippo = è una di quelle poche
discese in grotta che possono fare anche i non speleo.( accompagnati ovviamente).
Adesso che ripenso ai grossi sacchi che avevano Filippo e Luca , sono sicuro che avevano comunque con se una bella attrezzatura
e che sarebbero stati in grado di tirarci fuori dai guai , se mai ce ne fosse stato bisogno.
E questo la dice lunga sull'esperienza e la capacità di quel "vecchio rompiscatole di Fedipos".
La discesa continuava tranquilla e piacevole e io,essendo quasi in mezzo alla spedizione , facevo da tramite fra i due
gruppi. Sonia ,scendeva tranquilla ,anche se era la sua prima volta,consigliata da Cristina che con la sua calma e professionalità
riusciva a far diventare tutto molto semplice.
Verso il fondo , troviamo ancora i resti delle scale in legno , piattaforme sempre in legno , chiodi e ganci in ferro , forgiati
e battuti a mano dei nostri predecessori.
Non posso fare a meno di pensare a mio padre e a mio nonno , che hanno lavorato nelle miniere di antracite in Valle d'Aosta
e a tutti quelli che per vivere facevano i minatori.Tanti sono rimasti in quelle gallerie e tanti sono morti più tardi a causa
del silicio. Mi ritengo molto fortunato a farlo solo per divertimento.
E pozzo dopo pozzo usciamo da questo interminabile budello,con i piedi sento la sabbia e alla mia destra illumino una placca
con scritto "Salone Lindner". L'emozione è tanta , anche perchè avevamo il timore che il Timavo fosse in piena , visto le abbondanti
pioggie dei giorni scorsi.
Invece il Timavo scorreva placido e tranquillo e per andare a toccarlo ci tocca ancora fare circa 60 metri di dislivello.
Ci rendiamo conto che il salone è davvero immenso , il Timavo è più alto solo di 5-6 metri , ci dice Alessandro.
Invece nelle piene può salire per più di 60 metri , allagare tutto il salone e incanalarsi anche nell'ultimo pozzo.
Non per niente , a circa 50 metri dal salone ,c'era un giubbotto salvagente attaccato alla roccia e pronto all'uso.
Ahh!!!! dimenticavo che appena entrato nel salone , Filippo , mi dice di stare attento a dove metto i piedi
perchè potrei pestare qualche piccolo coleottero dal nome complicatissimo, infatti la sabbia brulica di queste
bestioline, le sole abitanti di questa grotta.
Arrivati al Timavo ci concediamo la meritata pausa e ci rifocilliamo scambiandoci le senzazioni e le emozioni
che abbiamo provato durante la discesa.
Dopo quasi due ore siamo in questa grotta in un'atmosfera da film di fantascienza con più di 300 mt
di roccia sulla testa , i piedi sulla sabbia e un fiume che ci scorre in parte.Incredibile!!!!!!!!!!!!
Nel frattempo ci siamo dimenticati de Il Grande , che in questo clima mistico , appollaiato sù una roccia,
cominciava a predicare amore e fratellanza.
E qui , quelli più vicini, giurano di aver visto il Timavo dividersi in due corsi d'acqua.Ma sù questo ,resto scettico!!!!!!!
Dopo esserci rifocillati , aver goduto di questa atmosfera surreale che la grotta ci ha dato e aver cambiato le pile
al frontalino, decidiamo di ritornare in superficie.
Il ritorno è lo stesso dell'andata , non ci sono altre uscite.
Il ritorno è più silenzioso dell'andata , un'pò per la fatica e un'pò perchè il Salone Lindner occupa tutti i nostri pensieri.
Solo dopo un bel pò sento quelli sotto di me gridare al miracolo = Cade la manna dal cielo!!!!!.
Questa non era opera de Il Grande , ma era semplicemente il mio zainetto che a forza di fregare contro le rocce si era aperto
e stavo seminando tutte le mie barrette energetiche.
E cosi scala dopo scala sentiamo l'aria diventare più fresca e poco dopo vedere la luce naturale.
Una bella senzazione essere dinuovo in superficie.
Alessandro e Il Grande ,tardavano un attimo, e in questo frangente abbiamo deciso di chiudere la grata in ferro
e liberarci una volta per tutte de Il Grande , incassando anche la taglia offerta dai 4 dell'Ave Maria.
Ma Il Grande , in quanto Grande , riesce a salvarsi anche in questa occasione.
Torniamo al parcheggio dove ci raggiungono anche Paolo e lo Sherpa , poi i più giovani partono subito
per le rispettive destinazioni , mentre i più anzianotti si dirigono al camper di Filippo , e tra una fetta di torta e
un calice di vino festeggiano il compleanno dello Sherpa/Mauro.
E poi tutti a casa..........
Grazie a Filippo , coadiuvato da Cristina e Luca per una logistica perfetta in tutto.
Grazie a Alessandro del CNSAS e Sergio della stazione sperimentale di Trebiciano per la disponibilità e cortesia.
Grazie a tutti voi compagni d'avventura , splendidi come sempre.
Speriamo di rivederci presto.

C'è solo una cosa che non mi dà pace:
dopo un sabato notte bellissimo passato con Marco , beh!! mi sarei aspettato un mazzo di fiori , una telefonata
almeno un sms , invece niente!!!!.
E proprio vero!!!! Venite , Prendete e poi Scomparite!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ciao-ciao
Ric54

giovedì 20 maggio 2010

RITORNO AL PIZZO BOGA - LA VIA "GARY HEMMING"



- Clicca sul titolo per andare al fotoalbum -


Pizzo Boga (Gruppo delle Grigne)

Via "Gary Hemming"

(D, 220 m., V e V+, V+ obbl.)

martedì 18 maggio 2010



Ultimamente il tempo non è stato particolarmente generoso per quanto concerne le belle giornate... Anzi, credo che nessuno potrà offendersi se, direttamente, dirò che nell'ultimo mese la meteo ha davvero fatto schifo (in breve: tempo di merda).

Se a questo aggiungiamo anche il fatto che, per fortuna, da un verso, il lavoro sembra essere ripartito (segno di un ancorché minimo miglioramento per le asfittiche condizioni dell'economia italiota) e che, conseguentemente, il tempo a disposizione per "cazzeggimaenti montani" è direttamente diminuito, sarà facile capire quale fosse il mio stato d'animo dopo un mese di astinenza dalla montagna. L'ultima passeggiata, per così chiamarla, risale a due fine settimana fa, quando, per la disperazione, con la mia dolce metà siamo andati a fare quattro passi, intervallati da (poco) simpatiche gocce di pioggia a Laorca ed alla base del Medale...

Con Davide c'eravamo sentiti nel fine settimana, ambedue ormai in crisi d'astinenza e con ipertensione lavorativa alle stelle... La meteo preannunciava un buon martedì e, per non farci sentire dalla sfiga (che, a differenza della fotuna che è cieca, ci vede benissimo), tacitamente eravamo rimasti d'accordo che, se ci fossimo riusciti, ci saremmo presi una mezza giornata proprio quel martedì.

Il lunedì 17, dopo un'altra giornata di fuoco dal punto di vista della professione, ci sentiamo con Davide e la frase è di quelle tipiche: "Alle 7 e 30 a Ballabio?" "Ok, andata!".
Non c'è voluto molto di più...

Il mattino di martedì mi ha visto, come tante altre volte, impegnato in un bel 8b automobilistico per venir fuori senza patemi dal monzingorgo ed arrivare senza colpi di autovelox a Ballabio... Arrivo preciso, trovo Davide e subito, dopo caffettino e giretto al bagno, ci guardiamo in faccia: "Che si fa oggi?" "Abbiamo ancora un conto in sospeso con il Pizzo Boga...". Detto, fatto!

Pochi minuti dopo siamo a Laorca, dove parcheggiamo e, verificato di non aver lasciato nulla in auto (di ciò che ci serviva, intendo), partiamo spediti verso la base del succitato satellite del Medale.

La stradina che costeggia le reti paramassi è di quelle create per vedere la resistenza dell'uomo alla bestemmia: molto ripida, fondo fastidioso, è alla fin fine la vera difficoltà della giornata...

In ogni caso, al di là di qualche imprecazione, arriviamo piuttosto velocemente alla base, dove decidiamo di salire per la Gary Hemming, una delle due vie "classiche" di questa parete, o, meglio, di questo insieme di cenge intervallate da salti rocciosi. Una vera e propria" palestra" di roccia che permette di salire vere e proprie vie, chiodate in stile più alpinistico che sportivo unendo i vari "tirelli con cenge e sentierini... Un pensiero da subito viene mandato alla memoria del grande Taglia, Aldo Tagliabue, che all'esplorazione di questa struttra ed alla sua valorizzazione e messa in sicurezza per gli alpinisti tanto tempo ha dedicato.

La Gary Hemming è una via valutata complessivamente "D", con punti di V e V+. La via originale, tuttavia, prevederebbe una parte centrale su roccia poco piacevole anche se su graidi bassi... Ci ripromettiamo di vederla da vicino e, allegri come sempre, ci prepariamo, come avviene ogni volta, un qualcosa a metà tra il rituale e la pratica scaramantica... Imbrago, scarpette, moschettoni, rinvii, discensori, diavolerie, salcazzi, friends, cordini, zaino, poi via gli zaini, via i cordini, quindi su gli zaini, di nuovo i cordini... Srotolamento della sempre più laocoontica corda, essere dotato di vita propria che ama attorcigliarsi non appena la si perda di vista...

Il primo tiro è un canalino obliquo da destra a sinistra di un venticinque metri di III e III+. Roccia favolosa. Temperatura più che mite... Saliamo ridendo e godendo per la gioia, dopo così tanto tempo di emme...
Davide, giustamente, decide di accorpare anche il secondo tirello, una quindicina di metri di IV+, bellissima placchetta tecnica...
Salendo mi sento incredibilmente bene: il ginocchio non mi disturba, la pancia sta bene, la testa c'è tutta... Salgo allegro, continuo seppur senza fretta...

Ci attende il primo dei passaggi tipici e "clou" della via di oggi: un diedro seguito da una fessura, il tutto dato di V... Roccia da urlo... Davide parte e, dopo aver borbottato qualcosa all'uscita, decide di prenderla di forza. Mi tira un urlo ed inizia a recuperarmi... Salgo senza problemi, arrivo al punto "di uscita" della fessura, leggermente strapiombante, e mi rendo conto che il bastardissimo brianzolo, tirando dritto, mi ha fatto scorrere la corda dentro la fessura: logica continuazione sarebbe stato uno spostamento a sinistra di mezzo metro, dove una manigliona mostruosa mi avrebbe permesso di tenere le difficoltà nel limite del V... L'uscita come "impostami" dal Davide, invece, era un po' più faticosa...

Ovviamente, mentre risaliamo alcuni gradoni che portano alla prima cengia col baitello, le prese in giro non mancano... "Sei il solito" "perdi la via anche se è tutta dipinta" "parli tu che ti perdi per i sentieri" e così via...

Traversiamo il cengione ed arriviamo alla parte centrale. Da qui, originariamente, dovremmo in teoria spostarci verso destra, su una sorta di pilastrino rotto, con difficoltà attorno al secondo, per una settantina di metri... Rocce piene di rovi e rotte... Poco invitanti, davvero... Volete mettere quella meraviglia che ci si offre davanti tra le cosiddette "varianti"? Una, in particolare, si impone, se non altro per il nome datole: "No Spit"!!! Bellissima placchetta con spigoletto e poi saltini di IV, assolutamente senza chiodi e dove divertirsi a piazzare friends e nuts...

Arriviamo sempre più allegri, tra frizzi e lazzi, ad un'ulteriore cengia, dove vediamo indicata una variante ulteriore "via di giancarlo", anche questa molto carina e sempre di III e IV. Ce la godiamo tutta fino ad un'ennesima cengia, dove un brevissimo sentierino ci porta ad alcune indicazioni a minio sulle vie... La Gary Hemming prosegue per un bel pilastrino a destra: potremmo seguire il canalino di II+ che arriva alla cengia superiore, ma ci teniamo un paio di metri a sinsitra di questo divertendoci su una sorta di spigolotto arrotondato davvero bello.

La cengia successiva presenta una bellissima placca di IV+, tecnica e per niente faticosa, basta prendersi il tempo per cercare appigli ed appoggi... E' già tutto lì, basta leggere le indicazioni che la roccia ti manda...

Siamo sempre più allegri, saliamo senza fretta, ci guardiamo attorno, parliamo del più e del meno alle soste...

Dopo la placca, sotto la grande ed attraente placca bianca che precede la cuspide sommitale, la via piega a destra, ad aggirare uno spigolotto per giungere alla sosta, alla base di una fessura seguita da un tettino aggettante...
Sulla destra, evidente, un diedro non attrezzato ma proteggibilissimo a friends di IV...
Decidiamo di seguire la fessura ed il tettino della via originale...

Mentre Davide sale, lo osservo, non senza ilarità. Il buon brianzolo, difatti (autore poco prima di una rocambolesca discesa a corda per recuperare il classico cordino perso tra i miei insulti degni di un Arpagone nato a Genova da madre ebrea e padre scozzese), decide di divertirsi a "provare" a prendere fessura e tettino in modo "diverso"... Ravana un minimo, passa e poi, superato il tetto, va verso destra a prendere quella che è la continuzione del diedro e che deposita sulla cresta, poco sotto la vetta...

Toccherebbe a me, ma è giorno di lavoro e, mentre sto per attaccare il tratto chiave, iniziano a squillare i cellulari... Lo so, lo so, uno li dovrebbe lasciare in auto, ma, tra le condizioni imposte dalla mia dolce metà in simili occasioni, c'è anche quella di tenere il cellulare a portata di mano...
Mi attacco ai chiodi, rispondo, risolvo velocemente il problema, ricevo una telefonata dalla ex moglie e poi, finalmente, salgo a ravanare come un ossesso su quel malefico tettino, per superare il quale bisogna far ricorso a molta fatica di braccia, essendo gli appoggi obbligati decisamente lisciati ed oleosi...
Comnque sia, dopo essermi riposato un po', al secondo tentativo riesco ad afferrare il maniglione superiore del tettino e, annaspando, ravanando, chiamando in causa i vari santi, riesco a ristabilirmi ed a continuare per le rocce di IV che portano in cresta.

Lasciamo stare le prese in giro del buon Davide... "Sei troppo buono a rispondere al telefono..." Subito dopo controlla il suo e, un po' vergognoso, sorride e dice "andiamo in cima, va...".

L'ultimo tirello sono semplici roccette di cresta, non superiori al III grado, che ci depositano sulla vetta, dove facciamo una piccola e doverosa sosta davavnti alla targa in memoria di Aldo Tagliabue. Attorno, in un cielo lievemente velato, si stagliano il Medale, il Coltignone, madama Grignetta, il Resegone, il Due Mani e, dietro, lo Zuccone Campelli... Davanti a noi, poi, sotto i piedi, osserviamo Lecco e la Brianza...

Un panorama arcinoto ad ambedue, ma che non stanca mai...

E' ora di pranzo, per la gente normale...

Per noi è tempo di scendere e ci fiondiamo lungo il perfido canalino, attrezzato in un paio di punti con una corda metallica ottima per stendere i panni ad asciugare ed in altri due con un paio di spezzoni di corda statica con tanto di nodi per consentire una discesa "alla pompiera".... Il sentierino è davvero scivoloso e fastidioso, ma breve... Ritroviamo abbastanza presto il macereto ed il sentiero trnquillo che, velocemente, ci deposita alla base e, poi, allegri e soddisfatti, ci riaccompagna alle automobili.

Una sana birra al Coccinella e poi via, un abbraccio e dritti ciascuno a casa propria per una sana doccia e poi, al pomeriggio, ambedue al proprio tavolo di lavoro a far finta di essere professionsiti seri...

Una mezza giornata di Pizzo Boga gustata attimo per attimo, per la quale sono grato all'amico Davide e che so che mi ha permesso di ricaricarmi e poter continuare la settimana...

Se il tempo si metterà a fare la persona seria, so già che non sarà l'ultima...

Buone Montagne!!!!